Codice di Procedura Civile art. 677 - Esecuzione del sequestro giudiziario (1).Esecuzione del sequestro giudiziario (1). [I]. Il sequestro giudiziario si esegue [669-duodecies] a norma degli articoli 605 e seguenti, in quanto applicabili, omessa la notificazione del precetto per consegna o rilascio [605 1] nonché la comunicazione di cui all'articolo 608, primo comma. [II]. L'articolo 608, primo comma, è applicabile se il custode sia persona diversa dal detentore (2). [III]. Il giudice, col provvedimento di autorizzazione del sequestro o successivamente, può ordinare al terzo detentore del bene sequestrato di esibirlo o di consentire l'immediata immissione in possesso del custode. [IV]. Al terzo si applica la disposizione dell'articolo 211. (1) Articolo così sostituito dall'art. 50 l. 14 luglio 1950, n. 581. (2) Comma così sostituito dall'art. unico l. 23 maggio 1951, n. 400. InquadramentoIl sequestro giudiziario si attua nelle forme dell'esecuzione forzata per consegna o rilascio (Corsini in Chiarloni - Consolo, 922). In ragione delle esigenze di celerità proprie della tutela cautelare, peraltro, ai fini dell'esecuzione non sono necessarie la notifica del titolo né la comunicazione del preavviso di rilascio. È discussa, anche in giurisprudenza, la possibilità di trascrivere il sequestro giudiziario avente ad oggetto beni immobili o beni mobili registrati (Pototosching, 482). I commi 3 e 4 disciplinano la peculiare fattispecie nella quale, al momento dell'attuazione del sequestro, il bene è detenuto da un terzo (Cass. n. 22860/2007). Portata del richiamo alle norme in tema di esecuzione per consegna e rilascioLa disposizione in commento, principale norma di riferimento in tema di esecuzione del sequestro giudiziario, rinvia agli artt. 605 ss. sull'esecuzione per consegna di beni mobili e rilascio di beni mobili: invero, a differenza del sequestro conservativo, il sequestro giudiziario mira a preservare l'effettività dell'esecuzione in forma specifica e non dell'espropriazione forzata (Corsini, in Chiarloni - Consolo, 922). Si chiarisce, peraltro, che, in ogni caso, non deve essere notificato il precetto né comunicato il preavviso di rilascio: ciò si correla alle esigenze di celerità connaturali all'attuazione di un provvedimento cautelare che si fonda, invero, sul riconoscimento della sussistenza del periculum in mora, di talché vanno eliminati tutti gli adempimenti non necessari, anche in considerazione del fatto che il destinatario passivo della misura è a conoscenza dell'emanazione della stessa avendo partecipato alla fase autorizzativa. Naturalmente, se con il provvedimento di autorizzazione del sequestro è nominato custode il detentore del bene, non troveranno applicazione gli artt. 605 ss., essendo sufficiente che l'ufficiale giudiziario si rechi presso il detentore intimandogli che dovrà esercitare i propri poteri in qualità di custode essendosi realizzata un'interversione del titolo (Vullo, 283). Diversamente, se il custode è persona diversa dal detentore, l'attuazione del sequestro giudiziario è regolata dall'art. 677 e, pertanto, può compiersi con le formalità di cui agli artt. 605 ss., per i mobili, e quelle di cui all'art. 608 per gli immobili. Ciò comporta che, rispetto ai beni immobili, tenuto conto delle modifiche apportate all'art. 608 dal d.l. n. 35/2005, al fine di impedire l'inefficacia della misura è sufficiente, per ragioni di ordine sistematico, che il sequestrante consegni all'ufficiale giudiziario l'avviso ex art. 608, comma 1, entro il termine perentorio di trenta giorni dalla pronuncia, ai sensi dell'art. 675 (cfr., di recente, Cass. n. 22945/2019, in fattispecie di sequestro giudiziario di un'azienda con beni mobili ed immobili). È discussa la possibilità di trascrivere il sequestro giudiziario avente ad oggetto beni immobili o beni mobili registrati. La giurisprudenza di merito appare infatti incline ad escludere la trascrivibilità del sequestro giudiziario anche in tali ipotesi, considerato il richiamo agli artt. 605 e ss. (Trib. Bergamo 15 aprile 2002, Foro it., I, 2503, nt. Caponi; Trib. Alba 24 luglio 1974; Trib. Milano 20 gennaio 1965; contra Trib. Pescara 7 agosto 1995 e Trib. Modena 5 maggio 1995). Difforme è l'opinione della dottrina prevalente (anche per i riferimenti Pototosching, 482). Bene sequestrato detenuto da un terzoQuestioni maggiormente problematiche si pongono laddove il bene oggetto del sequestro sia nella disponibilità di un terzo. La disciplina di riferimento è contenuta nel terzo e quarto comma della disposizione in esame per il combinato disposto dei quali se il giudice con il provvedimento di autorizzazione del sequestro può ordinare al terzo detentore del bene sequestrato di esibirlo o di consentire l'immediata immissione in possesso del custode, al terzo di applica la disposizione dell'art. 211. Il giudice potrà, quindi, decidere di convocare il terzo il quale può accettare o opporsi (Corsini, in Chiarloni - Consolo, II, 911). Tale disciplina è applicabile anche nel caso in cui i beni pignorati detenuti dal creditore-terzo costituiscono oggetto di sequestro giudiziario, di talché laddove il giudice abbia disposto l'immissione in possesso del custode sequestratario nominato con lo stesso provvedimento di sequestro, il terzo detentore può fare direttamente opposizione ai sensi dell'art. 211, comma 2. Se il terzo creditore pignoratizio detentore del bene oggetto del provvedimento di sequestro giudiziario non acconsente a consegnarlo spontaneamente all'ufficiale giudiziario procedente, si rende necessario l'intervento del giudice, che può ordinare al terzo di esibire il bene o di consentire la relativa immediata immissione in possesso in favore del custode sequestratario, con le garanzie di cui all'art. 211, atteso che, a fronte di tale opposizione, l'ufficiale giudiziario non ha il potere di vincere con la forza il rifiuto del terzo di consegnare il bene, essendo necessario un apposito ordine del giudice, ai sensi dell'art. 677, commi secondo e terzo, che, se si applicasse l'art. 605, sarebbe peraltro inutile (Cass. n. 22860/2007). 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