Codice di Procedura Civile art. 641 - Accoglimento della domanda.Accoglimento della domanda. [I]. Se esistono le condizioni previste nell'articolo 633, il giudice, con decreto motivato [35 att.] da emettere entro trenta giorni dal deposito del ricorso, ingiunge all'altra parte di pagare la somma o di consegnare la cosa o la quantità di cose chieste o invece di queste la somma di cui all'articolo 639 nel termine di quaranta giorni, con l'espresso avvertimento che nello stesso termine può essere fatta opposizione a norma degli articoli seguenti [645] e che, in mancanza di opposizione, si procederà a esecuzione forzata [186-ter 2, 483 ss.] (1). [II]. Quando concorrono giusti motivi, il termine può essere ridotto fino a dieci giorni oppure aumentato fino a sessanta. Se l'intimato risiede in uno degli altri Stati dell'Unione europea, il termine è di cinquanta giorni e può essere ridotto fino a venti giorni. Se l'intimato risiede in altri Stati, il termine è di sessanta giorni e, comunque, non può essere inferiore a trenta né superiore a centoventi (2). [III]. Nel decreto, eccetto per quello emesso sulla base di titoli che hanno già efficacia esecutiva secondo le vigenti disposizioni [474 2], il giudice liquida le spese e le competenze e ne ingiunge il pagamento (3). (1) Comma modificato dapprima dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534, e successivamente dall'art. 9 2 lett. a) d.lg. 9 ottobre 2002, n. 231. (2) Comma modificato dapprima dall'art. 8 d.l. n. 432, cit., e successivamente dall'art. 9 2 lett. b) d.lg. n. 231, cit. (3) Comma così sostituito dall'art. 2 l. 10 maggio 1976, n. 358. Successivamente la Corte cost., con sentenza 31 dicembre 1986, n. 303, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui non consente la liquidazione delle spese e competenze all'istante che abbia già a proprio favore un titolo esecutivo. InquadramentoLa disposizione in esame disciplina l'emissione del provvedimento di accoglimento del ricorso monitorio prevedendo che il giudice, entro trenta giorni dal deposito (termine meramente ordinatorio), verificata la sussistenza dei presupposti di legge, procede all'emissione dell'ingiunzione richiesta. La dottrina evidenzia che la cognizione svolta dal giudice nella fase monitoria è di tipo sommario, soprattutto per la sua parzialità, in quanto limitata all'esame dei soli fatti costitutivi e di quelli estintivi, modificativi ed impeditivi rilevabili d'ufficio, sulla base di quanto affermato e documentato dal solo ricorrente (Ronco, 55). La giurisprudenza, dopo avere fornito per lungo tempo risposte antitetiche al quesito, si è ormai attestata nel senso che non sia consentita al creditore la cd. parcellizzazione del credito, frazionandolo in più domande di ingiunzione ciascuna avente ad oggetto soltanto una parte del credito complessivo (Cass. VI, n. 4702/2015; Cass. S.U., n. 23726/2007). L'art. 641 prevede il termine entro il quale l'ingiunto deve procedere al pagamento oppure alla proposizione dell'opposizione, prevedendo un termine ordinario di quaranta giorni e disciplinando le ipotesi in cui questo termine può essere modificato dal giudice o deve intendersi più lungo attesa la residenza dell'ingiunto in uno Stato estero (comma 2). Nel decreto ingiuntivo il giudice liquida anche le spese processuali ingiungendo anche il pagamento delle stesse (comma 3). Il contenuto del provvedimento di accoglimentoIl giudice, con il decreto di accoglimento, deve emettere l'ingiunzione richiesta dal ricorrente e deve indicare il termine entro il quale l'ingiunto deve procedere al pagamento o deve proporre l'opposizione. Detto termine ha una natura polivalente, poiché rappresenta sia il limite ultimo fissato per l'adempimento spontaneo all'obbligazione oggetto del provvedimento da parte del debitore ingiunto, sia il termine entro il quale questi potrà esercitare il potere/onere di proporre opposizione, sia — infine — il termine decorso inutilmente il quale (in assenza di adempimento e/o di opposizione) il creditore potrà di norma intraprendere l'esecuzione forzata. La giurisprudenza ha evidenziato che la riduzione del termine per proporre opposizione a decreto ingiuntivo a dieci giorni ha carattere di eccezione alla regola generale e risulta possibile solo a seguito di un'espressa domanda del creditore e il relativo provvedimento è soggetto all'obbligo di motivazione con riguardo alla sussistenza dei «giusti motivi» che consentono la riduzione del termine (Cass. VI, n. 20561/2017; Cass.T, n. 16455/2004). I motivi che consentono la modifica della durata di detto termine e le ragioni che li caratterizzano come "giusti", devono essere enunciati nel provvedimento, quantomeno con rinvio implicito alle condizioni che ne giustificano la sussistenza, specificamente rappresentate dal creditore nel testo del ricorso, in modo che si possa ritenere che il giudice le abbia vagliate e, quindi, accolte (Cass. II, n. 23418 /2022). La dottrina è divisa in ordine alle conseguenze della omissione da parte del giudice del termine o della sua previsione in misura inferiore a quella minima o superiore a quella massima. Secondo un primo orientamento in tali ipotesi si determinerebbe la nullità del provvedimento con conseguente sua illimitata opponibilità (Franco, 238; Valitutti - De Stefano, 187), mentre secondo altra impostazione dovrebbe ritenersi implicitamente fissata la misura ordinaria di 40 giorni, poiché il termine stesso è previsto dalla legge che attribuisce al giudice un potere d'intervento solo per procedere alla sua modifica (Balbi, 12; Garbagnati, 94). La giurisprudenza ha chiarito che il termine in questione è soggetto alla sospensione feriale disposta in via generale dall'art. 1, l. n. 742/1969 (Cass. I, n. 4987/1997). La correzione dell'errore materialeGli artt. 287 e 288 si riferiscono letteralmente alla sola correzione dell'errore materiale presente nelle sentenze, ma sono comunemente applicati in via analogica anche al decreto ingiuntivo, di cui deve ritenersi ammissibile la correzione. In tal senso si è espressa la dottrina (Ronco, 305). In giurisprudenza la Consulta ha implicitamente avallato l'ammissibilità del procedimento di correzione (Corte cost., n. 393/1994). La S.C. ha inoltre ritenuto che nel caso di errore materiale del ricorso per decreto ingiuntivo, in ordine ai dati relativi al credito, il creditore opposto può legittimamente operarne la correzione con la comparsa di risposta nel procedimento di opposizione, senza che occorra a tale scopo la proposizione di una domanda riconvenzionale, essendosi in presenza di una mera «emendatio libelli» (Cass. III, n. 11345/1990). La giurisprudenza di merito (Trib. Monza, I, 25 marzo 2014, n. 979) ha ritenuto ammissibile l'istanza di correzione dell'errore materiale del decreto ingiuntivo anche se è già pendente l'opposizione, all'esito dell'intervento della Consulta con la sent. 10 novembre 2004 n. 335 (che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 287 nella parte in cui non consentiva la correzione dell'errore materiale in caso di sentenza di primo grado già investita dall'appello). E' stata in tal modo delineata una interpretazione, dalla valenza integrativa, dell'art. 287 tale da ampliarne la portata applicativa anche ai (non espressamente ivi menzionati) decreti ingiuntivi, all'esito di un'adeguata valorizzazione dei principi costituzionali del diritto di azione, della ragionevole durata del processo e, soprattutto, di economia processuale (Trib. Perugia, II, 15 maggio 2020). Emissione dell'ingiunzione di pagamento europeaIl giudice adito con la richiesta di decreto ingiuntivo europeo deve valutare se la domanda proposta rientra nel campo di applicazione del Regolamento CE n. 1896/2006, se la stessa abbia ad oggetto una controversia transfrontaliera e se sussista la sua competenza giurisdizionale. L'attività di controllo alla quale è chiamato il giudice è meramente formale, e si articola nell'esaminare se le condizioni poste dagli artt. 2, 3, 4, 6 e 7 siano state soddisfatte, nonché «se il credito sia fondato» (art. 8). In caso di accoglimento totale della domanda, il giudice emette l'ingiunzione di pagamento europea basandosi sulle mere affermazioni fornite dal ricorrente senza possibilità di verificare la fondatezza della pretesa (Valitutti - De Stefano, 217). L'ingiunzione deve contenere le seguenti informazioni in favore del convenuto (art. 12): 1) avviso della possibilità: a) di pagare al ricorrente l'importo indicato nell'ingiunzione; b) oppure di opporsi all'ingiunzione presentando opposizione dinanzi al giudice d'origine, da inviare entro 30 giorni che decorrono dal momento in cui l'ingiunzione è stata notificata al convenuto; 2) indicazione che: a) l'ingiunzione è stata emessa soltanto in base alle informazioni fornite dal ricorrente e non verificate dal giudice; b) l'ingiunzione acquista forza esecutiva salvo nel caso in cui sia stata presentata opposizione dinanzi al giudice conformemente all'art. 16; c) se è presentata opposizione, il procedimento prosegue dinanzi ai giudici competenti dello Stato membro d'origine applicando le norme di procedura civile ordinaria, a meno che il ricorrente non abbia esplicitamente richiesto in tal caso l'estinzione del procedimento. BibliografiaAsprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013. |