Codice di Procedura Civile art. 540 bis - Integrazione del pignoramento (1)Integrazione del pignoramento (1) [I] Quando le cose pignorate risultano invendute a seguito del secondo o successivo esperimento ovvero quando la somma assegnata, ai sensi degli articoli 510, 541 e 542, non è sufficiente a soddisfare le ragioni dei creditori, il giudice, ad istanza di uno di questi, provvede a norma dell’ultimo comma dell’articolo 518. Se sono pignorate nuove cose, il giudice ne dispone la vendita senza che vi sia necessità di nuova istanza. In caso contrario, dichiara l’estinzione del procedimento, salvo che non siano da completare le operazioni di vendita. (1) Articolo inserito dall'art. 48, comma 1, della l. 18 giugno 2009, n. 69(legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. InquadramentoLa norma ha introdotto la possibilità per il creditore di richiedere un'integrazione del pignoramento per l’ipotesi in cui le cose pignorate siano risultate invendute in sede di secondo o successivo esperimento oppure allorquando le somme ricavate e assegnate ai creditori siano risultate insufficienti per soddisfare le ragioni dei medesimi, alla mera istanza di uno dei creditori. In tali casi il giudice può ordinare all'ufficiale giudiziario di riprendere senza indugio le operazioni di ricerca dei beni presso la casa o l'azienda del debitore, redigendo un nuovo verbale. Integrazione del pignoramentoLa previsione in commento, inserita nel codice dalla l. n. 69/2009, al fine di rendere più efficiente la procedura esecutiva mobiliare ha previsto la possibilità per il creditore di richiedere un'integrazione del pignoramento nelle ipotesi in cui le cose pignorate siano risultate invendute in sede di secondo o successivo esperimento oppure allorquando le somme ricavate e assegnate ai creditori siano risultate insufficienti per soddisfare le ragioni dei medesimi, alla mera istanza di uno dei creditori. In tali ipotesi il giudice può ordinare all'ufficiale giudiziario di riprendere senza indugio le operazioni di ricerca dei beni presso la casa o l'azienda del debitore, redigendo un nuovo verbale. In dottrina si è osservato che, introdotta la norma in esame, è ormai contraddittoria la limitazione temporale della istanza del creditore pignorante “da depositare non oltre il termine per il deposito dell'istanza di vendita” di cui all'ultimo comma dell'art. 518 dovendosi attendere, per potersi fare luogo alla nuova integrazione, il secondo o successivo esperimento andato a vuoto ovvero il momento dell' insufficiente assegnazione delle somme, in quanto nell'udienza di cui all'articolo 530 il giudice attento è già messo in condizione di pronosticare se il presumibile ricavato sarà sufficiente o meno a soddisfare tutti i creditori tempestivamente intervenuti (Castoro, 525). Integrazione del pignoramento come necessario atto di impulso nella vendita mobiliareOccorre considerare che tener presente che ai sensi dell’art. 532, come novellato dal d.l. n. 83/2015, qualora, entro il termine indicato dal giudice dell’esecuzione (termine non superiore a sei mesi), il commissionario non sia riuscito a vendere i beni pignorati ed abbia rimesso il fascicolo al giudice dell’esecuzione, il creditore sarà onerato di richiedere l’integrazione del pignoramento. In mancanza si realizza una forma di inattività idonea a determinare la immediata conclusione della procedura esecutiva, in quanto verrà disposta la chiusura anticipata della stessa per infruttuosità anche ove non ricorrano i presupposti di cui all’art. 164-bis disp. att. (v. Commento all’art. 532). Tuttavia tale chiusura non dovrebbe poter essere disposta dal giudice qualora il creditore abbia tentato tempestivamente, senza esito per il mancato reperimento di beni pignorabili, di integrare il pignoramento. 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