Codice di Procedura Civile art. 812 - Capacita' ad essere arbitro 1 .Capacita' ad essere arbitro 1. [I]. Non può essere arbitro chi è privo, in tutto o in parte, della capacità legale di agire. [1] Articolo sostituito dall'art. 21, d.lg. 2 febbraio 2006, n. 40, a far data dal 2 marzo 2006. Ai sensi dell'art. 27, comma 4, d.lg. n. 40, cit., la disposizione si applica ai procedimenti arbitrali, nei quali la domanda di arbitrato è stata proposta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. . Il testo recitava: «Capacità ad essere arbitro. [I]. Gli arbitri possono essere sia cittadini italiani sia stranieri. [II]. Non possono essere arbitri i minori, gli interdetti, gli inabilitati, i falliti e coloro che sono sottoposti a interdizione dai pubblici uffici». Precedentemente l'articolo era stato modificato dall'art. 1 l. 9 febbraio 1983, n. 28. InquadramentoLa disposizione in commento, applicabile anche all'arbitrato irrituale, per effetto del rinvio contenuto nell'art. 808-ter, comma 2, n. 3, individua nella capacità legale di agire (senza alcun riferimento, dunque, all'incapacità naturale) il requisito necessario per ricoprire (da parte di sole persone fisiche: v. sub art. 809) l'incarico arbitrale. Non possono essere arbitri, dunque, gli interdetti, gli inabilitati, i minori (sebbene emancipati ed autorizzati all'esercizio dell'impresa ai sensi dell'art. 397 c.c.: la norma, richiedendo che la capacità di agire non sia menomata né in tutto, né in parte, richiede una capacità piena che nell'ipotesi considerata manca), i beneficiari di amministrazione di sostegno (sulla base di considerazioni analoghe; contra Mandrioli, 397). La previsione in esame, di carattere tassativo (Cass. n. 3637/1989), va letta in combinato disposto con quella dell'art. 829, comma 1, n. 3, che assoggetta all'impugnazione per nullità il lodo pronunciato da chi non poteva essere nominato arbitro ai sensi dell'art. 812 . L'art. 812 non menziona più come in passato il fallito, che, d'altro canto, non subisce più, per effetto della dichiarazione di fallimento, la perdita di capacità di agire. Bisogna però considerare che la giurisprudenza assimila il contratto di arbitrato ad un contratto di mandato (Cass. n. 6165/2003, in Riv. arb. 2004, 705, con nota di Lipponi), il quale si scioglie per il fallimento del mandatario (art. 78 l. fall., per la nuova disciplina v. art. 183 d.lgs. n. 14/2019, “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”). Neppure è più menzionata l'interdizione dai pubblici uffici, quale pena accessoria per i reati di cui agli artt. 28, 29 e 31 c.p., che non sembra più rappresentare causa di incapacità degli arbitri. Sicuramente capaci sono gli stranieri, già dopo la modifica che la norma subì per effetto dell'art. 1 l. n. 28/1983. Altre ipotesi di incapacitàL'art. 241, comma 5, d.lgs. n. 163/2006 (codice degli appalti pubblici) stabiliva (v. oggi in senso sostanzialmente analogo l'art. 209, comma 4 e comma 7, d.lgs. n. 50/2016) che il presidente prescelto tra soggetti di particolare esperienza nella materia oggetto del contratto cui l'arbitrato si riferisce, muniti di precipui requisiti di indipendenza, e comunque tra coloro che nell'ultimo triennio non hanno esercitato le funzioni di arbitro di parte o di difensore in giudizi arbitrali disciplinati dalla stessa disposizione, ad eccezione delle ipotesi in cui l'esercizio della difesa costituisca adempimento di dovere d'ufficio del difensore dipendente pubblico. La nomina del presidente del collegio effettuata in violazione di tale norma determina la nullità del lodo ai sensi dell'art. 829, comma 1, n. 3, che per l'appunto richiama l'art. 812. Va poi menzionato comma 6 dello stesso art. 241, d.lgs. n. 163/2006 (v. oggi analogamente l'art. 209, comma 6, d.lgs. n. 50/2016), secondo cui, in aggiunta ai casi di ricusazione degli arbitri previsti dall'art. 815, non possono essere nominati arbitri coloro che abbiano compilato il progetto o dato parere su di esso, ovvero diretto, sorvegliato o collaudato i lavori, i servizi, le forniture cui si riferiscono le controversie, né coloro che in qualsiasi modo abbiano espresso un giudizio o parere sull'oggetto delle controversie stesse. Il tenore letterale («In aggiunta ai casi di ricusazione») induce a ritenere che la violazione della norma faccia scattare l'applicazione dell'art. 829, comma 1, n. 2 (non già 3), sicché la nullità può essere fatta valere in sede d'impugnazione solo se dedotta nel giudizio arbitrale (per il caso della nomina come arbitro di un avvocato del libero foro, invece che di un soggetto appartenente alle categorie individuate dall'art. 45 d.P.R. n. 1063/1962 (ora abrogato), v. Cass. n. 21222/2011; Cass. n. 14182/2002; per il caso di nomina, in violazione del capitolato d'appalto, di arbitri che avessero in qualsiasi modo avessero espresso un giudizio o un parere sulle controversie, v. Cass. n. 3637/1989; in dottrina Odorisio, Arbitrato rituale e «lavori pubblici», Milano, 2011, 598). Conclusioni analoghe sembrano potersi formulare con riguardo alla norma oggi vigente. Trova parimenti applicazione il n. 2 e non il n. 3 dell'art. 829, comma 1, in caso di nomina ad arbitro di impiegati dello Stato, magistrati e docenti universitari, in violazione della normativa applicabile (v. per gli impiegati dello Stato art. 61, comma 2, d.P.R. n. 3/1957; art. 53, comma 7, d.lgs. n. 165/2001; per i magistrati art. 16 r.d. n. 12/1941; per i professori universitari art. 12 l. n. 240/2010; v. oggi l'art. 209, comma 6, d.lgs. n. 50/2016). Nel procedimento arbitrale, l'esistenza di situazioni di incompatibilità, idonee a compromettere l'imparzialità dei componenti del collegio, dev'essere fatta valere mediante istanza di ricusazione da proporsi, a norma dell'art. 815, entro il termine perentorio di dieci giorni dalla notificazione della nomina o dalla sopravvenuta conoscenza della causa di ricusazione, restando, invece, irrilevanti, ai fini della validità del lodo, le situazioni d'incompatibilità di cui la parte sia venuta a conoscenza dopo la decisione, che, ove non si traducano in una incapacità assoluta all'esercizio della funzione arbitrale e, in genere, della funzione giudiziaria, non possono essere fatte valere mediante l'impugnazione per nullità, attesa l'ormai acquisita efficacia vincolante del lodo e la lettera dell'art. 829, comma 1, n. 2, che circoscrive l'incapacità ad essere arbitro alle ipotesi tassativamente previste dall'art. 812 (Cass. n. 20558/2015). 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