Codice di Procedura Civile art. 534 ter - Ricorso al giudice dell'esecuzione 1Ricorso al giudice dell'esecuzione1 [I]. Quando, nel corso delle operazioni di vendita, insorgono difficoltà il professionista delegato o il commissionario possono rivolgersi al giudice dell'esecuzione, il quale provvede con decreto. [II]. Avverso gli atti del professionista delegato o del commissionario è ammesso reclamo delle parti e degli interessati, da proporre con ricorso al giudice dell'esecuzione nel termine perentorio di venti giorni dal compimento dell'atto o dalla sua conoscenza. Il ricorso non sospende le operazioni di vendita, salvo che il giudice dell'esecuzione, concorrendo gravi motivi, disponga la sospensione. [III]. Sul reclamo di cui al secondo comma, il giudice dell'esecuzione provvede con ordinanza, avverso la quale è ammessa l'opposizione ai sensi dell'articolo 617.
[1] Articolo inserito dall'art. 6 l. 3 agosto 1998, n. 302. Successivamente modificato dall'art. art. 2 d.l. 14 marzo 2005 n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, inserito dall'art. 1 l. 28 dicembre 2005, n. 263 e dall'art. 13, d.l. 27 giugno 2015 n. 83, conv. con modif. in l. 6 agosto 2015, n. 132 e, da ultimo, sostituito dall'art. 3, comma 37, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) di cui si riporta il testo prima della sostituzione: «[I]. Quando, nel corso delle operazioni di vendita, insorgono difficoltà il professionista delegato o il commissionario possono rivolgersi al giudice dell'esecuzione, il quale provvede con decreto. Le parti e gli interessati possono proporre reclamo avverso il predetto decreto ed avverso gli atti del professionista o del commissionario con ricorso allo stesso giudice, il quale provvede con ordinanza; il ricorso non sospende le operazioni di vendita salvo che il giudice, concorrendo gravi motivi, disponga la sospensione. [II]. Contro il provvedimento del giudice è ammesso il reclamo ai sensi dell'articolo 669-terdecies». Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoLa disposizione in commento consente al professionista delegato alle vendite e al commissionario di rivolgersi al giudice dell'esecuzione per risolvere le difficoltà, che dovrebbero essere di carattere giuridico, che si presentano nel corso delle attività oggetto della delega (D'Alessandro, 338 ss.). In prima battuta, il giudice decide con decreto su tale ricorso. Peraltro, è possibile che avverso il decreto le parti o gli altri interessati (ad esempio, un offerente alla vendita) propongano reclamo al medesimo giudice dell'esecuzione ovvero che detto reclamo abbia ad oggetto direttamente gli atti posti in essere dal delegato. A fronte di ciò, previa convocazione delle parti, il giudice deciderà con ordinanza. Sino all'intervento del d.l. n. 83/2015, contro tale ordinanza era esperibile l'opposizione agli atti esecutivi. Tuttavia ciò comportava che fosse sempre lo stesso giudice dell'esecuzione a pronunciarsi sui provvedimenti che aveva assunto. Pertanto era stato introdotto dalla predetta legge il diverso rimedio del reclamoex art. 669-terdecies , ossia il reclamo cautelare. Questa scelta non implicava, naturalmente, che i provvedimenti in questione avessero natura cautelare, ma era fondata su ragioni di chiara opportunità, attesa la duttilità dello strumento processuale e la decisione da parte di un collegio del quale non poteva far parte il giudice dell'esecuzione (Castoro, 502). Di qui potrebbe argomentarsi in ogni caso proponibilità del ricorso straordinario per cassazione contro la decisione resa in sede di reclamo ai sensi dell'art. 669-terdecies poiché decisoria su diritti soggettivi (cfr. Cass. n. 13044/2014). Per i procedimenti incardinati dal 28 febbraio 2023, tuttavia, l'art. 3, comma 37, del d.lgs. n. 149/2022, ha reintrodotto lo strumento del rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi. Ricorso al giudice dell'esecuzioneLa disposizione in esame, che costituisce il pendant per l'espropriazione mobiliare, dell'art. 591-ter in tema di espropriazione immobiliare, consente al professionista delegato alle operazioni di vendita di rivolgersi al giudice dell'esecuzione al fine di risolvere difficoltà, in genere di carattere giuridico, sorte durante dette operazioni (ad esempio, in ordine alla ritualità di un'offerta o alla validità di una procura: D'Alessandro, 338 ss.). Il d.l. n. 83/2015, convertito nella l. n. 132/2015, ha esteso la legittimazione a presentare il ricorso anche al commissionario, delegato di regola nell'espropriazione mobiliare all'effettuazione delle vendite. A fronte del ricorso il giudice dell'esecuzione decide con decreto. Reclamo avverso il decreto del giudice dell'esecuzione e gli atti del delegato alle venditeLe parti della procedura esecutiva e gli altri interessati (ad esempio, colui il quale abbia presentato un'offerta nella vendita senza incanto che sia stata dichiarata inammissibile) possono proporre reclamo sia contro il decreto del giudice dell'esecuzione che ha risolto le difficoltà prospettate dal delegato sia avverso gli stessi atti compiuti autonomamente, senza ricorrere al giudice dell'esecuzione, dal professionista o dal commissionario. Sino ad oggi, tuttavia, la norma non aveva previsto alcun termine per la proposizione del ricorso al giudice contro gli atti del delegato, con il rischio che lo stesso avrebbe potuto essere esperito anche dopo molto tempo rispetto al compimento degli stessi, rischiando, nell'ipotesi di accoglimento, di “travolgere” tutti gli atti della procedura successivi e dipendenti (cfr. Giordano, § 4). In attuazione dei criteri sanciti dall'art. 1, comma 12, della legge n. 206 del 2021, invece, il d.lgs. n. 149/2022, nel sostituire la disposizione in esame, ha espressamente determinato detto termine in venti giorni, decorrenti dal compimento dell'atto o dalla sua conoscenza (così, già prima dell'emanazione del decreto, Giordano, § 4). Tale prescrizione opererà con riguardo ai procedimenti promossi dal 28 febbraio 2023. A seguito della proposizione del reclamo, che deve essere deciso con ordinanza, il giudice dell'esecuzione deve convocare le parti, il delegato e gli altri soggetti interessati in apposita udienza. Impugnazione dell’ordinanza del giudice dell’esecuzioneLa norma, nella formulazione originaria, al comma 2 faceva salva l'applicazione dell'opposizione agli atti esecutivi. Questo sistema di controllo degli atti emessi dal Giudice dell'esecuzione su ricorso del Professionista delegato per risolvere le difficoltà insorte durante la procedura di vendita era ritenuto coerente con l'esigenza di differenziare il regime degli atti del Professionista delegato e del decreto emesso dal Giudice su ricorso dello stesso, assoggettato a reclamo, da quello della decisione resa a seguito di tale reclamo soggetta ad opposizione agli atti esecutivi, in omaggio alla corrente interpretazione di tale strumento, esperibile avverso i soli atti nei quali si concreta lo svolgimento dell'azione esecutiva, con esclusione di quelli di mera amministrazione o di direzione del processo (cfr., in generale, Oriani 1987, 51 ss.). Peraltro, vigente la pregressa disciplina, era lo stesso Giudice dell'esecuzione, almeno nella fase c.d. sommaria, prima dell'eventuale introduzione del giudizio di merito, ad essere chiamato a valutare il provvedimento emanato dallo stesso avverso l'ordinanza che aveva pronunciato a seguito del reclamo proposto nei confronti anche di un decreto emesso dal medesimo Giudice dell'esecuzione su ricorso del delegato alle operazioni di vendita (nonché, direttamente contro gli atti assunti nel corso delle operazioni di vendita dal Professionista delegato). Pertanto, nella prospettiva dell'imparzialità dell'organo giudicante, era stato previsto, dal comma 2 dell'art. 534-ter, nella formulazione modificata dall'art. 13, lett. i), d.l. n. 83/2015, che il rimedio avverso il provvedimento emanato dal giudice dell'esecuzione all'esito del reclamo dovesse essere quello previsto dall'art. 669- terdecies, ovvero il reclamo cautelare, disposizione normativa che demanda la decisione sul reclamo ad un collegio del quale non può far parte il giudice-persona fisica che ha emesso il provvedimento oggetto dello stesso. In realtà, nella Relazione Illustrativa la scelta in favore dello strumento del reclamo ex art. 669-terdecies era stata giustificata anche allo scopo di accelerare la definizione delle pendenze, atteso che mediante la proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi può aprirsi, dopo la decisione del giudice dell'esecuzione, una fase eventuale di merito su iniziativa del soggetto interessato (v. Commento art. 618). È evidente, peraltro, che l'opzione per il reclamo cautelare, non faceva assumere all'ordinanza oggetto di gravame la natura di provvedimento cautelare, che postula sempre la necessità di provvedere a fronte di un periculum in mora e con una decisione avente effetti provvisori. Si trattava, invero, come si evinceva dalla Relazione Illustrativa, di una scelta di opportunità del legislatore in favore delle duttili “forme processuali” del reclamo ex art. 669-terdecies (Castoro, 502). I motivi di ricorso potranno essere, sempre avendo riguardo all'art. 669-terdecies, e all'elaborazione interpretativa relativa allo stesso, sia di rito che di merito. Il legislatore resta silente in ordine all'eventuale impugnabilità della misura emanata, nella forma dell'ordinanza, a seguito del reclamo proposto nelle forme di cui all'art. 669-terdecies. Come noto, è consolidato in giurisprudenza il principio in forza del quale poiché il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. è proponibile avverso provvedimenti giurisdizionali emessi in forma di ordinanza o di decreto solo quando essi siano definitivi e abbiano carattere decisorio, cioè siano in grado di incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale, è pertanto inammissibile la impugnazione con tale mezzo dell'ordinanza adottata dal tribunale in sede di reclamo avverso provvedimenti di natura cautelare o possessoria, trattandosi di decisione a carattere strumentale e interinale, operante per il limitato tempo del giudizi o di merito e sino all'adozione delle determinazioni definitive all'esito di esso, come tale inidonea a conseguire efficacia di giudicato, sia dal punto di vista formale che da quello sostanziale (v., tra le più recenti, Cass. n. 13044/2014). Peraltro la decisione che viene emessa dal giudice dell'esecuzione a seguito del reclamo proposto avverso il proprio decreto dai creditori, dal debitore o dagli altri soggetti interessati, non ha, come evidenziato, natura cautelare né efficacia meramente provvisoria, sicché appare ineludibile, almeno nelle ipotesi in cui non si tratti di una decisione concernente questioni di mera “amministrazione” della procedura, bensì di un provvedimento idoneo ad incidere su diritti soggettivi in modo definitivo ammettere il rimedio del ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost. Sulla specifica questione in esame, con riguardo alla “parallela” disposizione contemplata per gli atti del professionista delegato nell'espropriazione immobiliare dall'art. 591-ter c.p.c., tuttavia, aveva opinato in senso difforme la Corte di cassazione, con la sentenza n. 12238/2019 (in ilprocessocivile.it, con nota di Parisi), la quale, facendo leva sulla natura ordinatoria e non decisoria dei provvedimenti emanati dal giudice dell'esecuzione nell'ambito dei ricorsi proposti contro gli atti dei professionisti delegati, ha ritenuto che le ordinanze pronunciate sul relativo reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c. non fossero provvedimenti decisori rispetto ai quali è ammesso, ove anche definitivi, il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111, settimo comma, Cost. Di qui, per consentire una “stabilizzazione” degli atti in questione, con l'art. 3, comma 37, del d.lgs. n. 149 del 2022, il legislatore ha recentemente sostituito, a decorrere dal 28 febbraio 2023, in base a una precisa prescrizione della legge delega n. 206 del 2021, la norma in esame anche sotto tale profilo, re-introducendo il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi. Come è stato osservato, il “ripristino” del vecchio (e più idoneo) rimedio dell'art. 617 c.p.c. consente invece di pervenire, al di là della natura decisoria, ad una stabilizzazione dei provvedimenti in quanto, come noto, alla fase sommaria del giudizio di opposizione agli atti esecutivi dinanzi al giudice dell'esecuzione può seguire, su iniziativa di ciascuna delle parti, l'introduzione della relativa causa di merito dinanzi al giudice competente, che deciderà con sentenza inappellabile e, dunque, ricorribile direttamente per cassazione (Giordano, § 4). 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