Codice di Procedura Civile art. 624 - Sospensione per opposizione all'esecuzione (1).Sospensione per opposizione all'esecuzione (1). [I]. Se è proposta opposizione all'esecuzione a norma degli articoli 615 e 619, il giudice dell'esecuzione [484], concorrendo gravi motivi, sospende, su istanza di parte, il processo con cauzione o senza [119, 625; 86 att.]. [II]. Contro l'ordinanza che provvede sull'istanza di sospensione è ammesso reclamo ai sensi dell'articolo 669-terdecies. La disposizione di cui al periodo precedente si applica anche al provvedimento di cui all'articolo 512, secondo comma. [III]. Nei casi di sospensione del processo disposta ai sensi del primo comma, se l’ordinanza non viene reclamata o viene confermata in sede di reclamo, e il giudizio di merito non è stato introdotto nel termine perentorio assegnato ai sensi dell’articolo 616, il giudice dell’esecuzione dichiara, anche d’ufficio, con ordinanza, l’estinzione del processo e ordina la cancellazione della trascrizione del pignoramento, provvedendo anche sulle spese. L’ordinanza è reclamabile ai sensi dell’articolo 630, terzo comma.(2). [IV]. La disposizione di cui al terzo comma si applica, in quanto compatibile, anche al caso di sospensione del processo disposta ai sensi dell’articolo 618 (3) (1) L'art. 2 3 lett. e) n. 42 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, come modificato dall'art. 18 l. 24 febbraio 2006, n. 52, ha così sostituito, in sede di conversione, gli artt. 624 e 624-bis all'originario art. 624. Il testo recitava: «[I]. Se è proposta opposizione all'esecuzione a norma degli articoli 615, secondo comma, e 619, il giudice dell'esecuzione, concorrendo gravi motivi, sospende, su istanza di parte, il processo con cauzione o senza. [II]. Il giudice sospende totalmente o parzialmente la distribuzione della somma ricavata quando sorge una delle controversie previste nell'articolo 512». Per la disciplina transitoria v. art. 2 3-sexies d.l. n. 35, cit., sub art. 476. (2) Comma così sostituito dall'art. 49, comma 3, della l. 18 giugno 2009, n. 69(legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Il testo precedente recitava: «Nei casi di sospensione del processo disposta ai sensi del primo comma e non reclamata, nonché disposta o confermata in sede di reclamo, il giudice che ha disposto la sospensione dichiara con ordinanza non impugnabile l'estinzione del pignoramento, previa eventuale imposizione di cauzione e con salvezza degli atti compiuti, su istanza dell'opponente alternativa all'instaurazione del giudizio di merito sull'opposizione, fermo restando in tal caso il suo possibile promovimento da parte di ogni altro interessato; l'autorità dell'ordinanza di estinzione pronunciata ai sensi del presente comma non è invocabile in un diverso processo». (3) Comma così sostituito dall'art. 49, comma 3, della l. 18 giugno 2009, n. 69. Il testo precedente recitava: «La disposizione di cui al terzo comma si applica, in quanto compatibile, anche al caso di sospensione del processo disposta ai sensi degli articoli 618 e 618-bis». InquadramentoNell'ambito dell'opposizione all'esecuzione e dell'opposizione di terzo all'esecuzione può essere sospesa la procedura per gravi motivi afferenti la probabile fondatezza dell'opposizione. A seguito della riforma del 2005, tali provvedimenti sono reclamabili ex art. 669-terdecies. È sorto l'interrogativo in ordine all'ammissibilità di tale rimedio anche per le pronunce sull'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo rese nell'opposizione c.d. a precetto: l'orientamento dominante appare incline a rispondere affermativamente, specie per una pretesa natura cautelare di siffatte misure. Per converso è dominante la tesi per la quale deve ritenersi inammissibile il reclamo proposto avverso l'ordinanza che pronuncia sulla richiesta di sospensione dell'esecuzione in sede di opposizione agli atti esecutivi, militando contro la tesi dell'estensibilità della disposizione di cui all'art. 624 comma 2 a tale provvedimento argomenti di ordine letterale, riferendosi il comma 2 di tale disposizione ai soli provvedimenti di cui al comma 1, e sistematico, risultando giustificata la predisposizione di una tutela più estesa per i soli provvedimenti assunti in sede di opposizione all'esecuzione (v., tra le altre, Trib. Roma, ord. 28 maggio 2007, Giur. mer., 2007, 2638). È inammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso i provvedimenti sulla sospensione dell'esecuzione, anche se resi in sede di reclamo, per mancanza di definitività (Cass. n. 1176/2015). Presupposti della sospensioneLa norma in commento stabilisce, in primo luogo, che se è proposta opposizione ex artt. 615 e 619, il giudice ricorrendo gravi motivi può sospendere l'esecuzione. Sul potere del giudice dell'opposizione preventiva all'esecuzione di sospendere l'efficacia esecutiva del titolo v. art. 615. Nell’assetto anteriore alla novella normativa di cui alle riforme degli anni 2005 e 2006, si riteneva comunemente che il provvedimento di sospensione emanato dal giudice dell’esecuzione era privo di natura cautelare dovendosene individuare, piuttosto, la ratio nell’opportunità di attendere l’esito del giudizio incidentale di cognizione prima di far proseguire l’esecuzione (v., tra i molti, Carpi 1 ss.; Merlin 431). Analogamente, la giurisprudenza era ferma nell’affermare che l'ordinanza di sospensione dell'esecuzione forzata, adottata dal giudice dell'esecuzione, ai sensi degli artt. 624, 625 ha natura di atto del processo esecutivo e carattere ordinatorio e deve essere impugnata mediante opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 (cfr., tra le altre, Cass. n. 3032/1987). A seguito delle richiamate riforme, è invece ormai dominante la tesi che attribuisce natura cautelare ai provvedimenti resi sull’istanza di sospensione dell’esecuzione e ciò sia per l’introduzione del rimedio del reclamo cautelare contro le relative statuizioni che per la previsione, analoga a quella di cui all’art. 669-octies, per i provvedimenti cautelari c.d. anticipatori, di un meccanismo sospensivo-estintivo per l’ipotesi nella quale si stabilizzi per omessa impugnazione l’ordinanza di sospensione dell’esecuzione ai sensi del comma 3 della disposizione in esame. Il mutato orientamento ha inciso sulla considerazione dell’inciso “gravi motivi”, nel senso che gli stessi comportano, si ritiene, una valutazione ponderata dei presupposti canonici dei provvedimenti cautelari, ossia il fumus boni juris ed il periculum in mora (Barreca, 659; Menchini-Motto, 201). Sulla questione è intervenuta anche la S.C. assumendo che il provvedimento di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo ai sensi del secondo inciso del comma 1 dell'art. 615 ha natura cautelare ed è soggetto alla disciplina del procedimento cautelare (Cass. n. 5368/2006). In sede applicativa si è correttamente evidenziato che i gravi motivi richiesti dalla disposizione in esame per sospendere l'esecuzione sono ravvisabili nel caso di apparente fondatezza dell'opposizione all'esecuzione e non, anche, nel caso di apparente fondatezza del gravame proposto avverso il titolo esecutivo di formazione giudiziale azionato (Trib. Avellino, 4 febbraio 2011). Nella recente prassi applicativa v. anche Trib. Pesaro 10 giugno 2015, in Ilprocessotelematico.it, 24 novembre 2015, con nota di Cotticelli per la quale nel processo esecutivo, il deposito telematico di titolo esecutivo, precetto e atto di pignoramento, seppur firmati digitalmente, non è sufficiente, in mancanza della relativa attestazione di conformità agli originali in possesso del creditore procedente, e giustifica la concessione della sospensione ex art. 624 che può invocarsi sulla base presumibile di caducazione della pretesa del creditore procedente (per fatti impeditivi, modificativi, estintivi della stessa, successivamente al formarsi del titolo esecutivo) ovvero in relazione a questioni di puro diritto. Reclamabilità del provvedimento che decide sulla relativa istanzaCon la riforma realizzata dalla l. n. 80/2005, è stato introdotto avverso i provvedimenti che decidono sull'istanza di sospensione dell'esecuzione nell'ambito dell'opposizione ex artt. 615 e 619, nonché in sede di distribuzione del ricavato, il rimedio del reclamo ai sensi dell'art. 669-terdecies. In precedenza, invece, si riteneva, in mancanza di uno specifico strumento impugnatorio, che detti provvedimenti erano opponibili ai sensi dell'art. 617. Sulla disciplina transitoria, la Corte di Cassazione ha chiarito che l'art. 2, comma 3-sexies, d.l. n. 35/2005 va interpretato, tenendo conto del dato normativo letterale, nel senso che le ordinanze che provvedono sulle istanze di sospensione pronunciate dopo il 1º marzo 2006 sono sempre soggette al rimedio del reclamo, ai sensi dell'art. 669-terdecies, come richiamato dal testo riformato del comma 2 dell'art. 624, non potendosi applicare a tali ordinanze l'ultrattività delle norme precedenti fissata, nelle procedure esecutive pendenti alla data di entrata in vigore di tali disposizioni, in relazione alle ordinanze di vendita già pronunciate (Cass. n. 3498/2012). Il richiamo all'art. 669-terdecies in tema di reclamo cautelare implica che il gravame abbia effetto integralmente devolutivo delle questioni già prospettate di fronte al giudice dell'esecuzione che ha deciso sulla richiesta di sospensione (Trib. S. Maria Capua Vetere, 15 aprile 2013) e che dinanzi allo stesso giudice del reclamo possano essere proposte le questioni correlate a circostanze sopravvenute alla decisione sull'istanza originaria. Ambito applicativo. Opposizione c.d. a precetto Occorre premettere che il chiaro tenore letterale della disposizione di cui all'art. 624 comma 1 e 2, consente affermare che il rimedio del reclamo debba considerarsi circoscritto esclusivamente al riesame di quanto statuito dal giudice dell'esecuzione in materia sospensione dell'esecuzione, mentre ogni altro provvedimento assunto nel corso del processo esecutivo potrà essere contestato attraverso l'esperimento di altri strumenti (richiesta di revoca ove possibile opposizione agli atti esecutivi) posti a tutela di chi abbia interesse al ripristino della legalità del procedimento esecutivo (Trib. Firenze Fer, 2 settembre 2015). Poiché il comma 1 della disposizione in esame si riferisce alla sola opposizione all'esecuzione, lasciando intendere che si tratti dell'opposizione all'esecuzione c.d. successiva, è sorto l'interrogativo in ordine alla reclamabilità delle decisioni sull'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo rese nell'ambito dell'opposizione c.d. a precetto. In accordo con una prima tesi, rimasta peraltro minoritaria, il reclamo sarebbe inammissibile, in quanto l'art. 624 riserva espressamente lo stesso alle ordinanze rese dal giudice dell'esecuzione nell'ambito delle opposizioni proposte ai sensi degli art. 615 e 619, sull'istanza di sospensione del processo esecutivo (Trib. Milano 20 agosto 2010, Giur. mer., 2010, 2733; Trib. Venezia 31 ottobre 2006, ivi, 2008, 2233, con nota di Nardelli). Nell'ambito di tale prospettazione interpretativa, si è anche evidenziato che è di conseguenza ammissibile la richiesta di revoca dell'ordinanza che decide sull'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo in materia di opposizione a precetto, non essendo il provvedimento assoggettato ad alcuno specifico reclamo (Trib. Latina, 9 luglio 2013). La prevalente giurisprudenza di merito edita, peraltro, appare incline a condividere l'opposto orientamento in forza del quale il reclamo previsto dal combinato disposto degli artt. 624 e 669-terdecies avverso i provvedimenti in materia di sospensione dell'esecuzione è estensibile anche al provvedimento sospensivo previsto dall'art. 615, comma 1, (v., tra le altre,Trib. Roma IV, 2 novembre 2006;Trib. Nola I, 12 dicembre 2008, Giur. mer., 2010, 68, con nota di Napolitano; Trib. Mondovì 18 settembre 2006 eTrib. Lecco 6 luglio 2006, ivi, 2006, 2672, con nota di Pisanu; Trib. Biella 11 maggio 2006, ivi, 2007, 1657, con nota di Astuni). A riguardo, si è osservato, in particolare, che è ammissibile il reclamo sulla decisione che concede o nega la sospensione della efficacia esecutiva del titolo, decisione avente natura cautelare, posto che l'art. 624 si riferisce a tutte le decisioni in tema di istanze di sospensione, senza che rilevi che una esecuzione sia concretamente iniziata, e posto che in caso contrario vi sarebbe una lesione del diritto di difesa della parte interessata (Trib. Genova Fall, 5 aprile 2007,Giur. mer., 2008, 2232, con nota di Nardelli). Anche nell'ambito di quest'ultima prospettazione interpretativa si ritiene, applicando le norme sul procedimento cautelare uniforme, che l'ordinanza non reclamata con cui il giudice abbia sospeso l'efficacia esecutiva del titolo ex art. 624 comma 1 è revocabile o modificabile solo in presenza di circostanze nuove o sopravvenute (Trib. Modena II, 3 maggio 2012, n. 710). Sulla questione sono intervenute, esercitando la propria funzione nomofilattica mediante l'enunciazione di un principio di diritto nell'interesse della legge ex art. 363, le Sezioni Unite della Corte di cassazione, affermando che il provvedimento con il quale il giudice dell'opposizione all'esecuzione, proposta prima che questa sia iniziata ed ai sensi del primo comma dell'art. 615, decide sull'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo è impugnabile col rimedio del reclamo ai sensi dell'art. 669-terdecies al Collegio del tribunale cui appartiene il giudice monocratico - o nel cui circondario ha sede il giudice di pace - che ha emesso il provvedimento (Cass. S.U., n. 19889/2019). Opposizione agli atti esecutivi È sorto inoltre l'interrogativo concernente, atteso il riferimento esclusivo ai provvedimenti sulla sospensione della procedura resi nell'ambito delle opposizioni ex artt. 615 e 619, la reclamabilità delle decisioni in questione emanate nell'ambito dell'opposizione agli atti esecutivi. Appare dominante la tesi per la quale deve ritenersi inammissibile il reclamo proposto avverso l'ordinanza che pronuncia sulla richiesta di sospensione dell'esecuzione in sede di opposizione agli atti esecutivi, militando contro la tesi dell'estensibilità della disposizione di cui all'art. 624 comma 2 a tale provvedimento argomenti di ordine letterale, riferendosi il comma 2 di tale disposizione ai soli provvedimenti di cui al comma 1, e sistematico, risultando giustificata la predisposizione di una tutela più estesa per i soli provvedimenti assunti in sede di opposizione all'esecuzione (v., tra le altre,Trib. Roma, ord. 28 maggio 2007, Giur. mer., 2007, 2638, con nota di A. Lombardi). Quest'ultima soluzione di carattere restrittivo è stata ribadita da Trib. Latina, ord. 19 gennaio 2010, la quale ha evidenziato che tale posizione appare corroborata, sul piano positivo, dalla mancata modifica in parte qua del testo dell'art. 624, pure innovato sotto altri profili, ad opera della l. n. 69/2009, e nonostante il dibattito già precedentemente emerso in dottrina e nella giurisprudenza di merito sulla questione (in senso conforme anche Trib. Catanzaro Fer, 31 luglio 2013). Una giurisprudenza di merito rimasta minoritaria ha invece sostenuto l'opposta tesi sull'assunto per il quale il reclamo al collegio previsto dall'art. 624 comma 2 è un istituto generalmente applicabile a tutte le ipotesi di provvedimenti sospensivi adottati nel corso di un processo esecutivo già iniziato dovendo essere valorizzato non il riferimento del comma 1 della stessa disposizione normativa alle opposizioni promosse ai sensi degli art. 615 comma 2 e 619 quanto, piuttosto, il tenore generale della norma che individua tale rimedio nell'ordinanza che provvede sull'istanza di sospensione nonché, sotto il profilo sistematico, la collocazione della stessa nell'ambito del titolo VI del libro III sotto la rubrica «estinzione e sospensione del processo» (Trib. Reggio Emilia II, 27 aprile 2010). Altre ipotesi La S.C. ha chiarito che l'opposizione proposta avverso il provvedimento che applica o non applica - anche con diniego implicito - la sospensione prevista dal comma 4 dell'art. 20 della l. n. 44 del 1999, in favore delle vittime di richieste estorsive o di usura, dev'essere qualificata come opposizione agli atti esecutivi atteso che essa non investe il diritto del creditore di agire in executivis, ma soltanto le modalità attraverso le quali il processo esecutivo deve svolgersi, eventualmente con l'applicazione - sussistendone i presupposti - della temporanea dilazione prevista dalla citata disposizione (Cass. III, n. 23154/2022). Regime dell'ordinanza emessa in sede di reclamoÈ consolidato nella giurisprudenza di legittimità l'orientamento per il quale è inammissibile, sia nel regime dell'art. 624 come riformato dalla l. n. 52/2006, quanto in quello successivo di cui alla l. n. 69/2009, il ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost., avverso l'ordinanza che abbia provveduto sulla sospensione dell'esecuzione, nell'ambito di un'opposizione proposta ai sensi degli artt. 615, 617 e 619, nonché avverso l'ordinanza emessa in sede di reclamo che abbia confermato o revocato la sospensione o l'abbia concessa, trattandosi nel primo caso di provvedimento soggetto a reclamo ai sensi dell'art. 669, ed in entrambi i casi di provvedimenti non definitivi, in quanto suscettibili di ridiscussione nell'ambito del giudizio di opposizione (Cass. n. 1176/2015). Tale soluzione è stata affermata anche con riguardo al ricorso con il quale erano stati fatti valere vizi di costituzione del giudice (Cass. n. 9371/2014). Sospensione dell'esecuzione ed estinzione della stessaÈ previsto, inoltre, dal comma 3 della norma in esame che qualora sia stata disposta la sospensione della procedura esecutiva, laddove l'ordinanza non venga reclamata o sia confermata in sede di reclamo, e il giudizio di merito non sia stato introdotto nel termine perentorio assegnato ai sensi dell'art. 616, il giudice dell'esecuzione dichiara, anche d'ufficio, con ordinanza, l'estinzione del processo e ordina la cancellazione della trascrizione del pignoramento, provvedendo anche sulle spese. Pertanto, l'estinzione segue anche all'ipotesi di sospensione disposta dal collegio in sede di reclamo (Cass. n. 7043/2017). La Corte di cassazione ha posto recentemente in rilievo che la fattispecie estintiva di cui all'art. 624, comma 3, persegue una chiara finalità deflattiva, tenuto conto della circostanza che la parte soccombente nella fase sommaria può prestare acquiescenza in prospettiva, ove le ragioni addotte dal giudice dell'esecuzione (o dal Collegio, in sede di reclamo ex art. 669-terdecies) paiano convincenti o difficilmente ribaltabili nel prosieguo, ovvero, nel caso di disposta sospensione, ove il debitore opponente possa conseguire l'immediato arresto della procedura esecutiva a suo carico, anticipando gli effetti del verosimile esito vittorioso dell'opposizione (Cass. n. 12977/2022). Tuttavia la S.C. ha recentemente precisato – enunciando un principio di diritto nell'interesse della legge ex art. 363 – che qualora, pendendo un'opposizione a precetto, il giudice dell'esecuzione - o il collegio adito in sede di reclamo - sospenda l'esecuzione per i medesimi motivi dedotti nell'opposizione pre-esecutiva, le parti non sono tenute a promuovere il giudizio di merito nel termine eventualmente loro assegnato, non conseguendo da tale omissione l'estinzione del processo esecutivo exart. 624, comma 3, in quanto l'unico giudizio che le parti sono tenute a coltivare è quello, già introdotto, dell'opposizione a precetto (Cass. n. 26285/2019). Viene precisato che l'ordinanza, trattandosi di provvedimento dichiarativo dell'estinzione della procedura esecutiva, è reclamabile al collegio ai sensi dell'art. 630, comma 3. La S.C. ha esteso l'ambito operativo della norma anche alla sospensione disposta ex art. 623, affermando che, una volta disposta espressamente ai sensi dell'art. 624 la sospensione di una procedura esecutiva in dipendenza della sospensione dell'esecutività del titolo giudiziale posto a base di quella, nonostante quest'ultima possa costituire presupposto per una mera deformalizzata sospensione ai sensi dell'art. 623, è onere delle parti interessate, ove non impugnino l'ordinanza stessa nelle forme previste dall'art. 624, dare comunque corso al giudizio di merito, producendosi, in mancanza, la stabilizzazione di quella e l'effetto suo tipico dell'estinzione del processo esecutivo di cui al comma 3 del medesimo art. 624 (Cass. n. 7364/2015). Nel caso di sospensione endo-esecutiva, con successiva estinzione per mancata instaurazione del giudizio di merito, ai sensi dell'art. 624, comma 3, il giudice dell'esecuzione deve provvedere sulle spese del processo esecutivo estinto, da identificarsi in quelle sostenute dal creditore procedente per l'avvio e il prosieguo della procedura ed eventualmente in quelle sostenute dal debitore, dovendosi escludere le spese della fase sommaria dell'opposizione; tra le spese da liquidarsi devono essere, altresì, compresi i compensi spettanti agli ausiliari del giudice (esperto stimatore, custode, professionista delegato) su cui eventualmente non si sia ancora provveduto, con indicazione anche del soggetto obbligato al relativo pagamento (Cass. n. 12977/2022). Per altro verso, è stato chiarito che, in tema di opposizione all'esecuzione e agli atti esecutivi, la definizione in rito del giudizio di merito, introdotto a seguito della sospensione dell'esecuzione, impedisce il prodursi dell'effetto estintivo di cui all'art. 624, comma 3, c.p.c. (Cass. III, n. 1172/2022). CasisticaLa S.C. ha chiarito, con riferimento al processo di esecuzione forzata di obblighi di fare e di non fare, che l'ordinanza del giudice dell'esecuzione che decida in ordine alla portata sostanziale del titolo esecutivo ed all'ammissibilità dell'azione esecutiva non è appellabile ma reclamabile ex art. 624 ove tale decisione sia stata presa solo in vista di una mera sospensione della procedura (che resta pendente) in attesa dell'esito del giudizio di merito da instaurare, mentre è opponibile ai sensi dell'art. 617 ove abbia dichiarato la definitiva chiusura del processo esecutivo, mentre in nessun caso è possibile la proposizione dell'appello. Ha invero evidenziato la Corte di legittimità che, pur dovendosi aderire all'orientamento più recente per il quale in tema di esecuzione forzata per obblighi di fare o di non fare, l'ordinanza emessa ai sensi dell'art. 612, che abbia assunto contenuto decisorio in ordine alla portata sostanziale del titolo esecutivo ed all'ammissibilità dell'azione esecutiva, non può considerarsi, neppure quando abbia provveduto sulle spese giudiziali, come una sentenza decisiva di un'opposizione all'esecuzione (e quindi impugnabile con i rimedi all'uopo previsti), consistendo essa nel provvedimento definitivo della fase sommaria di tale opposizione, sicché la parte interessata può tutelarsi introducendo il relativo giudizio di merito ex art. 616, lo stesso deve essere coordinato con quello per cui «nei casi in cui il giudice dell'esecuzione, esercitando il proprio potere officioso, dichiari l'improcedibilità (o l'estinzione cd. atipica, o comunque adotti altro provvedimento di definizione) della procedura esecutiva in base al rilievo della mancanza originaria o sopravvenuta del titolo esecutivo o della sua inefficacia, il provvedimento adottato in via né sommaria né provvisoria, a definitiva chiusura della procedura esecutiva, è impugnabile esclusivamente con l'opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell'art. 617; diversamente, se adottato in seguito a contestazioni del debitore prospettate mediante una formale opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615, in relazione alla quale il giudice abbia dichiarato di volersi pronunziare, il provvedimento sommario di provvisorio arresto del corso del processo esecutivo, che resta perciò pendente, è impugnabile con reclamo ai sensi dell'art. 624 (Cass. n. 15605/2017). Il necessario coordinamento tra tali principi porta ad affermare che - ferma restando la possibilità di instaurare il giudizio di merito, laddove sia stata proposta una opposizione - l'ordinanza del giudice dell'esecuzione che nell'ambito di un processo di esecuzione per obblighi di fare o non fare decida in ordine alla portata sostanziale del titolo esecutivo ed all'ammissibilità dell'azione esecutiva deve ritenersi reclamabile, laddove lo abbia fatto solo in vista di una mera sospensione della procedura (che resta pendente) in attesa dell'esito del giudizio di merito da instaurare, mentre è opponibile ai sensi dell'art. 617, laddove abbia dichiarato la definitiva chiusura del processo esecutivo (Cass. n. 10946/2018). BibliografiaBarreca, La riforma della sospensione del processo esecutivo, in Riv. esecuz. forzata 2006, 659; Bucolo, La sospensione nell'esecuzione, Milano, 1972, I, 81 ss.; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Furno, La sospensione del processo esecutivo, Milano, 1956; Luiso, Sospensione del processo di esecuzione forzata, in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, 59 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Menchini e Motto, Le opposizioni esecutive e la sospensione del processo di esecuzione, in AA.VV., Il processo civile di riforma in riforma, Milano, 2007, 171 e ss.; Olivieri, Opposizione all'esecuzione, sospensione interna ed esterna, poteri officiosi del giudice, in AA.VV., Studi di diritto processuale civile in onore di Giuseppe Tarzia, Milano, 2005, 1241 ss. |