Codice di Procedura Civile art. 775 - Processo verbale d'inventario.Processo verbale d'inventario. [I]. Il processo verbale d'inventario [364 c.c.] contiene: 1) la descrizione degli immobili [812 c.c.], mediante l'indicazione della loro natura, della loro situazione, dei loro confini e dei numeri del catasto e delle mappe censuarie; 2) la descrizione e la stima [773] dei mobili, con la specificazione del peso e del marchio per gli oggetti d'oro e d'argento; 3) l'indicazione della quantità e specie delle monete per il danaro contante; 4) l'indicazione delle altre attività e passività; 5) la descrizione delle carte, scritture e note relative allo stato attivo e passivo, le quali debbono essere firmate in principio e in fine dall'ufficiale procedente. Lo stesso ufficiale deve accertare sommariamente lo stato dei libri e dei registri di commercio [2214 ss. c.c.], firmarne i fogli, e lineare gli intervalli. [II]. Se alcuno degli interessati contesta l'opportunità d'inventariare qualche oggetto, l'ufficiale lo descrive nel processo verbale, facendo menzione delle osservazioni e istanze delle parti [192 att.]. InquadramentoIl verbale di inventario deve possedere i requisiti previsti dall'art. 126 e, dunque, si apre con l'indicazione del luogo e della data, ivi compresa l'ora, cui si riferisce l'art. 772. Vanno indicate, poi, le persone intervenute e, per quelle non intervenute, va data menzione dell'effettuato avviso. Il contenuto del verbale di inventario è disciplinato dall'art. 775. È opportuno premettere che la norma enumera le componenti dell'inventario, ma non pone alcun vincolo nell'ordine da seguire nella sua formazione, sicché è possibili iniziare ad inventariare indifferentemente i mobili o gli immobili, presso l'ultimo domicilio del defunto o altrove. In generale, la norma prevede che l'inventario esponga tutte le poste attive e passive di cui era titolare il de cuius al momento della morte e che costituiscono l'asse ereditario. L'inventario, cioè, deve essere completo, il che trova indubbia conferma nel dettato dell'art. 192 disp. att., secondo cui l'ufficiale incaricato della sua formazione, prima di chiuderlo, deve interrogare coloro che avevano la custodia dei mobili o abitavano la casa in cui questi erano posti, se siano a conoscenza dell'esistenza di altri oggetti da inventariare. È indifferente, in particolare, il luogo in cui le cose si trovano, ché l'inventario deve comprendere tutti i beni di pertinenza del de cuius, ovunque essi siano situati, sia in Italia che all'estero (Brama, 160). È certo necessario inventariare l'intero contenuto dell'abitazione del de cuius, quante e quali che siano le persone che vi coabitano (Trib. Torino 24 novembre 1967, Riv. not., 1969, 628). E dunque è indispensabile che l'ufficiale procedente acceda presso l'ultimo domicilio del defunto. In tale ottica l'inventario effettuato presso il domicilio del de cuius deve comprendere tutto ciò che viene rinvenuto nell'abitazione senza che l'ufficiale possa omettere la descrizione di beni, attenendosi alle interessate dichiarazioni dell'erede (Trib. Torino 12 gennaio 1968, Riv. not., 1969, II, 628). Proprio perché l'inventario deve riflettere integralmente la consistenza dell'asse, però, non vi confluiscono quelle poste che cessano di esistere o vengono ad esistenza per effetto della morte: si pensi, da un lato, all'usufrutto, ex art. 979 c.c., e, dall'altro, alle somme dovute a terzi in forza di un'assicurazione sulla vita contratta dal defunto (Cass. n. 4484/1996). Ed ancora, non si può considerare bene ereditario il libretto di risparmio al portatore, ma intestato al defunto, qualora gli eredi non abbiano dimostrato l'appartenenza del credito al defunto (Trib. Verona 3 dicembre 1970, Foro pad. 1971, 1145). Quanto all'efficacia probatoria, è stato osservato che il verbale di inventario redatto dal notaio ex art. 775, in quanto atto rogato nell'esercizio delle funzioni, è assistito da pubblica fede e rappresenta, fino a prova contraria, fonte privilegiata di convincimento circa la ricostruzione e l'ammontare dell'asse ereditario al momento di apertura della successione, della cui reale consistenza il notaio incaricato è personalmente tenuto ad accertarsi, potendo logicamente procedere all'interpello degli eredi presenti solo dopo una personale ricognizione dei beni da inventariare. (Cass. n. 6551/2018 ha cassato la decisione di merito, che aveva ritenuto l'inidoneità del verbale di inventario redatto dal notaio a provare l'effettiva titolarità dei beni ivi elencati in capo al de cuius, siccome considerato meramente riproduttivo delle dichiarazioni rese dagli eredi; nello stesso senso Cass. n. 9063/2024). La rinuncia all'appello , in relazione alla querela di falso proposta nei confronti del pubblico ufficiale incaricato della redazione dell'inventario di eredità e di altro soggetto estraneo al munus pubblico, ove effettuata solo nei confronti di quest'ultimo, non comporta il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, atteso che la responsabilità della redazione dell'inventario appartiene al pubblico ufficiale, e non anche al soggetto estraneo che abbia partecipato alle relative operazioni (Cass. n. 24832/2022). Il rilievo delle passività ereditarieCome si è accennato, l'inventario, secondo la previsione legale, ha ad oggetto sia le poste attive che quelle passive. Difatti, l'art. 775, comma 1, n. 4 fa espressa menzione anche delle passività ereditarie. In giurisprudenza, tuttavia, si è affermato che l'indicazione delle passività ereditarie non costituisce un elemento indispensabile dell'inventario posto dalla legge a carico dell'erede beneficiato. La S.C. ha osservato che l'inventario regolato dagli artt. 769 ss. non si inserisce necessariamente nella procedura di accettazione beneficiata e che vi sono indubbiamente inventari — in particolare quello fallimentare e quello previsto in tema di usufrutto dall'art. 1002 c.c. — che certamente non devono contenere menzione delle passività. La Cassazione, quindi, ricordati gli effetti dell'accettazione beneficiata, ha aggiunto che la funzione dell'inventario è unicamente quella di accertare rapidamente la consistenza dell'attivo ereditario, onde evitare qualsiasi trafugamento od occultamento di beni da parte dell'erede beneficiato (Cass. n. 2664/1959). La funzione dell'inventario nel quadro dell'accettazione beneficiata, dunque, sta a testimoniare che l'inventario deve senz'altro ritenersi compiuto entro il termine di legge, se nel termine stesso la descrizione di tutti i beni ereditari (compresi in essi, naturalmente, i crediti) sia stata completata dal pubblico ufficiale incaricato di procedervi (Cass. n. 2664/1959 cit.). L'indicazione delle passività ereditarie, invece, è un elemento dell'inventario semplicemente complementare, sicché la sua omissione non né determina la nullità e non impedisce l'acquisto della qualità di erede beneficiato. D'altronde, dopo aver evidenziato l'estrema difficoltà per l'erede di approntare in breve tempo un elenco completo delle passività, la Corte ha posto l'accento sul rilievo che l'acquisizione di un elenco più o meno completo delle passività in sede di inventario assume un carattere di semplice notizia, priva di qualsiasi funzione essenziale (Cass. n. 2664/1959 cit.). Resta da dire, in generale, che l'inventario redatto dal notaio ex art. 775 non può essere svalutato a mero atto riproduttivo delle dichiarazioni provenienti dai privati (presenti alla sua redazione) e, pertanto, come tale, ritenuto inidoneo a fornire alcun elemento in ordine alla effettiva titolarità dei beni ivi elencati in capo al de cuis, dovendo essere considerato - almeno fino a prova contraria - quale fonte privilegiata di convincimento in ordine alla ricostruzione e all'ammontare dell'asse ereditario, al momento della apertura della successione (Cass. n. 6551/2018). Gli immobiliGli immobili, secondo l'art. 775, comma 1, n. 1, vanno descritti mediante l'indicazione della loro natura, della loro situazione, dei loro confini e dei numeri del catasto e delle mappe censuarie. Occorre indicare, dunque, se si tratti di terreni, fabbricati o altro, il luogo in cui essi siano situati — identificato nel modo più preciso —, almeno tre confini ed i dati catastali. Per fare ciò non è necessario recarsi sul posto, ma è sufficiente servirsi dei documenti forniti dagli interessati. Tuttavia, può essere necessario l'accesso in loco quando i documenti siano insufficienti. E può anche rendersi necessaria, in taluni casi, la nomina di un ausiliare — si pensi ad un fondo apparentemente nudo sul quale risulti in realtà identificato un immobile non accatastato — tutte le volte che l'identificazione dell'immobile non possa essere condotta su documenti e si presenti particolarmente difficoltosa (Brama, 162). Per gli immobili non è prevista la stima e, dunque, l'ufficiale incaricato dell'inventario non può nominare uno stimatore, ai sensi dell'art. 773. Tra gli immobili vanno menzionati quelli che il defunto abbia compromesso in vendita, ma, al momento della morte, non abbia ancora alienato, appartenendo ancora essi al suo patrimonio. Non vanno menzionati, invece, gli immobili dei quali il defunto fosse assegnatario quale socio di una cooperativa edilizia, se deceduto prima del definitivo atto di trasferimento della proprietà. Allo stesso modo non vanno menzionati gli immobili acquistati con patto di riservato dominio, ex art. 1523 c.c., se non sia stata pagata l'ultima rata di prezzo. Nei due ultimi casi menzionati — ed in altri analoghi che possono presentarsi — occorre, dunque, inventariare non il bene, ma il diritto di credito che sorge dal rapporto in questione. Assieme agli immobili vanno inventariati i diritti reali immobiliari, ma non quelli che con la morte si sono estinti, come l'usufrutto. I mobiliL'art. 775, comma 1, n. 2, prevede la descrizione e la stima dei beni mobili, con la specificazione del peso e del marchio per gli oggetti d'oro e d'argento. Occorre, dunque, che l'ufficiale incaricato della formazione dell'inventario descriva ciascuno dei mobili caduti in successione. E, per fare ciò, è indubbiamente necessario che egli li esamini personalmente ad uno ad uno, non limitandosi a trascrivere in inventario quanto riferito dagli interessati. La descrizione deve essere analitica ed accurata, sì da garantire la sicura successiva identificazione del bene, avuto riguardo, in particolar modo, allo scopo dell'inventario evidenziato dalla giurisprudenza, secondo cui esso varrebbe ad evitare qualsiasi trafugamento od occultamento (Cass. n. 2664/1959). I beni mobili registrati — come veicoli, natanti ed aeromobili — devono contenere gli estremi della registrazione. I mobili, quali che siano, devono essere stimati e, se occorra, l'ufficiale incaricato dell'inventario può a tal fine nominare uno o più stimatori: se ne è parlato nel commento all'art. 773. Le carte relative allo stato attivo e passivoL'art. 775, comma 1, n. 5, impone all'ufficiale incaricato dell'erezione dell'inventario di descrivere le carte, scritture e note relative allo stato attivo e passivo e di sottoscriverle in principio ed in fine. Non tutte le carte rinvenute, dunque, devono essere inventariate, ma solo quelle che possono avere rilievo ai fini della ricostruzione della situazione patrimoniale dell'eredità. Lo stesso ufficiale, inoltre, deve accertare sommariamente lo stato dei libri e dei registri di commercio, firmarne i fogli e linearne gli intervalli. Di tutte le attività svolte deve darsi atto a verbale. La ragione della sottoscrizione delle carte e della lineatura dei libri è evidentemente quella di impedire che le une e gli altri possano essere oggetto di interventi alieni che ne modifichino il contenuto, sì da consentire con sicurezza anche in seguito la ricognizione dell'attivo e del passivo dell'eredità. Le contestazioni degli interessatiÈ frequente accadimento che qualcuno degli interessati alla formazione dell'inventario contesti l'opportunità di inventariare uno o più beni, normalmente mobili. In genere, la contestazione verte sulla proprietà del bene: chi si oppone all'inventariazione, cioè, assume di esserne proprietario esclusivo, benché esso fosse detenuto — anche o soltanto — dal de cuius. In proposito, va ricordato che i mobili rinvenuti in un immobile di proprietà o in possesso del defunto — ma anche da lui soltanto detenuto, come è il caso dell'abitazione condotta in locazione — devono presumersi di sua proprietà, sebbene si sia chiarito che la presunzione di proprietà sui mobili rinvenuti in alcuni ambienti, a favore del proprietario o possessore di questi, può essere vinta con qualsiasi idonea prova (Cass. n. 2789/1970). L'ufficiale incaricato della formazione dell'inventario non ha il potere di dirimere controversie sulla titolarità dei beni, né simili contrasti potrebbero essere decisi dal giudice, che pure soprintende al procedimento volontario di formazione dell'inventario. Perciò, ben si spiega la previsione dell'art. 775, comma 2, secondo cui l'ufficiale incaricato di erigere l'inventario descrive il bene nel verbale di inventario, facendo menzione delle osservazioni ed istanze delle parti. 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