Codice di Procedura Civile art. 702 quater - [Appello] 1

Antonio Scarpa

[Appello]1

[[I]. L’ordinanza emessa ai sensi del sesto comma dell’articolo 702-ter produce gli effetti di cui all’articolo 2909 del codice civile se non è appellata entro trenta giorni dalla sua comunicazione o notificazione. Sono ammessi nuovi mezzi di prova e nuovi documenti quando il collegio li ritiene indispensabili ai fini della decisione, ovvero la parte dimostra di non aver potuto proporli nel corso del procedimento sommario per causa ad essa non imputabile. Il presidente del collegio può delegare l’assunzione dei mezzi istruttori ad uno dei componenti del collegio2.]

 

[1] Articolo inserito dall'art. 51, comma 1, della l. 18 giugno 2009, n. 69(legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore, che ha inserito l'intero Capo III-bis e successivamente abrogato dall'art. 3, comma 48,  del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149  (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[2] L'art. 54 d.l. 22 giugno 2012, n. 83, conv., con modif., in l. 7 agosto 2012 n. 134, ha sostituito, in sede di conversione, alla parola «rilevanti», la parola «indispensabili». Ai sensi del secondo comma dell'art. 54 la disposizione si applica « ai giudizi di appello introdotti con ricorso depositato o con citazione di cui sia stata richiesta la notificazione dal trentesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto ». V. anche il comma 3-bis dell'art. 54 d.l. n. 83, cit., ai sensi del quale tale disposizione non si applica al processo tributario di cui al d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546.

Inquadramento

L'ordinanza con cui si conclude il procedimento sommario è idonea ad acquisire efficacia di giudicato e può essere appellata entro trenta giorni dalla sua comunicazione o notificazione.

L'art. 702-quater detta anche le regole circa le attività consentite alle parti in sede di gravame.

Appello

In forza dell'art. 702-quater, l'ordinanza conclusiva del procedimento sommario, se non appellata entro trenta giorni dalla sua comunicazione o notificazione, produce gli effetti propri del giudicato sostanziale di cui all'art. 2909 c.c.

Il mezzo di impugnazione previsto dall'art. 702-quater ha, infatti, natura di appello (e non di reclamo cautelare) e perciò la sua mancata proposizione comporta il passaggio in giudicato dell'ordinanza emessa ex art. 702-bis: si tratta di procedimento connotato da pienezza sia di cognizione (come in primo grado) che di istruttoria (a differenza del primo grado, ove è semplificata), analogo a quello disciplinato dall'art. 345, comma 2. Ne consegue che tale impugnazione è proponibile innanzi alla Corte di appello e non al tribunale in sede collegiale, non solo contro l'ordinanza di accoglimento, ma anche avverso quella di rigetto, che dovendo contenere la statuizione sulle spese è come tale, anch'essa, provvisoriamente esecutiva (Cass. II, n. 10211/2015).

L'impugnazione dell'ordinanza exart. 702-ter, conclusiva del giudizio sommario, può essere proposta esclusivamente nella forma ordinaria dell'atto di citazione; pertanto, ove l'appello sia stato introdotto con ricorso, la sanatoria è ammissibile solo se l'atto sia stato non solo depositato nella cancelleria del giudice competente, ma anche notificato alla controparte nel termine perentorio di cui all'art. 325 (Cass. II, n. 24379/2019).

La comunicazione telematica dell'ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione (sia pur emessa  in formato cartaceo ed effettuata in data antecedente l'entrata in vigore dell'art. 16-bis, comma 9-bis, del d.l. n. 179/2012, conv. con modif. dalla l. n. 221/2012, senza la firma digitale del cancelliere), deve ritenersi idonea ai fini della decorrenza del termine breve di impugnazione ex art. 702-quater  (Cass. II, n. 22674/2017).

Ai fini della decorrenza del termine di trenta giorni previsto dall'art. 702-quater, per la proposizione dell'appello avverso l'ordinanza emessa ex art. 702-ter, comma 6, la comunicazione di cancelleria deva avere comunque ad oggetto il testo integrale della decisione, comprensivo del dispositivo e della motivazione (Cass. VI-2, n. 5079/2022; Cass. III, n. 7401/2017), dovendo l'appellante altrimenti dimostrare specificamente la non integralità dell'ordinanza medesima (Cass. VI. n 1498/2018).

Si era affermato che il termine per proporre appello avverso l'ordinanza resa in udienza e inserita a verbale decorre, pur se questa non è stata comunicata o notificata, dalla data dell'udienza stessa, equivalendo la pronuncia in tale sede a "comunicazione" ai sensi degli artt. 134 e 176 (Cass. II. n. 14478/2018).

Più recente, è stato però chiarito che nelle controversie regolate dal rito sommario, il termine (di trenta giorni) per l'impugnazione dell'ordinanza ai sensi dell'art. 702 quater decorre, per la parte costituita, dalla sua comunicazione o notificazionee non dal giorno in cui essa sia stata eventualmente pronunciata e letta in udienza, secondo la previsione dell'art. 281-sexies; in mancanza delle suddette formalità l'ordinanza, a norma dell'art. 327, può essere impugnata nel termine di sei mesi dalla pubblicazione (Cass. S.U., n. 28975/2022; si veda anche Cass. III, n. 16893/2018 ).

Cass. VI-2, n.5661/2022 ha spiegato che la disciplina speciale di cui all'art. 702-quater ha inteso unicamente introdurre l'accelerazione del termine di impugnazione, di norma correlato alla notificazione del provvedimento, anche in caso di sua comunicazione, svincolandolo dall'impulso della controparte, ma non anche assorbire implicitamente il comma 1 dell'art. 327, atteso che una tale evenienza richiederebbe un esplicito intervento del legislatore, nella specie insussistente. Peraltro, tale esito non vale per la sola parte contumace, per la quale non è prescritta la comunicazione del provvedimento, ma si estende altresì alla parte costituita cui non sia stata fatta la comunicazione (si veda anche Cass. VI-2, n.5990/2020).

E' stata in proposito ritenuta  manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale - per asserita violazione degli artt. 3, 24 e 111 Cost. - dell''art. 702-quater, nella parte in cui stabilisce che l'ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione è appellabile entro il termine breve di trenta giorni dalla sua comunicazione ad opera della cancelleria, trattandosi di una scelta discrezionale del legislatore, ragionevolmente in linea con la natura celere del procedimento, né lesiva del diritto di difesa, in quanto il detto termine decorre dalla piena conoscenza dell'ordinanza, che si ha con la comunicazione predetta ovvero con la notificazione ad istanza di parte (Cass. VI, n. 11331/2017).

È appellabile anche la pronuncia del tribunale che dichiara inammissibile, in quanto tardivamente proposto, il ricorso ex art. 702-bis, in quanto l''art. 702-quater ammette l'appello avverso le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 702-ter, comma 6, che, a sua volta, si riferisce all'ordinanza di cui al comma 5 dello stesso articolo, pronunciata in tutti i casi in cui il giudice «non provvede ai sensi dei commi precedenti» e, dunque, contenente la regola generale nella quale rientra anche la statuizione d'inammissibilità (Cass. VI, n. 7258/2014).

Del pari appellabile è l'ordinanza di rigetto della domanda emessa nel procedimento sommario di cognizione, in quanto il richiamo dell''art. 702-quater al comma 6 dell'art. 702-ter va letto in continuità col comma 5, quest'ultimo riferito sia all'accoglimento che al rigetto, essendo, peraltro, contraria ai principi di eguaglianza, ragionevolezza e difesa un'appellabilità "secundum eventum litis" (Cass. VI, n. 22387/2015,  Cass. VI, n. 5840/2017).

L'appello segue le forme di cui agli artt. 339 e ss.

Si è peraltro affermato nella giurisprudenza di merito che nel giudizio di appello, conseguente all'improprio utilizzo in primo grado del procedimento sommario di cognizione ex artt. 702-bis  e ss. per una controversia soggetta al rito del lavoro, nonostante l'erronea adozione del rito sommario da parte del ricorrente, per il principio di ultrattività del rito l'impugnazione avverso l'ordinanza emessa a conclusione del primo grado va comunque proposta nelle forme proprie del rito prescelto, giacché, nel silenzio dell''art. 702-quater, deve ritenersi che tali forme ricalchino per intero quelle del giudizio ordinario di cognizione, in applicazione dell'art. 359 (App. Reggio Calabria 1 marzo 2012, Giur. mer. 2013, 10, 2132).

L'errato nomen juris di sentenza attribuito al provvedimento conclusivo di merito con cui viene accolta (o rigettata) una domanda proposta ai sensi degli artt. 702-bis e ss., all'esito di un giudizio, peraltro, interamente svoltosi secondo le regole del procedimento sommario di cognizione, senza che risulti una consapevole scelta del giudice di qualificare diversamente l'azione o di convertire il rito in ordinario, non comporta l'applicazione del termine d'impugnazione di sei mesi, previsto dall'art. 327, restando comunque l'appello soggetto al regime suo proprio di cui all'art. 702-quater (Cass. II, n. 30850/2019).

La Corte di cassazione ha poi precisato che l'impugnazione dell'ordinanza conclusiva del giudizio sommario di cui all'art. 702-ter può essere proposta esclusivamente nella forma ordinaria dell'atto di citazione, non essendo espressamente prevista dalla legge l'adozione del rito sommario per il secondo grado di giudizio; né è possibile, nel caso di appello introdotto mediante ricorso, la salvezza degli effetti dell'impugnazione, mediante lo strumento del mutamento del rito, previsto dall'art. 4, comma 5, d.lgs. n. 150/2011 (C ass. VI, n. 6318/2020 Cass. I, n. 8757/2018; Cass. I,  n. 5111/2018).

Sono ammessi nuovi mezzi di prova e nuovi documenti soltanto quando il collegio li ritenga indispensabili ai fini della decisione, ovvero la parte dimostra di non aver potuto proporli nel corso del procedimento sommario per causa ad essa non imputabile.

L'art. 702-quater contempla, invero, un mezzo di impugnazione che ha natura di appello (e non di reclamo cautelare), e perciò la sua mancata proposizione comporta il passaggio in giudicato dell'ordinanza emessa ex art. 702-bis, prefigurando un procedimento con pienezza sia di cognizione (come in primo grado) che di istruttoria (a differenza del primo grado, ove è semplificata), analogo a quello disciplinato dall'art. 345, comma 2. Ne consegue che tale impugnazione va proposta alla corte d'appello e non al tribunale in sede collegiale (Cass. VI, n. 11465/2013).

E' stata reputata manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale - per asserita violazione degli artt. 24 e 117, comma 1, Cost. in relazione agli artt. 47 della Carta di Nizza e 6 della CEDU, quali norme interposte – dell'art. 702-quater, nella parte in cui stabilisce che l'ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione è appellabile entro il termine breve di trenta giorni dalla sua comunicazione ad opera della cancelleria, trattandosi di schema procedimentale che, rispondendo allo scopo di garantire la stabilità delle decisioni non impugnate entro un determinato termine, ritenuto dall'ordinamento nazionale adeguato ai fini di una ponderata determinazione della parte interessata, non è incompatibile con il principio di effettività della tutela giurisdizionale (Cass. III, n. 2467/2020).

Si è precisato in giurisprudenza che l'art. 14, comma 4, d.lgs. n. 150/2011, il quale dichiara inappellabile l'ordinanza che definisce la procedura ex art. 28 l. n. 794/1942, in tema di liquidazione degli onorari di avvocato, richiama i presupposti operativi di questa procedura speciale, sicché l'ordinanza che statuisca sull'"an" del compenso e non solo sul "quantum" è impugnabile con l'appello e non col ricorso per cassazione (Cass. II, n. 19873/2015). Altrimenti, è stato sostenuto che le controversie per la liquidazione delle spese, degli onorari e dei diritti dell'avvocato nei confronti del proprio cliente previste dall'art. 28 l. n. 794/1942 — come risultante all'esito delle modifiche apportate dall'art. 34 d.lgs. n. 150/2011 e dell'abrogazione degli artt. 29 e 30 medesima l. n. 794/1942 — devono essere trattate con la procedura prevista dall'art. 14 d.lgs. n. 150/2011, anche nell'ipotesi in cui la domanda riguardi l'«an» della pretesa, senza possibilità per il giudice adito di trasformare il rito sommario in rito ordinario o di dichiarare l'inammissibilità della domanda (Cass. VI, n. 4002/2016).

Parimenti appellabile è la sentenza emessa dal tribunale, investito di un'opposizione a decreto ingiuntivo emesso per somme dovute a titolo di prestazioni giudiziali di avvocato e proposta con citazione anziché con ricorso ai sensi dell'art. 702-bis: (Cass. III, n. 19388/2016; Cass. VI, n. 12248/2016).

A dirimere l'insorto contrasto giurisprudenziale, è intervenuta Cass. S.U., n. 4485/2018, la quale ha dapprima chiarito che, a seguito dell'introduzione dell'art. 14 d.lgs. n. 150/2011,  la controversia di cui all'art. 28 l. n. 794/1942 può essere introdotta: a) o con un ricorso ai sensi dell'art. 702-bis, che dà luogo ad un procedimento sommario "speciale", disciplinato dal combinato disposto dell'art. 14 e degli artt. 3 e 4 del medesimo d.lgs. n. 150/2011, e dunque dalle norme degli artt. 702-bis e ss., salve le deroghe previste dalle citate disposizioni del d.lgs.; b) o con il procedimento per decreto ingiuntivo ai sensi degli artt. 633 e ss., rispetto al quale l'opposizione si propone con ricorso ai sensi degli artt. 702-bis ss., ed è disciplinata come sub a), ferma restando l'applicazione degli artt. 648, 649 e 653 (quest'ultimo da applicarsi in combinato disposto con dell'art. 14, u.c. e con il penultimo comma dell'art. 702-ter ). Resta, invece, esclusa la possibilità di introdurre l'azione riguardante onorari, diritti o spese spettanti ad avvocati per prestazioni giudiziali sia con il rito di cognizione ordinaria. sia con quello del procedimento sommario ordinario codicistico, di cui agli art. 702-bis ss. Cass. S.U., n. 4485/2018 ha altresì deciso che la controversia di cui all'art. 28  l. n. 794/1942, tanto se introdotta con ricorso ai sensi dell'art. 702-bis , quanto se introdotta con ricorso per decreto ingiuntivo, ha ad oggetto la domanda di condanna del cliente al pagamento delle spettanze giudiziali dell'avvocato, sia se prima della lite vi sia una contestazione sull'an debeatur quanto se non vi sia e, una volta introdotta, resta soggetta (nel secondo caso a seguito dell'opposizione) al rito indicato dall'art. 14 d.lgs. n. 150/2011, anche quando il cliente dell'avvocato non si limiti a sollevare contestazioni sulla quantificazione del credito alla stregua della tariffa, ma sollevi contestazioni in ordine all'esistenza del rapporto, alle prestazioni eseguite ed in genere riguardo all'an. Soltanto qualora il convenuto svolga una difesa che si articoli con la proposizione di una domanda (riconvenzionale, di compensazione, di accertamento con efficacia di giudicato di un rapporto pregiudicante), l'introduzione di una domanda ulteriore rispetto a quella originaria e la sua esorbitanza dal rito di cui all'art. 14 comporta - sempre che non si ponga anche un problema di spostamento della competenza per ragioni di connessione (da risolversi ai sensi delle disposizioni degli artt. 34, 35 e 36) e, se è stata adita la corte di appello, il problema della soggezione della domanda del cliente alla competenza di un giudice di primo grado, che ne impone la rimessione ad esso - che, ai sensi dell'art. 702-ter, comma 4, si debba dar corso alla trattazione di detta domanda con il rito sommario congiuntamente a quella ex art. 14, qualora anche la domanda introdotta dal cliente si presti ad un'istruzione sommaria, mentre, in caso contrario, si impone di separarne la trattazione e di procedervi con il rito per essa di regola previsto (non potendo trovare applicazione, per l'esistenza della norma speciale, la possibilità di unitaria trattazione con il rito ordinario sull'intero cumulo di cause ai sensi dell'art. 40, comma 3).

In assenza di un'apposita norma circa la decorrenza del termine breve per proporre ricorso per cassazione avverso l'ordinanza resa ex art. 702-quater, non rileva che la comunicazione dell'ordinanza sia avvenuta in forma integrale a mezzo Pec, dovendo trovare applicazione la disposizione generale di cui all'art. 133, comma 2 (come modificato con l'art. 45, comma 1, lett. b) del d.l. n. 90/2014, conv. con modif. dalla l. n. 114/2014) secondo il quale la comunicazione da parte della cancelleria del testo integrale della sentenza non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325  (Cass. I, n. 7154/2018).

Bibliografia

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