Codice di Procedura Civile art. 511 - Domanda di sostituzione.

Rosaria Giordano

Domanda di sostituzione.

[I]. I creditori di un creditore avente diritto alla distribuzione possono chiedere di essere a lui sostituiti, proponendo domanda a norma dell'articolo 499, secondo comma.

[II]. Il giudice dell'esecuzione provvede alla distribuzione [510] anche nei loro confronti, ma le contestazioni relative alle loro domande [512 1] non possono ritardare la distribuzione tra gli altri creditori concorrenti.

Inquadramento

È  attribuito, dalla norma in esame (ritenuta nella prassi applicabile anche nella procedura fallimentare, rectius, oggi di liquidazione giudiziale: cfr. Trib. Saluzzo 10 febbraio 2002, in Fall., 2003, 1233), a colui il quale vanti un credito nei confronti di uno o più creditori il potere di subentrare nella posizione processuale dello stesso e nel diritto al riparto della somma (Cass. n. 22409/2006).

Si tratta di un potere di surrogazione nella posizione processuale del creditore diretto (Picardi, 597).

Diversamente, il debitore esecutato che vanti un credito nei confronti di uno o più creditori dovrà proporre opposizione all'esecuzione e non potrà intervenire ai sensi dell’art. 511 (Cass. n. 15932/2012; in senso contrario v., nella risalente giurisprudenza di merito, Pret. Roma, 21 febbraio 1998, in Giust. civ., 1998, I, 2338, per la quale il debitore, nei cui confronti è stata  promossa espropriazione forzata, il quale sia divenuto titolare di un diritto di credito verso il creditore procedente, non può intervenire nell'espropriazione in qualità di creditore, dovendosi invece, avvalere della domanda di sostituzione di cui all'art. 511, ovvero può promuovere un'opposizione all'esecuzione al fine di eccepire in compensazione il credito).

Il creditor creditoris non può peraltro compiere atti riservati al creditore sostituito (Bonsignori, 278) e così, ad esempio, depositare istanza di vendita o rinunciare agli atti del processo esecutivo.

E’ stato anzi chiarito dalla S.C. che la domanda di sostituzione esecutiva, ai sensi dell'articolo 511, pur realizzando il subingresso di uno o più creditori del creditore dell'esecutato nella sua posizione processuale e nel diritto al riparto della somma ricavata dall'esecuzione, non possedendo anche una finalità surrogatoria in senso stretto quanto all'impulso della procedura contro il debitore originario, non abilita il subcollocato ad impedire che alla rinuncia al processo esecutivo da parte del proprio debitore, creditore sostituito, consegua l'effetto tipico dell'estinzione (Cass. VI, n. 26054/2020).

Intervento del creditor creditoris

La disposizione in commento consente a uno o più creditori del creditore dell'esecutato di subentrare nella sua posizione processuale e nel suo diritto al riparto della somma ricavata dall'esecuzione. Tale tipo di intervento, peraltro, pur dovendo realizzarsi nelle forme dell'art. 499, non è assimilabile all'intervento del creditore nel processo esecutivo e richiede, quale presupposto, la sola affermazione di un diritto di credito vantato contro il creditore presente nel procedimento esecutivo, a prescindere dal possesso o no di un titolo esecutivo e dalle condizioni di certezza e liquidità del credito medesimo (Cass. n. 8001/2015).

La dottrina dominante riconosce al creditor creditoris un autonomo potere esecutivo e, precisamente, un potere alla surrogazione nella posizione processuale del creditore diretto (Picardi, 597).

La domanda di sostituzione esecutiva realizza il subingresso di uno o più creditori del creditore dell'esecutato nella sua posizione processuale e nel diritto al riparto della somma ricavata dall'esecuzione e le contestazioni alle domande di sostituzione sono anche quelle che insorgono tra sostituto e sostituito integrano una controversia distributiva ex art. 512 (Cass. n. 22409/2006).

Le spese della domanda di sostituzione devono essere poste a carico del creditore diretto qualora la domanda sostitutiva sia seguita all'inadempimento dello stesso ed al creditor creditoris in assenza di un tale presupposto (Picardi, 606).

È stato precisato dalla S.C. che, peraltro, quando il debitore esecutato vanti a propria volta un credito nei confronti del creditore procedente, non può chiedere di sostituirsi a questi nella distribuzione della somma ricavata, ma può soltanto opporsi all'esecuzione, ai sensi dell'art. 615, e far valere in quella sede l'eventuale compensazione (Cass. n. 15932/2012).

Poteri del creditore intervenuto in sostituzione

Poiché agisce in proprio, il sostituto non può compiere atti che spettano al proprio debitore (Bonsignori, 278).

Pertanto, il creditore che propone la domanda di sostituzione non è legittimato a chiedere la vendita dei beni pignorati, in luogo del creditore sostituito, ancorché quest'ultimo sia munito di titolo esecutivo e, prima della vendita, la rinuncia agli atti formulata dal creditore sostituito titolato è opponibile al creditore sostituto, che, conseguentemente, non può impedire l'estinzione del processo esecutivo (Trib. Bari 21 maggio 1999, in Riv. esecuz. forzata, 2000, 140, con nota di Miccolis).

Inoltre, il creditore che intervenga nell'esecuzione per sostituirsi al creditore procedente quale creditore di quest'ultimo non può compiere gli atti che non spettano al creditore al quale si è sostituito e, pertanto, non può, senza l'assenso o, quanto meno l'acquiescenza tacita degli altri creditori intervenuti successivamente e muniti di titolo esecutivo, rinunciare al pignoramento eseguito dal creditore interveniente, in sede di distribuzione, dell'ipoteca iscritta successivamente al pignoramento (Cass. n. 5850/1979).

Quanto al momento entro il quale deve essere spiegato l’intervento, la S.C. ha chiarito che  la domanda di sostituzione esecutiva, ai sensi dell'art. 511 c.p.c., deve essere proposta prima dell'inizio dell'udienza ex art. 596 c.p.c. ovvero, per i processi iniziati dopo il 28 febbraio 2023, prima dell'inizio dell'audizione delle parti innanzi al professionista delegato per la discussione sul progetto di distribuzione (Cass. III, n. 23482/2023).

Casistica

La sostituzione esecutiva ai sensi dell'art. 511 realizza il subingresso di uno o più creditori del creditore dell'esecutato nella sua posizione processuale nel diritto al riparto della somma ricavata dall'esecuzione e non integra pertanto una forma di pignoramento del credito presso terzi, cosicché non trova applicazione la norma dell'art. 2914 n. 2, c.c., che opera solo nei confronti del creditore pignorante. Ne consegue che nell'ambito del processo esecutivo la cessione del credito, effettuata dal creditore procedente (o intervenuto) con atto di data certa anteriore alla domanda di sostituzione di cui all'art. 511 citato, impedisce a quest'ultima di produrre i relativi effetti per il venir meno di quella posizione attiva nella quale il creditor creditoris intende subentrare, dal momento che tale cessione si perfeziona, nei rapporti fra cedente e cessionario, in virtù del solo consenso da essi espresso e che l'art. 1265 c.c. richiede la notifica della cessione o l'accettazione da parte del debitore esclusivamente per risolvere il conflitto tra più cessionari del medesimo credito (Cass. n. 2608/1987, in Giur. it., 1987, I, 1, 1739;conf., da ultimo, Cass. n. 15981/2023).

La sostituzione del creditore nella distribuzione della somma ricavata dall'espropriazione, a norma dell'art. 511, rappresenta un surrogato dell'esecuzione ordinaria contro il debitore sostituito ed è ammessa nei medesimi limiti in cui sarebbe consentita tale esecuzione, tenuto conto anche dell'eventuale impignorabilità del credito vantato dal debitore sostituito nei confronti del terzo esecutato: di conseguenza, allorché tale credito sia di lavoro, la domanda di sostituzione può essere accolta solo nella misura di un quinto delle somme che dovrebbero essere attribuite al debitore in sede di distribuzione (Trib. Cassino, 4 ottobre 1991, in Foro it., 1992, I, 2835).

Se il creditore subcollocatario, dopo aver avanzato l'istanza ex art. 511 c.p.c., cede il proprio credito, la domanda di sostituzione dev'essere disattesa dal giudice dell'esecuzione senza ulteriore indagine, in quanto, al solo rilevante momento della distribuzione, il credito non è più nella titolarità dell'intervenuto, né può farsi applicazione dell'art. 111 c.p.c., perché l'interveniente in sostituzione non è propriamente parte della procedura, dato che il suo intervento non costituisce esercizio dell'azione esecutiva nei confronti dell'esecutato o del sostituito; resta comunque ferma la possibilità, per il cessionario del credito, di proporre un'ulteriore e autonoma domanda ex art. 511 c.p.c. prima dell'inizio dell'udienza ex art. 596 c.p.c. (Cass. III, n. 35657/2023).

In tema di espropriazione forzata, la domanda di sostituzione esecutiva, di cui all'art. 511 c.p.c., realizza il subingresso di uno o più creditori del creditore dell'esecutato nella sua posizione processuale e nel diritto al riparto della somma ricavata dall'esecuzione ma non costituisce esercizio di azione esecutiva nei confronti del sostituito (non occorrendo il possesso di un titolo esecutivo nei suoi confronti), essendo tenuto il sostituto (o subcollocatario) soltanto a dimostrare documentalmente la certezza, liquidità ed esigibilità del proprio credito. Ne consegue che, in caso di fallimento del creditore sostituito, intervenuto prima della dichiarazione di esecutività del progetto di distribuzione - con conseguente ordine di pagamento in favore del sostituto -, il giudice dell'esecuzione deve dichiarare, anche d'ufficio (e sempre che sia stato debitamente informato dell'apertura della procedura concorsuale), l'improcedibilità della domanda di sostituzione, ai sensi non già dell'art. 51 l.fall., bensì dell'art. 52 l.fall., siccome incompatibile con il principio di universalità soggettiva espresso da detta norma, per cui ogni credito verso il fallito deve essere fatto valere, salvo diverse disposizioni di legge, nelle forme dell'accertamento dello stato passivo Cass. III, n. 32143/2023.

L'acquirente di un immobile pignorato che, avendo volontariamente limitato la garanzia per evizione alla restituzione del prezzo pagato, sia intervenuto nel processo esecutivo ex art. 511, conseguendo l'assegnazione di parte della somma ricavata dalla vendita forzata dell'immobile, può proporre una nuova domanda in sede di cognizione, nei confronti dell'alienante e sul fondamento della subita evizione, per la realizzazione della parte non soddisfatta del proprio credito (Cass. n. 393/1993).

Bibliografia

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