Codice di Procedura Civile art. 660 - Forma dell'intimazione.

Rosaria Giordano

Forma dell'intimazione.

[I]. Le intimazioni di licenza o di sfratto indicate negli articoli precedenti debbono essere notificate a norma degli articoli 137 e seguenti, esclusa la notificazione al domicilio eletto [141 1].

[II]. Il locatore può indicare nell'atto un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, altrimenti l'opposizione prevista nell'articolo 668 e qualsiasi altro atto del giudizio gli sono notificati presso il procuratore costituito1.

[III]. La citazione per la convalida, redatta a norma dell'articolo 125, in luogo dell'invito e dell'avvertimento al convenuto previsti nell'articolo 163, terzo comma, numero 7, deve contenere, con l'invito a comparire nell'udienza indicata, l'avvertimento che se non comparisce o, comparendo, non si oppone, il giudice convalida la licenza o lo sfratto ai sensi dell'articolo 663 e che sussistendo i presupposti di legge la parte può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato 2.

[IV]. Tra il giorno della notificazione dell'intimazione e quello dell'udienza debbono intercorrere termini liberi non minori di venti giorni. Nelle cause che richiedono pronta spedizione il giudice 3 può, su istanza dell'intimante, con decreto motivato, scritto in calce all'originale e alle copie dell'intimazione, abbreviare fino alla metà i termini di comparizione4.

[V]. Le parti si costituiscono depositando [in cancelleria] l'intimazione con la relazione di notificazione o la comparsa di risposta, oppure presentando tali atti al giudice in udienza 5.

[VI]. Ai fini dell'opposizione e del compimento delle attività previste negli articoli da 663 a 666, è sufficiente la comparizione personale dell'intimato6.

[VII]. Se l'intimazione non è stata notificata in mani proprie, l'ufficiale giudiziario deve spedire avviso all'intimato dell'effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata, e allegare all'originale dell'atto la ricevuta di spedizione [139].

 

[1] Comma sostituito dall'art. 3, comma 8,  lett. g), n. 1, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Il testo precedente era il seguente: « Il locatore deve dichiarare nell'atto la propria residenza o eleggere domicilio nel comune dove ha sede il giudice adito, altrimenti l'opposizione prevista nell'articolo 668 e qualsiasi altro atto del giudizio possono essergli notificati presso la cancelleria.» Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.  

[2] Le parole «e che sussistendo i presupposti di legge la parte può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato» sono state inserite dall'art. 3, comma 8,  lett. g), n. 2, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.  Precedentemente il comma è stato inserito dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534.

[3] Nell'art. 6604, come pure negli artt. 6881, 703, 755, 7571, 7582, 7591, 761, 7621, 7631, 7641-3, 7672, 7722, 776, 7821-2 e rubrica, 7831, la parola « giudice » è stata sostituita alla parola « pretore » dall'art. 105 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999.

[4] Comma inserito dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534.

[5] Le parole « in cancelleria » sono state soppresse dall'art. 3, comma 8,  lett. g), n. 3, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023Il comma era stato precedentemente inserito dall'art. 8 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534.

[6] Nell'art. 6604, come pure negli artt. 6881, 703, 755, 7571, 7582, 7591, 761, 7621, 7631, 7641-3, 7672, 7722, 776, 7821-2 e rubrica, 7831, la parola « giudice » è stata sostituita alla parola « pretore » dall'art. 105 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999.

Inquadramento

La notifica dell'atto di intimazione deve essere effettuata, secondo le modalità previste dagli artt. 137 e ss., esclusa la notificazione al domicilio eletto, nel rispetto di termini liberi non minori di venti giorni rispetto al giorno dell'udienza di convalida.

La notifica dell'atto di intimazione ai sensi dell'art. 140, è comunemente ammessa nel procedimento di convalida (Frasca, 171), mentre si esclude la compatibilità con lo stesso della notifica a destinatari sconosciuti (Trib. Padova II, 26 novembre 2010, Arch. loc., 2011, n. 3, 332 ).

Il comma 1 della disposizione in esame prevede che la notificazione deve avvenire a norma degli artt. 137 e ss., escludendo espressamente l'ipotesi della notificazione presso il domicilio eletto. Si esclude peraltro che tale divieto operi anche se l'elezione di domicilio è fatta nel contratto di locazione, dovendo prevalere la volontà delle parti (Duni, 35).

Il comma 7 della norma in commento stabilisce che, se l'intimazione non è stata notificata in mani proprie ex art. 138, l'ufficiale giudiziario deve spedire «avviso» all'intimato dell'effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata nell'obiettivo di avere maggiore certezza in ordine alla conoscenza dell'intimazione da parte del convenuto (Cass. n. 3171/1997).

La citazione per la convalida, in luogo dell'invito e dell'avvertimento al convenuto previsti nell'art. 163, comma 3, n. 7, deve contenere, con l'invito a comparire nell'udienza indicata, l'avvertimento che se non comparisce o, comparendo, non si oppone, il giudice convalida la licenza o lo sfratto ai sensi dell'art. 663.

L'intimante, pur obbligato alla difesa tecnica ex art. 82, può costituirsi in giudizio sino al giorno dell'udienza.

L'intimato, invece, può partecipare alla fase di convalida senza il patrocinio di un difensore.

Notifica dell'intimazione

La notifica dell'atto introduttivo deve essere effettuata, nelle modalità previste dagli artt. 137 e ss., esclusa la notificazione al domicilio eletto, nel rispetto di termini liberi non minori di venti giorni rispetto al giorno dell'udienza di convalida. In sede applicativa, si è ritenuto che nel procedimento di intimazione di sfratto, nel caso di nullità del giudizio di primo grado per assegnazione di un termine a comparire inferiore a quello legale, il giudice d'appello, al quale tale vizio sia stato denunciato come vizio della sentenza emanato dallo stesso giudice del primo grado, non può rimettere le parti davanti a quest'ultimo, non ricorrendo alcune delle ipotesi di cui agli artt. 353 e 354, ma dichiarata la sussistenza delle nullità e disposta l'eventuale rinnovazione dell'atto nullo, deve pronunciarsi nel merito della domanda dell'attore (cfr. App. Lecce II, 31 luglio 2017, n. 225, in, la quale ha  osservato che, nella fattispecie in oggetto, è evidente la nullità della sentenza impugnata per nullità della notificazione dell'atto di citazione, onde il giudizio va rimesso al primo giudice, ai sensi dell'art. 354. Del resto, essendovi sia violazione del contraddittorio, che nullità della notificazione, per carenza dell'avviso all'intimato dell'effettuata notificazione, il cumulo dei vizi impone l'applicazione del rimedio più grave che è quello della rimessione in primo grado, prevista per il secondo).

Peraltro, qualora il termine a comparire non venga rispettato, il vizio sarà comunque sanato laddove l'intimato compaia all'udienza senza opporsi alla convalida e senza dedurre il vizio costituito dalla violazione del termine (Cass. n. 5308/1995).

Per converso, nell'ipotesi in cui l'intimato si costituisca al solo e precipuo scopo di eccepire il mancato rispetto del termine a comparire, in violazione dell'art. 660, comma 4, all'ordinanza di convalida ciononostante emessa va attribuito valore sostanziale di sentenza appellabile, dovendosi ritenere il provvedimento emesso in difetto dei presupposti previsti, e, nel giudizio d'appello, il giudice è tenuto a verificare il rispetto dei termini di comparizione suindicati, assumendo i provvedimenti conseguenti (Cass. n. 17151/2002, la quale ha peraltro ammesso che in questa ipotesi possa essere concesso su richiesta dell'intimante un termine per il rinnovo della notifica ex art. 164).

È stato chiarito, al contempo, che qualora la violazione del termine a comparire non abbia causato alcun concreto pregiudizio al diritto di difesa del conduttore intimato per non essere stato convalidato lo sfratto né emanata ordinanza di rilascio all'esito della fase sommaria del procedimento, tale violazione sarà irrilevante nella successiva fase del giudizio a cognizione piena (Cass. n. 7088/1994).

La notifica dell'atto di intimazione ai sensi dell'art. 140, è comunemente ammessa nel procedimento di convalida (Frasca, 171).

In accordo con la tradizionale giurisprudenza di legittimità, il perfezionamento del procedimento di notificazione ex art. 140 c.p.c. presupponeva il previo compimento da parte dell'ufficiale giudiziario delle tre formalità prescritte dalla medesima norma, i.e. il deposito di copia dell'atto nella casa del Comune dove va eseguita la notificazione, l'affissione dell'avviso di deposito in busta chiusa e sigillata posta sulla porta dell'abitazione o dell'ufficio del destinatario, la notizia  a quest'ultimo con l'invio di una raccomandata con avviso di ricevimento: si riteneva infatti che l'esecuzione anche di uno solo di questi adempimenti oltre il termine di decadenza  all'uopo prescritto dalla legge determinasse la nullità della notificazione  (v., tra le molte, Cass. n. 18110/2004).

Sulla questione, vi è poi stata una significativa evoluzione della giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione le quali hanno enunciato i seguenti principi: a) la  notifica compiuta ai sensi dell'art. 140  è perfezionata, nei confronti del solo notificante, con la consegna all'ufficiale giudiziario dell'atto da notificare; b) nel caso di notificazione eseguita ai sensi dell'art. 140, l'avviso di ricevimento della raccomandata con la quale l'ufficiale giudiziario dà avviso al destinatario dell'avvenuto deposito dell'atto nella casa comunale deve essere allegato, a pena di nullità, all'originale dell'atto notificato (Cass. S.U., n. 458/2005, in Giust. Civ., I, 1503, con nota di Giordano).

La materia delle notificazioni nei confronti dei destinatari irreperibili, è stata incisa in modo rilevante, in seguito, tuttavia, da una decisione additiva della Corte Costituzionale la quale ha dichiarato l'art. 140  costituzionalmente illegittimo nella parte in cui prevede che la notifica si perfeziona, per il destinatario, con la spedizione della raccomandata informativa, anziché con il ricevimento della stessa o, comunque, decorsi dieci giorni dalla relativa spedizione (Corte cost. n. 3/2010).

Proprio con riferimento precipuo alla materia in esame, la S.C. ha chiarito che, a seguito della predetta sentenza della Corte Costituzionale, è necessario che il notificante, affinché tale tipo di notificazione possa ritenersi legittimamente effettuata, comprovi la suddetta ulteriore circostanza, diversamente configurandosi la nullità della notificazione.  In conseguenza di ciò, la Corte  ha dichiarato la nullità della notificazione di un'intimazione di sfratto per morosità con contestuale citazione per la convalida per difetto di prova dell'avvenuta ricezione, da parte dell'intimato, del successivo avviso di ricevimento della raccomandata ex art. 140, rimettendo le parti dinanzi al giudice di primo grado per l'esame della proposta opposizione tardiva a convalida di sfratto (Cass. n. 789/2010).

Dalla decisione Corte Cost. n. 3/2010 consegue poi, logicamente, che il termine di 20 giorni liberi prima dell'udienza di convalida debba essere computato avendo riguardo al momento del perfezionamento della notifica ex art. 140 nei confronti del destinatario, e quindi avere come dies a quo l'effettiva ricezione da parte del destinatario ovvero dieci giorni dopo la spedizione (Cass. n. 25948/2013).

In accordo con l'opinione assolutamente prevalente in dottrina ed in giurisprudenza la notifica ai sensi dell'art. 143 deve ritenersi esclusa nell'ambito del procedimento per convalida di licenza e sfratto.

A riguardo, è stato osservato che, in primo luogo contrasta con il sistema delineato dagli artt. 660, 663 e 668, che privilegiano l'effettiva conoscenza e dunque effettivo ricevimento dell'atto da parte del destinatario, negando pertanto rilievo, nell'ambito del procedimento per convalida a presunzioni legali di conoscenza e, la notifica ex art. 143 si risolve, per l'appunto, in una finzione legale di conoscenza (v., ad esempio, Trib. Padova II, 26 novembre 2010, Arch. loc., 2011, n. 3, 332).

In secondo luogo, la notificazione eseguita nelle forme dell'art. 143 non consente comunque di osservare il disposto dell'art. 660, comma 3, dal momento che non è possibile spedire l'avviso dell'avvenuta notificazione ad un intimato del quale si ignorino residenza, domicilio o dimora (Anselmi Blaas, 192; Preden, 440).

Nella giurisprudenza, a sostegno della medesima tesi, si è affermato che la notifica dell'intimazione di licenza o sfratto nelle forme di cui all'art. 143 è incompatibile con la  struttura del procedimento per convalida in virtù di un duplice presupposto. In primo luogo il legislatore impone al giudice la rinnovazione dell'atto introduttivo sulla semplice probabilità che l'intimato non ne abbia avuto conoscenza e, inoltre, tale notifica preclude l'osservanza dell'adempimento previsto dall'art. 660, comma 3. L'effettuazione della notifica nella forma indicata consente di reputare ben più che probabile che l'intimato sia rimasto ignaro dell'intimazione (Trib. Roma, 5 giugno 2008).

Divieto di notifica al domicilio eletto

Il comma 1 della disposizione in esame prevede che la notificazione deve avvenire a norma degli artt. 137 e ss., escludendo espressamente l'ipotesi della notificazione presso il domicilio eletto: ciò anche se quest'ultima sia obbligatoria per contratto ai sensi dell'art. 141, comma 2 (Andrioli, IV, 127).

Occorre chiedersi se detto divieto renda inefficace anche l'elezione di domicilio nell'immobile locato effettuata dal conduttore in sede di stipula del contratto.

In dottrina si è osservato che è valida tale forma di notificazione in quanto per questa specifica ipotesi ove l'elezione di domicilio sia contenuta nello stesso contratto di locazione deve prevalere la volontà delle parti (Duni, 35).

Analogamente in sede di legittimità si è affermato che, laddove il conduttore, in occasione della stipula del contratto di locazione, abbia indicato per le notifiche degli atti il proprio domicilio, la notificazione può essere ivi eseguita legittimamente a norma dell'art. 137, senza che abbia incidenza il divieto posto dall'art. 660 che si riferisce esclusivamente al domicilio eletto (Cass. n. 5103/1981; conf., di recente, Trib. Roma VI, 15 gennaio 2018, n. 1034).

Spedizione dell'avviso di compiuta notifica

Il comma 7 della disposizione in esame stabilisce che, se l'intimazione non è stata notificata in mani proprie ex art. 138, l'ufficiale giudiziario deve spedire « avviso » all'intimato dell'effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata allegando all'originale dell'atto la ricevuta della spedizione. La ratio della norma è quella di acquisire una maggiore sicurezza in ordine all'effettiva conoscenza, da parte del conduttore, dell'intimazione rivoltagli, in considerazione della gravità degli effetti che tale procedimento speciale ricollega alla mancata comparizione o alla mancata opposizione dell'intimato.

Questa impostazione è stata avallata anche dalla S.C., essendosi osservato che la previsione dettata dal comma 7 della norma in esame è correlata all'esigenza di acquisire una maggiore sicurezza dell'effettiva conoscenza, da parte del conduttore, dell'intimazione rivoltagli, in considerazione della gravità degli effetti che tale procedimento speciale ricollega alla mancata comparizione o alla mancata opposizione dell'intimato (Cass. n. 3171/1997).

Pur in assenza di previsione espressa si è ritenuto che nell'avviso ex art. 660 debba essere indicata l'autorità giudiziaria di fronte alla quale comparire ed il giorno di udienza (Bucci-Crescenzi, 115).

Questa tesi è stata implicitamente accolta nella prassi da quella giurisprudenza di merito  ed implicitamente. che ha ritenuto l'erronea indicazione di un giudice diverso da quello indicato per la comparizione, causa di irregolarità della notifica che abilita — nel caso di convalida in assenza dell'intimato — all'opposizione exart. 668 c.p.c. anche sotto il profilo del caso fortuito (Pret. Paola 17 aprile 1968, in Riv. giur. edil. 1969, I, 788).

La circostanza che la disposizione in esame utilizzi la locuzione lettera raccomandata, senza effettuare alcun riferimento all'avviso di ricevimento, rende ragione dell'opinione dominante per la quale l'avviso può essere inviato mediante “raccomandata semplice”, allegando all'originale dell'atto la ricevuta della spedizione (Di Marzio, 155).

Secondo la ricostruzione più risalente della giurisprudenza di legittimità, l'invio dell'avviso e l'allegazione della ricevuta, non costituiscono elementi per il perfezionamento della notificazione non eseguita in mani proprie, atteso che il comma 7 della disposizione in esame fa riferimento all'avviso dell''«avvenuta notificazione», facendo ritenere che la stessa sia già perfezionata con la consegna dell'atto ad una delle persone abilitate a riceverlo, con l'ulteriore conseguenza che l'omissione dell'avviso non determina irregolarità della notificazione, e non abilita l'intimato all'opposizione tardiva ex art. 668 (Cass. n. 3060/1953).

Tale tesi non è condivisa dalla dottrina dominante per la quale, per converso, l'invio dell'avviso e la sua allegazione costituiscono elementi essenziali della notificazione non eseguita a mani proprie (Andrioli, IV, 127; Garbagnati, 308). In particolare, per alcuni l'omissione di tali adempimenti costituisce una vera e propria causa di nullità della notificazione (Andrioli, ibidem), mentre per altri costituisce una deviazione dal modello legale tipico del procedimento che non consente al giudice, nel caso di mancata comparizione dell'intimato, di emanare il provvedimento di convalida poiché nell'ipotesi in esame il dubbio circa l'effettiva conoscenza dell'atto da parte dell'intimato appare legittimo, si è ritenuto che il giudice possa disporre la rinnovazione della citazione ai sensi dell'art. 663, comma 1 (v., tra gli altri, Giudiceandrea, 795, nonché Bucci-Crescenzi 114).

Sulla questione, alcune pronunce della S.C. avevano evidenziato che l'omissione dell'avviso di cui al comma 7 dell'art. 660 determina un'irregolarità della notificazione che consente all'intimato non comparso di proporre opposizione tardiva alla convalida (v., ex ceteris, Cass. n. 11289/2004; Cass. n. 2618/1995).

Per altro verso, se il comma  7 della disposizione in esame trovi applicazione anche nell'ipotesi di notificazione alle persone giuridiche, ovvero se la notifica alle persone giuridiche non effettuata in mani proprie del legale rappresentante debba essere seguita dall'invio da parte dell'ufficiale giudiziario di raccomandata contenente avviso in ordine al compimento della stessa (in arg. Frasca, 170).

Una parte della giurisprudenza di merito, opinando in tal senso, ha evidenziato che la notifica dell'intimazione di sfratto a una persona giuridica ai sensi dell'art. 145 comma 1, qualora venga eseguita mediante consegna dell'atto ad "altra persona addetta alla sede" sociale, in mancanza del legale rappresentante o della persona incaricata di ricevere le notificazioni, deve essere seguita dall'avviso di effettuata notifica di cui all'art. 660, comma ultimo, non potendo considerarsi avvenuta "in mani proprie" dell'intimato (Trib. Milano, 31 maggio 1999, in Foro it., 2000, I, 660).

La S.C. ha chiarito, poi, che qualora la notificazione dell'intimazione di sfratto ad una persona giuridica o ai soggetti indicati dall'art. 145, comma 2, avvenga con una delle modalità indicate dal comma 1 di tale norma, si deve escludere che l'ufficiale giudiziario sia tenuto ad inviare all'ente intimato l'avviso ai sensi dell'art. 660, ultimo comma (Cass. n. 11702/2002).

Questa impostazione è stata confermata, per eadem ratio, con riguardo all'ipotesi di notifica nelle mani del legale rappresentante di una associazione non riconosciuta (cfr. Cass. n. 33769/2019).

Spedizione dell'avviso e notifiche a mezzo posta

Distinta questione è quella che attiene alla spedizione dell'avviso di cui al comma 7 dell'art. 660 nell'ambito delle notifiche a mezzo del servizio postale.

La S.C. in realtà non ha mai dubitato dell'operatività della disposizione anche in tale ipotesi, poiché la spedizione dell'avviso all'intimato della effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata con allegata all'originale dell'atto la ricevuta di spedizione, mira ad assicurare, nella maggiore misura possibile, che il conduttore abbia effettiva conoscenza dell'intimazione rivoltagli, in considerazione degli effetti che nel procedimento per convalida derivano dalla mancata comparizione dell'intimato, con la conseguenza che tale adempimento, essendo escluso nel solo caso di notifica a mani proprie dell'intimato, deve compiuto in ogni altra ipotesi, compresa quella di notificazione a mezzo posta, ancorché l'agente postale, non avendo rinvenuto in loco il destinatario, abbia rilasciato allo stesso l'avviso previsto dall'art. 8, l. n. 890/1982, che, invero, non equivale all'ulteriore invio della raccomandata prescritta dall'ultimo comma dell'art. 660 (Cass. n. 11289/2004).

La questione era divenuta più complessa a seguito dell'innovazione introdotta, con decorrenza 1° marzo 2008, dall'art. 36, comma 2-quater, d.l. n. 248/2007, conv., con mod., nella l. n. 31/2008che ha aggiunto dopo il comma 5, un altro comma all'art. 7 l. n. 890/1982, dettata in materia di notificazioni di atti a mezzo posta e di comunicazioni a mezzo posta connesse con la notificazione di atti giudiziari, secondo cui “se il piego non viene consegnato personalmente al destinatario dell'atto, l'agente postale dà notizia al destinatario medesimo dell'avvenuta notificazione dell'atto a mezzo di lettera raccomandata”.

Nella vigenza di tale assetto normativo era sorto invero il problema interpretativo se nell'ipotesi di notifica dell'atto di intimazione a mezzo posta non a mani proprie e di conseguente spedizione dell'avviso all'intimato dell'effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata, ai sensi dell'art. 660, comma 7, sia necessario che l'agente postale provveda, ulteriormente, a dare notizia al destinatario medesimo dell'avvenuta notificazione dell'atto a mezzo di lettera raccomandata.

La giurisprudenza di merito edita che aveva avuto occasione di confrontarsi con la questione aveva risolto la stessa nel senso della non necessità del duplice avviso, osservando che l'esigenza di garantire, nella maggior misura possibile, la conoscibilità dell'atto di intimazione di licenza o sfratto da parte del destinatario viene già assicurata ed, in tal modo, soddisfatta dalla disposizione di cui all'ultimo comma della norma in esame, che non può essere derogata dalla disciplina generale stante la sua natura speciale (v., ad es., Trib. Mantova II, 1° luglio 2008, in Giust. civ., 2009, n. 1, 230).

Peraltro, la S.C. aveva sancito il principio per il quale, in tema di intimazione di licenza o sfratto, l'adempimento previsto nell'ultimo comma dell'art. 660  - secondo il quale, se l'intimazione non è stata notificata a mani proprie, l'ufficiale giudiziario deve spedire avviso all'intimato della effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata ed allegare all'originale dell'atto la ricevuta di spedizione — è indefettibile e va compiuto anche quando la notificazione sia stata eseguita a mezzo del servizio postale, ancorché il piego risulti consegnato dall'agente postale a “persona abilitata”, qualora permanga incertezza sulla conoscenza dell'intimazione da parte del destinatario (Cass. n. 26539/2017, che, nella specie, per essere avvenuta la consegna a persona addetta non già alla sede della società intimata, bensì allo studio presso il quale detta società aveva eletto domicilio, ha ritenuto che tale circostanza non consentiva di equiparare quella consegna ad una notifica a “mani proprie”).

La questione è stata risolta poi sul piano normativo in senso diverso, essendo venuta meno la necessità del cd. doppio avviso per effetto dell'abrogazione, ad opera della l. n. 205/2017, del riferimento alla necessità.

Contenuto dell’atto di intimazione

Il secondo comma della disposizione in esame è stato disciplinato dal d.lgs. n. 164 del 2024 per stabilire, in conformità alla generale disciplina sulle notifiche a mezzo pec e domicilio digitale, che il locatore può indicare nell'atto di intimazione un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale. Solo in mancanza, l'opposizione prevista nell'articolo 668 e qualsiasi altro atto del giudizio gli sono notificati presso il procuratore costituito.

Il comma 3 della disposizione in esame stabilisce, per rendere rafforzato il rispetto del contraddittorio nei confronti dell'intimato, che la citazione per la convalida, in luogo dell'invito e dell'avvertimento al convenuto previsti nell'art. 163, comma 3, n. 7, deve contenere, con l'invito a comparire nell'udienza indicata, l'avvertimento che se non compare o, comparendo, non si oppone, il giudice convalida la licenza o lo sfratto ai sensi dell'art. 663.

Sebbene la norma non ricolleghi espressamente alcuna sanzione all'omissione di tale specifico avvertimento deve tuttavia ritenersi che, sostituendosi lo stesso all'avvertimento di cui all'art. 163 n. 7, la relativa omissione comporti conseguenze analoghe, ossia la nullità dell'atto di citazione sotto il profilo della vocatio in ius.

A tale conclusione è pervenuta la S.C., sebbene rimanga controverso il meccanismo della sanatoria essendo necessaria secondo l'orientamento più rigoroso la rinnovazione dell'atto introduttivo (Cass. n. 23010/2004), mentre si è altrimenti affermato che a fronte dell'omissione dell'avviso e dell'eccezione di nullità formulata dal convenuto costituito il Giudice non sarebbe tenuto a disporre siffatta rinnovazione, potendosi limitare a fissare una nuova udienza ai sensi dell'art. 164, comma 3 (Cass. n. 16089/2003).

L'avvertimento è stato integrato, sempre in forza del correttivo 2024 alla riforma Cartabia, nel senso che deve essere indicato – così come avviene a seguito della modifica dell'art. 163 c.p.c. da parte del d.lgs. n. 149 del 2022  nel rito ordinario di citazione – nell'atto di citazione per convalida della possibilità per il convenuto, sussistendone i presupposti, di presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Costituzione delle parti e comparizione dell'intimato

La disposizione in esame al comma 5 prevede che le parti possono costituirsi in giudizio o depositando in cancelleria l'intimazione con la relazione di notificazione o la comparsa di risposta, oppure presentando direttamente tali atti al giudice in udienza.

Tale significativa deroga rispetto alla disciplina prevista per il processo ordinario di cognizione dagli artt. 165 e ss. è stata ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale la quale, nel ritenere manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del quinto comma dell'art. 660, sollevata in riferimento all'art. 24 Cost., che, derogando ai termini più ampi di costituzione previsti per l'ordinario processo di cognizione, prevede, nel procedimento di convalida, la costituzione delle parti anche in udienza, ha osservato che la norma, non viola il diritto di difendersi in giudizio del convenuto, in quanto il contenuto della domanda ed i termini in cui essa è proposta dal locatore sono già conosciuti dalla parte intimata con la citazione che gli è stata notificata ed il termine di comparizione di venti giorni liberi antecedenti l'udienza di convalida consente l'esercizio della difesa, tenuto conto, peraltro, che rientra nella discrezionalità del legislatore l'articolazione del processo, sempre con il limite della non irrazionalità della disciplina (Cass. n. 448/1998).

L'intimante, il quale deve stare in giudizio necessariamente con il patrocinio di un difensore in applicazione della regola generale di cui all'art. 82, può costituirsi anche il giorno indicato nell'atto di citazione, presentandosi direttamente in udienza dinanzi al giudice, ferma la necessità di iscrivere a ruolo il procedimento, presentando la nota di iscrizione a ruolo, redatta secondo quanto disposto dall'art. 71 disp. att. (Tallaro (-Giordano), 207).

Il comma 6 della norma in esame chiarisce che, invece, ai fini della proposizione dell'opposizione alla convalida, nonché del compimento delle altre attività previste all'udienza, è sufficiente la comparizione personale dell'intimato, che quindi potrà avvalersi o meno, a propria scelta, di un difensore tecnico nella fase sommaria del procedimento.

E' stato chiarito che nel giudizio di convalida di sfratto per morosità l'intimato ha la facoltà di comparire personalmente ovvero di nominare un procuratore speciale, il quale - senza poter svolgere attività riservate alla difesa tecnica - può semplicemente manifestare la volontà dell'intimato di opporsi o meno alla convalida e ciò anche tramite un terzo all'uopo incaricato di presentarsi all'udienza, pur senza conferirgli poteri rappresentativi, giacché al predetto circoscritto fine è sufficiente la presenza in udienza di chiunque sia in grado di far ritenere comparso l'intimato (Cass. n. 9416/2011).  Tuttavia è stato chiarito che non è data la facoltà al mero nuncius dell'intimato di proporre opposizione alla convalida e quindi evidenziata l'opportunità, in detta ipotesi, di concedere un rinvio dell'udienza (Cass. n. 16116/2006).

In ogni caso, anche laddove il convenuto si avvalga di un avvocato quest'ultimo potrà limitarsi a svolgere le relative difese verbalmente all'udienza di convalida, senza necessità del deposito di una formale comparsa, dovendosi ciò ritenere implicitamente consentito dall'ampio novero di facoltà riconosciute all'intimato in questa fase, compresa la possibilità di proporre opposizione senza ausilio di un difensore tecnico (Di Marzio, 162).

Peraltro, secondo una parte della giurisprudenza, nel procedimento per convalida di sfratto, nell'ipotesi in cui il convenuto intenda farsi assistere da un difensore deve costituirsi mediante conferimento di procura e deposito della comparsa di risposta, non essendo sufficiente la produzione della copia notificata dell'intimazione con la delega in calce al difensore (Trib. Salerno 3 marzo 2006, in Corr. mer., 2006, n. 7, 840).

Peraltro, proprio perché la citazione per la convalida di sfratto non deve contenere l'invito al convenuto a costituirsi nel termine previsto dal precedente art. 163, n. 7, né l'avvertimento sulla comminatoria delle decadenze previste dall'art. 167, l'intimato, come non deve osservare i termini previsti dall'art. 166 nel costituirsi a norma dell'art. 660, comma 5, così non è soggetto alle prescrizioni ed alle decadenze previste nel successivo art. 167, con la conseguenza che la domanda riconvenzionale non deve essere necessariamente proposta con la (eventuale) comparsa di risposta prevista dall'art. 660, comma 5, ma può essere formulata anche nella memoria presentata nel termine perentorio fissato con l'ordinanza exart. 426 richiamato dall'art. 667 (Cass. n. 13693/2005), tenuto conto, invero, della possibilità per lo stesso intimato di costituirsi nella fase sommaria senza l'ausilio di un difensore (Cass. n. 3696/2012).

Ad ogni modo, se la domanda riconvenzionale è proposta dall'intimato nella fase sommaria ciò può avvenire nella comaprsa di risposta, senza necessità di chiedere lo spostamento dell'udienza ai sensi dell'art. 418 c.p.c. né, per il giudice, di concedere termini differenziati per le memorie integrative e fissare l'udienza tenendo conto della possibilità del convenuto di proporre una nuova riconvenzionale (Cass. n. 17772/2023).

Bibliografia

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