Codice di Procedura Civile art. 776 - Consegna delle cose mobili inventariate.

Mauro Di Marzio

Consegna delle cose mobili inventariate.

[I]. Le cose mobili e le carte inventariate sono consegnate alla persona indicata dalle parti interessate, o, in mancanza, nominata con decreto del giudice1, su istanza di una delle parti, sentite le altre.

[1] V. sub art. 660.

Inquadramento

A chiusura della disciplina dell'inventario, l'art. 776 detta una disposizione non del tutto piana. Secondo la norma, le cose mobili e le carte inventariate sono consegnate alla persona indicata dalle parti interessate, o, in mancanza, nominata con decreto del giudice.

La disposizione — ha osservato la dottrina — è importante «perché dimostra che non è molto chiara, neppure per il legislatore, la natura dell'inventario» (Satta, 1971, 84).

Si è da taluno ritenuto di restringere la base di applicazione dell'art. 776 alle sole ipotesi contemplate dall'art. 754, comma 1, nn. 2 e 3 (Andrioli, 1964, 584). La tesi, tuttavia, non sembra trovare radici nella disciplina positiva dell'istituto, sicché occorre verificare per altra strada se l'interpretazione non possa renderlo compatibile al sistema.

Si deve ricordare, allora, che l'inventario ha funzione in senso lato cautelare. Le cose inventariate, quindi, devono subire necessariamente l'affidamento ad un soggetto, giacché, altrimenti, « l'inventario non avrebbe senso » (Satta, 1971, 80). Sarebbe irrazionale, cioè, inventariare i beni, sì da cautelarsi per la successiva verifica della adeguata conservazione, senza determinare chi della conservazione debba occuparsi e rispondere. Ed è ben comprensibile che l'esigenza di individuare una persona alla quale consegnare i beni inventariati sia stata sentita solo per le cose mobili e le carte, maggiormente suscettibili di dispersione.

Ma l'inventario, pur essendo elettivamente collegato all'accettazione beneficiata, può precederla o seguirla. Perciò, quando il chiamato all'eredità abbia fatto la dichiarazione prima dell'inventario, acquistando la qualità di erede beneficiato, sarà egli stesso onerato della custodia delle cose mobili e delle carte, nel quadro della procedura di accettazione beneficiata e in vista dell'obbligo di rendiconto di cui all'art. 496 c.c. Inoltre, quanto al chiamato in possesso dei beni ereditari, vanno ricordate le osservazioni svolte riguardo all'ambito di applicazione della sigillazione, nel commento all'art. 752. Egualmente, in caso di inventario, non vi è motivo di ricorrere alla nomina del consegnatario previsto dall'art. 776 per i beni in possesso del chiamato all'eredità, sia perché gli compete l'amministrazione, sia perché egli legittimamente li possiede, e non può esserne spogliato con il provvedimento in esame.

Diviene evidente, dunque, che l'art. 776 ha una portata residuale, riferendosi — seppur implicitamente — alle sole ipotesi che, in mancanza di un soggetto al quale la custodia naturalmente spetti, occorra provvedere in proposito. Nel qual caso, sarà sufficiente l'intervento dell'ufficiale procedente se vi è accordo delle parti e si renderà necessario il ricorso al giudice in caso di disaccordo.

L'art. 776, va così posto in collegamento con l'art. 759, comma 2, che prevede la nomina del custode delle cose sigillate. Nella sigillazione, però, la custodia risponde sempre all'intrinseca funzione dell'istituto, che ha lo scopo di porre rimedio alla vacanza nell'amministrazione del patrimonio ereditario determinata dall'apertura della successione. La formazione dell'inventario, invece, ha lo scopo di accertare la composizione di un patrimonio, sicché la nomina del consegnatario si giustifica solo per i beni incustoditi e, per la loro natura, particolarmente esposti al rischio di sottrazione. La nomina del consegnatario di cui all'art. 776, in conclusione, deve ritenersi circoscritta al caso che l'inventario preceda la dichiarazione ed il chiamato non sia in possesso dei beni ereditari, senza, peraltro, che sia stato nominato un curatore dell'eredità giacente, ovvero che un diverso soggetto — esecutore testamentario, sequestratario o amministratore — sia legittimamente in possesso del compendio relitto.

In questo senso si è pronunciata anche la giurisprudenza (Trib. Padova, 8 luglio 2006).

Il consegnatario può essere nominato dall'ufficiale procedente, sull'accordo degli interessati, ovvero con decreto dal giudice, in caso di disaccordo, previa istituzione del contraddittorio. Il decreto di nomina del consegnatario è un provvedimento di volontaria giurisdizione, emesso dal pretore nel corso della redazione dell'inventario di un asse ereditario: a tale provvedimento, ancorché non regolato dai capi dal primo al quinto del titolo secondo del libro quarto del codice di rito, si applica, in base all'espressa statuizione dell'art. 742-bis, la disciplina del capo sesto di tale titolo, e quindi il provvedimento, in base al disposto dell'art. 742 risulta revocabile e modificabile in ogni tempo (Cass. n. 6997/1983). Sicché, il decreto è suscettibile di riesame da parte del giudice che lo ha emesso e, inoltre, è reclamabile ai sensi dell'art. 739 (Cass. n. 6451/1992), con la conseguenza che non può essere impugnato con ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. (Cass. n. 6997/1983; Cass. n. 6451/1992).

Una volta nominato, il consegnatario « assume le funzioni ed è tenuto all'osservanza degli obblighi del custode » (Andrioli, 1964, 584), ossia è assoggettato alle regole dettate dagli artt. 65 ss.

Secondo la giurisprudenza nell'adempimento delle sue funzioni ed obblighi egli sarebbe tenuto anche alla tutela e conservazione dei frutti e delle rendite dei beni ereditari inventariati ed inventariandi o comunque agli stessi inerenti e pertinenti, occorrendo anche per essi affidamento e consegna fino all'impossessamento degli stessi da parte dei giusti eredi (Pret. Roma 12 maggio 1973, Temi rom., 1974, II, 302).

Occorre domandarsi, poi, quando e come il provvedimento di nomina del consegnatario sia destinato ad esaurire i suoi effetti.

In giurisprudenza, si trova affermato che il custode dei beni inventariati continua a rimanere sempre il legittimo detentore dei detti beni fino a quando non sia intervenuto altro titolo che lo sostituisce, anche se l'inventario stesso nel frattempo sia caduto nel nulla (Trib. Palermo 21 maggio 1953, Foro sic., 1954, 250), ovvero che la consegna o la restituzione definitiva dei beni inventariati pretese dalle parti nei procedimenti di apposizione di sigilli o di inventario devono essere richieste in sede di cognizione ordinaria, mediante apposita azione di condanna (Trib. Napoli 4 luglio 1974, Dir. e giur., 1974, 722).

Bibliografia

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