Codice di Procedura Civile art. 669 septies - Provvedimento negativo (1).Provvedimento negativo (1). [I]. L'ordinanza di incompetenza non preclude la riproposizione della domanda [640 3]. L'ordinanza di rigetto non preclude la riproposizione dell'istanza [669-bis] per il provvedimento cautelare quando si verifichino mutamenti delle circostanze [669-decies 1] o vengano dedotte nuove ragioni di fatto o di diritto. [II]. Se l'ordinanza di incompetenza o di rigetto è pronunciata prima dell'inizio della causa di merito, con essa il giudice provvede definitivamente sulle spese del procedimento cautelare [91 1]. [III]. La condanna alle spese è immediatamente esecutiva (2). (1) La sezione (comprendente gli articoli da 669-bis a 669-quaterdecies ) è stata inserita dall'art. 74, comma 2, l. 26 novembre 1990, n. 353, entrata in vigore il 1° gennaio 1993. L' art. 92 stabilisce inoltre: « Ai giudizi pendenti a tale data si applicano, fino al 30 aprile 1995, le disposizioni anteriormente vigenti ». L'art. 90, comma 1, l. n. 353, cit., come sostituito dall'art. 9 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534, estende ulteriormente l'applicabilità delle disposizioni ai giudizi pendenti alla data del 30 aprile 1995. (2) Comma così sostituito dall'art. 50, comma 1, della l. 18 giugno 2009, n. 69(legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Il testo precedente recitava: «La condanna alle spese è immediatamente esecutiva ed è opponibile ai sensi degli articoli 645 e seguenti in quanto applicabili, nel termine perentorio di venti giorni dalla pronuncia dell'ordinanza se avvenuta in udienza o altrimenti dalla sua comunicazione». InquadramentoL'art. 669-septies specifica le conseguenze del provvedimento negativo, delineando i presupposti di riproponibilità della domanda cautelare rigettata e la disciplina delle spese del procedimento Efficacia del provvedimento negativoL'art. 669-septies, comma 1, contempla una speciale forma di ultrattività per i provvedimenti negativi, non di incompetenza, tratteggiando una sorta di “giudicato cautelare” di rigetto e così dettando le condizioni per la riproposizione dell'istanza, ammessa «quando si verifichino mutamenti delle circostanze o vengano dedotte nuove ragioni di fatto o di diritto». Secondo una rigorosa interpretazione, la riproposizione ex art. 669-septies non può implicare un riesame delle questioni già poste o delle circostanze già dedotte a base del primo provvedimento, in quanto la decisione di rigetto si pone comunque come fonte di un vincolo stabile almeno con riguardo al dedotto e conosciuto (Trib. Roma 15 giugno 2005, Corr. mer. 2005, 1006; Trib. Reggio Calabria 18 aprile 2007, Giur. mer. 2008, 1, 135; Trib. Trani 14 febbraio 1996, Foro it. 1996, I, 1828). In realtà, una reale efficacia preclusiva dell'ordinanza di rigetto cautelare, già favorita dalla reclamabilità voluta da Corte cost. n. 253/1994, può essere altrimenti conseguita grazie all'ampliamento dell'effetto devolutivo del reclamo realizzato dal comma 4 dell'art. 669-terdecies. La l. n. 80/2005, invero, nell'attribuire al collegio ex art. 669-terdecies la cognizione di circostanze e motivi sopravvenuti, si è tuttavia preoccupata di pervenire ad un raccordo soltanto quanto alla relazione di complementarità tra reclamo e revoca. Restano quindi affidate all'interprete le interferenze operative del reclamo con altro giudice delle sopravvenienze cautelari, qual è, appunto, il giudice della riproposizione dell'istanza già rigettata. Così, una volta respinta l'istanza cautelare, la parte che voglia allegare la verificazione di mutamenti delle circostanze, o anche solo dedurre nuove ragioni di fatto o di diritto, finché non sia decorso il termine di quindici giorni segnato dal comma 1 dell'art. 669-terdecies, potrà, pure cumulativamente, proporre reclamo e ripresentare la domanda di prima istanza. Non appare più corretto, almeno dopo la Riforma del 2005, sostenere che il reclamo cautelare non possa fondarsi né su nuove circostanze di fatto preesistenti, ma non dedotte, né su nuove prove relative a circostanze già dedotte, in quanto oggetto, piuttosto, di mera riproposizione dell'istanza. La contemporanea litispendenza generata dal concorso dei due rimedi, che abbiano a loro fondamento i medesimi elementi, consiglierebbe unicamente di sospendere il vaglio della domanda riproposta in attesa dell'esito del reclamo. Ad avviso di Trib. Milano 12 marzo 2016, in Foro. it. 2016, 10, I, 3307, è inammissibile la riproposizione della domanda cautelare rigettata quando è pendente il giudizio di reclamo avverso l'ordinanza di rigetto. Nessun effetto preclusivo è, per contro, ricondotto alla pronuncia di incompetenza, di per sé ipotizzabile — stante l'ineludibile attribuzione per relationem della competenza cautelare in corso di causa ai sensi dell'art. 669-quater — soltanto in relazione a domande ante causam. Si ritiene, prevalentemente, che l'ordinanza declinatoria di competenza cautelare non impedisca nemmeno la riproposizione dell'istanza di provvedimenti d'urgenza allo stesso giudice dichiaratosi incompetente; e che non debba, né possa, contenere l'indicazione del giudice competente sulla cautela, sul modello dell'art. 44. La giurisprudenza è, del resto, ormai convinta dell'improponibilità del regolamento su istanza di parte avverso l'ordinanza cautelare di rigetto per incompetenza (sia pure adottata in sede di reclamo), affidando la reazione dell'interessato proprio al regime di libera riproponibilità della domanda prevista dall'art. 669-septies, e ciò anche dove si sia verificato un conflitto negativo di competenza (Cass. S.U., n. 16091/2009). Il medesimo art. 669-septies non fa differenza tra una prima o una successiva declinatoria di incompetenza e consente la riproposizione dell'istanza dinnanzi a qualunque giudice; né a diversa conclusione induce il dato che l'art. 44, dopo la Riforma del 2009, abbia affidato sempre a provvedimenti aventi forma di ordinanza le statuizioni decisorie sulle questioni della competenza, anche nell'ambito del processo ordinario di cognizione. L'art. 669-septies, comma 1, non chiarisce, da ultimo, quale sia il regime di preclusione concernente la riproposizione della domanda cautelare rigettata per motivi di rito diversi dalla incompetenza, che, perciò, secondo alcuni sarebbe parimenti illimitatamente reiterabile, secondo altri, piuttosto, subordinata alla allegazione dei nova da parte del ricorrente. La pronuncia sulle spese del procedimento cautelareIn base all'assetto originario, predisposto dalla l. n. 353/1990, il comma 2 dell'art. 669-septies, dispone che se l'ordinanza di incompetenza o di rigetto è pronunciata prima dell'inizio della causa di merito, con essa il giudice provvede definitivamente sulle spese del procedimento cautelare. L'art. 50 l. n. 69/2009, ha poi stabilito, mediante il novellato comma 7 dell'art. 669-octies, che il giudice, quando emette uno dei provvedimenti di cui al sesto comma prima dell'inizio della causa di merito, provvede sulle spese del procedimento cautelare. Dunque, secondo l'iniziale impostazione sistematica, la statuizione sulle spese, mentre doveva essere adottata nel caso di reiezione della domanda di provvedimenti cautelari (fondato su motivi di rito come su motivi di merito) o di dichiarazione d'incompetenza pronunciate ante causam, non era, per contro, prevista quando la misura richiesta dalla parte istante fosse concessa, o confermata in sede di reclamo. La soluzione adottata fino alla Riforma del 2005 era giustificata in ragione dell'iniziale carattere, essenzialmente temporaneo e provvisorio, dell'ordinanza cautelare, come tale destinata ad essere sempre superata od assorbita dall'immancabile decisione nel merito, e comunque suscettibile di successiva modifica o revoca. La strumentalità eventuale, o attenuata, che connota ora i provvedimenti lato sensu anticipatori, ai sensi del comma 6 dell'art. 669-octies, ne ha imposto la soggezione alla regola generale di cui all'art. 91, al pari di ogni altro provvedimento che, nel risolvere contrapposte posizioni, pur senza avere forma di sentenza, elimini il procedimento davanti al giudice che lo emette. L'opzione secondo cui l'ordinanza di accoglimento di un'istanza di provvedimento cautelare anticipatorio impone al giudice la pronuncia contestuale anche sul regolamento delle relative spese, infine prescelta nel vigente comma 7 dell'art. 669-octies, appare coerente col principio di economia processuale: venuto meno ogni necessario collegamento strumentale e funzionale tra il procedimento cautelare de quo ed il successivo procedimento a cognizione piena, proprio il beneficiario del provvedimento interinale, per quanto pienamente soddisfatto dalla misura sommaria, si vedrebbe altrimenti costretto ad instaurare il giudizio di merito per ottenere il rimborso di tali spese (cfr. Cass. III, n. 16691/2002). Anche il giudice che con ordinanza dichiari la cessazione della materia del contendere in ordine ad una domanda ante causam concernente alcuno dei provvedimenti di cui al sesto comma dell'art. 669-octies (proprio come nell'ipotesi di rigetto dell'istanza del ricorrente), deve provvedere sulle spese di lite, atteso che una simile statuizione definisce comunque il procedimento cautelare, applicando all'uopo il principio della cosiddetta soccombenza virtuale, da verificare sulla base di un semplice giudizio circa la fondatezza della domanda proposta e delle relative eccezioni (Cass. II, n. 9766/2001). Discorso a parte merita il provvedimento cautelare richiesto al giudice istruttore della causa pendente nel merito: trattandosi di subprocedimento incidentale inserito nel procedimento principale, la regolamentazione delle spese processuali della fase cautelare non potrebbe che essere fissata con il provvedimento che chiude il giudizio (Cass. I, n. 7921/1996). Così anche l'ordinanza di rigetto del reclamo cautelare proposto in corso di causa non deve contenere un'autonoma liquidazione delle spese della fase endoprocessuale, essendo tale liquidazione rimessa al giudice di merito contestualmente alla valutazione dell'esito complessivo della lite; qualora tale liquidazione sia comunque stata effettuata, deve essere riconsiderata in sede di decisione del merito della causa (Cass. III, n. 12898/2021). Sempre l'art. 50 l. n. 69/2009 ha espunto dall'art. 669-septies, comma 3, la previsione dell'opponibilità, ai sensi degli artt. 645 ss., della condanna alle spese contenuta nell'ordinanza di rigetto. Pur riferendosi espressamente alla sola ipotesi di provvedimento negativo, la disposizione veniva intesa come norma generale, volta a ricondurre al sistema oppositorio ogni statuizione sulle spese del procedimento cautelare, evitando così il ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost., strumento invero sproporzionato alla rilevanza degli interessi coinvolti in tema di spese processuali. Nella vigenza dell'originario art. 669-septies comma 3, era opponibile ai sensi degli artt. 645 e ss. anche la condanna alle spese emessa all'esito del reclamo (Cass. II, n. 28607/2020). 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