Codice di Procedura Civile art. 524 - Pignoramento successivo 1.

Rosaria Giordano

Pignoramento successivo 1.

[I]. L'ufficiale giudiziario, che trova un pignoramento già compiuto, ne dà atto nel processo verbale descrivendo i mobili precedentemente pignorati [493 2], e quindi procede al pignoramento degli altri beni o fa constare nel processo verbale che non ve ne sono [518].

[II]. Il processo verbale è depositato [in cancelleria] e inserito nel fascicolo formato in base al primo pignoramento [488 1, 518], se quello successivo è compiuto anteriormente alla udienza prevista nell'articolo 525, primo comma, ovvero alla presentazione del ricorso per l'assegnazione o la vendita dei beni pignorati nella ipotesi prevista nel secondo comma dell'articolo 525  . In tal caso il cancelliere ne dà notizia al creditore primo pignorante e l'esecuzione si svolge in unico processo [550 3]2.

[III]. Il pignoramento successivo, se è compiuto dopo l'udienza di cui sopra ovvero dopo la presentazione del ricorso predetto, ha gli effetti di un intervento tardivo [528] rispetto ai beni colpiti dal primo pignoramento. Se colpisce altri beni, per questi ha luogo separato processo.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 10 d.P.R. 17 ottobre 1950, n. 857.

[2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. m) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha soppresso le parole tra parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il comma è stato modificato dall'art. 23 lett. e) n. 10 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv. con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80,  che ha sostituito le parole « nell'articolo 525, primo comma »  e le parole « nel secondo comma dell'articolo 525» rispettivamente alle parole « nell'articolo 525, secondo comma » e « nel terzo comma dell'articolo 525» con effetto dalla data indicata sub art. 476. Per la disciplina transitoria v. art. 2 3-sexies d.l. n. 35, cit., sub art. 476.

Inquadramento

Se l'ufficiale giudiziario nell'effettuare il pignoramento rinviene un precedente pignoramento sugli stessi beni mobili fa constare tale circostanza nel processo verbale.

Pertanto, il verbale del pignoramento successivo è inserito in quello del pignoramento precedente e la procedura espropriativa si svolge unitariamente.

Se il pignoramento successivo è effettuato dopo l'autorizzazione alle operazioni di vendita, ha gli effetti, in sede di distribuzione del ricavato, di un intervento tardivo.

Pignoramento successivo

La norma in esame regola l'ipotesi nella quale l'ufficiale giudiziario, nell'effettuare il pignoramento mobiliare, rinvenga un altro pignoramento precedentemente compiuto del quale darà atto nel processo verbale.

I due procedimenti saranno quindi riuniti all'interno del fascicolo formatosi con il primo pignoramento ed, in base al principio della par condicio creditorum , l'esecuzione avverrà unitariamente. L'art. 524 è ispirato all'esigenza di realizzare un unico processo esecutivo al fine di rendere operante il concorso dei creditori, con la conseguenza che, qualora più pignoramenti eseguiti sullo stesso bene non confluiscano sin dalla fase iniziale nello stesso processo esecutivo, il giudice dell'esecuzione — che ne venga a conoscenza su iniziativa di parte o d'ufficio — deve provvedere alla loro riunione (Cass. n. 4713/1983). Pertanto, qualora due successivi procedimenti esecutivi di espropriazione mobiliare, incidenti sul medesimo bene, promossi da differenti creditori e coltivati separatamente, senza il rispetto delle forme processuali previste dalla norma in esame, vengano dal giudice dell'esecuzione riuniti solo in sede di udienza per la distribuzione della somma ricavata dalla vendita del bene pignorato, in tempi successivi, da entrambi i creditori,si determina una situazione che deve essere ritenuta non dissimile da quella che si sarebbe verificata se la esecuzione si fosse svolta ab initio nelle forme di cui al citato art. 524. Ne deriva che il creditore che ha proceduto al pignoramento successivo, pur essendo stata la vendita effettuata nel processo da lui promosso, deve essere considerato come un interveniente tardivo nella prima procedura, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 524, con gli effetti, sul riparto, di cui all'art. 525 (Cass. n. 751/196 5).

La S.C. ha chiarito che la regola dei pignoramenti successivi e quella conseguente della considerazione nei processi esecutivi riuniti del pignoramento successivo o alla stessa stregua di un intervento tardivo o come legittimante il concorso agli effetti dell'assegnazione del credito, è funzionale alla tutela di detta situazione processuale e, quindi, ad assicurare un certo modo di svolgimento del processo esecutivo, sicché se questo modo non è stato assicurato, il mezzo di tutela esperibile è l'opposizione ai sensi dell'art. 617  che, se intervenuta l'assegnazione del credito, può indirizzarsi contro di essa (Cass. n. 17029/2010).

L'opposizione agli atti esecutivi, con la quale si deduca la nullità dell'ordinanza di autorizzazione alla vendita dell'unico bene sottoposto, ad istanza di diversi creditori, a più pignoramenti successivi, confluiti, a norma degli artt. 524, 550 e 561, in unico procedimento esecutivo, istituisce un rapporto processuale anch'esso unico, di cui sono parti, quali litisconsorti necessari, oltre al debitore, tutti i creditori pignoranti, con la conseguenza che la notificazione al soccombente della sentenza conclusiva del relativo giudizio fa decorrere, per quest'ultimo (come per il notificante) il termine breve per proporre impugnazione nei confronti di tutte le altre parti (Cass. n. 11695/1992).

Sino ad un recente passato, la giurisprudenza di legittimità riteneva che solo nell'ipotesi in cui era stato effettuato un pignoramento successivo la caducazione del primo pignoramento non avesse effetti sull'intera procedura esecutiva, mentre ciò non avveniva nel caso di intervento di un creditore pure munito di titolo esecutivo (Cass. n. 3531/2009).

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, tuttavia, disattendendo tale tesi, hanno affermato il principio per il quale nel processo di esecuzione, la regola secondo cui il titolo esecutivo deve esistere dall'inizio alla fine della procedura va intesa nel senso che essa presuppone non necessariamente la continuativa sopravvivenza del titolo del creditore procedente, bensì la costante presenza di almeno un valido titolo esecutivo (sia pure dell'interventore) che giustifichi la perdurante efficacia dell'originario pignoramento. Ne consegue che, qualora, dopo l'intervento di un creditore munito di titolo, sopravviene la caducazione del titolo esecutivo comportante l'illegittimità dell'azione esecutiva intrapresa dal creditore procedente, il pignoramento, se originariamente valido, non è caducato, bensì resta quale primo atto dell'iter espropriativo riferibile anche al creditore titolato intervenuto, che anteriormente ne era partecipe accanto al creditore pignorante (Cass. S.U., n. 61/2014).

Pignoramento successivo tardivo

Peraltro, se il pignoramento successivo è effettuato dopo l'udienza di autorizzazione alle operazioni di vendita ovvero dopo il ricorso del creditore nelle ipotesi in cui l'udienza in questione non è necessaria, ha nella procedura gli effetti di un intervento tardivo ai fini della distribuzione del ricavato.

Casistica

L'interesse del debitore esecutato ex art. 100  in rapporto all'opposizione agli atti esecutivi  deve ritenersi sussistente ove si intenda far valere la nullità del pignoramento successivo (artt. 524, 561) caduto sugli stessi beni colpiti dal precedente pignoramento, tenuto conto dell'eventualità che il primo pignoramento possa essere dichiarato, a sua volta, nullo o inefficace o che sia accertato che il creditore primo pignorante non aveva diritto di procedere ad esecuzione forzata in confronto del debitore e che l'opposizione deve essere proposta in un termine perentorio (Cass. n. 3817/1996).

In tema di espropriazione di crediti presso terzi, il pignoramento successivo di quote diverse del medesimo credito non costituisce pignoramento di beni diversi, ma di un bene unitario, sicché il giudice dell'esecuzione, in qualunque modo venga a sapere che il medesimo credito è stato oggetto di più procedimenti esecutivi, ha l'obbligo di riunirli, se del caso anche revocando il provvedimento di assegnazione emesso in uno di essi (Cass. n. 20595/2010).

Bibliografia

Bonsignori, L'esecuzione forzata, II ed., Torino, 1996; Bonsignori, Pignoramento, Nss. D.I., XIII, Torino, 1966, 75 ss.; Bucolo, Il processo esecutivo ordinario, Padova, 1994; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Gobio Casali, Prime osservazioni sul nuovo pignoramento di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi ex art. 521-bis c.p.c., in judicium.it; Martinetto, Insequestrabilità ed impignorabilità, Nss. D.I., VIII, Torino 1962, 744; Picardi, L'ufficiale giudiziario: una figura ambigua, in Studi in onore di Mario Vellani, II, Milano, 1998, 721; Tarzia, Indicazione del bene da pignorare e opposizione per impignorabilità, in Giur. it. 1964, I, 2, 315; Tedoldi, Le novità in materia di esecuzione forzata nel d.l. 132/2014, in Corr. giur. 2015, n. 3, 390; Verde, Pignoramento mobiliare, Enc. Dir., XXXIII, Milano, 1983, 822; Ziino, Sub artt. 514, 515, 517, 518, 520, 521, 524, in La riforma del processo civile, a cura di Cipriani e Monteleone, Padova, 2007, 279 e ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario