Codice di Procedura Civile art. 584 - Offerte dopo l'incanto (1).

Rosaria Giordano

Offerte dopo l'incanto (1).

[I]. Avvenuto l'incanto, possono ancora essere fatte offerte di acquisto entro il termine perentorio di dieci giorni, ma esse non sono efficaci se il prezzo offerto non supera di un quinto quello raggiunto nell'incanto [581 2].

[II]. Le offerte di cui al primo comma si fanno mediante deposito in cancelleria nelle forme di cui all'articolo 571, prestando cauzione per una somma pari al doppio della cauzione versata ai sensi dell'articolo 580.

[III]. Il giudice, verificata la regolarità delle offerte, indìce la gara, della quale il cancelliere dà pubblico avviso a norma dell'articolo 570 e comunicazione all'aggiudicatario, fissando il termine perentorio entro il quale possono essere fatte ulteriori offerte a norma del secondo comma.

[IV]. Alla gara possono partecipare, oltre gli offerenti in aumento di cui ai commi precedenti e l'aggiudicatario, anche gli offerenti al precedente incanto che, entro il termine fissato dal giudice, abbiano integrato la cauzione nella misura di cui al secondo comma.

[V]. Se nessuno degli offerenti in aumento partecipa alla gara indetta a norma del terzo comma, l'aggiudicazione diventa definitiva, ed il giudice pronuncia a carico degli offerenti di cui al primo comma, salvo che ricorra un documentato e giustificato motivo, la perdita della cauzione, il cui importo è trattenuto come rinveniente a tutti gli effetti dall'esecuzione.

(1) Articolo così sostituito, in sede di conversione, dall'art. 2 3 lett. e) n. 31 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, come modificato dall'art. 1 3 lett. q) l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dalla data indicata sub art. 476. Per la disciplina transitoria v. art. 2 3-sexies d.l. n. 35, cit., sub art. 476. Il testo recitava: «[I]. Avvenuto l'incanto, possono ancora essere fatte offerte di acquisto entro il termine di dieci giorni, ma non sono efficaci se il prezzo offerto non supera di un sesto quello raggiunto nell'incanto. [II]. Tali offerte si fanno a norma dell'articolo 571 e, prima di procedere alla gara di cui all'articolo 573, il cancelliere dà pubblico avviso dell'offerta più alta a norma dell'articolo 570».

Inquadramento

Nella vendita con incanto l'aggiudicazione è sempre provvisoria, potendo nel termine perentorio di dieci giorni essere presentate offerte in aumento almeno di un quinto.

L'offerta in aumento deve essere corredata dal deposito di una cauzione, in misura doppia a quella prevista dall'art. 580, da commisurarsi al nuovo prezzo offerto (Cass. n. 335/2013), nonché dall'importo delle prevedibili spese di vendita (Cass. n. 8328/2011).

Poiché a seguito dell'offerta si determina una nuova fase del procedimento retta da regole proprie anche sotto il profilo della legittimazione alla presentazione delle offerte, la stessa compete sia a coloro i quali non abbiano partecipato al precedente incanto sia a quelli che, avendo partecipato allo stesso non abbiano rilanciato dopo l'offerente provvisorio.

Se l'aggiudicatario a seguito della gara cui dà luogo l'aumento di quinto si rende inadempiente trova applicazione l'art. 587 senza alcuna reviviscenza della precedente aggiudicazione (Cass. n. 15435/2011).

Laddove nessuno degli offerenti in aumento partecipi senza giustificato motivo alla gara, sarà pronunciata a carico degli stessi la perdita della cauzione.

Presentazione dell'offerta in aumento

Nella vendita con incanto, l'aggiudicazione è sempre provvisoria in quanto entro il termine perentorio di dieci giorni possono essere formulate offerte in aumento che saranno efficaci se superiori di almeno un quinto rispetto al prezzo di aggiudicazione.

La l. n. 80/2005 ha introdotto una prima importante novità rispetto alla precedente disciplina, consistente  nell'aver elevato l'importo minimo quale condizione di efficacia della nuova offerta in aumento, dal momento che questo dev'essere ora pari al prezzo di aggiudicazione aumentato di un quinto, laddove in passato era necessario e sufficiente il limite più basso di un sesto (cfr. Colandrea § 2).

 La seconda novità consiste nella espressa previsione del carattere perentorio del termine per la presentazione dell'offerta in aumento. In precedenza, l'interpretazione minoritaria della giurisprudenza interpretava il termine di dieci giorni per la presentazione delle offerte come ordinatorio (Cass., n. 4470/1993; Cass., n. 2971/1975), con la conseguenza che si riteneva fosse suscettibile di essere prorogato, sia esplicitamente che implicitamente, prima che l'incanto fosse avvenuto.

Di contrario avviso si era mostrata, però, la giurisprudenza prevalente (ad esempio, Cass., n. 15705/2003) secondo cui il suddetto termine era perentorio e, pertanto, non prorogabile da parte del giudice, giurisprudenza infine suffragata dalle stesse Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 262/2010).

L’aumento di quinto può essere considerato come condizione sospensiva dell’aggiudicazione definitiva (Andrioli III, 268) ovvero come condizione risolutiva dell’aggiudicazione provvisoria (Carnelutti II, 649).

L’istituto ha la propria origine nella in diem addictio, procedimento adottato nelle vendite con incanto sin dall’esperienza giuridica romana e volto a sventare il gioco al ribasso nella formazione del prezzo determinato con l’incanto (Cerino Canova, 204 ss.).

Il termine per la presentazione dell’offerta in aumento di quinto ha natura processuale ed è pertanto assoggettato, non ricorrendo il requisito dell’urgenza, alla sospensione feriale dei termini (Cass. n. 14979/2006).

L’offerta è irrevocabile. Invero, si è evidenziato che la stessa non può essere formulata con espressa clausola di revocabilità, sebbene non sia prevista un'esplicita sanzione di nullità al riguardo, in quanto l'irrevocabilità è un requisito indispensabile per il raggiungimento dello scopo dell'atto, consistente nella possibilità di procedere all'aggiudicazione a un prezzo superiore a quello offerto dall'aggiudicatario provvisorio e, dunque, più vicino a quello realizzabile in una libera contrattazione. In sostanza, l'indicata clausola, non costituendo una parte dell'offerta indipendente dalle altre, ma attenendo all'essenza stessa di essa, non consente l'applicazione del principio di conservazione dell'atto parzialmente nullo (attuato in campo processuale dall'art. 159, comma 2) e determina la nullità dell'offerta (e non solo di detta clausola: Cass. n. 10971/1996).

La fase di rincaro che segue alla presentazione dell'offerta in aumento è retta dall'ordinanza di vendita ex art. 576 (Cass. III, n. 14842/2007).

Il termine perentorio per la presentazione dell'offerta in aumento non è riaperto a seguito dell'intervenuta correzione di un errore materiale dell'ordinanza di aggiudicazione provvisoria (Cass. III, n. 11320/2009).

La norma, nell'attuale formulazione, prevede che l'offerta in aumento debba essere corredata del deposito di una cauzione doppia rispetto a quella stabilita dall'art. 580 per la partecipazione all'incanto. Tale ultima previsione evidenzia che l'offerta in aumento costituisce una fattispecie complessa in quanto necessita tanto della dichiarazione di offerta, quanto del deposito della cauzione (Colandrea, § 2).

La cauzione deve essere percentualmente commisurata al prezzo proposto dall'offerente, e non a quello di aggiudicazione provvisoria scaturito dal primo incanto (Cass. n. 335/2013).

Già anteriormente alla modifica di cui alla l. n. 80/2005, si era ritenuto che la prestazione della cauzione in misura inferiore a quella legale comportasse l'inefficacia dell'offerta stessa, anche in ragione del fatto che questa non è suscettibile di essere integrata una volta scaduto il termine perentorio di legge (Cass. n. 3470/1999).

Al contempo vanno considerate inammissibili le offerte non accompagnate dalla cauzione (Colandrea, § 2).

In giurisprudenza è stato inoltre precisato, sia con riferimento all'assetto anteriore alla riforma di cui alla l. n. 80/2005 (Cass. n. 8328/2011), che a quello attuale, che l'offerta in aumento deve essere accompagnata, oltre che dalla cauzione in misura non inferiore al decimo del prezzo offerto, altresì, a pena di inefficacia, dal deposito dell'ammontare approssimativo delle spese di vendita, come imposto dall'art. 580 poiché dal sistema normativo si rileva che non sono consentite successive integrazioni dell'offerta e che i provvedimenti successivi alla sua formulazione sono soltanto l'indizione della gara sull'offerta più elevata e la relativa pubblicità (Cass. III, n. 7233/2006; Trib. Bari II, 19 ottobre 2009, n. 3108, in giurisprudenzabarese.it).

L'offerta di acquisto con aumento del sesto (ora di quinto) dopo l'incanto non determina da sola la caducazione dell'aggiudicazione provvisoria di cui all'art. 581, comma 3, poiché è solo con l'apertura della gara disposta dal giudice dell'esecuzione che assume giuridico significato l'offerta stessa, in modo che eventuali interessati possano rilanciare su di essa, nella prospettiva del miglioramento del prezzo precedente ed in sintonia con la finalità dell'espropriazione forzata, preordinata a ricavare dalla vendita il massimo risultato possibile, sia per il debitore, che si libera della maggiore consistenza del debito, sia nell'interesse dei creditori, che sono più largamente soddisfatti. Ne consegue che è opponibile ai sensi dell'art. 617 l'ordinanza di aggiudicazione emessa in favore dell'offerente e divenuta definitiva nel caso in cui la gara, già fissata dal giudice dell'esecuzione, non sia stata aperta (Cass. III, n. 10693/2003).

Sotto altro profilo, è consolidato in sede di legittimità l'orientamento per il quale è inammissibile il ricorso in cassazione ai sensi dell' art. 111 Cost. avverso il provvedimento con il quale nel corso dell'esecuzione immobiliare il giudice dell'esecuzione dichiara l'inefficacia della offerta di aumento di sesto, oggi di quinto, formulata ai sensi dell'art. 584, perché detta ordinanza, che è un atto di esecuzione, può essere impugnata ai sensi dell'art. 617  con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 5686/2006).

Legittimazione

La disposizione in esame, come modificata dalla l. n. 80/2005, prevede che hanno diritto a partecipare alla gara che segue alla presentazione dell'offerta in aumento di quinto sia coloro i quali abbiano, entro dieci giorni dall'incanto, presentato detta offerta in aumento, sia quanti hanno presentato tale offerta nel termine perentorio indicato dal giudice al comma 3, nonché l'aggiudicatario provvisorio e coloro i quali abbiano presentato offerte all'incanto, ove abbiano integrato la cauzione.

La S.C., anche con riferimento alla formulazione della norma dopo le modifiche di cui alla l. n. 80/2005, ha ribadito il principio già affermato dalle Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 8187/1993), contrario alla pregressa impostazione della stessa giurisprudenza di legittimità, in omaggio al quale la fase del rincaro, conseguente alla formulazione di offerte con «aumento del quinto» rappresenta non già il proseguimento del precedente (e concluso) incanto, bensì un'ulteriore fase del procedimento, retta da regole proprie e da un diverso sistema di aggiudicazione, in cui deve nuovamente effettuarsi la verifica della legittimazione a partecipare alla gara, alla quale possono ammettersi anche i soggetti che, intervenuti all'incanto, non avevano superato il prezzo di aggiudicazione provvisoria, non potendosi desumere dal mancato rilancio in quella fase l'intenzione di non superare l'offerta di detto prezzo, né potendosi precludere una loro nuova e libera valutazione del proprio interesse, ingiustificatamente menomandosi, altrimenti, la paritaria e comune libertà di contrattazione. La Corte ha precisato che, pertanto, a maggior ragione, non possono essere esclusi dalla gara coloro che non abbiano partecipato al primo incanto per questo solo fatto, senza con ciò ledere gli interessi del debitore e dei suoi creditori nel processo di esecuzione, atteso che la nuova formulazione dell'articolo in esame non ha apportato alcuna modifica in ordine alla legittimazione alla partecipazione all'incanto, ribadendo la pubblicizzazione con le modalità di cui all'art. 570 e, quindi, rivolta a tutti i possibili interessati (Cass. n. 15435/2011; Cass. n. 19948/2005).

In dottrina la questione della legittimazione è invece oggetto di ampie discussioni anche dopo la riforma.

Secondo una prima tesi, che appare prevalente, infatti, possono partecipare alla gara anche soggetti che, estranei al precedente incanto, abbiano formulato offerte in aumento nel secondo termine perentorio fissato dal giudice dell'esecuzione ai sensi della disposizione in esame (v., tra gli altri, Miccolis 367). In sostanza, la legittimazione spetterebbe, in accordo con detto orientamento, a chiunque eccettuato il debitore, in linea con la ratio della riforma del 2005, che è quella di conseguire il massimo realizzo possibile della vendita ed idonea, altresì, ad attribuire un qualche significato alla pubblicità prevista dall'art. 584, comma 2,  nelle forme di cui all'art. 570 (Colandrea, § 3).

In accordo con un'impostazione più restrittiva invece la presentazione dell'offerta in aumento di quinto non apre la gara anche tra coloro i quali, rimasti estranei all'incanto, abbiano solo a seguito di detta offerta, presentato a propria volta un'offerta più alta (Finocchiaro, 78).

L'offerta in aumento di quinto può anche essere effettuata per mezzo di mandatario munito di procura speciale in quanto il richiamo agli artt. 571 e 573 contenuto nell'art. 584 non comporta l'integrale applicabilità, nella fase del rincaro, sia delle dette norme richiamate — dovendo in particolare il richiamo all'art. 571 considerarsi limitato alle modalità di presentazione delle offerte sia a fortiori della (intera) disciplina della vendita senza incanto, essendovi una logica progressione dalla vendita senza incanto a quella con incanto che legittima il passaggio dalla prima alla seconda ma non anche viceversa, nè trovando fondamento che l'aggiudicatario provvisorio, pur avendo partecipato alla vendita con incanto a mezzo di mandatario munito di mandato speciale, non possa partecipare alla gara in aumento di sesto personalmente o a mezzo di procuratore legale, atteso che una volta assicurato (attraverso l'offerta in aumento) l'esito dell'incanto corrisponde all'interesse della procedura di espropriazione la facilitazione alla partecipazione alla gara (Cass. III, n. 578/2005).

In forza del rinvio operato dalla norma in esame all'art. 571, a sua volta integrato dall'art. 174 disp. att., costituiscono formalità necessarie per le offerte di acquisto in aumento del sesto (ora di quinto), previste dall'art. 584 nella vendita con incanto, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio nel comune nel quale ha sede il tribunale della procedura esecutiva, specificamente previste dall'art. 174 disp. att. per le offerte di acquisto di beni nella vendita senza incanto di cui all'artt. 571, e dalla cui inosservanza consegue la comunicazione degli atti presso la cancelleria dello stesso ufficio giudiziario (Cass. n. 4304/1999).

L'offerta in aumento di quinto può inoltre essere effettuata per persona da nominare.

È stato chiarito che, nell'ambito delle società in nome collettivo, le limitazioni, derivanti dall'atto costitutivo, del potere di rappresentanza del singolo socio amministratore, costituendo una deroga al principio generale, dettato dall'art. 2266 c.c., per il quale detta rappresentanza spetta disgiuntamente a ciascuno di essi per tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale, sono di stretta interpretazione e, come tali, non estensibili a tutte quelle attività che, sebbene finalizzate alla conclusione di atti richiedenti, per previsione dell'atto costitutivo, la partecipazione congiunta dei soci amministratori, abbiano una loro giuridica autonomia; ne consegue, pertanto, che ove l'atto costitutivo della società richieda la firma congiunta dei soci amministratori per gli atti di acquisto, detta previsione non preclude la legittimazione del singolo socio amministratore a presentare, nell'ambito del procedimento di espropriazione immobiliare, l'offerta dopo l'incanto di aumento del sesto ex art. 584, atteso che detta offerta, sebbene avente carattere di irrevocabilità, non determina un automatico trasferimento del bene in favore della società offerente, ma costituisce soltanto un atto, ad esso prodromico, inserito nel procedimento esecutivo come presupposto dei provvedimenti del giudice di assegnazione e di trasferimento del bene medesimo (Cass. I, n. 13146/2002).

La S.C. ha invece recentemente chiarito che, in tema di espropriazione immobiliare, la gara contemplata dall'art. 584 c.p.c. (nel testo vigente ratione temporis) per il caso in cui, dopo l'incanto, vi sia offerta di "aumento del sesto", è soggetta alle modalità fissate dagli artt. 571 e 573 c.p.c. per la vendita senza incanto, sicché la partecipazione alla gara stessa deve avvenire di persona ovvero a mezzo di procuratore legale, come previsto dal comma 1 del citato art. 571 c.p.c. a pena di invalidità, non potendosi ritenere consentita la partecipazione tramite mandatario munito di procura speciale, la quale è autorizzata dall'art. 579 c.p.c., in via d'eccezione alle comuni regole processuali, solo per la diversa ipotesi della vendita con incanto (Cass. II, n. 40633/2021).

Inadempimento dell'aggiudicatario nella gara successiva all'offerta in aumento

Nell'ipotesi di inadempimento dell'aggiudicatario nell'ambito della gara cui dà luogo la presentazione di un'offerta in aumento di quinto trova applicazione l'art. 587.

Invero, sotto un primo profilo, la S.C. ha chiarito che l'aggiudicazione disposta ai sensi della disposizione in esame pone gli stessi obblighi di pagamento che a mente dell'art. 58 gravano sul soggetto dichiarato aggiudicatario provvisorio e incombono, per l'effetto, a carico dell'offerente inadempiente, gli stessi oneri derivanti dall'art. 587, di talché la successiva vendita del bene sarà disposta in danno dell'aggiudicatario inadempiente (Cass. n. 3405/2012). Invero, l'inadempimento dell'aggiudicatario nella gara successiva alla formulazione dell'offerta in aumento di quinto comporta ex art. 587 la decadenza dell'aggiudicazione e la disposizione di un nuovo incanto, senza che possa rivivere la precedente aggiudicazione provvisoria (Cass. n. 790/2013).

Quest’ultimo orientamento, peraltro, deve intendersi superato per le ipotesi nelle quali trova applicazione la norma in esame, come riformulata dalla l. n. 80/2005.

La l. n. 80/2005, ha infatti modificato il comma 5 dell'art. 584, che prevede la definitività dell'aggiudicazione provvisoria in caso di diserzione della gara e a carico degli offerenti in aumento il giudice pronuncia la perdita della cauzione, salvo che ricorra un documentato e giustificato motivo. Il legislatore ha così stabilito che l'effetto caducatorio dell'aggiudicazione provvisoria si verifica solo in caso di concreta partecipazione alla gara. Nel caso in cui, invece, nessuno degli offerenti in aumento partecipi alla gara, sarà l'aggiudicatario provvisorio ad aggiudicarsi definitivamente il bene, essendo in tal caso la gara in aumento tamquam non esset (Colandrea, § 5).

Conseguenze della mancata partecipazione alla gara dell'offerente in aumento

L'ultimo comma della disposizione, introdotto dalla riforma di cui alla l. n. 80/2005 onde ridurre il rischio di offerte in aumento di carattere esclusivamente dilatorio, prevede che laddove nessuno degli offerenti in aumento di quinto partecipi alla gara, a carico degli stessi, salva la ricorrenza di un giustificato motivo, sarà disposta la perdita della cauzione.

Casistica

L'ordinanza con la quale il giudice dell'esecuzione, nel corso di un processo di esecuzione forzata immobiliare, revoca un suo precedente provvedimento con cui aveva dichiarato la nullità dell'incanto e revocato l'aggiudicazione provvisoria del bene, produce l'effetto di ripristinare l'efficacia dell'aggiudicazione dalla data in cui il provvedimento è reso conoscibile: pertanto, deve ritenersi tempestiva l'offerta di aumento di sesto presentata (nella specie, da parte di colui il quale aveva chiesto ed ottenuto il provvedimento dichiarativo della nullità dell'incanto) prima della comunicazione del secondo provvedimento di revoca, ma successivamente al termine di dieci giorni dallo svolgimento dell'incanto dichiarato nullo (Cass. n. 1936/2003).

In tema di vendita all'incanto di beni immobili in sede fallimentare, il rinvio alle disposizioni del codice di procedura civile contenuto nell'art. 105 l.fall. (per la nuova disciplina v. art. 214 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”) comprende anche la disposizione dettata dall'art. 584, concernente l'istituto dell'offerta in aumento di sesto, il quale non è incompatibile con la previsione, nell'art. 108 l.fall. (per la nuova disciplina v. art. 217 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”), di un più generale e discrezionale potere del giudice delegato di sospensione della vendita nel caso in cui ritenga che il prezzo offerto sia notevolmente inferiore a quello giusto, come è confermato dalla previsione per le esecuzioni immobiliari di un analogo potere (Cass. n. 14979/2006).

In materia di liquidazione dell'attivo fallimentare mediante vendita di immobili, l'offerta in aumento del sesto - prevista dall'art. 584 con riguardo alla vendita con incanto nella espropriazione immobiliare, ed applicabile anche alla fase di cui si tratta per effetto del generale richiamo contenuto nell'art. 108 l.fall. -, una volta formalizzata attraverso l'adempimento dei relativi oneri, è irrevocabile, con la conseguenza della inefficacia della precedente offerta proveniente dall'aggiudicatario provvisorio offerente del sesto (indipendentemente dalla circostanza che nessuno abbia partecipato alla gara successiva), a nulla rilevando in contrario la espressa previsione della revocabilità delle offerte di acquisto, in caso di vendita senza incanto, ad opera dell'art. 571 richiamato dal comma secondo dell'art. 584 dello stesso codice: deve, infatti, escludersi che con tale richiamo si sia inteso applicare al procedimento successivo alle offerte presentate dopo l'incanto l'intera disciplina della vendita senza incanto (Cass. n. 15543/2000).

In tema di liquidazione dell'attivo nel concordato preventivo con cessione dei beni, all'ordinanza di vendita all'incanto emessa dal giudice delegato sono applicabili le disposizioni in tema di offerta di aumento di sesto previste dall'art. 584 (compreso nel richiamo di cui all'art. 105 l.fall.) ed altresì quelle sul regime dell'impugnabilità di cui all'art. 617, non avendo essa natura di provvedimento meramente preparatorio; ne consegue che,per il parallelo richiamo all'art. 26 l.fall., essendo il termine per la predetta impugnazione decorrente dalla pubblicazione dell'avviso ex art. 570, è inammissibile il reclamo al tribunale avverso il provvedimento di aggiudicazione definitiva (Cass. n. 3903/2009).

Bibliografia

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