Codice di Procedura Civile art. 669 nonies - Inefficacia del provvedimento cautelare 1Inefficacia del provvedimento cautelare1 [I]. Se il procedimento di merito non è iniziato nel termine perentorio di cui all'articolo 669-octies, ovvero se successivamente al suo inizio si estingue [306 ss.], il provvedimento cautelare perde la sua efficacia [669-octies 6, 675]. [II]. In entrambi i casi, il giudice che ha emesso il provvedimento [669-ter, 669-quater, 669-quinquies], su ricorso della parte interessata, convocate le parti con decreto [in calce al ricorso], dichiara[, se non c'è contestazione,] con ordinanza avente efficacia esecutiva, che il provvedimento è divenuto inefficace e dà le disposizioni necessarie per ripristinare la situazione precedente. [In caso di contestazione l'ufficio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il provvedimento cautelare decide con sentenza provvisoriamente esecutiva, salva la possibilità di emanare in corso di causa i provvedimenti di cui all'articolo 669-decies]2. [III]. Il provvedimento cautelare perde altresì efficacia se non è stata versata la cauzione [119; 86 att.] di cui all'articolo 669-undecies, ovvero se con sentenza, anche non passata in giudicato [282], è dichiarato inesistente il diritto a cautela del quale era stato concesso. In tal caso i provvedimenti di cui al comma precedente sono pronunciati nella stessa sentenza o, in mancanza, con ordinanza a seguito di ricorso al giudice che ha emesso il provvedimento. [IV]. Se la causa di merito è devoluta alla giurisdizione di un giudice straniero o ad arbitrato italiano o estero, il provvedimento cautelare, oltre che nei casi previsti nel primo e nel terzo comma, perde altresì efficacia: 1) se la parte che l'aveva richiesto non presenta domanda di esecutorietà in Italia della sentenza straniera o del lodo arbitrale entro i termini eventualmente previsti a pena di decadenza dalla legge o dalle convenzioni internazionali [156-bis 1 att.]; 2) se sono pronunciati sentenza straniera, anche non passata in giudicato, o lodo arbitrale [823, 824-bis] che dichiarino inesistente il diritto per il quale il provvedimento era stato concesso. Per la dichiarazione di inefficacia del provvedimento cautelare e per le disposizioni di ripristino si applica il secondo comma del presente articolo.
[1] La sezione (comprendente gli articoli da 669-bis a 669-quaterdecies ) è stata inserita dall'art. 74, comma 2, l. 26 novembre 1990, n. 353, entrata in vigore il 1° gennaio 1993. L' art. 92 stabilisce inoltre: « Ai giudizi pendenti a tale data si applicano, fino al 30 aprile 1995, le disposizioni anteriormente vigenti ». L'art. 90, comma 1, l. n. 353, cit., come sostituito dall'art. 9 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534, estende ulteriormente l'applicabilità delle disposizioni ai giudizi pendenti alla data del 30 aprile 1995. [2] Comma da ultimo modificato dall'art. 3, comma 8, lett. m), d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 che soppresso le parole «in calce al ricorso». Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Precedentemente il comma era stato modificato dall'art. 3, comma 47, lett. c), numeri 1) e 2), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che aveva soppresso le parole: «, se non c'è contestazione,» e « In caso di contestazione l'ufficio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il provvedimento cautelare decide con sentenza provvisoriamente esecutiva, salva la possibilità di emanare in corso di causa i provvedimenti di cui all'articolo 669-decies]» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoL'art. 669-novies elenca le ipotesi di inefficacia dell'ordinanza cautelare e prospetta le regole procedimentali che sorreggono la relativa declaratoria. L'ipotesi di maggior rilievo di inefficacia del provvedimento cautelare rimane quella collegata al mancato inizio tempestivo della causa di merito, pur ormai ridimensionata dalla più recente formulazione dell'art. 669-octies concernente il regime delle cautele anticipatorie. Le diverse ipotesi di inefficaciaL'art. 669-novies è rimasto immutato dopo la Riforma del 2005, sebbene il sesto ed il settimo comma aggiunti all' art. 669-octies ne abbiano dimezzato la sfera di operatività, essendo le ipotesi di inefficacia in relazione al mancato inizio del procedimento di merito o alla sua estinzione ormai relegate ai soli provvedimenti cautelari di natura conservativa. La tardiva introduzione del giudizio di merito conseguente all'accoglimento della domanda di cautela conservativa comporta l'inefficacia della misura concessa ante causam anche nel caso in cui la parte intimata si sia ritualmente costituita (Cass. III, n. 14641/2009). Per converso, appare nel sistema vigente più complicata l'individuazione dell'altra generale causa di inefficacia del cautelare, di cui al comma 3 dell'art. 669-novies, legata alla declaratoria di inesistenza del diritto a cautela del quale era stato emesso il provvedimento; ciò perché per le misure di natura anticipatoria è adesso ammissibile che la causa di cognizione segua anche a distanza di anni l'ordinanza sommaria, imponendo al giudice la verifica di volta in volta della relazione funzionale corrente tra la statuizione sommaria e la pronuncia di merito. La sentenza che può revocare l'autorità del provvedimento cautelare deve presentare identità di parti ed avere per oggetto gli stessi fatti e gli stessi diritti, ovvero diritti connessi o contrapposti, rispetto a quelli dedotti nel procedimento sommario. Ove maturi in sentenza un accertamento di inesistenza del diritto cautelato, si verifica quindi, in base all'art. 669-novies, l'inefficacia automatica del provvedimento cautelare, di modo che la pronunzia del giudice sul punto ha mera funzione dichiarativa; al punto che rimane indifferente che il soggetto passivo, destinatario di quegli effetti anticipati, abbia avanzato una specifica richiesta in tal senso, quand'anche meramente sollecitatoria, e dovendovi il giudice — pure quando sia diverso da quello che ha emanato il provvedimento — procedere ex officio, secondo il generale principio di economicità processuale. La declaratoria di inefficacia della misura, pronunciata d'ufficio dal giudice allorché sia dichiarato inesistente il diritto a cautela del quale lo stesso era stato concesso, non incorre nel vizio di ultrapetizione, in quanto meramente ricognitiva di un effetto derivante «ex lege», ai sensi dell'art. 669-novies, comma 3, non avendo rilievo che la misura sia stata già eseguita o che l'inefficacia non sia stata espressamente richiesta dalla parte interessata (Cass. II, n. 8906/2013). Il comma 7 del novellato art. 669-octies fa salva l'efficacia dei provvedimenti cautelari anticipatori nel caso di estinzione del giudizio di merito. Si è precisato in giurisprudenza come la misura cautelare perda la sua efficacia in conseguenza della dichiarazione di estinzione del correlato giudizio di merito, senza che a tal fine sia necessario che la pronunzia sia divenuta inoppugnabile, dovendosi, pertanto, assumere la stessa a presupposto dei provvedimenti ripristinatori previsti dall'art. 669-novies, comma 2 (Cass. S.U., n. 12103/2012). È noto come il provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo, adottato da giudice monocratico in primo grado, ancorché pronunciato sotto forma di ordinanza, abbia natura di sentenza. Sicché la previsione dell'ultrattività del provvedimento cautelare anticipatorio all'estinzione del processo induce a riaprire il più ampio dibattito circa le conseguenze, ai fini dell'art. 669-novies, comma 3, della sentenza che rigetti la domanda per motivi di rito. L'assimilabilità tra la definizione in rito del processo e la definizione conseguente alla sua estinzione, ipotesi questa espressamente contemplata dall'art. 669-novies, comma 1, era, invero, l'argomento che più spingeva a ravvisare anche nella sentenza di rigetto in rito una causa di immediata caducazione del provvedimento cautelare. Vista la modifica normativa, si propone perciò da alcuni di negare che la misura cautelare possa sopravvivere soltanto allorché la sentenza accerti un vizio (di giurisdizione, di competenza, di legittimazione, di interesse ad agire) che sia comune al procedimento cautelare. L'ipotesi più complessa rimane quella del provvedimento che dichiari l'incompetenza del giudice adito e comporti, così, la prosecuzione del processo attraverso la sua riassunzione nel termine di cui all'art. 50: conseguendo, del resto, all'omessa o intempestiva riassunzione, l'estinzione del processo, che di per sé non implica nemmeno più l'inefficacia del cautelare anticipatorio. È evidente, infine, che la caducazione per inefficacia della misura cautelare non comporti ex se che il diritto a tutela del quale la stessa era stata disposta non possa essere fatto valere in un successivo giudizio di merito (Cass. II, n. 15349/2010). I rapporti tra sentenza e provvedimento cautelareAltro problema, relativo alle modalità operative dell'art. 669-novies, attiene alla sorte che tocca alla misura urgente nel caso in cui la sentenza di merito contenga l'accoglimento della domanda avanzata dal beneficiario: in questo caso, i connotati di forte autonomia che caratterizzano, adesso pure normativamente, i provvedimenti anticipatori inducono vieppiù a negare l'automatico assorbimento della cautela nella sentenza. La diversità quantitativa e qualitativa, che può intercorrere tra la misura anticipatoria e la pronuncia di merito, esporrebbe altrimenti paradossalmente il vincitore a malaugurati vuoti di tutela, proprio nel momento in cui, magari a distanza di anni, sia intervenuta finalmente una sentenza a dargli ragione. In sostanza, la sentenza pronunciata all'esito del giudizio di cognizione, ove pervenga alla declaratoria di esistenza del diritto cautelato, deve comunque tendere a cristallizzare gli effetti anticipati prodotti dal provvedimento cautelare. Collegato è il profilo dell'incidenza sul cautelare anticipatorio di una sentenza recante la parziale declaratoria di inesistenza del diritto: lo spirito di sopravvivenza che anima le misure contemplate nel comma 6 dell'art. 669-octies dovrebbe indurre il giudice della sentenza, o, in mancanza, quello della cautela, ad adottare, piuttosto che un'indistinta pronunzia di inefficacia, provvedimenti riduttivi proporzionati alla situazione accertata nel giudizio di merito. Il procedimento per la dichiarazione di inefficaciaIl procedimento per la dichiarazione di inefficacia, attribuito alla competenza del giudice che aveva emesso la misura, contempla un'ipotesi alternativa di sbocco, mediante ordinanza, ove non via sia contestazione tra le parti sulla perenzione del provvedimento cautelare, ovvero mediante sentenza (Cass. II, n. 17866/2005) (ipotesi quest'ultima soppressa dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149). L'ordinanza che, a norma dell'art. 669-novies, decide sull'efficacia di un provvedimento cautelare non è ricorribile in cassazione ex art. 111 Cost., trattandosi di provvedimento a carattere non decisorio, ma, pur in difetto di espressa previsione normativa, è reclamabile ai sensi dell'art. 669- terdecies, non essendo coerente con la «ratio» della l. n. 353/1990 escludere dall'area della reclamabilità un'ordinanza che riguarda l'efficacia di un provvedimento avverso la cui concessione (o diniego) è espressamente prevista la possibilità di reclamo, ed essendo, la predetta reclamabilità, conforme al dettato dell'art. 24 Cost. (Cass. I, n. 4113/1997). Alla dichiarazione di inefficacia del provvedimento cautelare deve accompagnarsi l'ordine volto a ripristinare la situazione precedente, medio tempore modificata dal provvedimento venuto meno; il ripristino rimane ovviamente condizionato alla reversibilità della situazione di fatto determinatasi a seguito dell'esecuzione del provvedimento, sicché l'adozione delle disposizioni di ripristino può rimanere tuttavia impedita da eventuali ostacoli di natura materiale o giuridica (Cass. III, n. 9054/2002). Un ulteriore spunto problematico è inoltre rinvenibile nel riferimento dell'ultimo comma dell'art. 669-novies alla possibilità che i provvedimenti di ripristino vengano adottati dal giudice della cautela con ordinanza in caso di omessa pronuncia nella sentenza che dichiara inesistente il diritto cautelato. Il giudice dell'appello deve, tuttavia, disporre, anche d'ufficio, le restituzioni ex art. 669-novies ove non abbia provveduto il primo giudice all'esito dell'accertamento nel merito dell'insussistenza del diritto oggetto di cautela, dovendosi escludere che l'eventuale istanza proposta dalla parte abbia natura di domanda riconvenzionale ovvero che sia configurabile un giudicato sull'irripetibilità in caso di omessa pronuncia del primo giudice (Cass. lav., n. 18676/2014). Il procedimento ex art. 669-novies, volto alla declaratoria di inefficacia di un provvedimento cautelare, ove non sia configurabile la non contestazione del resistente, è un giudizio ordinario a cognizione piena che si definisce con sentenza provvisoriamente esecutiva, soggetto, anche nella fase di impugnazione, alla ordinaria sospensione feriale dei termini processuali prevista dalla l. n. 742/1969 (Cass. III, n. 5624/2017). 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