Codice di Procedura Civile art. 634 - Prova scritta.Prova scritta. [I]. Sono prove scritte idonee a norma del numero 1 dell'articolo precedente le polizze e promesse unilaterali per scrittura privata [1988, 2702 c.c.] e i telegrammi [2705 c.c.], anche se mancanti dei requisiti prescritti dal codice civile. [II]. Per i crediti relativi a somministrazioni di merci e di danaro nonché per prestazioni di servizi fatte da imprenditori che esercitano un'attività commerciale [2195 1 c.c.] e da lavoratori autonomi, anche a persone che non esercitano tale attività, sono altresì prove scritte idonee gli estratti autentici delle scritture contabili di cui agli articoli 2214 e seguenti del codice civile nonche' di quelle prescritte dalle leggi tributarie, purche' tenute, anche con strumenti informatici, con l'osservanza delle norme stabilite dalla legge [186-ter 1]. Per i crediti di cui al presente comma costituiscono inoltre prova scritta idonea le fatture elettroniche trasmesse attraverso il Sistema di interscambio istituito dal Ministero dell'economia e delle finanze e gestito dall'Agenzia delle entrate.1
[1] Comma modificato dapprima dal r.d. 20 aprile 1942, n. 504; dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534 ; dall'articolo 15, comma 1, lettera b), della legge 22 maggio 2017, n. 81 e , da ultimo, dall'art. 3, comma 8, lett. a) , numeri 1) e 2) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 . Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoLa nozione di “prova scritta” che viene in rilievo ai fini della emanazione del decreto ingiuntivo è più ampia di quella che si ricava dalla disciplina dettata per il procedimento di cognizione: ad avviso della giurisprudenza costituisce, difatti, prova scritta qualsiasi documento proveniente dal debitore o da un terzo, che abbia intrinseca legalità, purché il giudice — nella sua valutazione discrezionale — ne riconosca l'idoneità a dimostrare il diritto controverso. E ciò anche se il documento prodotto è privo di efficacia probatoria assoluta dato che la completezza della documentazione esibita va accertata nel successivo giudizio di opposizione, a cognizione piena, nel quale il creditore può provare il suo credito indipendentemente dalla legittimità, validità e efficacia del provvedimento monitorio, allo stesso modo in cui il debitore può dimostrare la insussistenza del preteso diritto (Cass. II, n. 4334/2013). Anche la dottrina è concorde nel ritenere non tassativa l'elencazione dei documenti costituenti prova scritta contenuta nell'art. 634 (Franco, 100; Garbagnati, 51; Valitutti - De Stefano, 108). Il d.lgs. n. 164/2024 è intervenuto sulla norma in commento adeguando le previsioni ormai desuete in tema di scritture contabili e fatture ai nuovi strumenti telematici ed informatici con cui sono le stesse sono attualmente formate e tenute dagli imprenditori. Scritture privateCostituisce principio pacifico in giurisprudenza che nel procedimento monitorio la prova scritta può essere costituita da qualsiasi documento, pur se privo dell'efficacia probatoria assoluta di cui agli artt. 2700 e 2702 c.c., e pur se non fornisca la prova piena dell'esistenza del diritto ivi menzionato, dal momento che è possibile al creditore integrare — nel successivo giudizio di opposizione e con efficacia retroattiva — le prove già fornite in sede di procedimento monitorio (Cass. lav., n. 16199/2011; Cass. lav., n. 13429/2000). Le scritture private, che nel processo ordinario costituiscono prova solo se la loro provenienza è certa, nel procedimento monitorio sono prova anche a prescindere da tale accertamento: invero, l'impossibilità — derivante dall'assenza di un preventivo contraddittorio — di garantire l'operatività del meccanismo di cui agli artt. 214 e 215, non comporta l'inutilizzabilità del documento, essendo, per converso, rimessa al giudice dell'ingiunzione la valutazione circa l'autenticità del medesimo alla stregua delle regole di comune esperienza, prescindendo dagli effetti legalmente previsti nei procedimenti a contraddittorio pieno (Cass. I, n. 14980/2006). Vanno considerate prove idonee anche le promesse unilaterali per scrittura privata, provenienti dal debitore o da terzi, che conferiscano un grado di certezza relativa quanto alla fondatezza della pretesa, in modo che possa essere riempita anche con la prova per presunzioni nei limiti di cui all'art. 2702 c.c. e 214 ss. (Cass. II, n. 3000/2010). TelegrammiLa disposizione in esame conferisce ai telegrammi l'idoneità a fungere da prova nella fase monitoria «anche se mancanti dei requisiti prescritti dal codice civile» per la loro assimilabilità ad una scrittura privata, che — come noto — a mente dell'art. 2705 c.c. consistono alternativamente nella sottoscrizione dell'originale da parte del mittente ovvero nella sua consegna personale all'ufficio postale (Valitutti - De Stefano, 102). Quindi, anche in assenza di questi elementi qualificanti, il telegramma costituisce prova scritta idonea ad ottenere la pronunzia dell'ingiunzione, in forza della presunzione di conformità tra il testo contenuto nell'originale consegnato dal mittente all'ufficio postale e quello riprodotto sulla copia consegnata dall'ufficio al destinatario. Titoli di creditoAi fini dell'emanazione del decreto ingiuntivo, ove il credito si fondi su un assegno bancario, è sufficiente — per far presumere la sussistenza di un rapporto obbligatorio e consentire l'emissione del decreto, anche provvisoriamente esecutivo ai sensi dell'art. 642 — la produzione di detto assegno in fotocopia (Cass. I, n. 12388/2000). Per quanto, invece, riguarda i titoli cambiari la produzione in giudizio degli originali costituisce requisito indefettibile per l'esercizio sia dell'azione cartolare, sia dell'azione causale, costituendo requisito per l'esame nel merito della domanda. Ciò nondimeno, ad avviso della giurisprudenza, l'omesso deposito dell'originale non impedisce l'emissione del decreto ingiuntivo, potendo la parte assolvere detto onere sino al momento della precisazione delle conclusioni in primo e secondo grado (Cass. I, n. 22531/2011; Cass. I, n. 5086/2000). Pertanto, ove il credito si fondi su una cambiale, è sufficiente, per far presumere la sussistenza di un rapporto obbligatorio e consentire l'emissione del decreto, la produzione di detta cambiale in fotocopia (Cass. I, n. 14980/2006). Scritture contabiliDi regola le scritture contabili, pur se regolarmente tenute, non hanno valore di prova legale a favore dell'imprenditore che le ha redatte, di talché, qualora egli intenda utilizzarle come mezzi di prova nei confronti della controparte ai sensi dell'art. 2710 c.c., le scritture stesse sono soggette, come ogni altra prova, al libero apprezzamento del giudice, al quale spetta stabilire, nei singoli casi, se e in quale misura siano attendibili e idonee, eventualmente in concorso con altre risultanze probatorie, a dimostrare la fondatezza della pretesa (o della eccezione) della parte che le ha prodotte in giudizio (Cass. III, n. 13669/2012). Detta disciplina subisce una rilevante deroga ad opera dell'art. 634, comma 2, che attribuisce portata probatoria alle suddette scritture (nonché a quelle previste dalle leggi tributarie) in favore dell'imprenditore commerciale da cui provengono anche in relazione ai suoi rapporti con soggetti privati (i quali non sono vicendevolmente obbligati alla tenuta delle medesime scritture) (Garbagnati, 59; Valitutti - De Stefano, 110). Con lo scopo di facilitare il recupero dei crediti dei lavoratori autonomi, l'art. 15, comma 1, lett. b), l. n. 81/2017 (contenente “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”) ha modificato il secondo comma dell'art. 634 consentendo anche a costoro di ottenere un decreto ingiuntivo sulla base degli estratti autentici delle scritture contabili. La norma, attesa l'ampiezza della sua formulazione, va riferita a tutti i lavoratori autonomi, compresi quindi i professionisti intellettuali, e risulta coerente con l'art. 1 della novella, che precisa che le disposizioni in essa contenute si applicano ai rapporti di lavoro autonomo di cui al titolo III del libro V del c.c., ivi inclusi i rapporti di lavoro autonomo che hanno una disciplina particolare ai sensi dell'art. 2222 c.c. Il legislatore ha, pertanto, ampliato la nozione di prova scritta di cui all'art. 633, comma 1, n. 1) introducendo per i professionisti intellettuali una facoltà alternativa a quella di cui ai numeri 2,3 dello stesso comma. La formulazione originaria della norma attribuiva valore probatorio alle scritture contabili limitatamente ai «crediti relativi a somministrazioni di merci e di danaro nonché per prestazioni di servizi» ed a condizione che siano «bollate e vidimate nelle forme di legge e regolarmente tenute» e che l'imprenditore ricorrente ne produca gli «estratti autentici». Limite che non era stato eliso nonostante l'obbligo generalizzato della bollatura e vidimatura delle scritture contabili fosse stato abrogato dall'art. 8 l. n. 383/2001, che aveva modificato l'art. 2215 c.c., prevedendo come adempimento obbligatorio la sola numerazione progressiva in ogni pagina. Di tal che - essendo rimasto invariato il tenore letterale dell'art. 634 laddove richiedeva l'estratto autentico delle scritture contabili bollate e vidimate e regolarmente tenute – per potere adire la via processuale monitoria si riteneva comunque necessario il compimento di tali formalità (Trib. Torino 13 giugno 2002), benché non più necessarie sul piano sostanziale o fiscale. Il d.lgs. 31 ottobre 2024 n. 164 è intervenuto sulla norma allo scopo di agevolare il recupero dei crediti da parte di imprese e professionisti. La disposizione secondo cui le scritture contabili costituiscono idonea prova scritta ai fini dell'emissione dell'ingiunzione è stata aggiornata alla luce dei mutamenti intervenuti negli ultimi anni, che hanno visto scomparire le scritture contabili cartacee, in favore di quelle tenute in formato elettronico, e con esse gli obblighi di bollatura e vidimazione. Il legislatore ha, pertanto, espunto dalla norma la previsione che condizionava il valore probatorio delle scritture alla corretta esecuzione di tali adempimenti: le scritture contabili previste dalle leggi tributarie vengono totalmente equiparate a quelle previste dagli articoli 2214 e segg. c.c. e si richiede che tanto le une quanto le altre siano tenute, anche con strumenti informatici, conformemente alle prescrizioni di legge. La nuova formulazione della norma si applicherà anche ai procedimenti in corso introdotti dopo il 28 febbraio 2023. Le fatture L'idoneità della fattura commerciale a comprovare la spedizione o la consegna della merce o la prestazione del servizio in favore della persona che in esso figuri come destinatario, e contro cui sia richiesta l'ingiunzione, è sempre stata pressochè incontroversa , purchè si trattasse di fattura estratta in forma autentica da un registro fatture conformemente alla previgente formulazione della norma in commento. Il d.lgs. n. 164/2024 è intervenuto sulla norma in commento anche aggiungendo un ulteriore periodo, dopo l'ultimo, al secondo comma dell'articolo, al fine di prevedere che costituiscono prova scritta idonea anche le fatture elettroniche trasmesse attraverso il Sistema di interscambio istituito dal Ministero dell'economia e delle finanze e gestito dall'Agenzia delle entrate. La modifica scaturisce dal fatto che i soggetti obbligati ad emettere fattura elettronica sono esonerati dall'obbligo di tenere i registri fatture e parte della giurisprudenza non concedeva, in mancanza di una previsione testuale, decreti ingiuntivi per crediti fondati su fattura elettronica, in mancanza delle scritture contabili menzionate. La novella prevede, quindi, che anche la fattura elettronica trasmessa attraverso il sistema di interscambio dell'Agenzia delle entrate sia prova scritta sufficiente per emettere un decreto ingiuntivo, analogamente alla fattura cartacea annotata nelle scritture contabili , anche considerato che il sistema di interscambio genera documenti informatici autentici ed immodificabili che non sono semplici “copie informatiche di documenti informatici” bensì “duplicati informatici”, assolutamente indistinguibili dai loro originali, potendo essere scaricati dai sistemi di un terzo qualificato, quale l'Agenzia delle Entrate. La nuova formulazione della norma si applicherà anche ai procedimenti in corso introdotti dopo il 28 febbraio 2023. Costituisce principio del tutto pacifico in giurisprudenza che il valore probatorio della fattura in ordine alla certezza, alla liquidità e alla esigibilità del credito dichiaratovi, come ai fini della dimostrazione del fondamento della pretesa, viene meno nel giudizio di merito e anche in quello di opposizione al decreto ingiuntivo ottenuto, atteso che essa si inquadra tra gli atti giuridici a contenuto partecipativo, consistendo nella dichiarazione indirizzata all'altra parte di fatti concernenti un rapporto già costituito (Cass. III, n. 11736/2018). Di conseguenza, quando tale rapporto è contestato tra le parti, la fattura – proprio per la sua formazione a opera della stessa parte che intende avvalersene – non può assurgere a prova del contratto (Cass. III, n. 19944/2023), potendo al più rappresentare un mero indizio della stipulazione di esso e dell'esecuzione della prestazione, ma nessun valore, neppure indiziario, può essere riconosciuto alla fattura in ordine alla rispondenza della prestazione stessa a quella pattuita, come gli altri elementi costitutivi del contratto (Cass. VI, n. 5915/2011; Cass. III, n. 8549/2008). I crediti degli istituti di credito: dal saldaconto all'estratto contoL'art. 102 r.d.l. n. 375/1936 (della previgente legge bancaria) consentiva alle banche l'utilizzo nella fase monitoria dell'«estratto dei loro saldaconti, certificato conforme alle scritture da uno dei dirigenti dell'istituto», che attestasse la veridicità e liquidità del credito. In ordine al valore probatorio del certificato di saldaconto nel giudizio di opposizione si sono formati due orientamenti in giurisprudenza. Secondo una prima ricostruzione, siffatto documento può assumere rilievo solo come documento indiziario, la cui portata è liberamente apprezzata dal giudice nel contesto di altri elementi ugualmente significativi (Cass I, n. 18117/2024; Cass. III, n. 14357/2019; Cass I, n. 6705/2009; Cass. I, n. 7549/2005)) mentre, secondo un altro orientamento, lo stesso può assolvere l'onere della prova dell'ammontare del credito in forza della clausola, contenuta nel contratto di conto corrente, con la quale il cliente riconosca che i libri e le altre scritture contabili della banca facciano piena prova nei suoi confronti, trattandosi di clausola immune da nullità, agli effetti dell'art. 2698, in quanto non integrante una non consentita inversione dell'onere probatorio su diritti di cui le parti non passano disporre, né un aggravamento eccessivo dell'esercizio del diritto (Cass. I, n. 25857/2011). Attualmente l'art. 50 d.lgs. n. 385/1993 (T.U. bancario) individua la «prova ingiuntiva» nell'«estratto conto, certificato conforme alle scritture contabili da uno dei dirigenti della banca interessata, il quale deve altresì dichiarare che il credito è vero e liquido». L'estratto conto vero e proprio ha sempre avuto, secondo il consolidato orientamento della S.C., un'efficacia probatoria piena (in caso di mancata contestazione nei termini), derivante dalla specifica previsione dell'art. 1832 ed è idoneo a fungere da prova anche nel successivo giudizio di opposizione avverso il decreto emesso sulla base di esso (Cass. III, n. 12818/2024; Cass. III, n. 7329/2024). I crediti del condominioIl procedimento monitorio costituisce lo strumento maggiormente utilizzato dalle amministrazioni condominiali per ottenere il pagamento delle quote dovute dai condomini per le spese di gestione delle cose comuni, nei limiti in cui risultano dallo «stato di ripartizione approvato dall'assemblea», ex art. 63 disp. att. c.c., norma che — addirittura — in tal caso prevede un trattamento di estremo favore, con l'obbligo del giudice di dichiarare l'immediata esecutività del decreto ingiuntivo. La giurisprudenza ha ritenuto che il verbale di un'assemblea condominiale contenente l'indicazione delle spese occorrenti per la conservazione o l'uso delle parti comuni costituisce prova scritta idonea per ottenere decreto ingiuntivo, pur in mancanza dello stato di ripartizione delle medesime, necessario per l'ulteriore fine di ottenere anche la clausola di provvisoria esecuzione del provvedimento, ai sensi dell'art. 63 disp. att. c.c. (Cass. II, n. 20836/2022; Cass. VI, n. 27849/2021; Cass. VI, n. 20003/2020). BibliografiaAsprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013. |