Codice di Procedura Civile art. 543 - Forma del pignoramento 1 2 .[I]. Il pignoramento di crediti del debitore verso terzi o di cose del debitore che sono in possesso di terzi [513 3-4], si esegue mediante atto notificato3 al terzo e al debitore a norma degli articoli 137 e seguenti. [II]. L'atto deve contenere, oltre all'ingiunzione al debitore di cui all'articolo 492: 1) l'indicazione del credito per il quale si procede, del titolo esecutivo [474] e del precetto [480]; 2) l'indicazione, almeno generica, delle cose o delle somme dovute e l'intimazione al terzo di non disporne senza ordine di giudice [546; 2914, 2917 c.c.]; 3) la dichiarazione di residenza [43 2 c.c.] [o l'elezione di domicilio [47 1 c.c.] nel comune in cui ha sede il tribunale competente] nonché l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata del creditore procedente 4; 4) la citazione del debitore a comparire davanti al giudice competente, con l'invito al terzo a comunicare la dichiarazione di cui all'articolo 547 al creditore procedente entro dieci giorni a mezzo raccomandata ovvero a mezzo di posta elettronica certificata; con l'avvertimento al terzo che in caso di mancata comunicazione della dichiarazione, la stessa dovrà essere resa dal terzo comparendo in un'apposita udienza e che quando il terzo non compare o, sebbene comparso, non rende la dichiarazione, il credito pignorato o il possesso di cose di appartenenza del debitore, nell'ammontare o nei termini indicati dal creditore, si considereranno non contestati ai fini del procedimento in corso e dell'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione 5. [III]. Nell'indicare l'udienza di comparizione si deve rispettare il termine previsto nell'articolo 501. [IV]. Eseguita l'ultima notificazione, l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo al creditore l'originale dell'atto di citazione. Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi dell'atto di citazione, del titolo esecutivo e del precetto entro trenta giorni dalla consegna, a pena di inefficacia del pignoramento. La conformità di tali copie è attestata dall'avvocato del creditore ai soli fini del presente articolo. Il cancelliere al momento del deposito forma il fascicolo dell'esecuzione. [Il pignoramento perde efficacia quando la nota di iscrizione a ruolo e le copie degli atti di cui al secondo periodo sono depositate oltre il termine di trenta giorni dalla consegna al creditore] 6. [V] Il creditore, entro la data dell'udienza di comparizione indicata nell'atto di pignoramento, notifica [al debitore e] al terzo l'avviso di avvenuta iscrizione a ruolo con indicazione del numero di ruolo della procedura e deposita l'avviso notificato nel fascicolo dell'esecuzione. La mancata notifica dell'avviso o il suo mancato deposito nel fascicolo dell'esecuzione determina l'inefficacia del pignoramento. Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento7. [VI] Se il creditore riceve il pagamento prima della scadenza del termine per il deposito della nota di iscrizione a ruolo, lo comunica immediatamente al debitore e al terzo. In tal caso, l'obbligo del terzo cessa alla data di ricezione della comunicazione.8 [VII] Quando procede a norma dell'articolo 492-bis, l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo al creditore il verbale, il titolo esecutivo ed il precetto, e si applicano le disposizioni di cui al quarto comma. Decorso il termine di cui all'articolo 501, il creditore pignorante e ognuno dei creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo possono chiedere l'assegnazione o la vendita delle cose mobili o l'assegnazione dei crediti. Sull'istanza di cui al periodo precedente il giudice fissa l'udienza per l'audizione del creditore e del debitore e provvede a norma degli articoli 552 o 553. Il decreto con cui viene fissata l'udienza di cui al periodo precedente è notificato a cura del creditore procedente e deve contenere l'invito e l'avvertimento al terzo di cui al numero 4) del secondo comma 9.
[1] Sui crediti delle rappresentanze diplomatiche e consolari straniere v. l'art. 19-bis d.l. 12 settembre 2014, n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162 che recita: « (Crediti delle rappresentanze diplomatiche e consolari straniere). ― 1. Non sono soggette ad esecuzione forzata, a pena di nullità rilevabile anche d'ufficio, le somme a disposizione dei soggetti di cui all'articolo 21, comma 1, lettera a), della Convenzione delle Nazioni Unite sulle immunità giurisdizionali degli Stati e dei loro beni, fatta a New York il 2 dicembre 2004, di cui alla legge 14 gennaio 2013, n. 5, depositate su conti correnti bancari o postali, in relazione ai quali il capo della rappresentanza, del posto consolare o il direttore, comunque denominato, dell'organizzazione internazionale in Italia, con atto preventivamente comunicato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e all'impresa autorizzata all'esercizio dell'attività bancaria presso cui le medesime somme sono depositate, ha dichiarato che il conto contiene esclusivamente somme destinate all'espletamento delle funzioni dei soggetti di cui al presente comma. ― 2. Effettuate le comunicazioni di cui al comma 1 non possono eseguirsi pagamenti per titoli diversi da quelli per cui le somme sono vincolate. ― 3. Il pignoramento non determina a carico dell'impresa depositaria l'obbligo di accantonamento delle somme di cui al comma 1, ivi comprese quelle successivamente accreditate, e i soggetti di cui al comma 1 mantengono la piena disponibilità delle stesse ». [2] A norma dell'art. 27, comma 1, lett. b), numero 6) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, la parola: «tribunale», ovunque ricorra, e' sostituita dalla seguente: «giudice»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025. [3] L'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162, ha soppresso la parola "personalmente". A norma del comma 6 bis, del medesimo art. 19 , tale disposizione si applica ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione. [4] Numero così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. n) , n. 1, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha soppresso le parole tra parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il numero era già stato modificato dall'art. 96lett. a)d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999 e successivamente è stato modificato dall'art. 1, comma 20, l. 24 dicembre 2012, n. 228, che ha inserito, in fine, le parole «nonché l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata del creditore procedente». [5] Numero modificato dall'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 6, del medesimo art. 19 , le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione. A norma del comma 3, del medesimo art. 18 , le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti esecutivi iniziati a decorrere dal trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione . Il testo recitava: «la citazione del terzo e del debitore a comparire davanti al giudice del luogo di residenza del terzo, affinché questi faccia la dichiarazione di cui all'articolo 547 e il debitore sia presente alla dichiarazione e agli atti ulteriori, con invito al terzo a comparire quando il pignoramento riguarda i crediti di cui all'articolo 545, commi terzo e quarto, e negli altri casi a comunicare la dichiarazione di cui all'articolo 547 al creditore procedente entro dieci giorni a mezzo raccomandata ovvero a mezzo di posta elettronica certificata ». In precedenza il numero era stato modificato dall'art. 1, comma 20, l. 24 dicembre 2012, n. 228, che aveva inserito, in fine, le parole «ovvero a mezzo di posta elettronica certificata». Il numero era già stato modificato dall'art. 11 l. 24 febbraio 2006, n. 52. Il testo del numero, come modificato dall'art. 96 lett. b) d.lg. n. 51, cit., era il seguente: « 4) la citazione del terzo e del debitore a comparire davanti al giudice dell'esecuzione del luogo di residenza del terzo, affinché questi faccia la dichiarazione di cui all'articolo 547 e il debitore sia presente alla dichiarazione e agli atti ulteriori». [6] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. n), n. 2 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha sostituito il secondo periodo con le parole «Il creditore iscrive a ruolo il processo presso il tribunale competente per l'esecuzione depositando copie conformi dell'atto di citazione, del titolo esecutivo e del precetto entro trenta giorni dalla consegna, a pena di inefficacia del pignoramento.» alle parole «Il creditore deve depositare nella cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione la nota di iscrizione a ruolo, con copie conformi dell'atto di citazione, del titolo esecutivo e del precetto, entro trenta giorni dalla consegna», e ha soppresso il quinto periodo tra le parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il presente comma è stato sostituito dall'art. 18 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, e modificato, in sede di conversione, dalla l. 10 novembre 2014, n. 162. Il testo precedente recitava: «L'ufficiale giudiziario, che ha proceduto alla notificazione dell'atto, è tenuto a depositare immediatamente l'originale nella cancelleria del tribunale per la formazione del fascicolo previsto nell'articolo 488. In tale fascicolo debbono essere inseriti il titolo esecutivo e il precetto che il creditore pignorante deve depositare in cancelleria al momento della costituzione prevista nell'articolo 314». Il comma era già stato modificato dall'art. 96 d.lg. n. 51, cit., con effetto, ai sensi dell'art. 247, comma 1, dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998 n. 188, cit., dal 2 giugno 1999. [7] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. n), n. 3 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha inserito in fine i seguenti periodi «Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento.» e ha soppresso le parole tra parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il presente comma è stato aggiunto dall'art. 1, comma 32, l. 26 novembre 2021, n. 206. Ai sensi del comma 37 del medesimo articolo, la presente disposizione si applica ai procedimenti instaurati a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della l. n. 206, cit. [8] Comma così sostituito dall'art. 3, comma 7, lett. n) , n. 4 d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Il testo del comma , come aggiunto dall'art. 1, comma 32, l. 26 novembre 2021, n. 206, era il seguente: «Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del debitore e del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento». Ai sensi del comma 37 del medesimo articolo, la presente disposizione si applica ai procedimenti instaurati a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della l. n. 206, cit. [9] Comma inserito dall'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 6, del medesimo art. 19 , le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione.
InquadramentoNell'espropriazione presso terzi il pignoramento ha ad oggetto beni o somme di denaro appartenenti al debitore esecutato che si trovano in possesso di un terzo. Pertanto, il pignoramento viene notificato anche al debitor debitoris, che è chiamato a rendere una dichiarazione specificando di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso e quando ne deve eseguire il pagamento o la consegna al debitore esecutato. L'esecuzione forzata presso terzi si può ricondurre nell'ambito di quelle a formazione progressiva, che si completa solo con la dichiarazione positiva del terzo ovvero con l'accertamento del relativo obbligo, momenti ai quali deve aversi pertanto riguardo per valutare la sussistenza del credito del debitore nei confronti del terzo, essendo invece irrilevante che lo stesso non esista al momento della notificazione del pignoramento (Cass. n. 12113/2013). Tuttavia gli effetti sostanziali del pignoramento nei confronti del debitore ed il vincolo di indisponibilità per il terzo si producono immediatamente con la notifica dell'atto. PremessaIl procedimento di espropriazione presso terzi si caratterizza perché il pignoramento ha ad oggetto beni o somme di denaro appartenenti al debitore esecutato che si trovano in possesso di un terzo, sicché tutto il meccanismo processuale ruota intorno alla dichiarazione dello stesso. Di conseguenza, il pignoramento viene notificato anche al debitor debitoris, che è chiamato a rendere una dichiarazione specificando di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso e quando ne deve eseguire il pagamento o la consegna al debitore esecutato. Il terzo, tuttavia, resta un soggetto estraneo alla procedura esecutiva, della quale non è parte (v., ex multis, Cass. n. 18352/2005). Ne deriva, ad esempio, che, secondo l'orientamento tradizionale, gli unici soggetti legittimati a proporre opposizione all'esecuzione in questa forma di esecuzione sono il debitore esecutato o il creditore, dall'altro, che il terzo indicato dall'art. 543, in quanto non legittimato a proporre opposizione all'esecuzione nel procedimento corrispondente, non è litisconsorte necessario nel giudizio di opposizione e la sentenza non deve essere pronunciata anche nei suoi confronti (Cass. III, n. 13069/2007). Più di recente, tuttavia, la S.C. ha ritenuto di dover affermare il differente principio interpretativo secondo cui il terzo pignorato è sempre litisconsorte necessario nelle opposizioni esecutive (Cass. III, n. 13533/2021). Peraltro, il terzo debitore del debitore esecutato non è legittimato a far valere l'impignorabilità del bene, neanche sotto il profilo dell'esistenza di vincoli di destinazione (Cass. III, n. 4212/2007). Il pignoramento prezzo terzi costituisce quindi una fattispecie complessa a formazione progressiva i cui elementi costitutivi sono rappresentati non solo dall'ingiunzione al debitore di astenersi da qualunque disposizione volta a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato i beni che si assoggettano all'espropriazione ed i frutti di essi ma, altresì, dall'atto di pignoramento rivolto al debitor debitoris mediante il quale lo stesso è invitato a dichiarare, nelle forme di legge, di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso e dall'atto di collaborazione del terzo tramite il quale lo stesso rende la prescritta dichiarazione (Colesanti 1989, 843; Vaccarella, 950 ss.). Tali principi sono stati più volte enunciati nella stessa giurisprudenza di legittimità: la S.C. ha evidenziato, invero, che l'esecuzione forzata presso terzi si iscrive tra quelle a formazione progressiva, che si completa soltanto con la dichiarazione positiva del terzo ovvero con l'accertamento del relativo obbligo, momenti ai quali deve aversi pertanto riguardo per valutare la sussistenza del credito del debitore nei confronti del terzo, essendo invece irrilevante che lo stesso non esista al momento della notificazione del pignoramento (Cass. n. 12113/2013, in Foro it., 2014, n. 2, 1209, con nota di Desiato). Peraltro, gli effetti sostanziali del pignoramento ex artt. 2913 e ss. c.c. nei confronti del debitore si producono sin dalla notifica dell'atto di pignoramento allo stesso (Trib. Vicenza, n. 1795/2010), così come il vincolo di indisponibilità nei confronti del debitor debitoris. Inoltre, sebbene l'atto di pignoramento presso terzi costituisca una fattispecie complessa a formazione progressiva ogni singolo atto del quale lo stesso si compone ove viziato deve essere oggetto di tempestiva opposizioneex art. 617 (Cass. n. 6666/2011). L'esecuzione mediante espropriazione presso terzi può riguardare anche crediti non esigibili, condizionati e finanche eventuali, con il solo limite della loro riconducibilità ad un rapporto giuridico identificato e già esistente (Cass. n. 15607/2017). Contenuto dell'atto di pignoramentoL'atto di pignoramento presso terzi, oltre all'ingiunzione al debitore, deve essere corredato degli elementi di cui al comma 2 della norma in esame. Tra questi, è opportuno evidenziare che il n. 2) consente un'indicazione, anche generica, delle cose o delle somme dovute al debitore da parte del terzo pignorato. Sul punto, è stato più volte affermato che la domanda di accertamento del credito, nel contenere, «l'indicazione, almeno generica, delle cose e delle somme dovute», si estende, potenzialmente, all'intero importo che si accerti dovuto dal debitore esecutato sulla base dei fatti e del titolo dedotti in giudizio, non potendosi esigere dal creditore procedente, estraneo ai rapporti tra debitore e terzo, la conoscenza dei dati esatti concernenti tali somme o cose, prevedendo il sistema che tale genericità venga eliminata mediante la dichiarazione che il terzo è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547 (Cass. n. 6518/2014). Peraltro, nei procedimenti iniziati in epoca precedente il 1° gennaio 2013 il sistema prevede che tale genericità venga eliminata mediante la dichiarazione che il terzo è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547. In caso di dichiarazione mancata o contestata, la domanda di accertamento dell'obbligo del terzo si estende all'intero importo dovuto sulla base dei fatti e del titolo dedotti in giudizio dal creditore procedente (cfr. Cass. n. 14654/2015). L’atto di pignoramento presso terzi deve, poi, essere corredato dell’ingiunzione al debitore e dell’intimazione al terzo di non disporre, senza ordine del giudice, delle somme o delle cose dovute al debitore esecutato. La S.C. ha chiaro che è solo irregolare, e non affetto da inesistenza o nullità, l'atto di pignoramento presso terzi in cui l'intimazione al terzo pignorato di non disporre, senza ordine del giudice, delle somme o delle cose da lui dovute al debitore esecutato appaia proveniente dall'ufficiale giudiziario, richiesto di effettuare il pignoramento, piuttosto che dal creditore pignorante, tenutovi ex art. 543, comma 2, n. 2 (Cass. n. 6835/2015). L'art. 1, comma 20, l. n. 228/2012, ha previsto, sotto altro profilo, integrando il n. 3 del comma 2 che nell'atto di pignoramento presso terzi, oltre alla dichiarazione di residenza ed elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale competente, deve essere indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata del creditore. L'art. 19 d.l. n. 132/2014 ha inoltre modificato, sia la disposizione in esame che l'art. 547, “completando” la riforma inaugurata nel 2006, nel senso di prevedere che la dichiarazione del terzo, a prescindere dalla natura del rapporto con il debitore, debba essere sempre resa mediante lettera raccomandata o a mezzo posta elettronica certificata al creditore, senza necessità che il terzo partecipi all'udienza. Pertanto, nell'atto di pignoramento non dovrà più essere prevista la citazione anche del terzo in udienza per rendere la dichiarazione, bensì del solo debitore. Tuttavia, in ragione del peculiare onere di contestazione posto a carico del debitor debitoris da parte della l. n. 228/2012 (v. art. 548), sempre a seguito della riforma del 2014, è stato previsto espressamente che l'atto di pignoramento presso terzi debba essere corredato dell'avvertimento al terzo che, in caso di mancata comunicazione della dichiarazione, la stessa dovrà essere resa dallo stesso comparendo in un'apposita udienza e che quando il medesimo non compare o, sebbene comparso, non rende la dichiarazione, il credito pignorato o il possesso di cose di appartenenza del debitore, nell'ammontare o nei termini indicati dal creditore, si considereranno non contestati, sebbene con efficacia limitata al procedimento in corso (v. art. 548). Iscrizione a ruoloNel sistema tradizionale, l'ufficiale giudiziario era tenuto a depositare entro ventiquattro ore dal compimento delle operazioni (senza che, in difetto, si verificasse alcuna nullità: Cass. n. 15633/2010), il verbale, il titolo esecutivo ed il precetto presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione che provvedeva a formare il fascicolo d'ufficio. Tuttavia, come evidenziato nel Commento all'art. 488 (rinvio), poiché accade spesso che dopo la notifica del precetto il creditore perde interesse ad intraprendere la procedura esecutiva per un accordo con il debitore o per la scarsa appetibilità dei beni, poteva verificarsi che la cancelleria formasse un fascicolo dell'esecuzione cui il creditore non avrebbe mai dato impulso con tempestiva richiesta di vendita o di assegnazione dei beni pignorati. Tale sistema è stato modificato per tutte le forme di espropriazione forzata dall'art. 18 d.l. n. 132/2014. Pertanto, che nell'espropriazione presso terzi, l'ufficiale giudiziario, compiute le operazioni, consegna senza ritardo al creditore il processo verbale, il titolo esecutivo ed il precetto. Sarà quindi il creditore stesso ad essere onerato, entro i 30 giorni successivi dalla consegna dell'atto di pignoramento da parte dell'ufficiale giudiziario, dell'iscrizione a ruolo della procedura esecutiva per espropriazione (secondo modalità telematiche dal 31 marzo 2015) compilando la nota di iscrizione a ruolo e depositando copia conforme del titolo esecutivo e del precetto. Se entro il termine di trenta giorni dalla consegna dell'atto da parte dell'ufficiale giudiziario il creditore non provvede all'iscrizione a ruolo della procedura ne deriverà l'inefficacia del pignoramento, atto che potrebbe ritenersi reclamabile ex art. 630 ove equiparato ad una forma di estinzione dell'esecuzione per inattività delle parti ovvero opponibile ai sensi dell'art. 617 applicando le regole generali (si veda Commento all'art. 488). In quest'ultimo senso si è espresso un precedente di merito per il quale Il provvedimento che chiude il processo esecutivo, rilevando il mancato deposito degli atti prodromici all'esecuzione e del pignoramento, deve essere impugnato nelle forme dell'opposizione agli atti esecutivi ed, in tal caso, l'eventuale reclamo proposto – giacché concesso solo avverso i provvedimenti di estinzione tipicamente previsti dalla legge – va pertanto dichiarato inammissibile (Trib. Milano III, 17 marzo 2016, n. 3465). Nell'esperienza applicativa, si è affermato che l'inefficacia del pignoramento può essere dichiarata solo laddove manchi la tempestiva iscrizione a ruolo e il contestuale deposito dell'atto di pignoramento, del titolo e del precetto ma non anche in caso di mera assenza dell'attestazione di conformità di detti atti agli originali (Trib. Caltanissetta 1 giugno 2016, in Ilprocessotelematico.it, 20 giugno 2016, con nota di Ricuperati). In senso analogo, si è osservato che l'art. 543, comma 4, terzo periodo, distingue la problematica dell'attestazione di conformità delle copie degli atti depositati telematicamente da quella dell'inefficacia del pignoramento per tardivo deposito delle stesse, sicché la tardività o inefficacia può essere ricollegata solo al mancato deposito nella nota di iscrizione e delle copie autentiche di citazione, titolo esecutivo e precetto, non richiamando, invece, tra gli atti da depositare a pena di inammissibilità nel termine prescritto, anche l'attestazione di conformità (Trib. Bari 4 maggio 2016). E' stato anche osservato, sulla problematica, che il deposito telematico di titolo esecutivo, precetto e atto di pignoramento, seppur firmati digitalmente, non è sufficiente, in mancanza della relativa attestazione di conformità agli originali in possesso del creditore procedente, e giustifica la concessione della sospensione exart. 624 che può invocarsi sulla base presumibile di caducazione della pretesa del creditore procedente (per fatti impeditivi, modificativi, estintivi della stessa, successivamente al formarsi del titolo esecutivo) ovvero in relazione a questioni di puro diritto (Trib. Pesaro 10 giugno 2015, in Ilprocessocivile.it, 5 maggio 2016, con nota di Bonafine). È stata poi ritenuta inammissibile l'eccezione di inefficacia del pignoramento, ex art. 543, comma 4, a causa del mancato deposito della relativa attestazione di conformità, qualora detta eccezione sia formulata nei trenta giorni decorrenti dalla data di restituzione dei titoli al procedente, periodo in cui è ancora possibile il deposito dell'originale di notifica o della sua copia conforme (Trib. Pesaro 19 gennaio 2016, n. 42). Nuovi adempimenti sono stati posti a carico del creditore procedente, sempre in sede di iscrizione a ruolo nell'espropriazione presso terzi, dalla legge n. 206/2021, per i procedimenti incardinati dal 20 giugno 2022. In particolare si è previsto, in primo luogo che il creditore, entro la data dell'udienza di comparizione indicata nell'atto di pignoramento, notifica al debitore (quanto all'irragionevolezza di tale previsione, cfr. Colandrea – mercurio, 2022) e al terzo l'avviso di avvenuta iscrizione a ruolo con indicazione del numero di ruolo della procedura e deposita l'avviso notificato nel fascicolo dell'esecuzione. La mancata notifica dell'avviso o il suo mancato deposito nel fascicolo dell'esecuzione determina l'inefficacia del pignoramento (ovvero se il pignoramento è eseguito nei confronti di più terzi, solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso). Nella prassi nel senso che notifica nei confronti del debitore non debba essere affatto effettuata nei luoghi indicati dagli artt. 137 e ss., bensì presso la cancelleria del giudice competente per l'esecuzione, alla luce del chiaro tenore letterale dell'art. 492, comma 2, in forza del quale, ove il debitore non formalizzi in cancelleria la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio, le notifiche e le comunicazioni a lui dirette saranno effettuate presso la cancelleria del tribunale v. la circolare della Terza sezione civile del Tribunale di Milano, in Ilprocessocivile.it del 3 novembre 2022. Per altro verso è stato stabilito, al fine di evitare dubbi interpretativi sul punto che spesso determinano il perdurante “blocco” dei conti per un periodo eccessivo, che, qualora la notifica dell'avviso non sia effettuata, gli obblighi del debitore e del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento. Sul punto, si è autorevolmente osservato che la norma, al di là della formulazione letterale, va intesa, anche in omaggio alla costante giurisprudenza costituzionale sul principio di scissione soggettiva nel perfezionamento delle notifiche, nel senso che basti ad evitare l'inefficacia del pignoramento la circostanza che alla data dell'udienza il creditore dimostri di essersi attivato tempestivamente per richiedere la notifica, anche se la stessa non si sia ancora perfezionata (Saletti 2022; contra, Lauropoli). CompetenzaIn tema di competenza per territorio nell'espropriazione presso terzi ha inciso in modo significativo la riforma realizzata dal d.l. n. 132/2014. Il criterio generale di collegamento della competenza per territorio è stato invero, individuato dall'art. 26-bis c.p.c., introdotto dall'art. 19, lett. b), d.l. n. 132/2014, nel luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore esecutato, criterio che viene a sostituire quello pregresso del foro del terzo debitore (criterio applicabile, come si riteneva comunemente, anche in favore del terzo detentore dei beni pignorati: cfr. Cass., n. 8920/2002, in Giur. it., 2003, 1590, con nota di Bina). Tale innovazione è coerente con un assetto nel quale, progressivamente, la comparizione del terzo in udienza, la cui necessità giustificava la regola precedente volta a favorire la partecipazione del terzo, non è più prevista, come meglio si dirà nei successivi paragrafi, neppure per i crediti di lavoro e previdenziali e sembra, peraltro, trascurare l'eccessivo onere imposto al terzo per il caso nel quale debba accertarsi il relativo obbligo dello stesso ai sensi dell'art. 549 c.p.c. Tuttavia il legislatore sembra non aver attentamente considerato le problematiche pratiche che l'applicazione di tale nuovo criterio di collegamento della competenza territoriale può determinare nell'ipotesi in cui l'espropriazione presso terzi abbia ad oggetto beni mobili di proprietà del debitore detenuti dal terzo pignorato: invero, in tale ipotesi, potrebbe darsi che tali beni mobili siano detenuti dal terzo in un luogo rientrante in un circondario diverso dal Tribunale dove è incardinata l'esecuzione, con necessità di asporto materiale tramite l'ufficiale giudiziario e l'istituto vendite giudiziarie senza alcuna norma di coordinamento (Tedoldi, 4). In via generale, non è superfluo ricordare che anche in tema di espropriazione presso terzi, forma di esecuzione forzata, la competenza è funzionale ed inderogabile ex art. 28 c.p.c. (Cass. n. 3615/2013), con conseguente rilevabilità d'ufficio da parte del giudice sino al giorno dell'udienza e proponibilità dell'opposizione agli atti esecutivi contro l'ordinanza di assegnazione, laddove il vizio sia stato tempestivamente eccepito. Tuttavia, si ritiene che il terzo non sia legittimato a sollevare l'eccezione di incompetenza territoriale del giudice dell'esecuzione in quanto non è parte del processo esecutivo (Cass. n. 6762/2001). Peraltro, sempre in termini generali, è consolidato in giurisprudenza l'assunto per il quale l'ordinanza di assegnazione del credito nel procedimento di espropriazione forzata presso terzi non è impugnabile con istanza di regolamento di competenza, trattandosi di un provvedimento diretto ad assicurare lo svolgimento ordinato dell'esecuzione e non essendo destinato a risolvere, in maniera definitiva ed irretrattabile, una controversia tra le parti sulla quale possano nascere o siano insorte questioni di competenza del giudice (Cass., n. 4989/2001, in Giur. it. 2002, 940, con nota di Fratini). Nel sistema precedente alla recente novellazione normativa, si creavano diversi problemi in tema di competenza territoriale, specie nelle ricorrenti ipotesi nelle quali il terzo era una persona giuridica, potendo la sede legale essere molto distante dal luogo di residenza del debitore e dello stesso creditore procedente. In ogni caso, si era consolidato in giurisprudenza il principio per il quale in materia di espropriazione forzata di crediti, la previsione della competenza del giudice del luogo di residenza del debitore (artt. 26, comma 2, e 543, comma 2, n. 4 c.p.c.) comporta, ove il terzo debitore sia una persona giuridica, la facoltà del creditore procedente di ricorrere al foro della sede legale della persona giuridica oppure, in alternativa, a quello del luogo in cui la stessa ha uno stabilimento e un rappresentante autorizzato a stare in giudizio per l'oggetto della domanda (v., da ultimo, Cass., n. 3077/2014). In concreto ciò comportava, ad esempio, che: nell'espropriazione presso terzi di crediti la competenza per territorio nel caso in cui il terzo sia un istituto bancario va individuata, in alternativa al luogo della sede, in base al luogo in cui detto istituto abbia la filiale o succursale o agenzia che abbia in carico il rapporto da dichiarare (Cass. n. 8112/2006); nell'ipotesi in cui l'Inps debba rendere la dichiarazione di terzo di cui all'art. 543 c.p.c., dovendosi eseguire il pignoramento non presso la sede legale dell'istituto, ma presso la sede bancaria che cura la gestione dello specifico rapporto retributivo da cui sorge il credito pignorando, la competenza territoriale va individuata con riferimento all'anzidetta sede (Cass. n. 1803/2000). Per uniformità di ratio, in dottrina si è osservato che che gli stessi criteri potranno oggi trovare applicazione nell'ipotesi in cui il debitore esecutato sia una persona giuridica, con conseguente possibilità di incardinare il procedimento dinanzi al Tribunale del luogo nel quale lo stesso ha una sede secondaria e ciò sebbene il comma 2 dell'art. 26 c.p.c. non faccia riferimento, come del resto già la norma nella formulazione antecedente alla riforma con riguardo al terzo pignorato, al criterio di collegamento della competenza per territorio delle persone giuridiche costituito ex art. 19, comma 2, c.p.c. da uno stabilimento con un rappresentante autorizzato a stare in giudizio (Francola, 262). Sotto altro profilo, la riforma del criterio principale di collegamento della competenza per territorio nell'espropriazione presso terzi evita la pregressa proliferazione di procedure esecutive incardinate nei confronti del medesimo debitore esecutato dinanzi a diversi uffici giudiziari, a seconda dei luogo di residenza o domicilio dei terzi debitori (ove, per l'appunto, fossero più). Ciò si rendeva necessario — sebbene per taluni l'effetto poteva essere in concreto anche quello di un abuso del processo esecutivo da parte del creditore procedente il quale finiva per “lucrare” le spese di distinte procedure esecutive — in quanto, essendo la competenza in questione inderogabile non poteva trovare applicazione l'art. 33 c.p.c. (cfr. Cass. n. 10123/2000). La circostanza che per il medesimo credito potessero pendere più procedure esecutive incardinate dinanzi a diversi uffici giudiziari a seconda del luogo di residenza del terzo pignorato comportava, per il debitore meno chances di ottenere la riduzione del pignoramento, come si legge nella stessa Relazione illustrativa all'art. 29 d.l. n. 132/2014, nella quale è evidenziato che “la concentrazione presso un unico foro dei procedimenti di espropriazione di crediti a carico di un unico debitore e rivolti a più terzi debitori muove dall'esigenza di garantire un adeguato livello di tutela dell'esecutato consentendogli un pieno ricorso all'istituto della riduzione del pignoramento ex art. 546, comma 2, c.p.c., che presuppone la pendenza dei procedimenti espropriativi presso un unico giudice”. Inoltre, la concentrazione presso un unico foro dei procedimenti di espropriazione dei crediti contro un medesimo debitore consente anche al creditore di utilizzare un unico titolo esecutivo e di predisporre un solo atto di pignoramento da notificare ai terzi pignorati (Tedoldi, 4). È problematico il difetto di coordinamento dell'odierno art. 26-bis c.p.c. con il testo dell'art. 678 c.p.c. in tema di esecuzione del sequestro conservativo su beni mobili, disposizione che, invero, continua a prevedere che “il sequestro conservativo sui mobili e sui crediti si esegue secondo le norme stabilite per il pignoramento presso il debitore o presso terzi. In quest'ultimo caso il sequestrante deve, con l'atto di sequestro, citare il terzo a comparire davanti al tribunale del luogo di residenza del terzo stesso per rendere la dichiarazione di cui all'articolo 547”. Una soluzione interpretativa proposta in dottrina è quella di attribuire precipua valenza al generale richiamo da parte dello stesso art. 678 c.p.c. alle disposizioni in tema di pignoramento presso il debitore e presso terzi, con conseguente operatività dei nuovi criteri di collegamento della competenza per territorio anche nell'ipotesi in esame (D'Alessandro, 68 ss.). Il luogo della residenza, domicilio, dimora o, nel caso di persone giuridiche, della sede del terzo continua ad avere valore per l'individuazione del giudice territorialmente competente soltanto nell'ipotesi in cui sia una persona giuridica continua a trovare applicazione, come rilevato, invece, nelle ipotesi in cui il debitore sia una pubblica amministrazione tra quelle indicate dall'art. 413, comma 5, c.p.c. Nella Relazione illustrativa al d.l. n. 132/2014 la ratio di tale previsione è individuata nell'evitare la concentrazione presso alcuni Tribunali (ed in particolare di quello di Roma, sede dei Ministeri) delle espropriazioni presso terzi promosse contro le Pubbliche Amministrazioni. Peraltro, l'eccezione riguarda le amministrazioni individuate dall'art. 413, comma 5, c.p.c. Il problema interpretativo è che tale norma non contiene alcuna elencazione di amministrazioni essendo la disposizione sulla competenza per territorio nelle controversie di lavoro. Secondo alcuni dovrebbe comunque attribuirsi fondamento alla ratio dell'intervento ed alla collocazione dell'art. 413, sicché il riferimento deve intendersi effettuato alle ipotesi in cui il credito azionato nei confronti delle pubbliche amministrazioni dipenda da un rapporto di lavoro. Per altri, non avendo alcun concreto significato il richiamo all'art. 413, il foro del terzo debitore dovrebbe restare fermo, più in generale, per tutte le controversie nelle quali è parte una Pubblica Amministrazione. Sulla questione è recentemente intervenuta la S.C. chiarendo che in tema di foro relativo all'espropriazione forzata di crediti, il rinvio che l'art. 26-bis, comma 1, c.p.c. fa all'art. 413, comma 5, dello stesso codice non concerne l'oggetto del credito per cui le pubbliche amministrazioni sono debitrici (rapporti di lavoro alle loro dipendenze), bensì solo la qualità di esse e, dunque, la norma che a quelli effetti identifica tali pubbliche amministrazioni, che è l'art. 1, comma 2, d.lgs. n. 165/2001 (Cass. n. 8172/2018). Quanto ai termini entro i quali nell'espropriazione presso terzi è dato al giudice dell'esecuzione rilevare d'ufficio l'incompetenza, la S.C. ha affermato che ciò può sempre avvenire nel corso della prima fase del processo esecutivo - cioè quella destinata alla verifica della dichiarazione di quantità - anche ove si svolga attraverso una pluralità di distinte udienze, per la necessità di effettuare dei rinvii al fine di esaurire le relative attività, e quindi fino al momento della sua chiusura, con l'emissione dei consequenziali provvedimenti (ad esempio, assegnazione degli importi pignorati, in caso di dichiarazione di quantità in senso positivo; instaurazione del subprocedimento di accertamento dell'obbligo del terzo, in caso di dichiarazione di quantità in senso negativo o contestata; eventuale passaggio alla fase distributiva, in caso di pluralità di creditori: Cass. n. 9904/2021).
Il più recente art. 1, comma 29, della legge n. 206 del 2021, con una disposizione in vigore dal 22 giugno 2022, ha modificato nuovamente l'art. 26-bis c.p.c. prevedendo che nell'ipotesi in cui debitrice sia una Pubblica Amministrazione il Tribunale competente è quello distrettuale (ovvero dove ha sede l'Avvocatura dello Stato) del luogo di residenza o della sede del creditore. Fissazione dell'udienza dopo la notifica ex art. 492-bisLa peculiare forma di pignoramento c.d. d'ufficio effettuata dall'ufficiale giudiziario a seguito del reperimento di beni, somme o crediti del debitore mediante le ricerche compiute in via telematica ai sensi dell'art. 492-bis — che appare per certi versi analogo al pignoramento esattoriale — si caratterizza perché lo stesso, pur corredato dall'ingiunzione al debitore e dall'ammonimento al terzo in ordine agli obblighi di custodia della somma o credito oggetto di pignoramento, sarà privo delle indicazioni afferenti la c.d. vocatio in jus. L'apposizione del vincolo di indisponibilità sui crediti del debitore o sulle cose dello stesso in possesso di terzi ha luogo per mezzo della notificazione al debitore ed al terzo del verbale che dà atto delle operazioni di ricerca ed individuazione dei beni, quindi forma analoga al pignoramento diretto. Una volta che l'ufficiale giudiziario, notificato il pignoramento, consegna l'atto nelle mani del creditore quest'ultimo nel termine previsto dall'art. 501 dovrà fare istanza di vendita o di assegnazione e, fissata la relativa udienza, dovrà notificare il decreto di fissazione dell'udienza al debitore ed all'eventuale terzo con l'invito e l'avvertimento al terzo di cui all'art. 543, comma 2, n. 4. c.p.c. CasisticaL'esecuzione mediante espropriazione presso terzi può riguardare anche crediti futuri, non esigibili, condizionati e finanche eventuali, con il solo limite della loro riconducibilità ad un rapporto giuridico identificato e già esistente; pertanto, anche il credito al pagamento del prezzo del promittente venditore, riveniente da un contratto preliminare, è suscettibile di pignoramento ex art. 543 c.p.c., giacché - per quanto eventuale, dipendendo la sua effettiva maturazione dalla realizzazione del programma negoziale, sia essa spontanea o coattiva, ex art. 2932 c.c. - è specificamente collegato ad un rapporto esistente, e possiede quindi capacità satisfattiva futura, concretamente prospettabile nel momento della assegnazione (Cass. n. 31844/2022, fattispecie nella quale la Corte ha cassato la decisione impugnata che aveva escluso la pignorabilità del credito vantato dal promittente venditore, erroneamente ritenendo necessario il previo passaggio in giudicato della sentenza ex art. 2932 c.c., e poi, rilevata la formazione del giudicato durante il secondo grado, aveva ritenuto preclusa la pronuncia di accertamento del credito perché ciò avrebbe comportato la riforma in appello di una decisione priva di errori). Costituisce un abuso dei mezzi di espropriazione il fatto che il creditore procedente intraprenda un nuovo pignoramento presso terzi pur avendo beneficiato di una ordinanza di assegnazione pari all'ammontare dell'intera somma precettata (Cass. n. 7078/2015). In ipotesi di contratto di conto corrente bancario affidato con saldo negativo, il creditore non può pignorare le singole rimesse che, affluite sul conto del debitore, hanno comportato la mera riduzione dello scoperto, ma eventualmente il solo saldo positivo, atteso che il contratto in questione dà luogo ad un rapporto giuridico unitario, composto da poste attive e passive, che non si risolve a seguito del pignoramento (Cass. n. 6393/2015). Il creditore del condominio che disponga di un titolo esecutivo nei confronti del condominio stesso ha facoltà di procedere all'espropriazione di tutti i beni comuni, ai sensi degli artt. 2740 e 2910 c.c., ivi inclusi i crediti vantati dal medesimo condominio verso i singoli condòmini per i contributi da loro dovuti in base a stati di ripartizione approvati dall'assemblea, e, in tal caso, la relativa esecuzione forzata deve svolgersi nelle forme dell'espropriazione dei crediti presso terzi di cui agli artt. 543 ss. c.p.c. (Cass. n. 12715/2019, fattispecie nella quale la S.C. ha precisato che non veniva in rilievo il principio di parziarietà delle obbligazioni condominiali). Qualora il pignoramento di un diritto di credito incorporato in un titolo di credito intervenga con le forme dell'espropriazione di crediti presso terzi anziché, come impone l'art. 1997 c.c., nelle forme del pignoramento diretto a carico del debitore principale in possesso del titolo, il soggetto pignorato che in forza di esso sia debitore cartolare ha un interesse (derivante dalla congiunta soggezione al non dover disporre della somma oggetto del credito consacrato nel titolo e dal rischio di vedersi chiedere il pagamento da chi del titolo sia in possesso) a dolersi dell'illegittimità delle forme del pignoramento con il mezzo dell'opposizione agli atti e non nell'ambito del giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo (Cass. n. 6536/2016). Nell'ipotesi in cui venga pignorata una cosa per una quota superiore rispetto a quella di cui il debitore esecutato è effettivamente titolare non può essere dichiarata la nullità del pignoramento, che è valido nei limiti della quota di cui l'esecutato è effettivamente titolare (Trib. Napoli III, 11 novembre 2015). Nelle azioni esecutive in danno del Ministero della Giustizia per condanne relative alla durata irragionevole del processo, promosse anteriormente all'entrata in vigore dell'art. 5-quinquies l. 24 marzo 2001, n. 89, sono liberamente pignorabili, nelle forme dell'espropriazione presso terzi, le somme diverse da quelle destinate al pagamento di spese per servizi e forniture aventi finalità giudiziaria o penitenziaria, nonché gli emolumenti di qualsiasi tipo dovuti al personale amministrato dal Ministero (Cass. n. 6078/2015). In tema di espropriazione forzata, il debitore, contro cui è promossa esecuzione mediante pignoramento presso terzi, può, quando il credito che vanta verso il terzo è di molto superiore al debito per cui è sottoposto ad esecuzione nelle forme previste dall'art. 543, a propria volta intimare precetto e procedere al pignoramento nei confronti del rispettivo debitore, atteso che, diversamente, l'avvio di una procedura esecutiva nelle forme del pignoramento presso terzi determinerebbe l'impossibilità per il suddetto debitore - creditore di soddisfare esecutivamente il proprio credito nei confronti del suo debitore principale (Trib. Firenze, F, 2 settembre 2015). 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(dopo il d.l. 12-9-2014, n. 132), in Riv. esec. forzata 2014, n. 4, 741 ss.; Trapuzzano, L’espropriazione presso terzi: dichiarazione e mancata comparizione, in Giustiziacivile.com, 2004, n. 3; Travi, Espropriazione presso terzi, in Nss. D.I., VI, Torino 1960, 955; Vaccarella, L’espropriazione presso terzi, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992; Verde, Pignoramento in generale, Napoli, 1964; Vincre, Brevi osservazioni sulle novità introdotte dalla l. 228/2012 nell’espropriazione presso terzi: la mancata dichiarazione del terzo (art. 548 c.p.c.) e la contestazione della dichiarazione (art. 549 c.p.c.), in Riv. esec. forzata 2013, I, 53. |