Codice di Procedura Civile art. 600 - Convocazione dei comproprietari.Convocazione dei comproprietari. [I]. Il giudice dell'esecuzione, su istanza del creditore pignorante o dei comproprietari e sentiti tutti gli interessati [485; 180 2 att.], provvede, quando è possibile, alla separazione della quota in natura spettante al debitore. [II]. Se la separazione in natura non è chiesta o non è possibile, il giudice dispone che si proceda alla divisione a norma del codice civile, salvo che ritenga probabile la vendita della quota indivisa ad un prezzo pari o superiore al valore della stessa, determinato a norma dell'articolo 568 (1). (1) Comma così sostituito, in sede di conversione, dall'art. 2 3 lett. e) n. 36 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv. con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, con effetto dalla data indicata sub art. 476. Per la disciplina transitoria v. art. 2 3-sexies d.l. n. 35, cit., sub art. 476. Il testo recitava: «« Se la separazione non è possibile, può ordinare la vendita della quota indivisa o disporre che si proceda alla divisione a norma del codice civile ». InquadramentoCon l'avviso del pignoramento o mediante atto separato, il creditore convoca i soggetti interessati all'espropriazione dinanzi al giudice dell'esecuzione. Tra tali soggetti rientrano, oltre ai comproprietari, anche quelli indicati dall'art. 1113 c.c. (Andrioli, 1968, 297). Deve essere disposta, se possibile, in via preferenziale, la separazione della quota in natura (Cass. n. 10334/2005). Dopo la riforma del 2005-2006 la norma è stata modificata nel senso che, quando non è possibile la separazione della quota in natura, occorre procedere alla divisione, salvo che con la vendita possa conseguirsi un prezzo pari o superiore al valore di stima. Si vogliono così evitare speculazioni al ribasso in sede di vendita da parte degli stessi comproprietari (Merlin, 133 ss.). Se il giudice dell'esecuzione dispone procedersi alla divisione istruisce direttamente la causa dinanzi a sé ovvero dispone l'integrazione del contraddittorio nei confronti dei soggetti che non sono presenti. Si ritiene che tale atto, notificato ai soggetti non presenti, sia equiparabile ad una citazione e debba essere trascritto (Trib. Firenze, 18 aprile 2008, Il civilista, 2011, n. 11, 60, con nota di Scarpa). La S.C. ha affermato, peraltro prima della riforma del 2006, che l'ordinanza adottata ai sensi dell'art. 600, con la quale il giudice dell'esecuzione dispone la vendita della quota indivisa spettante al debitore esecutato — avendo natura di provvedimento esecutivo volto ad assicurare un ordinato svolgimento della procedura in vista del soddisfacimento coattivo dei diritti del creditore procedente — è revocabile dallo stesso giudice che l'ha adottata ed è impugnabile con opposizione agli atti esecutivi, ma non è ricorribile per cassazione ex art. 111 Cost. (Cass. III, n. 2624/2003). Convocazione dei comproprietari e degli altri interessatiAi sensi dell'art. 180 disp. att. mediante l'avviso di pignoramento o con atto separato il creditore deve convocare i soggetti interessati all'espropriazione dinanzi al giudice dell'esecuzione ai fini dell'assunzione dei provvedimenti previsti dalla disposizione in esame. Il riferimento generico agli interessati fa ritenere che tale convocazione debba riguardare soggetti ulteriori rispetto ai comproprietari, ossia quelli indicati dall'art. 1113 c.c. (Andrioli, 1968, 297). È tuttavia pacifico che nel caso di espropriazione forzata di immobile indiviso, per debito di uno soltanto dei comproprietari, qualora il creditore procedente, dopo l'effettuazione del pignoramento con le formalità prescritte dall'art. 555. non provveda agli adempimenti di cui all'art. 599 comma 2 e 180 disp. att. e cioè alla notificazione agli altri comproprietari di avviso del pignoramento, con il divieto di lasciar separare al debitore la sua parte del bene comune, nonché invito a comparire davanti al giudice della esecuzione per sentir dare i provvedimenti indicati nell'art. 600, non si verifica la nullità del pignoramento medesimo, del quale il suddetto avviso non costituisce elemento essenziale, ma si determina, per i comproprietari non debitori, il venir meno della preclusione di procedere a divisione (contrattuale o giudiziale) del bene, con la conseguenza che, ove tali comproprietari procedano a detta divisione, anche dopo la trascrizione del pignoramento, possono opporre la divisione medesima al creditore, nella sua efficacia retroattiva a partire dalla data della costituzione della comunione, ai sensi dell'art. 757 c.c. È stato altresì precisato che questo principio non trova ostacolo nel disposto dell'art. 2913 c.c., circa l'inefficacia in pregiudizio del creditore degli atti successivi al pignoramento, il quale riguarda la diversa ipotesi degli atti con i quali il debitore trasferisca ad altri il diritto di proprietà, o costituisca in favore di altri diritti reali sull'immobile oggetto di esecuzione (Cass. III, n. 3648/1985). Separazione della quota in naturaIl giudice deve disporre in via preferenziale la separazione della quota e solo quando ciò sia impossibile può scegliere tra la vendita della quota stessa e la divisione della comunione: invero, il potere - dovere del giudice dell'esecuzione di adottare i provvedimenti contemplati dall'art. 600, configuranti atti esecutivi in senso proprio, resta soggetto alle modalità ed ai criteri fissati dalla norma medesima, che prevede, quando possibile, la separazione di detta quota in natura e consente, solo quando ciò sia impossibile, la scelta fra la vendita della quota stessa e la divisione della comunione, da disporsi con un ordine del medesimo giudice della esecuzione di trattazione ed istruzione della causa davanti a sè (quale giudice istruttore), ove la competenza spetti all'ufficio giudiziario al quale appartiene (Cass. n. 10334/2005). Scelta tra vendita della quota e divisioneCon la riforma realizzata dalla l. n. 80/2005, il comma 2 della norma è stato modificato nel senso di stabilire una preferenza, ove non sia possibile la separazione della quota in natura, per la divisone, cui il giudice dell'esecuzione dovrà procedere salvo che ritenga probabile la vendita della quota indivisa ad un prezzo pari o superiore al valore della stessa, determinato a norma dell'art. 568. Si sono volute in tal modo evitare le frequenti speculazioni dei comproprietari nell'acquisto della quota ad un prezzo molto inferiore al valore effettivo (Merlin, 133 ss.). L'ordinanza adottata ai sensi dell'art. 600, con la quale il giudice dell'esecuzione dispone la vendita della quota indivisa spettante al debitore esecutato avendo natura di provvedimento esecutivo volto ad assicurare un ordinato svolgimento della procedura in vista del soddisfacimento coattivo dei diritti del creditore procedente è revocabile dallo stesso giudice che l'ha adottata ed è impugnabile con opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 2624/2003). Modalità di introduzione del giudizio di divisione endoesecutivoL'art. 181 disp. att. prevede che il giudice dell'esecuzione, se gli interessati sono tutti presenti, procede direttamente all'istruzione del giudizio di divisione, peraltro in applicazione degli artt. 175 ss., ossia delle norme sull'istruzione nel giudizio ordinario di cognizione. Se, invece, gli interessati non sono tutti presenti il giudice, con l'ordinanza mediante la quale dispone la divisione fissa l'udienza davanti a sé per la comparizione delle parti, concedendo termine alla parte più diligente fino a sessanta giorni prima per l'integrazione del contraddittorio mediante la notifica dell'ordinanza. Nella prassi applicativa si ritiene che l'ordinanza emessa dal giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 600 è atto introduttivo del giudizio di divisione e come tale soggiace alla disciplina propria dell'atto di citazione, con la conseguenza che, fermo il contenuto di cui all'art. 163, la trascrizione della medesima esime il creditore procedente dall'onere di integrare il contraddittorio nei confronti dei creditori particolari di ciascuno comproprietario ovvero degli eventuali creditori opponenti successivi alla litispendenza nonché nei confronti di ogni successore a titolo particolare nelle more del giudizio ordinario di cognizione (Trib. Firenze, 18 aprile 2008, Il civilista, 2011, n. 11, 60, con nota di Scarpa). Peraltro, secondo altro precedente, si è osservato che il giudizio divisionale di beni oggetto di procedure esecutive immobiliari ha caratteristiche eminentemente endoprocessuali e ha inizio con la notifica ed iscrizione a ruolo di un provvedimento del giudice dell'esecuzione e non di un atto di citazione, con l'ulteriore corollario che non vi è necessità del rilascio di una procura alle liti ad hoc, essendo sufficiente quella rilasciata nella procedura esecutiva (Trib. Busto Arsizio, 22 gennaio 2010). Fattispecie peculiariNel caso in cui sia mancata la prova idonea a giustificare anche verso i terzi la regola della suddivisione in parti uguali nei rapporti interni (di cui all'art. 1298 c.c.), non è applicabile l'art. 599, dettato per l'espropriazione di beni indivisi; ed invero, ai sensi del citato art. 1854 c.c., ciascuno dei cointestatari del conto risponde per l'intero saldo attivo (Trib. Bologna, 19 giugno 2007). In tema di esecuzione forzata immobiliare su bene indiviso, la separazione della quota in natura spettante al debitore esecutato è consentita, ai sensi degli artt. 599, 600 e 601, solo se i comproprietari dei beni indivisi, non siano tutti condebitori solidali del creditore procedente, sicché la separazione va esclusa quando, intrapresa l’espropriazione dell’immobile appartenente pro indiviso a due coobbligati, uno di essi sia dichiarato fallito e nel procedimento esecutivo contro costui sia subentrato, ex art. 107 l. fall. (per la nuova disciplina v. art. 216 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”) il curatore del fallimento (Cass. n. 22043/2014). In tema di esecuzione forzata, quando oggetto di espropriazione immobiliare sono quote di un'unità poderale - già costituita in comprensorio di bonifica da enti di colonizzazione o da consorzi di bonifica ed in origine assegnata in proprietà a contadini diretti coltivatori, ai sensi della l. 3 giugno 1940, n. 1078 — pervenute ai debitori in forza di successione a causa di morte anteriore all'entrata in vigore della l. n. 191/1992, la persistente infrazionabilità del bene preclude la vendita giudiziaria delle quote indivise, con la conseguenza che trova applicazione la speciale procedura camerale prevista dagli artt. 5 ss. l. n. 1078/1940 invece dell'ordinario giudizio di divisione, previsto dall'art. 601 (Cass. III, n. 16053/2014). In tema di concordato preventivo con cessione dei beni, è inammissibile il ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. proposto dal comproprietario del bene contro la pronunzia di inammissibilità emessa dal tribunale sul reclamo avverso il provvedimento che dispone la vendita all'incanto della quota indivisa del bene acquisita al compendio offerto in cessione (nella specie, trattavasi della quota della moglie, socia della società ammessa al concordato), non potendo il suddetto provvedimento incidere su diritti, di natura sostanziale, del comproprietario, atteso che la notificazione dell'avviso di pignoramento ai comproprietari non debitori è prescritta dall'art. 599 nell'esclusivo interesse del creditore pignorante, che l'audizione degli interessati davanti al giudice dell'esecuzione (art. 600 e 180 disp. att.) non autorizza le persone convocate a proporre istanze e che la vendita di quota indivisa, a differenza della separazione in natura, non determina alcuna diminuzione del compendio comune ne' comporta alcuna restrizione nei diritti degli altri comproprietari, poiché il rapporto di comunione non viene sciolto e la successiva divisione investe necessariamente anche la quota espropriata (Cass. n. 6253/1996). BibliografiaAcone, La separazione della quota in natura nell'espropriazione forzata di beni indivisi, in Foro it. 1960, IV, 297; Bonsignori, Espropriazione di quota di società a responsabilità limitata, Milano, 1961; Cardino, Comunione di beni ed espropriazione forzata, Torino, 2011; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Grasso, Espropriazione di beni indivisi, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 790; Grasso, L'espropriazione della quota, Milano, 1957; Lombardi A., Espropriazione forzata dei beni della comunione legale e responsabilità sussidiaria ex art. 189 comma 2 c.c., in Giur. mer. 2006, 1642; Merlin, L'espropriazione di beni indivisi, in AA.VV, Il processo civile di riforma in riforma, Milano, 2007, 133 ss.; Redenti, Sul pignoramento e sulla vendita forzata di beni indivisi, in Riv. dir. proc., 1948, 2330; Tarzia, Espropriazione dei beni indivisi, in Nss. D.I., VI, Torino, 1964, 886. |