Codice di Procedura Civile art. 587 - Inadempienza dell'aggiudicatario.Inadempienza dell'aggiudicatario. [I]. Se nel termine stabilito non e' depositato il prezzo o non e' resa la dichiarazione prevista dall'articolo 585, quarto comma, il giudice dell'esecuzione con decreto dichiara la decadenza dell'aggiudicatario, pronuncia la perdita della cauzione [580] a titolo di multa [509] e quindi dispone un nuovo incanto [176 att.]. La disposizione di cui al periodo precedente si applica altresì nei confronti dell'aggiudicatario che non ha versato anche una sola rata entro dieci giorni dalla scadenza del termine; il giudice dell'esecuzione dispone la perdita a titolo di multa anche delle rate già versate . Con il decreto adottato a norma del periodo precedente, il giudice ordina altresì all'aggiudicatario che sia stato immesso nel possesso di rilasciare l'immobile al custode; il decreto e' attuato dal custode a norma dell'articolo 560, quarto comma 1. [II]. Per il nuovo incanto si procede a norma degli articoli 576 e seguenti. Se il prezzo che se ne ricava, unito alla cauzione confiscata, risulta inferiore a quello dell'incanto precedente, l'aggiudicatario inadempiente è tenuto al pagamento della differenza [177 att.].
[1] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. q) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha sostituito le parole «Se nel termine stabilito non e' depositato il prezzo o non e' resa la dichiarazione prevista dall'articolo 585, quarto comma» alle parole «Se il prezzo non e' depositato nel termine stabilito». Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il comma è stato modificato dall'art. 13, comma 1, lettera u), d.l. 27 giugno 2015 n. 83, conv. con modif. in l. 6 agosto 2015, n. 132, che ha inserito gli ultimi periodi (a norma dell'art. 23, comma 9, d.l. n. 83 cit., la presente disposizione si applica «anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto. Quando e' gia' stata disposta la vendita, la stessa ha comunque luogo con l'osservanza delle norme precedentemente in vigore e le disposizioni di cui al presente decreto si applicano quando il giudice o il professionista delegato dispone una nuova vendita»), e successivamente dall'articolo 4, comma 1, lettera e-bis), d.l. 3 maggio 2016, n. 59, conv., con modif, in l. 30 giugno 2016, n. 119, che ha sostituito le parole: «costituisce titolo esecutivo per il rilascio» con le seguenti: «e' attuato dal custode a norma dell'articolo 560, quarto comma».
InquadramentoIl termine per il versamento del prezzo da parte dell'aggiudicatario è perentorio (con conseguente illegittimità dell'eventuale provvedimento di proroga). Se l'aggiudicatario non provvede a corrispondere il prezzo di vendita nel termine ovvero, nell'ipotesi di vendita con pagamento rateale, non versa una data con un ritardo di dieci giorni dalla scadenza, il giudice dell'esecuzione pronuncia decreto di decadenza dello stesso dall'aggiudicazione, trattenendo la cauzione a titolo di multa. Nell'ipotesi di vendita con pagamento rateale, saranno trattenute anche eventuali rate già versate. Il nuovo tentativo di vendita si svolgerà “in danno” del precedente aggiudicatario inadempiente. Decadenza dell'aggiudicatarioSe il prezzo non è versato nel termine previsto, il giudice pronuncia decreto con il quale dichiara la decadenza dell'aggiudicatario, disponendo un nuovo esperimento di vendita (Cass. n. 5506/2003, specie in ordine all'impossibilità della reviviscenza di una precedente aggiudicazione). Parimenti, al mancato deposito del prezzo di vendita nel termine stabilito consegue in via automatica la perdita della cauzione a titolo di multa, non avendo il giudice alcuna discrezionalità nella pronunzia (Cass. n. 28461/2023). Tuttavia, laddove la vendita giudiziale sia soggetta ad IVA, il mancato pagamento dell'imposta, da parte dell'aggiudicatario che abbia versato il prezzo entro il termine previsto, non ne determina la decadenza ex art. 587 c.p.c., in quanto l'IVA non può considerarsi parte integrante del prezzo, attenendo alla tassazione del trasferimento immobiliare (Cass. n. 15912/2022). Risolvendo un problema oggetto sinora di ampio dibattito, la S.C. ha chiarito che, in tema di vendita forzata, il termine per il versamento del saldo del prezzo da parte dell'aggiudicatario è di natura sostanziale, in quanto posto a presidio del "ius ad rem" relativo all'emissione del decreto di trasferimento ex art. 586 c.p.c., attenendo all'adempimento dell'obbligazione pecuniaria assunta dall'aggiudicatario stesso (attività, quest'ultima, che non necessita di difesa tecnica ma costituisce esecuzione di un atto dovuto e non negoziale), sicché esso non è soggetto alla sospensione dei termini processuali nel periodo feriale ex art. 1 della l. n. 742 del 1969 (Cass. n. 18421/2022). È stato precisato dalla S.C. che nella parte in cui il secondo comma dell'art 176 disp. att. stabilisce, in tema di esecuzione immobiliare, che con il decreto che dichiara la decadenza dell'aggiudicatario a norma dell'art. 587 il giudice fissa l'udienza per l'audizione delle parti, a norma dell'art 569, per "parti" devono intendersi sia il creditore che ha chiesto la vendita, che tutti gli altri interessati, compreso tra questi, oltre all'aggiudicatario e altri interessati, anche il debitore, dovendo il procedimento esecutivo proseguire nei confronti di tutte le parti. Negli stessi sensi deve svolgersi il giudizio di opposizione al detto decreto (Cass. III, n. 2930/1963). D'altra parte, la tutela di cui all'art. 1460 c.c., la quale consente di mantenere in vita il contratto e tuttavia nel sospendere l'adempimento quando ciò sia giustificato dall'inadempimento altrui, non è estensibile alla vendita forzata, di talché non è valutabile la sussistenza degli estremi dell'art. 1460 c.c. (o eventualmente degli artt. 1481 e 1482 c.c.) al fine di escludere la decadenza dell'aggiudicatario e la confisca della cauzione o al solo fine di escludere quest'ultima nella ipotesi in cui l'aggiudicatario non versi il prezzo nel termine adducendo la sussistenza di una situazione che comporta l'applicabilità delle norme sopraindicate (Cass. I, n. 6940/1995). Al contempo, la S.C. ha precisato che l'esclusione della garanzia per i vizi della cosa, prevista dall'art. 2922, comma 2, c.c. con riferimento alla vendita forzata compiuta nell'ambito dei procedimenti esecutivi, si riferisce alle fattispecie previste dagli artt. da 1490 a 1497 c.c. (vizi della cosa e mancanza di qualità) e non riguarda quindi l'ipotesi di "aliud pro alio" tra bene oggetto dell'ordinanza di vendita e quello oggetto dell'aggiudicazione, configurabile sia quando la cosa appartenga a un genere del tutto diverso da quello indicato nell'ordinanza (ovvero manchi delle particolari qualità necessarie per assolvere la sua naturale funzione economico-sociale), sia quando risulti del tutto compromessa la destinazione della cosa all'uso che, preso in considerazione nell'ordinanza di vendita, abbia costituito elemento determinante per l'offerta d'acquisto. In detta ipotesi, laddove solo successivamente all'aggiudicazione si riscontri tale radicale vizio, il mancato pagamento del saldo prezzo da parte dell'aggiudicatario non comporta la comminazione dei provvedimenti previsti dalla norma in esame (cfr. Cass. n. 11018/1994, che con riguardo ad una fattispecie nella quale era stato impugnato un provvedimento del tribunale fallimentare relativo alla comminazione della decadenza dell'aggiudicatario ex art. 587, ha annullato tale provvedimento, fondato sull'affermazione che la non edificabilità di un terreno - in ipotesi qualificato come edificabile nell'ordinanza di vendita - si traduce in un vizio della cosa non deducibile rispetto ad una vendita forzata). Nell'ipotesi in cui l'aggiudicatario sia stato autorizzato al versamento rateale del prezzo di vendita, l'inadempimento al quale segue la decadenza si verificherà decorsi dieci giorni dalla scadenza della rata. Il termine per il versamento del prezzo è perentorio sicché il provvedimento del giudice di eventuale proroga è illegittimo,sebbene non autonomamente impugnabile prima dell'emanazione del decreto di trasferimento in favore dello stesso aggiudicatario (Cass. n. 26884/2014). In sostanza, qualora l'aggiudicatario dell'immobile sia incorso nella decadenza prevista dall'art. 587 per mancato versamento del prezzo nel termine stabilito, anteriormente alla pronuncia della decadenza da parte del giudice dell'esecuzione è configurabile soltanto la facoltà di presentare istanza a detto giudice per l'adozione del provvedimento decadenziale, mentre l'onere di proporre opposizione agli atti esecutivi sorge soltanto a seguito dell'adozione del decreto di trasferimento nonostante la verificazione della decadenza (Cass. III, n. 7446/2007). Tuttavia, è valida la vendita qualora l'aggiudicatario del bene versi il saldo prezzo nel termine — diverso e maggiore rispetto a quello originariamente fissato nell'ordinanza ex art 569 — successivamente stabilito dal giudice dell'esecuzione, con provvedimento generale modificativo delle condizioni di svolgimento di tutte le vendite forzate dell'ufficio, che sia stato emesso prima dell'esperimento di vendita e pubblicizzato nelle forme di cui all'art. 490 (Cass. III, n. 3607/2015). Avverso il provvedimento mediante il quale il giudice pronuncia la decadenza dell'aggiudicatario è proponibile il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi, con conseguente inammissibilità del ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost. (Cass. n. 17861/2011). È stato così affermato che il provvedimento con il quale il giudice dell'esecuzione rigetti il ricorso proposto da un terzo che, assumendo di avere la comproprietà dell'immobile espropriato chieda la declaratoria della decadenza dell'aggiudicatario per mancato versamento del prezzo nel termine fissato dal giudice, e disponga per l'emissione del decreto di trasferimento, non ha natura decisoria e definitiva, contenendo, sulla ricognizione del requisito della tempestività del deposito del prezzo, una anticipazione parziale del decreto di trasferimento, onde non è suscettibile di impugnazione per cassazione ex art. 111 Cost., essendo invece impugnabile con l'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 (Cass. III, n. 13560/1991). Circa il termine per la proposizione, in materia di espropriazione immobiliare, dell'opposizione agli atti esecutivi con la quale l'aggiudicatario deduca la nullità del decreto di condanna ai sensi degli artt. 587, comma 2, c.p.c. e art 177 disp. att. in ragione della mancata comunicazione, nelle forme prescritte, del decreto, ad esso presupposto, con il quale sia stata dichiarata la propria decadenza dall'aggiudicazione, ove formulata oltre il termine di cui all'art. 617, comma 2, c.p.c. dall'ultimo atto del procedimento (nella specie l'atto di precetto fondato sul decreto di condanna), è stato recentemente chiarito dalla S.C. che è da ritenersi tempestiva soltanto se l'opponente alleghi e dimostri quando è venuto a conoscenza dell'atto presupposto nullo (cioè della sua mancata comunicazione e, quindi, della relativa nullità) e di quelli conseguenti, ivi compreso l'ultimo, e la medesima opposizione risulti avanzata nel termine di venti giorni da tale sopravvenuta conoscenza di fatto (Cass. n. 13043/2018). Occorre tuttavia tener presente che, in accordo con più recente giurisprudenza di legittimità, l'opposizione agli atti esecutivi va proposta avverso un atto del processo esecutivo e tale non è il provvedimento con cui il giudice dell'esecuzione conceda all'aggiudicatario la proroga del termine per il versamento del prezzo; avverso tale provvedimento, ancorché illegittimo, non si configura un onere di opposizione, almeno fino a quando non sia emesso il decreto dì trasferimento, poiché sino a quel momento è possibile rivolgere istanza al giudice dell'esecuzione affinché revochi il provvedimento e comunque dichiari la decadenza dell'aggiudicatario a norma dell'art. 587 (Cass. n. 26884/2014). In altre e più chiare parole, qualora l'aggiudicatario dell'immobile sia incorso nella decadenza prevista dall'art. 587 per mancato versamento del prezzo nel termine stabilito, anteriormente alla pronuncia della decadenza da parte del giudice dell'esecuzione è configurabile soltanto la facoltà di presentare istanza a detto giudice per l'adozione del provvedimento decadenziale, mentre l'onere di proporre opposizione agli atti esecutivi sorge soltanto a seguito dell'adozione del decreto di trasferimento nonostante la verificazione della decadenza. Pertanto, il termine per l'opposizione, in assenza di previsione normativa di una comunicazione del provvedimento al debitore, decorre a carico di costui soltanto dal momento in cui egli ha avuto legale conoscenza della emissione del decreto (Cass. n. 7446/2007). Quando il giudice pronuncia la decadenza dell'aggiudicatario dispone la perdita della cauzione, acquisita all'attivo della procedura, a titolo di multa. Severa è la sanzione prevista nell'ipotesi in cui l'aggiudicatario autorizzato al versamento rateale del prezzo risulti inadempiente, in quanto consistente nella perdita a titolo di multa non solo della cauzione, come previsto dal primo comma dell'art. 587, ma anche delle rate già versate. La nuova norma si fa carico anche di disciplinare cosa accade quando l'aggiudicatario inadempiente è stato già immesso in possesso dell'immobile anteriormente al trasferimento della proprietà con la pronuncia del decreto di trasferimento dopo il pagamento dell'ultima rata. In tale ipotesi nel decreto mediante il quale pronuncia la decadenza il giudice dell'esecuzione dovrà anche ordinare il rilascio dell'immobile da parte dell'aggiudicatario in favore del custode. Il decreto costituirà titolo esecutivo per il rilascio. Proprio a garanzia (anche) dell'effettivo rilascio dell'immobile entro trenta giorni dall'inadempimento è stato previsto dal novellato art. 574 che l'aggiudicatario autorizzato al versamento rateale del prezzo che abbia richiesto di essere immesso nel possesso anticipato dell'immobile dovrà prestare fideiussione, autonoma, irrevocabile, ed a prima richiesta, per un importo pari al trenta per cento del prezzo di vendita. Il recentissimo d.l. n. 59/2016, in omaggio alle innovazioni contestualmente introdotte nell'art. 560, precisa che il decreto che pronuncia la decadenza dell'aggiudicatario autorizzato al versamento rateale del prezzo è attuato dal custode ai sensi dell'art. 560. Ne deriva che: a) il decreto sarà attuato dal custode nei confronti dell'aggiudicatario inadempiente senza necessità di notifica del titolo e del precetto, nelle forme della c.d. esecuzione in via breve (assolutamente simili a quelle proprie dell'attuazione cautelare ex art. 669-duodecies c.p.c.), che non contemplano il rispetto degli artt. 605 e ss. in tema di esecuzione per rilascio di beni immobili sicché vengono in sostanza demandati al custode i compiti propri, in tale forma di esecuzione, dell'ufficiale giudiziario; b) il custode potrà tuttavia richiedere l'autorizzazione ad avvalersi della forza pubblica, nonché la nomina di ausiliari ai sensi dell'art. 68 (ad esempio, di un medico o di un fabbro a seconda delle difficoltà riscontrate in sede di attuazione del titolo); c) il decreto troverà attuazione di fronte allo stesso giudice dell'esecuzione immobiliare che ha pronunciato la decadenza dell'aggiudicatario. In ogni caso, la revoca dell'aggiudicazione ex art. 487 opera con efficacia ex tunc, travolgendo ab initio il subprocedimento di vendita (dall'avviso di vendita fino al provvedimento di aggiudicazione) e comportando il venir meno dell'obbligazione di pagare il prezzo nel termine sancito dall'ordinanza di cui all'art. 569, comma 3, con conseguente irrilevanza, di tutte le vicende connesse all'adempimento di detta obbligazione (Cass. III, n. 5934/2013). Casistica Il provvedimento con il quale il giudice dell'esecuzione rigetti il ricorso proposto da un terzo che, assumendo di avere la comproprietà dell'immobile espropriato chieda la declaratoria della decadenza dell'aggiudicatario per mancato versamento del prezzo nel termine fissato dal giudice, e disponga per l'emissione del decreto di trasferimento, non ha natura decisoria e definitiva, contenendo, sulla ricognizione del requisito della tempestività del deposito del prezzo, una anticipazione parziale del decreto di trasferimento, onde non è suscettibile di impugnazione per cassazione ex art. 111 Cost., essendo invece impugnabile con l'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 (Cass. n. 13560/1991). Nell'espropriazione forzata immobiliare, dopo che sia stata disposta la vendita con incanto e sia avvenuta l'aggiudicazione definitiva, il provvedimento con il quale il giudice dell'esecuzione dichiari la decadenza dell'aggiudicatario, per non avere questi provveduto al versamento del prezzo nel termine assegnatogli, ed il provvedimento con il quale il medesimo giudice rilevi la sopravvenuta mancanza dei requisiti delle azioni del creditore pignorante e dei creditori intervenuti, per avere il debitore integralmente soddisfatto le loro ragioni, dichiarando conseguentemente l'improseguibilità del processo (ancorché impropriamente formulandola in termini di Estinzione), hanno entrambi natura di atti esecutivi, e contro di essi, pertanto, il rimedio esperibile è l'opposizione di cui all'art. 617 , da definirsi con sentenza impugnabile soltanto con il ricorso per Cassazione. Gli stessi atti, tuttavia, anche se emessi in pari data, in considerazione del contemporaneo riscontro delle sopra indicate situazioni, operano su un piano autonomo e distinto, in quanto mentre il primo incide sulle posizioni dell'aggiudicatario medesimo, il secondo, invece, incide sulle posizioni dei creditori e del debitore. Ne consegue che deve negarsi la legittimazione dell'aggiudicatario ad insorgere, con l'indicato rimedio, contro il secondo provvedimento, tenendo anche conto che l'eventuale fondatezza della sua opposizione, contro il provvedimento di decadenza dalla aggiudicazione, consente una riapertura del processo esecutivo al limitato fine di disporre il trasferimento del bene (Cass. n. 291/1985). Con riguardo alla vendita di immobili nel fallimento, il decreto del giudice delegato, che dichiari la decadenza dell'aggiudicatario per mancato versamento del prezzo di un bene venduto all'incanto e disponga la rivendita di quest'ultimo in danno dello predetto aggiudicatario, è soggetto a reclamo al tribunale fallimentare ai sensi dell'art. 26 l.fall. (per la nuova disciplina v. art. 124 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”).E, quindi, non è impugnabile con il ricorso straordinario ex art. 111 Cost. davanti alla Corte di Cassazione (Cass. n. 7072/1990). Vendita in dannoIl comma 2 della norma in esame stabilisce che qualora all'esito di un nuovo tentativo di vendita il bene venga aggiudicato ad un prezzo che, unitamente alle somme confiscate, è inferiore a quello della precedente aggiudicazione, l'aggiudicatario inadempiente sarà tenuto al pagamento della differenza. G Alla decadenza dell'aggiudicatario per mancato versamento del prezzo nel termine stabilito consegue, quale effetto automatico ed indefettibile, l'emissione del decreto, exartt. 587, comma 2, c.p.c. e 177 disp. att. c.p.c., di condanna dell'aggiudicatario inadempiente al pagamento della differenza tra il prezzo da lui offerto e quello minore per il quale è avvenuta la vendita (maggiorato della cauzione confiscata), senza che sia necessario che l'avviso di vendita contenga l'avvertimento agli offerenti circa le conseguenze dell'inadempimento, trattandosi di effetto previsto da disposizioni di legge, di inderogabile applicazione, che non incidono sulla formazione del consenso degli interessati all'acquisto, né possono ingenerare un legittimo affidamento di questi ultimi sull'inapplicazione delle norme (Cass. n. 15985/2024). Per altro verso, la S.C. ha precisato che la prescrizione del diritto di credito nei confronti dell'aggiudicatario rimasto inadempiente, per il pagamento della differenza, quando la successiva vendita abbia fruttato un importo minore, decorre, secondo la disciplina di cui al combinato disposto degli artt. 587, comma 2, c.p.c. e 177 disp. att. c.p.c., solo dal momento in cui la nuova aggiudicazione diviene definitiva, essendo la disciplina legale finalizzata a presidiare la serietà delle offerte presentate in sede di incanto, facendo gravare sull'aggiudicatario inadempiente il rischio che il bene venga a subire deprezzamenti di valore a seguito del procedere del tempo, sin tanto che non si riesca ad addivenire ad una nuova e positiva aggiudicazione (Cass. VI, n. 23643/2021). Conseguenze della mancata dichiarazione dell'aggiudicatario necessaria per le verifiche antiriciclaggioIl nuovo primo comma dell'art. 587, dedicato all'inadempienza dell'aggiudicatario, sancisce la decadenza di quest'ultimo, con conseguente incameramento della cauzione e nuovo esperimento di vendita, non solo nella tradizionale ipotesi in cui il saldo prezzo non sia stato integralmente versato nel termine stabilito, ma anche quando non sia stata fornita la dichiarazione di cui all'art. 585, quarto comma, e cioè le informazioni necessarie e aggiornate per consentire ai soggetti obbligati di adempiere agli obblighi di adeguata verifica antiriciclaggio sulle somme versate. In effetti, l'art. 585 come novellato dal d.lgs. n. 149/2022, pur avendo previsto tale dichiarazione, nulla aveva disposto con riferimento alle sorti della procedura in caso d'inosservanza di tale adempimento. Autorevole dottrina aveva osservato che il problema avrebbe potuto essere superato tutte le volte in cui il giudice dell'esecuzione avesse avuto cura di riportare nell'ordinanza di vendita/delega la previsione per cui in caso di mancato versamento delle somme e della certificazione di cui al d.lgs. n. 231/2007, l'aggiudicatario sarebbe stato ritenuto decaduto ai sensi dell'art. 587 c.p.c. Ciò sul presupposto che il versamento di tale documentazione avrebbe costituito a tutti gli effetti parte integrante del saldo prezzo, tanto che il relativo onere era stato correttamente inserito nell'ultimo comma dell'art. 585 c.p.c., dedicato proprio al versamento del saldo prezzo (Farina, La vendita, in Aa.vv., Il processo civile dopo la riforma Cartabia, a cura di Didone - De Santis, Milano, 2023, 385). Tale auspicio era stato opportunamente accolto da alcuni uffici giudiziari, come lo stesso Tribunale di Roma. Tuttavia in mancanza di un'espressa previsione normativa non solo la “sanzione” era affidata alla concreta previsione nell'ordinanza di vendita, ma non vi era alcuna possibilità per il giudice dell'esecuzione di incamerare la cauzione a titolo di multa, ciò che è stato reso possibile dalla disposizione in commento (cfr. Farina – Giordano – Metafora, Il decreto correttivo alla riforma del processo civile Cartabia, Milano 2024, 169).
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