Codice di Procedura Civile art. 636 - Parcella delle spese e prestazioni.Parcella delle spese e prestazioni. [I]. Nei casi previsti nei numeri 2 e 3 dell'articolo 633, la domanda [638] deve essere accompagnata dalla parcella delle spese e prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere della competente associazione professionale. Il parere non occorre se l'ammontare delle spese e delle prestazioni è determinato in base a tariffe obbligatorie. [II]. Il giudice, se non rigetta il ricorso a norma dell'articolo 640, deve attenersi al parere nei limiti della somma domandata, salva la correzione degli errori materiali. InquadramentoLa disposizione in esame introduce un trattamento privilegiato in favore degli avvocati, procuratori, cancellieri, ufficiali giudiziari e di chiunque altro abbia prestato la sua opera in occasione di un processo per crediti aventi ad oggetto il pagamento di onorari per prestazioni giudiziali o stragiudiziali ovvero il rimborso di spese (art. 633, n. 2) e in favore tutti gli esercenti una libera professione o arte, per la quale esiste una tariffa legalmente approvata, per il recupero dei relativi onorari, diritti o rimborsi (art. 633, n. 3). L'art. 636 riduce, difatti, il requisito della prova scritta alla semplice produzione della «parcella delle spese e prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere della competente associazione professionale» che «non occorre se l'ammontare delle spese e delle prestazioni è determinato in base a tariffe obbligatorie». Le ragioni del trattamento privilegiato riservato dal legislatore a queste categorie di creditori vengono rinvenute sia nell'abituale assenza di formalizzazione documentale dei rapporti di cui essi sono parte, sia nel favore accordato dal legislatore del 1940 alle classi sociali di cui esso era espressione (Garbagnati, 70). Parcella delle spese e prestazioniLa parcella è un documento privo di qualsiasi valore e rilevanza fiscale (non una fattura, quindi, né una ricevuta fiscale), dal contenuto libero e non predeterminato, nella quale il prestatore d'opera provvede ad elencare in modo più o meno analitico le attività espletate, indicando per ciascuna l'ammontare del rimborso e/o del compenso, eventualmente con riferimento alla corrispondente voce prevista dalla tariffa. Costituisce, peraltro, principio consolidato in giurisprudenza che la parcella correlata dal parere espresso dal competente Consiglio dell'Ordine d'appartenenza del professionista ha valore di prova privilegiata e carattere vincolante per il giudice esclusivamente ai fini della pronunzia dell'ingiunzione. Per contro, non ha tale valore e carattere, costituendo semplice dichiarazione unilaterale del professionista (sulla quale l'organo associativo esprime un mero parere di congruità, senza effettuare controllo alcuno di effettività e di consistenza della prestazione), nel successivo giudizio in contraddittorio, introdotto dall'ingiunto con l'opposizione. Nell'ordinario giudizio di cognizione, il creditore, in favore del quale l'ingiunzione è stata emessa, assume la veste sostanziale di attore e su di lui incombono i relativi oneri probatori ex art. 2697 c.c., ove vi sia stata contestazione da parte dell'opponente in ordine all'effettività e alla consistenza delle prestazioni eseguite, ovvero della tariffa pertinente ed alla rispondenza ad essa delle somme richieste, circostanza la cui valutazione è poi rimessa al libero apprezzamento del giudice (Cass. II, n. 24387/2021; Cass. VI, n. 712/2018). La S.C. ha inoltre ritenuto che, in base al combinato disposto degli artt. 633 e 636, la domanda monitoria relativa a crediti per prestazioni professionali deve essere accompagnata dalla parcella delle spese e prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere della competente associazione professionale, mentre non possono ritenersi idonee prove scritte, in relazione a tali crediti, la fattura e la copia autentica del registro Iva, ai sensi dell'art. 634, riferendosi tale ultima norma alle diverse ipotesi dei crediti per somministrazione di merci e di denaro ovvero per prestazioni di servizi (Cass. II, n. 22655/2011). I giudici di legittimità hanno altresì rimarcato che la mancanza del parere dell'ordine professionale (non necessario, peraltro, quando il compenso sia predeterminato sulla base di una tariffa obbligatoria quale quella riguardante i diritti di procuratore stabiliti "ex lege" in misura fissa) e della parcella contenente l'esposizione delle spese e dei diritti, secondo quanto dispone l'art. 636 ai fini dell'emissione del decreto ingiuntivo, può essere eventualmente rilevante solo sotto il profilo del regolamento delle spese processuali, ma non impedisce al giudice dell'opposizione di valutare la fondatezza della pretesa creditoria alla luce di ogni elemento in atti (Cass. II, n. 17655/2018). La prova scritta del credito del professionista intellettuale alla luce della riforma del 2012Dopo l'entrata in vigore dell'art. 9 comma 1 d.l. n. 1/2012 che ha abrogato, con effetto dal 24 gennaio 2012, le tariffe delle professioni regolamentate si erano formati in dottrina due orientamenti in ordine alla prova scritta che il professionista deve fornire al fine di ottenere un decreto ingiuntivo. Secondo una prima impostazione (Scarselli, 67), la predetta disposizione avrebbe abrogato il solo riferimento alle tariffe contenuto nelle norme previgenti, con la conseguenza che le disposizioni speciali (art. 2233 comma 1, ult. parte, c.c. e art. 636) che attribuiscono ai consigli dell'ordine delle professioni regolamentate il potere di rilasciare parere sulla liquidazione degli onorari (nozione che deve intendersi sostituita da quella di parametri), non menzionando le tariffe, sarebbero tuttora in vigore. A conforto di questa interpretazione è stato anche osservato che non ci sarebbero nemmeno ragioni logiche per ritenere che con la riforma sia venuta meno la possibilità per gli esercenti una professione regolamentata di richiedere un decreto ingiuntivo sulla base di una parcella opinata dal proprio consiglio dell'ordine. Da ciò conseguirebbe che, a decorrere dall'entrata in vigore del d.l. n. 1/2012, nei procedimenti di rilascio di pareri di congruità il Consiglio dell'ordine dovrà far riferimento alle tariffe, se la prestazione si è svolta in un periodo in cui esse erano ancora in vigore, e ai parametri ministeriali per quelle iniziate o proseguite successivamente al predetto momento. Secondo diverso orientamento (Vaccari, 857), invece, in virtù dell'abrogazione delle tariffe delle professioni regolamentate ad opera dell'art. 9 d.l. n. 1/2012, conv. con modif. dalla l. n. 27/2012, e della introduzione ad opera dei d.m. 20 luglio 2012, n. 140, d.m. 10 marzo 2014 n. 55 e d.m. 8 marzo 2018 n. 37 di nuovi criteri per la liquidazione giudiziale dei compensi, sono state tacitamente abrogate le norme di diritto sostanziale (art. 2233, comma 1, c.c.) e di diritto processuale (l'art. 636 in relazione all'art. 633 comma 1, nn. 2 e 3) che attribuivano ai consigli degli ordini delle professioni regolamentate il potere di rilasciare pareri sulla parcella emessa dai propri iscritti. Il professionista che agisca per il recupero di propri crediti in sede monitoria, secondo tale impostazione, dovrebbe dunque allegare alla domanda non più la sua parcella, ma un documento scritto avente efficacia probatoria secondo le regole del codice civile che provi l'incarico ricevuto e l'entità del compenso pattuito, così come previsto per ogni altro creditore dall'art. 633, n. 1. Pertanto, nel nuovo regime dei parametri, integrano il requisito della prova scritta per l'emissione del decreto ingiuntivo in favore del professionista intellettuale l'accordo scritto con il cliente e il preventivo scritto, previsti dall'art. 9, comma 5, l. n. 27/2012. Impostazione questa condivisa da alcune pronunce della giurisprudenza di merito (Trib. Verona 25 settembre 2013; Trib. Varese 11 ottobre 2012). Le Sezioni Unite sono intervenute sulla questione chiarendo che l'abrogazione del sistema delle tariffe professionali per gli avvocati, disposta dal decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito dalla legge 27 marzo 2012, n. 27, non ha determinato, in base all'articolo 9, l'abrogazione dell'articolo 636, e quindi l'avvocato che intende agire per la richiesta dei compensi per prestazioni professionali può ancora avvalersi del procedimento per ingiunzione regolato dagli articoli 633 e 636, ponendo a base del ricorso la parcella delle spese e prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere del competente Consiglio dell'ordine, il quale sarà rilasciato sulla base dei parametri per compensi professionali di cui alla riforma forense (legge 31 dicembre 2012 n. 247) e ai relativi decreti ministeriali attuativi (Cass. S.U. n. 19427/2021). BibliografiaAsprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013. |