Codice di Procedura Civile art. 647 - Esecutorietà per mancata opposizione o per mancata attività dell'opponente.Esecutorietà per mancata opposizione o per mancata attività dell'opponente. [I]. Se non è stata fatta opposizione nel termine stabilito [641 1-2], oppure l'opponente non si è costituito [165 1, 645 1], il giudice che ha pronunciato il decreto, su istanza anche verbale del ricorrente, lo dichiara esecutivo [474]. Nel primo caso il giudice deve ordinare che sia rinnovata la notificazione, quando risulta o appare probabile che l'intimato non abbia avuto conoscenza del decreto [186-ter 5, 643 2] (1). [II]. Quando il decreto è stato dichiarato esecutivo a norma del presente articolo, l'opposizione non può essere più proposta né proseguita, salvo il disposto dell'articolo 650, e la cauzione eventualmente prestata [642 2] è liberata. (1) Comma così modificato dall'art. 102 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. InquadramentoNelle ipotesi in cui l'ingiunto non proponga opposizione nei modi e nei termini previsti dalla legge — ossia entro quaranta giorni decorrenti dalla notifica del ricorso per ingiunzione e del pedissequo decreto, così come previsto dall'art. 641 —, ovvero, notificato l'atto di citazione in opposizione, l'opponente non si costituisca, il giudice, che ha emesso il decreto, su istanza anche verbale del ricorrente, dichiara l'esecutività del decreto ingiuntivo. In tali casi il decreto ingiuntivo diviene non più impugnabile e l'opposizione che sia stata proposta — salvo il disposto dell'art. 650 — deve essere considerata improcedibile e la cauzione eventualmente prestata va liberata. Nell'ipotesi in cui a fronte della mancata opposizione promossa da parte dell'intimato, qualora il giudice ravvisi che tale circostanza possa essere dipesa da una mancata conoscenza del decreto da parte del destinatario dello stesso, dispone una nuova notificazione del ricorso e del decreto a carico del ricorrente. La rinotificazione del ricorso e del pedissequo decreto viene disposta dal giudice non solo quando è palese che la notifica è affetta da nullità, poiché eseguita in modo errato od irregolare, ma anche in tutti i casi in cui appare probabile che il destinatario del provvedimento monitorio non abbia ricevuto l'atto. La dichiarazione di esecutorietàLa giurisprudenza ha rimarcato che la dichiarazione di esecutività emessa dal giudice ex art. 647 è provvedimento, di natura giurisdizionale, diverso dalla mera attestazione, da parte del cancelliere, della mancata opposizione dell'ingiunto, nel termine di cui all'art. 641, comma 1, che ne costituisce solo il presupposto di fatto (Cass. I, n. 2819/2018; Cass. I, n. 23202/2013). Nel caso di decreto ingiuntivo emesso a carico di due coobbligati in solido, ove uno solo abbia proposto opposizione, la posizione dell'altro resta regolata dall'art. 647, pertanto l'esecutività nei confronti del non opponente non può essere chiesta nel giudizio d'opposizione promosso dall'opponente. La mancata o tardiva costituzione dell'opponenteCostituisce orientamento consolidato della giurisprudenza che, nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la costituzione tardiva dell'opponente equivale alla mancata costituzione e determina l'improcedibilità dell'opposizione (Cass. S.U., n. 19246/2010). L'applicazione al giudizio di opposizione della sanzione dell'improcedibilità, fondata sulla presunzione di abbandono dell'impugnativa, si giustifica con il rafforzamento della tutela creditoria, che, ai fini della sua effettività, impone all'ingiunto di attivarsi per instaurare il contraddittorio entro un termine ben definito, al fine di evitare che la condanna contenuta nel decreto divenga definitiva (Balbi, 16). Va, tuttavia, ricordato che l'opponente a decreto ingiuntivo che abbia proposto opposizione non seguita da costituzione in giudizio, ovvero seguita da ritardata costituzione, può legittimamente riproporre l'opposizione entro il termine fissato nel decreto ingiuntivo ai sensi dell'art. 641, commi 1 e 2, accompagnata da rituale e tempestiva costituzione in giudizio (Cass. I, n. 22502/2004). Ne consegue che il giudice del giudizio di opposizione nel quale l'opponente non si è costituito o si è costituito tardivamente, nel caso in cui sia intervenuta una seconda tempestiva opposizione seguita da rituale costituzione in giudizio, e sempre che di tale seconda tempestiva e rituale opposizione sia messo a conoscenza, non può dichiarare esecutivo il decreto ingiuntivo opposto, ma, ove non possa o non ritenga di procedere alla riunione dei due giudizi, dovrà limitarsi a dichiarare la improcedibilità dell'opposizione non seguita da costituzione o seguita da costituzione tardiva; né, sul presupposto che la proposizione della seconda opposizione, seguita da rituale e tempestiva costituzione da parte dell'opponente, abbia sanato la prima opposizione, può decidere nel merito l'opposizione improcedibile. Siffatta possibilità è preclusa, altresì, al giudice dell'appello investito del gravame avverso il provvedimento del giudice che erroneamente abbia dichiarato improcedibile l'opposizione a decreto ingiuntivo e abbia dichiarato esecutivo il decreto opposto (Cass. I, n. 25621/2008). I giudici di legittimità hanno ritenuto che l’opponente costituitosi tardivamente non può invocare la rimessione in termini per causa non imputabile, ove la relativa istanza sia basata sul ritardo con cui l’ufficiale giudiziario ha consegnato l’originale della citazione con l’attestazione della intervenuta notificazione, dal momento che, ai fini della costituzione in giudizio, il perfezionamento della notificazione non è necessario e l’opponente può depositare in cancelleria anche un atto equipollente, costituito dalla semplice copia (cd. velina) della citazione (Cass. VI, n. 21692/2017). Effetti del decreto di esecutorietàIn assenza di opposizione il decreto ingiuntivo acquisto efficacia di giudicato formale e sostanziale solo nel momento in cui il giudice, dopo averne controllato la notificazione, lo dichiari esecutivo ai sensi dell'art. 647 , all'esito di una vera e propria attività giurisdizionale di verifica del contraddittorio che si pone come ultimo atto del giudice all'interno del processo di ingiunzione (Cass. I, n. 16215/2015; Cass. III, n. 13207/2015). Il giudicato sostanziale conseguente alla mancata opposizione di un decreto ingiuntivo copre non soltanto l'esistenza del credito azionato, del rapporto di cui esso è oggetto e del titolo su cui il credito ed il rapporto stessi si fondano, ma anche l'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi del rapporto e del credito precedenti al ricorso per ingiunzione e non dedotti con l'opposizione, mentre non si estende ai fatti successivi al giudicato ed a quelli che comportino un mutamento del petitum ovvero della «causa petendi» in seno alla domanda rispetto al ricorso esaminato dal decreto esecutivo (Cass. I, n. 8901/2024; Cass. I, n. 12671/2021). La sussistenza delle condizioni che legittimano la dichiarazione di esecutorietà del decreto ingiuntivo, ai sensi dell'art. 647 è sindacabile esclusivamente nel giudizio di opposizione, promosso ai sensi dell'art. 645 o dell'art. 650 c.p.c. , ovvero nel giudizio di opposizione all'esecuzione intrapresa in base al decreto ingiuntivo dichiarato esecutivo, non essendo previsto alcun mezzo d'impugnazione avverso il relativo decreto, e non essendo proponibile il ricorso per cassazione (Cass. II, n. 36196/2021). La revoca di tale provvedimento, pronunciata con decreto da parte dello stesso giudice che lo ha emesso, costituisce pertanto un provvedimento abnorme, in quanto non contemplato dall'ordinamento, ed è impugnabile con il ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost. (Cass. I, n. 1919/2009). La giurisprudenza reputa, invece, proponibile avverso il decreto ingiuntivo divenuto esecutivo ex art. 647 l'opposizione di terzo revocatoria, configurandosi la stessa come impugnazione straordinaria che presuppone il passaggio in giudicato di un provvedimento giudiziario che risulti frutto di dolo di una delle parti o di collusione fra le stesse e che sia inoltre pregiudizievole per i creditori o gli aventi causa di una di esse (Cass. III, n. 24631/2015; Cass. II, n. 15350/2010). Fallimento dell'ingiuntoL'opponibilità al fallimento del decreto ingiuntivo non opposto decorre dalla data di emissione del provvedimento di esecutorietà di cui all'art. 647 , atteso che con esso il giudice compie un'attività di natura giurisdizionale avente ad oggetto la verifica del contraddittorio e la regolarità della notificazione del decreto ingiuntivo, con conseguente passaggio in cosa giudicata formale e sostanziale del decreto medesimo, restando privi di rilievo disfunzioni dell'ufficio o ritardi nell'emissione del relativo provvedimento (Cass. I, n. 8260/2024). Il decreto ingiuntivo non munito, prima del fallimento, di dichiarazione di esecutorietà non è passato in cosa giudicata formale e sostanziale, né può acquisire tale valore con successivo decreto di esecutorietà per mancata opposizione, perché, intervenuto il fallimento, ogni credito deve essere accertato in concorso con i creditori in sede di verificazione del passivo (Cass. I, n. 2824/2018; Cass. I, n. 1650/2014). Conseguentemente, in mancanza della dichiarazione di esecutività ai sensi dell'art. 647, il decreto ingiuntivo, seppur non opposto, è inopponibile alla massa dei creditori (Cass. I, n. 13810/2022; Cass. I, n. 22666/2021; Cass. I, n. 9465/2021; Cass. VI, n. 24157/2020). La S.C. ha altresì chiarito che nell'opposizione allo stato passivo, il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo ex art. 642 che sia stato opposto con giudizio cancellato dal ruolo per inattività delle parti e non riassunto, non è opponibile alla massa fallimentare, laddove il giudizio di opposizione sia iniziato prima dell'entrata in vigore, il 25 giugno 2008, exart. 50 d.l. n. 112/2008 convertito nella l. n. 133/2008, del nuovo testo dell'art. 181, comma 1 alla luce del quale l'estinzione del giudizio in caso di inattività delle parti può essere pronunciata d'ufficio. Ne consegue che, in difetto di una esplicita pronuncia di estinzione divenuta inoppugnabile, richiesta secondo la formulazione della norma applicabile ratione temporis, il decreto ingiuntivo non munito, prima della dichiarazione di fallimento, del decreto di esecutorietà ex art. 647 non può considerarsi passato in cosa giudicata formale e sostanziale e pertanto non è opponibile al fallimento (Cass. I, n. 5657/2019). La mancata opposizione all'ingiunzione di pagamento europeaAi sensi dell'art. 12 , § 4, lett. b), nonché dell'art. 18 del Regolamento CE n. 1896/2006 decorso il termine di trenta giorni dalla notificazione dell'ingiunzione, l'ingiunzione di pagamento europea diventa esecutiva. L'ingiunzione di pagamento europea divenuta esecutiva nello Stato membro d'origine è riconosciuta ed eseguita negli altri Stati membri senza che sia necessaria una dichiarazione di esecutività e senza che sia possibile opporsi al suo riconoscimento (art. 19). La dottrina ritiene che, limitandosi il regolamento a disciplinare il profilo esecutivo, non sia estensibile all'ingiunzione di pagamento europea la corrente interpretazione nazionale che riconosce al decreto ingiuntivo non opposto efficacia di giudicato, attesa la sostanziale diversità delle fasi monitorie nelle due diverse ipotesi (Valitutti - De Stefano, 367). Le Sezioni Unite intervenute sul punto, hanno condiviso l'impostazione della dottrina ritenendo che all'efficacia esecutiva dell'ingiunzione di pagamento europea si accompagni quel fenomeno analogo (ma non identico) al giudicato, rappresentato dalla preclusione pro iudicato. La mancata opposizione nel termine perentorio ex art. 16 del Regolamento CE n. 1896/2006 rende, difatti, irretrattabile l'ingiunzione e le attribuisce una stabilità (non meramente endoprocessuale, ma) esterna, permettendo all'ingiunto di agire verso il creditore e di rimettere in discussione lo stesso rapporto oggetto dell'ingiunzione per ogni effetto diverso da quello della mera condanna, che resta, invece, intangibile e insensibile a ogni azione di accertamento negativo o di ripetizione di indebito (Cass. S.U., n. 10799/2015). BibliografiaAsprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013. |