Codice di Procedura Civile art. 644 - Mancata notificazione del decreto.Mancata notificazione del decreto. [I]. Il decreto di ingiunzione diventa inefficace qualora la notificazione [643 2] non sia eseguita nel termine di sessanta giorni dalla pronuncia, se deve avvenire nel territorio della Repubblica, e di novanta giorni negli altri casi; ma la domanda può essere riproposta [186-ter 5; 188 att.] (1). (1) Comma così modificato dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534. Le parole « escluse le provincie libiche », che figuravano dopo le parole « nel territorio della Repubblica », sono da ritenersi abrogate a seguito dell'art. 23 del trattato di pace, ratificato nel 1947. InquadramentoLa norma in esame stabilisce che il decreto ingiuntivo diventa inefficace se non viene notificato al destinatario dell'ingiunzione entro 60 giorni o entro 90 se la notifica deve essere effettuata all'estero. Detto termine è soggetto alla sospensione feriale di cui all'art. 1 l. n. 742/1969 (Cass. II, n. 5447/1999). Il legislatore chiarisce, peraltro, che la perdita di efficacia del decreto ingiuntivo non preclude la riproponibilità della domanda. Il termine entro cui il decreto ingiuntivo dev'essere notificato a pena d'inefficacia, ai sensi dell'art. 644, decorre dalla data del deposito del provvedimento e non da quella della pronuncia. (Trib. Torino, I, 16 febbraio 2021, n. 745). La rimessione in terminiLa giurisprudenza di merito ha evidenziato che il secondo comma dell'art. 153, aggiunto dalla l. n. 69/2009 di modifica del codice di rito, prevede un principio generale — non limitato alla fase istruttoria del procedimento ordinario di cognizione — di rimessione in termini per la parte che sia incorsa in decadenze senza colpa. L'abrogazione dell'art. 184-bis e lo spostamento del suo contenuto nell'art. 153, cioè nel capo del codice dedicato in via generale ai termini processuali, dunque, non può che avere il significato di applicazione generalizzata dell'istituto della rimessione in termini che pertanto deve ritenersi ammessa anche nel caso di mancata notificazione del decreto ingiuntivo nel termine di 60 gg. previsto dall'art. 644, che non sia dovuta a colpa del creditore (Trib. Torino 18 giugno 2012). È peraltro noto che, secondo il costante orientamento dei giudici di legittimità, la rimessione in termini deve essere domandata dalla parte interessata senza ritardo e non appena essa abbia acquisito la consapevolezza di avere violato il termine stabilito dalla legge o dal giudice per il compimento dell'atto (Cass. II, n. 4841/2012; Cass. III, n. 24413/2011). Pertanto, in tema di istanza di rimessione in termine per la notificazione del decreto ingiuntivo ai sensi dell'art. 644, è stato ritenuto congruo e ragionevole un termine per la proposizione dell'istanza corrispondente a quello originariamente a disposizione della parte (60 giorni ex art. 644), tenuto conto anche di quanto disposto dall'art. 154, secondo periodo (Trib. Torino 14 maggio 2012). Inefficacia del decreto ingiuntivoSe la notificazione non viene eseguita nel termine assegnato, il decreto d'ingiunzione diventa inefficace e la legge attribuisce al debitore ingiunto la facoltà di rivolgersi con ricorso allo stesso ufficio giudiziario che ha pronunciato il provvedimento, per chiedere la declaratoria della sua inefficacia, attraverso il procedimento delineato dall'art. 188 disp. att.: dopo la fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e la notifica al creditore ricorrente, la questione viene decisa con ordinanza non impugnabile e, dunque, ricorribile in Cassazioneex art. 111 Cost. (Cass. I, n. 19799/2006). La giurisprudenza ha all'uopo rimarcato che qualora il creditore, munito di decreto ingiuntivo, provveda a rituale notificazione del medesimo, ancorché dopo il decorso del termine d'efficacia fissato dall'art 644, le ragioni del debitore, comprese quelle relative all'inefficacia del titolo prevista dalla citata norma, possono essere fatte valere solo con l'ordinaria opposizione da esperirsi nel termine di legge, e non anche attraverso gli strumenti previsti dagli artt. 188 disp. att. c.p.c. (ricorso per la declaratoria d'inefficacia del decreto) e 650 (opposizione tardiva), i quali presuppongono, rispettivamente, la mancanza o la giuridica inesistenza della notificazione del decreto, e il difetto di tempestiva conoscenza del decreto stesso per irregolarità della notificazione o per caso fortuito o forza maggiore (Cass. III, n. 36496/2021). Conseguentemente, tranne i casi in cui un decreto ingiuntivo non è notificato, o la notifica di esso è giuridicamente inesistente, la parte contro la quale è stato emesso non può, decorso il termine stabilito dall'art. 644, chiederne la declaratoria di inefficacia, ai sensi dell'articolo 188 disp. att. Se la notifica sia semplicemente nulla, l'inefficacia può essere fatta valere, onde evitare la sanatoria per eventuale acquiescenza, con l'opposizione tardiva ai sensi dell'art. 650, fornendo la prova di non aver avuto tempestiva conoscenza del decreto ingiuntivo per irregolarità della notificazione (Cass. III, n. 33516/2022; Cass. lav., n. 1509/2019). Invero, la notificazione del decreto ingiuntivo oltre il termine di quaranta giorni dalla pronuncia comporta, ai sensi dell'art. 644, l'inefficacia del provvedimento, vale a dire rimuove l'intimazione di pagamento con esso espressa e osta al verificarsi delle conseguenze che l'ordinamento vi correla, ma non tocca, in difetto di previsione in tal senso, la qualificabilità del ricorso per ingiunzione come domanda giudiziale. Pertanto, ove su detta domanda si costituisca il rapporto processuale, ancorché su iniziativa della parte convenuta (in senso sostanziale), la quale eccepisca quell'inefficacia, il giudice adito, alla stregua delle comuni regole del processo di cognizione, ha il potere-dovere non soltanto di vagliare la consistenza dell'eccezione (con le implicazioni in ordine alle spese della fase monitoria), ma anche di decidere sulla fondatezza della pretesa avanzata dal creditore ricorrente (Cass. VI, n. 27062/2021; Cass. III, n. 3908/2016; Cass. II, n. 951/2013). La dottrina, se ha condiviso tali principi con riferimento all'ipotesi di omissione ovvero d'inesistenza della notificazione, ha manifestato perplessità per la disciplina dei casi di notificazione tardiva, evidenziando che l'orientamento innanzi richiamato finirebbe per escludere ogni sorta di conseguenza e di concreta sanzione, poiché la tardività viene superata in caso di mancata opposizione (Garbagnati, 108; Ronco, 314). BibliografiaAsprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013. |