Codice di Procedura Civile art. 553 - Assegnazione e vendita di crediti.Assegnazione e vendita di crediti. [I]. Se il terzo si dichiara o è dichiarato debitore [547-549] di somme esigibili immediatamente o in termine non maggiore di novanta giorni, il giudice dell'esecuzione le assegna in pagamento, salvo esazione, ai creditori concorrenti [2928 c.c.]. La notifica dell'ordinanza di assegnazione e' accompagnata da una dichiarazione nella quale il creditore indica al terzo i dati necessari per provvedere al pagamento previsti dall'articolo 169-septies delle disposizioni per l'attuazione del presente codice. L'obbligo di pagamento decorre, per il terzo, dalla notifica dell'ordinanza di assegnazione e della dichiarazione di cui al secondo periodo1. [II]. Se le somme dovute dal terzo sono esigibili in termine maggiore, o si tratta di censi o di rendite perpetue o temporanee [18611 c.c.], e i creditori non ne chiedono d'accordo l'assegnazione, si applicano le regole richiamate nell'articolo precedente per la vendita di cose mobili. [III]. Il valore delle rendite perpetue e dei censi, quando sono assegnati ai creditori, deve essere ragguagliato in ragione di 0,052 euro di capitale per 0,00258 euro di rendita. [IV]. I crediti assegnati cessano di produrre interessi nei confronti del debitore e del terzo se l'ordinanza di assegnazione non e' notificata al terzo entro novanta giorni dalla sua pronuncia o dalla sua comunicazione, unitamente alla dichiarazione di cui al primo comma, secondo periodo. Gli interessi riprendono a decorrere dalla data della notifica dell'ordinanza e della dichiarazione2. [V].L'ordinanza di assegnazione, pronunciata entro il termine previsto dall'articolo 551-bis, primo comma, diventa inefficace se non e' notificata al terzo entro i sei mesi successivi alla scadenza del medesimo termine di cui all'articolo 551-bis, primo comma3. [VI].Fermo quanto previsto dal primo comma, terzo periodo, l'ordinanza di assegnazione e' comunicata dalla cancelleria ai terzi pignorati i cui indirizzi di posta elettronica certificata risultano dai pubblici elenchi o che hanno eletto domicilio digitale speciale ai sensi dell'articolo 3-bis, comma 4-quinquies, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 824.
[1] Comma da ultimo modificato dall'art. 25, comma 1, lett. c), n. 1 d.l. 2 marzo 2024, n. 19, conv., con modif., in l. 29 aprile 2024, n. 56, che ha inserito il secondo e il terzo periodo. Ai sensi del comma 4 dell'art. 25 d.l. n. 19, cit. i crediti gia' assegnati ai sensi dell'articolo 553 del codice di procedura civile alla data di entrata in vigore del presente decreto cessano di produrre interessi se l'ordinanza di assegnazione, che non sia stata antecedentemente notificata, non e' notificata al terzo entro novanta giorni dalla data medesima unitamente alla dichiarazione di cui all'articolo 553, primo comma, secondo periodo, introdotto dal presente decreto. Gli interessi riprendono a decorrere dalla data della notifica dell'ordinanza e della dichiarazione. Precedentemente il presente comma è stato modificato dall'art. 93 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999, che ha sostituito le parole « giudice dell'esecuzione » alla parola « pretore ». [2] Comma aggiunto dall'art. 25, comma 1, lett. c), n. 2 d.l. 2 marzo 2024, n. 19, conv., con modif., in l. 29 aprile 2024, n. 56. V. anche comma 4 art. 25 d.l. n. 19, cit [3] Comma aggiunto dall'art. 25, comma 1, lett. c), n. 2 d.l. 2 marzo 2024, n. 19, conv., con modif., in l. 29 aprile 2024, n. 56. V. anche comma 4 art. 25 d.l. n. 19, cit [4] Comma aggiunto dall'art. 25, comma 1, lett. c), n. 2 d.l. 2 marzo 2024, n. 19, conv., con modif., in l. 29 aprile 2024, n. 56. . V. anche comma 4 art. 25 d.l. n. 19, cit InquadramentoL'assegnazione del credito configura una datio in solutum, con effetto liberatorio condizionato all'effettiva riscossione, ossia pro solvendo (De Stefano, 281). Nello stesso senso in giurisprudenza, v., Cass. n. 7508/2011. L'ordinanza di assegnazione, anche ove definitiva per mancata opposizione, non è idonea ad acquisire valore di cosa giudicata (Cass. n. 22050/2014). L'ordinanza di assegnazione di crediti, attesa la sua natura e funzione, è impugnabile con la opposizione agli atti esecutivi esclusivamente per vizi suoi propri, ovvero degli atti pregressi, ove idonei a propagarsi a essa, mentre non possono dedursi avverso la stessa fatti successivi alla sua pronuncia (Cass. n. 11566/2013). Peraltro, l'ordinanza di assegnazione può essere appellabile laddove assuma il contenuto di una sentenza (Cass. n. 11563/2009). L'ordinanza di assegnazione costituisce titolo esecutivo nei confronti del debitor debitoris (Satta, 1963, 217; Bonsignori, 122; contra De Stefano, 290). Il pagamento del terzo pignorato, debitore del debitore, nell'esecuzione forzata è revocabile nel successivo fallimento del debitore, quando abbia inciso sul patrimonio del fallito, perché eseguito con denaro a questi dovuto, essendo il solvens obbligato verso il debitore assoggettato ad esecuzione forzata e successivamente dichiarato fallito, e valendo il suo pagamento ad estinguere entrambi i debiti, suo e del debitore ancora in bonis (Cass. n. 23652/2012). Assegnazione e vendita di creditiLa disposizione in esame distingue tra i crediti che il terzo ha dichiarato essere esigibili dal debitore entro un termine non superiore a 90 giorni, che vengono assegnati in pagamento, salva esazione, ai creditori e quelli esigibili in un termine più lungo, per i quali è prevista la vendita ai sensi dell'art. 552, se i creditori non ne chiedono concordemente l'assegnazione. L'accordo dei creditori di cui all'art. 553, comma 2, riguarda coloro che siano intervenuti entro la prima udienza di comparizione e che siano muniti di titolo esecutivo (Castoro, 654). Effetti dell'ordinanza di assegnazioneL'assegnazione del credito configura una datio in solutum, con effetto liberatorio condizionato all'effettiva riscossione, ossia pro solvendo (De Stefano, 281). Pertanto, l'ordinanza di assegnazione al creditore del credito spettante verso il terzo al debitore esecutato, opera il trasferimento coattivo ed immediato del credito stesso al creditore pignorante, alla stregua di una datio in solutum: peraltro l'assegnazione del credito, in quanto disposta in pagamento salvo esazione ai sensi dell'art. 553, non opera anche l'immediata estinzione del credito per cui si è proceduto in via esecutiva, la quale è assoggettata alla condizione sospensiva del pagamento che il terzo assegnato esegua al creditore assegnatario, evento con il quale si realizza il duplice effetto estintivo del debito del debitor debitoris nei confronti del debitore esecutato e del debito di quest'ultimo verso il creditore assegnatario (v., tra le molte, Cass. n. 30869/2018; Cass. n. 7508/2011). In sostanza, l'ordinanza di assegnazione al creditore del credito spettante verso il terzo al debitore esecutato, non impugnata con l'opposizione agli atti esecutivi nei termini di cui all'art. 617, pur operando il trasferimento coattivo ed attuale del credito al creditore pignorante, producendo una modificazione soggettiva del rapporto creditorio e la conclusione dell'espropriazione, in quanto disposta in pagamento salvo esazione ai sensi dell'art. 553, cioè pro solvendo, non opera anche l'immediata liberazione del debitore esecutato verso il creditore pignorante, la quale si verifica soltanto con il pagamento che il debitore assegnato esegua al creditore assegnatario, momento nel quale questi realizza il pieno effetto satisfattivo dell'assegnazione che, quindi, integra una datio in solutum condizionata al pagamento integrale (Cass. I, n. 25946/2007). A seguito dell'assegnazione al creditore esecutante della somma di danaro dovuta dal terzo al debitore esecutato, si verifica la sostituzione del creditore esecutante all'originario creditore-debitore-pignorato, sicché, da quel momento, il terzo è tenuto ad adempiere, nei limiti della somma assegnata, nei confronti del creditore esecutante: tale pagamento estingue contemporaneamente il credito dell'assegnatario nei confronti del debitore esecutato e quello del terzo nei confronti del proprio creditore-esecutato (Cass. III, n. 2745/2007). Peraltro, l'ordinanza di assegnazione, anche ove definitiva per mancata opposizione, non è idonea ad acquisire valore di cosa giudicata, in quanto il giudice dell'esecuzione non risolve una controversia nei modi della cognizione, ma il suo accertamento si esaurisce nell'ambito del processo esecutivo (Cass. n. 22050/2014). Regime impugnatorio del provvedimentoL'ordinanza di assegnazione, quale atto conclusivo della procedura espropriativa presso terzi, non soggiace all'opposizione all'esecuzione e può di regola essere impugnata esclusivamente con opposizione agli atti esecutivi, con conseguente inammissibilità del ricorso straordinario per cassazione esperito avverso la stessa (Cass. n. 16525/2012). Peraltro, l'ordinanza di assegnazione può essere appellabile laddove assuma il contenuto di una sentenza(per esempio, qualora abbia definito questioni sulla esistenza del debito insorte a seguito di contestazione sulla dichiarazione resa, e per la cui soluzione le parti non abbiano proposto istanza di istruzione della causa, per il conseguente accertamento dell'obbligo del terzo in via incidentale (Cass. n. 11563/2009). L'ordinanza di assegnazione di crediti, costituendo l'atto conclusivo dell'esecuzione forzata per espropriazione di crediti e configurandosi, quindi, essa stessa come atto esecutivo, deve essere impugnata con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi quando si tratta di far valere vizi che si riferiscono ai singoli atti esecutivi o ad essa stessa, mentre può essere impugnata con l'appello, quando la sua pronuncia abbia assunto natura decisoria, per aver inciso sulle posizioni sostanziali del creditore o del debitore (cfr., ex plurimis, Cass. n. 12690/2022; Cass. n. 5489/2019). Il suddetto provvedimento non è invece mai soggetto al ricorso per cassazione ex art. 111 Cost., che, se proposto, deve essere dichiarato inammissibile (Cass. III, n. 14754/2007). La S.C. ha precisato che che, a seguito della pronuncia di un'ordinanza di assegnazione exart. 553, che non sia stata autonomamente, persiste in capo all'esecutato l'interesse alla decisione sul merito dell'opposizione all'esecuzione precedentemente proposta, dal momento che, non venendo in questione esigenze di tutela della posizione di terzi estranei alla procedura, l'esito favorevole dell'opposizione determinerebbe l'invalidazione di tutti gli atti esecutivi precedentemente compiuti (Cass. n. 4528/2019). Di regola, l'ordinanza di assegnazione di crediti, attesa la sua natura e funzione, è impugnabile con la opposizione agli atti esecutivi esclusivamente per vizi suoi propri, ovvero degli atti pregressi, ove idonei a propagarsi a essa, mentre non possono dedursi avverso la stessa fatti successivi alla sua pronuncia, che siano in grado di inficiare il credito in essa riconosciuto vanno fatti valere esclusivamente con l'opposizione avverso quella specifica esecuzione che fosse intentata dall'assegnatario in forza della medesima ordinanza, essa stessa costituente titolo esecutivo (Cass. n. 11566/2013). Mediante opposizione agli atti esecutivi deve ad esempio farsi valere la contestazione in ordine all'erroneità della qualificazione come positiva della dichiarazione del terzo (Cass. n. 3712/2016, in Giustiziacivile.com, 6 settembre 2016, con nota di Lauropoli). Vizio proprio dell'ordinanza di assegnazione è, ad esempio, quello mediante il quale si contesta che la somma non è stata correttamente determinata (Cass. III, n. 11360/2006). Quanto al dies a quo ai fini del decorso del termine di venti giorni per proporre opposizione agli atti esecutivi, è stato chiarito che il termine per proporre opposizione agli atti esecutivi avverso l'ordinanza di assegnazione pronunciata fuori udienza decorre, per il debitore esecutata, dal momento in cui questi ne abbia conoscenza, legale o di fatto, e non già dalla data del deposito in cancelleria di detta ordinanza (Cass. III, n. 89/2021; Cass. n. 27533/2014; nel senso che il termine decorre dalla comunicazione del provvedimento e non dalla successiva notifica dell'atto di precetto fondato sulla stessa v. Cass. n. 25110/2015). Pertanto, l'opposizione agli atti esecutivi del terzo pignorato avverso l'ordinanza di assegnazione ex art. 553, quale atto conclusivo del relativo procedimento, va proposta ai sensi dell'art. 617, comma 2, con ricorso al giudice dell'esecuzione e va notificato al difensore della parte opposta, costituito nella fase esecutiva, nel termine perentorio di venti giorni, decorrenti dalla pronuncia dell'ordinanza in udienza alla presenza del terzo pignorato, ovvero dal momento in cui il terzo ne abbia avuto legale conoscenza (Cass. III, n. 21081/2015). Tuttavia, è al contempo pacifico che l'ordinanza di assegnazione del credito pignorato, emanata a seguito della positiva dichiarazione del terzo, rappresenta, per la sua natura liquidativa e satisfattiva, l'atto finale e conclusivo del procedimento di espropriazione verso terzi, che determina il trasferimento coattivo del credito pignorato dal debitore esecutato al creditore del medesimo, e il momento finale e l'atto giurisdizionale conclusivo del processo di espropriazione presso terzi e che a tal fine non rileva il disposto dell'art. 2928 c.c., secondo il quale il diritto dell'assegnatario verso il debitore si estingue solo con la riscossione del credito assegnato, atteso che tale previsione non ha l'effetto di perpetuare la procedura esecutiva, la cui funzione è già stata assolta mediante l'assegnazione, ma ha solo effetti di diritto sostanziale, a maggior tutela del creditore, consentendogli, in caso di mancata riscossione, di intraprendere un nuovo procedimento esecutivo in base al medesimo titolo (Cass. III, n. 11660/2016; Cass. III, n. 26036/2005). È stato altresì precisato che, ove si tratti di espropriazione di un credito per il quale non è prevista la citazione del terzo a comparire per rendere la dichiarazione di cui all'art. 547, bensì la comunicazione a mezzo raccomandata da parte del medesimo al creditore circa l'esistenza del credito, il termine per proporre opposizione agli atti esecutivi avverso l'ordinanza di assegnazione di cui all'art. 553 decorre, per il terzo, dal momento in cui questi ne abbia legale conoscenza tramite comunicazione da parte del creditore o con altro strumento idoneo, e non dalla data di emissione del provvedimento stesso, non potendo trovare applicazione la previsione dell'art. 176, comma 2 (Cass. n. 11642/2014). L'ordinanza in esame è considerata un provvedimento che, producendo effetti immediati, è insuscettibile di revoca o modificaexart. 487 da parte del giudice dell'esecuzione (Cass. n. 1568/1997), salva l'istanza per la correzione di errori materiali o di calcolo. Efficacia esecutiva dell'ordinanza nei confronti del terzoL'ordinanza di assegnazione costituisce titolo esecutivo nei confronti del debitor debitoris (Satta, 1963, 217; Bonsignori, 122; contra De Stefano, 290). Quest'impostazione è assolutamente dominante anche in giurisprudenza. Tuttavia, è stato al contempo precisato che l'ordinanza acquista efficacia esecutiva soltanto dal momento in cui sia portata a conoscenza del terzo assegnatario o dal momento successivo a tale conoscenza che sia specificamente indicato nell'ordinanza di assegnazione (Cass. n. 9390/2016). L'ordinanza di assegnazione costituisce, analogamente, titolo per l'ottemperanza nei confronti della Pubblica Amministrazione (cfr. T.A.R. Palermo III, 5 aprile 2016, n. 861, in dejure.giuffre.it). L'ordinanza in questione, anche se non idonea al giudicato (v. anche Cass. L, n. 22050/2014), costituisce titolo esecutivo di formazione giudiziale che, munito di formula esecutiva, può essere a sua volta portato in esecuzione dal creditore assegnatario nei confronti del terzo pignorato, sicché legittimamente quest'ultimo si avvale dell'opposizione all'esecuzione ove intenda opporre al creditore assegnatario fatti estintivi o impeditivi della sua pretesa sopravvenuti alla pronuncia del titolo esecutivo ovvero per contestare la pretesa azionata con il precetto (Cass. n. 11493/2015). L'efficacia esecutiva dell'ordinanza si estende alle spese conseguenti e necessarie per la sua attuazione (Cass. III, n. 19363/2007). Peraltro, se nell'ordinanza viene fissato un termine, decorrente dalla notifica, per effettuare il pagamento, il terzo che adempia entro la scadenza non può essere tenuto a sopportare le spese del precetto, ove intimate, perchè superflue ed in quanto il credito, se ancora sussistente, non era eseguibile al momento del precetto (Cass. n. 13112/2017). Sulla questione è stato inoltre più di recente evidenziato che laddove il terzo debitore intimato provveda all'integrale pagamento di tutte le somme dovute in un termine ragionevole, anche eventualmente superiore a quello di dieci giorni previsto dall'articolo 480 , da accertarsi in concreto in base a tutte le circostanze rilevanti nella singola fattispecie, dovrà ritenersi inapplicabile l'articolo 95, e le spese di precetto e funzionali all'intimazione resteranno a carico del creditore intimante. La stessa pronuncia ha precisato che qualora, invece, il pagamento avvenga in n termine ragionevole, ma non sia integrale, le spese di precetto e di esecuzione saranno ripetibili dal creditore nei limiti di quanto necessario per il recupero delle sole somme effettivamente non pagate con tempestività dal debitore (Cass. III, n. 41907/2021). Sotto un distinto profilo, la Corte di legittimità ha evidenziato che il costo di registrazione dell'ordinanza di assegnazione, in mancanza di espresso addebito all’esecutato, qualora, per l'incapienza del credito assegnato, non possa essere effettivamente recuperato, in tutto o in parte, nei confronti del terzo, fa capo per la differenza al debitore originario, tenuto a rifondere il creditore di tutte le spese occorrenti per l'espropriazione forzata (Cass. n. 16027/2024; Cass. n. 7231/2022). L'ordinanza di assegnazione emessa ai sensi dell'art. 553, e non opposta, non è idonea ad acquisire valore di cosa giudicata, in quanto il giudice dell'esecuzione non risolve una controversia nei modi della cognizione, ma il suo accertamento si esaurisce nell'ambito del processo esecutivo: tuttavia, una nuova assegnazione per il medesimo titolo è preclusa dall'estinzione del credito conseguente alla riscossione delle somme, nell'assenza di impugnazione della ordinanza di assegnazione. Ne consegue che il creditore, che intenda adire nuovamente il giudice dell'esecuzione per la liquidazione di un eventuale credito residuale, ha l'onere di dimostrare l'incapienza della somma pignorata rispetto a quella assegnata e la mancata estinzione del credito (Cass. L, n. 11404/2009). Peraltro, come precisato in sede applicativa, l'efficacia esecutiva, nei confronti del debitor debitoris, dell'ordinanza di assegnazione di un credito a seguito di pignoramento presso terzi, è subordinata alla esigibilità in concreto del credito indicato nel relativo titolo (Trib. Arezzo, 20 marzo 2008). L'ordinanza pronunciata ai sensi della norma in esame non può invece costituire titolo esecutivo nei confronti del debitore, né contenere una condanna dello stesso per l'ipotesi di in capienza del residuo credito rimasto insoddisfatto (Cass. n. 30457/2011). Efficacia dell’ordinanza e decorrenza degli interessi Secondo l'orientamento pacifico sino ad oggi nella giurisprudenza di legittimità le e somme oggetto di assegnazione in favore del creditore procedente all'esito del procedimento di espropriazione presso terzi, laddove riferibili a crediti già scaduti, tanto con riguardo all'importo assegnato a titolo di capitale, quanto con riguardo a quello assegnato per le spese di precetto ed esecuzione contestualmente liquidate dal giudice dell'esecuzione, costituiscono crediti liquidi ed esigibili di somme di denaro ai sensi dell'art. 1282 c.c., e come tali (in mancanza di diversa specificazione nel titolo) producono di regola interessi di pieno diritto dalla data dell'ordinanza di assegnazione, anche a prescindere da una espressa previsione in tal senso nel titolo e dalla comunicazione o notificazione della stessa ordinanza al terzo e dalla sussistenza di una mora di quest'ultimo (Cass. n. 9173/2018). Invero, il principio secondo cui i crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro consacrati in un titolo esecutivo producono interessi di pieno diritto (salvo che sia diversamente specificato nel titolo stesso), a prescindere dalla mora, per cui non è necessario che il giudice pronunci un'apposita condanna al loro pagamento, e ciò anche con riguardo alle spese di giudizio eventualmente liquidate nel titolo stesso, è consolidato nella giurisprudenza della Corte, in generale, con riguardo ai provvedimenti di condanna (cfr., ad esempio, Cass. n. 11571/1998; Cass. n. 7371/2003). Nell'ultimo precedente richiamato, la S.C. ha ritenuto tale assunto a fortiori applicabile all'ipotesi in cui il titolo esecutivo sia costituito da una ordinanza di assegnazione di crediti pignorati, laddove si consideri che quest'ultima è un provvedimento che per sua natura di regola non presuppone uno specifico accertamento giudiziale da parte del giudice (ma solo la presa d'atto della dichiarazione dell'esistenza dell'obbligazione e, oggi, addirittura della semplice mancata contestazione di essa, da parte del terzo pignorato), né contiene una vera e propria espressa statuizione di condanna al pagamento, limitandosi a disporre il trasferimento della titolarità di un credito, il quale resta quindi immutato nei suoi caratteri ed accessori, ivi inclusa, ovviamente, la sua naturale (in quanto prevista dalla legge) attitudine a produrre interessi (Cass. n. 9173/2018). Inoltre, è stato precisato che poiché a seguito dell'assegnazione al creditore procedente della somma di danaro dovuta dal terzo al debitore esecutato, si verifica la sostituzione del primo all'originario creditore/debitore pignorato, da quel momento, il terzo è tenuto ad adempiere, nei limiti della somma assegnata, al creditore procedente, in caso di ritardo nel pagamento, gli interessi saranno dovuti al tasso legale (e non a quello, in ipotesi superiore, eventualmente pattuito con l'originario creditore), salvo l'ulteriore risarcimento a norma dell'art. 1224, comma 2, c.c., ove il creditore procedente dimostri di aver subito un danno ulteriore (Cass. n. 6957/2019). Tuttavia, il d.l. n. 19 del 2024, conv., con modif., in l. 29 aprile 2024, n. 56 ha poi stabilito che, affinché decorra l'obbligo di pagamento del terzo pignorato a seguito dell'ordinanza di assegnazione, la notifica dell'ordinanza di assegnazione deve essere accompagnata da una dichiarazione nella quale il creditore indica al terzo i dati necessari per provvedere al pagamento previsti dall'articolo 169-septies delle disposizioni per l'attuazione del presente codice. Inoltre, viene puntualizzato dall'art. 553 c.p.c., come modificato dal predetto d.l. n. 19 del 2024, che i crediti assegnati cessano di produrre interessi nei confronti del debitore e del terzo se l'ordinanza di assegnazione non è notificata al terzo entro novanta giorni dalla sua pronuncia o dalla sua comunicazione, unitamente alla dichiarazione di cui al primo comma, secondo periodo. Gli interessi, specifica la norma in commento come modificata, riprendono poi a decorrere dalla data della notifica dell'ordinanza e della dichiarazione. Fallimento del debitore successivo all'assegnazioneÈ ormai consolidato, nella stessa giurisprudenza di legittimità, l'orientamento secondo cui il pagamento del terzo pignorato, debitore del debitore, nell'esecuzione forzata è revocabile nel successivo fallimento del debitore, quando abbia inciso sul patrimonio del fallito, perché eseguito con denaro a questi dovuto, essendo il solvens obbligato verso il debitore assoggettato ad esecuzione forzata e successivamente dichiarato fallito, e valendo il suo pagamento ad estinguere entrambi i debiti, suo e del debitore ancora in bonis (Cass. n. 23652/2012). Sulla scorta di tale principio, è assolutamente prevalente, anche in sede applicativa, la tesi per la quale in caso di fallimento del debitore già assoggettato ad espropriazione presso terzi, il pagamento eseguito dal terzo debitore in favore del creditore che abbia ottenuto l'assegnazione del credito pignorato a norma dell'art. 553 è inefficace, ai sensi dell'art. 44 r.d. n. 267/1942 (l. fall.), se intervenuto successivamente alla dichiarazione di fallimento, non assumendo alcun rilievo, a tal fine, la circostanza che l'assegnazione sia stata disposta in data anteriore, atteso che l'assegnazione non determina l'immediata estinzione del debito dell'insolvente, in quanto, avendo essa luogo «salvo esazione», l'effetto satisfattivo per il creditore procedente è rimesso alla successiva riscossione del credito assegnato, con la conseguenza che è al pagamento eseguito dopo la dichiarazione di fallimento del debitore che deve essere ricollegata l'efficacia estintiva idonea a giustificare la sanzione dell'inefficacia (Trib. S. Maria Capua Vetere 26 marzo 2013, in Banca borsa tit. cred., 2014, n. 6, 711, con nota di Plasmati; Trib. Roma fall., 20 marzo 2013, n. 6053 e Trib. Milano II, 9 maggio 2012, n. 5346). Alla dichiarazione di inefficacia consegue la condanna alla restituzione delle somme ricevute in virtù dell' ordinanza di assegnazione, al fine di reintegrare la garanzia patrimoniale del debitore fallito; i soggetti tenuti alla restituzione vanno individuati nei creditori assegnatari, i quali, avendo ricevuto il pagamento oggetto della dichiarazione di inefficacia, sono tenuti alla reintegrazione del patrimonio del fallito in ossequio al principio della par condicio creditorum (Trib. S. Maria Capua Vetere I, 19 marzo 2013; Trib. Bari, 10 gennaio 2008, in Riv. dott. comm., 2008, n. 4, 749, con nota di Arcuri). Da ultimo è stato chiarito che il termine di prescrizione della relativa azione decorre dalla data del pagamento, e non dal passaggio in giudicato della sentenza che, su domanda del curatore, pronunci l'inefficacia ex art. 44 l.fall. del pagamento stesso, avendo quest'ultima natura meramente dichiarativa (Cass. I, n. 621/2022). Analogamente, nella recente giurisprudenza di legittimità si è osservato che in caso di fallimento del debitore già assoggettato ad espropriazione presso terzi, l'azione con la quale il curatore fa valere l'inefficacia, ai sensi dell'art. 44 l.fall., del pagamento eseguito dal debitor debitoris al creditore assegnatario, ha ad oggetto un atto estintivo di un debito del fallito, a lui riferibile in quanto effettuato con il suo denaro e in sua vece, sicché va esercitata nei soli confronti dell'accipiens, ossia di colui che ha effettivamente beneficiato dell'atto solutorio (Cass. n. 14779/2016). 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