Codice di Procedura Civile art. 686 - Conversione del sequestro conservativo in pignoramento.

Rosaria Giordano

Conversione del sequestro conservativo in pignoramento.

[I]. Il sequestro conservativo si converte in pignoramento [492 ss.] al momento in cui il creditore sequestrante ottiene sentenza di condanna esecutiva [282, 283, 337 1, 431 1, 5, 447 1; 156 att.].

[II]. Se i beni sequestrati sono stati oggetto di esecuzione da parte di altri creditori, il sequestrante partecipa con essi alla distribuzione della somma ricavata [499, 510 ss.].

Inquadramento

Con la pronuncia della sentenza di condanna, il sequestro conservativo si converte in pignoramento, entro i limiti del credito per il quale è intervenuta la condanna (Cass. n. 1087/2012).

La conversione, tuttavia, opera solo apparentemente in modo automatico in quanto è risolutivamente condizionata al tempestivo adempimento da parte del creditore sequestrante degli oneri previsti dall'art. 156 disp. att., l'omissione dei quali determina l'estinzione del processo esecutivo (Cass. n. 10029/2006).

Effetti della pronuncia di condanna

Quando è emanata una sentenza di condanna (v. art. 282) il sequestro conservativo si converte in pignoramento, di talché da “vincolo a porta chiusa” diviene un “vincolo a porta aperta” poichè da tale momento (Cass. n. 3058/1976) gli atti di disposizione del bene saranno in opponibili non solo all'originario creditore sequestrante ma anche agli altri creditori che interverranno nell'espropriazione.

Conseguenza di tale sistema è che il pignoramento derivante dalla conversione di un sequestro conservativo non retroagisce, quanto ai suoi effetti, al momento della concessione della misura cautelare, sicché il creditore intervenuto nella successiva esecuzione - promossa dallo stesso sequestrante o da altri - non può opporre gli effetti del pignoramento, di cui agli artt. 2913 e ss. c.c., agli atti pregiudizievoli sui beni del debitore intervenuti tra la concessione del sequestro e il pignoramento, restando l'ipoteca iscritta sull'immobile dopo la trascrizione del sequestro conservativo inopponibile unicamente al creditore sequestrante e non anche ai creditori intervenuti nell'esecuzione (Cass. VI, n. 54/2016).

È pacifico che il decreto ingiuntivo non opposto può tenere luogo della sentenza, ai sensi e per gli effetti della conversione del sequestro in pignoramento e della relativa trascrizione (cfr. Trib. Roma, 31 gennaio 2006, in Dir. e giust., 2006, n. 11, 41, con nota di Di Marzio).

Diversamente, l'ordinanzaex art. 186-quaterc.p.c., prima dell'acquisizione dell'efficacia di sentenza, non comporta la conversione del sequestro conservativo in pignoramento (Trib. Monza, 3 ottobre 2003, in Giur. it., 2003, 2275). L'ordinanza provvisoriamente esecutivaex art. 186-ter è idonea a provocare gli effetti processuali disciplinati dall'art. 686, determinando la conversione del sequestro in pignoramento, limitatamente alla parte del credito in riferimento al quale si è formato il titolo esecutivo, mentre in riferimento alla restante parte permane l'efficacia del sequestro fino alla definizione con sentenza del giudizio di merito (Trib. Roma, 10 giugno 2003, in Giur. mer., 2003, 2424).

Peraltro, il sequestro conservativo, si converte automaticamente in pignoramento quando il creditore sequestrante ottenga «sentenza di condanna esecutiva», ma solo nei limiti del credito per il quale è intervenuta la condanna e non anche per l'importo, eventualmente maggiore, fino al quale il sequestro è stato autorizzato, perché gli effetti che l'art. 2906 c.c. riconosce in favore del creditore sequestrante sono equiparati a quelli che lo stesso otterrebbe in caso di pignoramento (Cass. n. 1087/2012; conf. Trib. Milano, VI, 25 febbraio 2013, n. 2573).

In tema di sequestro conservativo presso terzi, la conversione in pignoramento, ai sensi dell'art. 686, implica che il vincolo di indisponibilità dei beni sequestrati, di cui all'art. 2906 c.c., persista a carico del terzo, già autore della dichiarazione positiva resa ex art. 547, nonostante questi ne abbia disposto, adempiendo alla prestazione di restituzione di detti beni nei confronti del proprio creditore, successivamente esecutato, con ciò violando l'intimazione a non disporne senza ordine del giudice; detta inefficacia opera sia nei confronti del creditore sequestrante e, poi, pignorante (e, nella specie, in favore dell'avente causa di questi), sia a favore dell'ulteriore creditore, intervenuto in via surrogatoria, con susseguente assegnazione in sede esecutiva, ai sensi dell'art. 511 (Cass. III, n. 1689/2012).

Sotto altro profilo, è stato precisato che, atteso che l'ottenimento da parte del sequestrante di una sentenza esecutiva di condanna comporta l'automatica conversione del sequestro conservativo in pignoramento e l'inizio del processo esecutivo, ove si verifichi l'estinzione del processo esecutivo, consegue automaticamente l'inefficacia del pignoramento in cui si è convertito ipso iure il sequestro (Trib. Salerno I, 24 gennaio 2009).

Al contrario il sequestro perde efficacia ove sia accertata, con sentenza pronunciata all'esito di un giudizio ordinario di cognizione, anche non passata in giudicato, l'inesistenza del credito a garanzia del quale è stato concesso, e ciò sia nel caso che il detto credito sia escluso in toto sia qualora sia riconosciuto in misura inferiore a quella ipotizzata nella misura cautelare, atteso che, in quest'ultima eventualità, tale credito è dichiarato inesistente "per la parte eccedente quella concretamente accertata" (Cass. III, n. 41078/2021).

Le attività di cui all'art. 156 disp. att.

In realtà la conversione del sequestro conservativo in pignoramento non è automatica ma subordinata all'adempimento da parte del sequestrante degli oneri previsti dall'art. 156 disp. att. e, in particolare, dal deposito, entro il termine perentorio di 60 giorni dalla comunicazione della sentenza, di una copia della medesima presso il giudice competente per l'esecuzione, ed inoltre, entro lo stesso termine, l'annotazione, in caso di sequestro immobiliare, della sentenza a margine della trascrizione prevista dall'art. 679.

Invero, a seguito della pronuncia della sentenza di condanna, il sequestro conservativo si converte automaticamente in pignoramento, il perfezionamento del quale è risolutivamente condizionato, peraltro, al rispetto delle formalità di cui all'art. 156 disp. att., in mancanza delle quali viene meno la possibilità di procedere ad esecuzione forzata sulla base della sentenza di condanna assicurata con il sequestro, sicché il creditore sequestrante ha l'onere di azionare il titolo nell'ordinaria forma del pignoramento di cui agli artt. 474 e 491 (Cass., n. 8615/2004; conf. Trib. Roma, IV, 20 ottobre 2008, in Giur. mer., 2009, n. 1, 117).

In sede applicativa, è stato precisato che il dies a quo per gli adempimenti di cui all'art. 156 disp. att., laddove la conversione del sequestro si determini a seguito della dichiarazione di esecutorietà di una sentenza comunitaria, comincia a decorrere, in caso di opposizione al decreto di exequatur, dal momento della comunicazione della sentenza con cui la Corte d'appello decide sull'opposizione medesima (Trib. Bologna 8 giugno 2006, in Giur. it., 2007, n. 11, 2541, con nota di Salvioni).

Il mancato compimento delle attività in questione nel termine previsto non comporta, tuttavia, in accordo con la giurisprudenza di legittimità, l'inefficacia del sequestro ma la sola estinzione del processo esecutivo (Cass. n. 10029/2006) a fronte dela quale può essere proposto reclamo ex art. 630 (Cass. III, n. 35365/2023).

Poiché l'omesso compimento delle attività di cui all'art. 156 disp. att. pone una questione di estinzione del processo esecutivo ex art. 630 non deve essere dedotta con le opposizioni esecutive, (Cass. n. 747/1974, in Giur. it., 1975, I, 1, 306, con nota adesiva di Bucolo (contra, con riguardo all'esperibilità dell'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617, Trib. Perugia 30 luglio 1998, Rass. giur. umbra, 1999, 390; Pret. Milano, 18 maggio 1998, in Giur. it., 1998, 2085, con nota di Conte).

È minoritario in giurisprudenza il distinto orientamento,per il quale il mancato compimento delle formalità di cui all'art. 156 disp. att. nei termini di legge comporta invece l'inefficacia del sequestro conservativo a norma dell'art. 669-novies (Pret. Roma 20 febbraio 1997, in Lav. giur., 1997, 807, con nota di Collia).

Di recente è stato puntualizzato che le statuizioni civili, che non siano già provvisoriamente esecutive, contenute nella sentenza penale di merito acquistano esecutorietà quando la decisione diviene irrevocabile e, cioè, in caso di impugnazione per cassazione, con la lettura del dispositivo di rigetto del ricorso, che equivale alla pubblicazione della decisione, momenteo dal quale decorre il termine perentorio per gli adempimenti ex art. 156 disp. att., prescritti per dare corso all'esecuzione sui beni sequestrati, potendo la cancelleria del giudice che ha emesso la sentenza rilasciarne copia esecutiva (Cass. III, n. 3875/2024).

Rapporti con l’azione revocatoria

E' discusso nell'attuale giurisprudenza di legittimità se il creditore che abbia ottenuto un sequestro conservativo su un bene immobile abbia interesse ad agire in revocatoria.

Invero, secondo l'orientamento più recente, il creditore che abbia ottenuto la concessione di un sequestro conservativo su un bene immobile conserva l'interesse ad agire con azione revocatoria ex art. 2901 c.c., qualora il medesimo bene venga in seguito alienato dal debitore ad un terzo, atteso che tale azione consente di ottenere una tutela non equivalente e tendenzialmente più ampia rispetto a quella assicurata dal sequestro, in quanto ha ad oggetto l'intero immobile, senza soffrire dei limiti derivanti dall'importo fino a concorrenza del quale sia stata autorizzata la misura cautelare, esclude il concorso con gli altri creditori (che si realizza, invece, per effetto della conversione del sequestro in pignoramento), e non è condizionata dagli esiti del giudizio di merito sulla sussistenza del diritto cautelato (Cass., n. 22835/2017). Già in passato, la stessa S.C. aveva sottolineato, in termini analoghi, che la vendita da parte del debitore del bene immobile, assoggettato dal creditore a sequestro conservativo, è atto idoneo ad arrecare immediatamente pregiudizio alle ragioni di quest'ultimo, sotto il profilo del pericolo della impossibilità o della maggiore difficoltà della esazione coattiva del credito, se dovessero venir meno per una qualsiasi causa (anche se riconducibile all'errore o all'inerzia del creditore stesso) gli effetti conservativi della misura cautelare, e il creditore, pertanto, ove ne ricorrano gli altri requisiti, può utilmente agire con l'azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901 c.c., perché sia dichiarato inefficace nei suoi confronti l'atto di disposizione patrimoniale del debitore (Cass., n. 997/1996). In senso opposto un altro precedente della S.C. ha ritenuto, per converso, che, richiesto dal creditore il sequestro conservativo di un bene del debitore, solo in seguito da costui alienato ad un terzo, sussistono le condizioni per l'applicazione dell'art. 2906 c.c., che di tale alienazione stabilisce l'inefficacia in pregiudizio del creditore sequestrante, mentre è inconferente l' art. 2905 c.c., che disciplina l'ipotesi della richiesta di sequestro nei confronti del terzo dopo l'alienazione del debitore, per garantire al creditore gli effetti dell'azione pauliana già esperita. Pertanto, nell'ipotesi di cui all'art. 2906 c.c., il creditore - trascritto, anteriormente all'atto di alienazione, il provvedimento di sequestro, ottenuta la convalida dello stesso e la condanna al pagamento del credito tutelato - può procedere all'espropriazione del bene sequestrato anche nei confronti del terzo acquirente, difettando, quindi, l'interesse all'esperimento dell'azione revocatoria, volta ad assicuragli un risultato (impedire la fraudolenta diminuzione della garanzia patrimoniale generica), già assicurato dal sequestro (Cass., n. 19216/2013).

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