Codice di Procedura Civile art. 823 - Deliberazione e requisiti del lodo1.Deliberazione e requisiti del lodo1. [I]. Il lodo è deliberato a maggioranza di voti con la partecipazione di tutti gli arbitri ed è quindi redatto per iscritto. Ciascun arbitro può chiedere che il lodo, o una parte di esso, sia deliberato dagli arbitri riuniti in conferenza personale. [II]. Il lodo deve contenere: 1) il nome degli arbitri; 2) l'indicazione della sede dell'arbitrato; 3) l'indicazione delle parti; 4) l'indicazione della convenzione di arbitrato e delle conclusioni delle parti; 5) l'esposizione sommaria dei motivi; 6) il dispositivo; 7) la sottoscrizione degli arbitri. La sottoscrizione della maggioranza degli arbitri è sufficiente, se accompagnata dalla dichiarazione che esso è stato deliberato con la partecipazione di tutti e che gli altri non hanno voluto o non hanno potuto sottoscriverlo; 8) la data delle sottoscrizioni.
[1] Articolo sostituito dall'art. 23, d.lg. 2 febbraio 2006, n. 40, a far data dal 2 marzo 2006. Ai sensi dell'art. 27, comma 4, d.lg. n. 40, cit., la disposizione si applica ai procedimenti arbitrali, nei quali la domanda di arbitrato è stata proposta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Precedentemente l'articolo era stato modificato dall'art. 2 l. 9 febbraio 1983, n. 28 e dall'art. 16 l. 5 gennaio 1994, n. 25. Il testo anteriore alla riforma recitava: «[I]. Il lodo è deliberato a maggioranza di voti dagli arbitri riuniti in conferenza personale ed è quindi redatto per iscritto. [II]. Esso deve contenere: 1) l'indicazione delle parti; 2) l'indicazione dell'atto di compromesso o della clausola compromissoria e dei quesiti relativi; 3) l'esposizione sommaria dei motivi; 4) il dispositivo; 5) l'indicazione della sede dell'arbitrato e del luogo o del modo in cui è stato deliberato; 6) la sottoscrizione di tutti gli arbitri, con l'indicazione del giorno, mese ed anno in cui è apposta; la sottoscrizione può avvenire anche in luogo diverso da quello della deliberazione ed anche all'estero; se gli arbitri sono più di uno, le varie sottoscrizioni, senza necessità di ulteriore conferenza personale, possono avvenire in luoghi diversi. [III]. Tuttavia è valido il lodo sottoscritto dalla maggioranza degli arbitri, purché si dia atto che esso è stato deliberato in conferenza personale di tutti, con la espressa dichiarazione che gli altri non hanno voluto e non hanno potuto sottoscriverlo. [IV] Il lodo ha efficacia vincolante tra le parti dalla data della sua ultima sottoscrizione». InquadramentoAlla stregua della disposizione, non è più indispensabile come in passato (da ult. Cass. n. 6115/2001) la conferenza personale, la quale può tuttavia essere richiesta da ciascun arbitro. Deve pertanto ritenersi ammissibile non soltanto la deliberazione in conferenza videotelefonica, prevista dall'abrogato art. 837, dettato per l'arbitrato internazionale, ma anche la formazione progressiva della deliberazione, come, ad esempio, nel caso della predisposizione di una bozza di lodo da parte di un arbitro che venga poi condivisa dalla maggioranza. Nondimeno, la conferenza personale di tutti i componenti del collegio - nel medesimo luogo e in ogni fase del procedimento deliberativo del lodo sino all'adozione della decisione definitiva - costituisce requisito essenziale del lodo, a pena di nullità, non derogabile dalle parti, al fine di garantire che le questioni oggetto di controversia siano esaminate con la massima accuratezza e completezza da tutti gli arbitri, sicché il singolo arbitro può allontanarsi solo dopo la discussione al fine di astenersi dalla votazione. (Cass. n. 19612/2017). Al momento della deliberazione del lodo non è necessaria la materiale redazione e sottoscrizione di un dispositivo (Cass. n. 8595/1992). Assunta la deliberazione, non è richiesta la materiale partecipazione di tutti gli arbitri alla redazione del lodo. Difatti, alla decisione, necessariamente collegiale del dispositivo del lodo, può seguire l'incarico ad un solo arbitro di redigere la motivazione, in quanto in base all'art. 823, comma 1, che ricalca il modello di cui all'art. 276, occorre distinguere il momento della deliberazione del lodo, adottata a maggioranza dei voti con la partecipazione di tutti gli arbitri, da quello della successiva stesura della motivazione della decisione affidata ad un solo arbitro (Cass. n. 25189/2017). RequisitiIl comma 2 individua i requisiti formali del lodo, la cui mancanza può dar luogo a nullità del medesimo a norma dell'art. 829, n. 5, nel solo caso di mancanza dei requisiti di cui ai nn. 5, 6, e 7. Tra i requisiti previsti non è compresa l'intestazione «Repubblica italiana - In nome del popolo italiano», non richiesta neppure per l'exequatur (Cass. n. 3171/1973). Il n. 1 richiede l'indicazione degli arbitri, non prescritta a pena di nullità. Il n. 2 concerne l'indicazione della sede dell'arbitrato determinata dalle parti o dagli arbitri a norma dell'art. 816, anch'essa non richiesta a pena di nullità, ma tale da comportare, anzi, una mera irregolarità formale suscettibile di correzione ai sensi dell'art. 829, n. 5 (per Cass. n. 18452/2011, in mancanza di elementi di segno contrario, sono idonei ad identificare la sede dell'arbitrato la clausola compromissoria, richiamata nel lodo, e l'indicazione del luogo di sottoscrizione dello stesso; v. pure Cass. n. 10576/2008; Cass. n. 6951/2004). Il n. 3 concerne l'indicazione delle parti, la cui omissione non è causa di nullità del lodo se dal contesto di esso sia comunque possibile desumere la loro identità (Cass. n. 746/1971). Il n. 4 concerne l'indicazione della convenzione arbitrale e delle conclusioni delle parti, ancora una volta non prevista a pena di nullità. Il n. 5 riguarda l'esposizione sommaria dei motivi, richiesta a pena di nullità del lodo. In particolare, la motivazione, che rappresenta elemento indispensabile per la validità della pronuncia e per l'individuazione della sua incidenza sul rapporto dedotto in causa, non può essere costituita o sostituita dalla parte dispositiva della decisione (Cass. n. 8697/2006). Peraltro, si ritiene soddisfatto l'obbligo di motivazione del lodo a condizione che sia individuabile la ratio decidendi, restando invece preclusa ogni possibilità di controllo sulla congruità della motivazione adottata dagli arbitri (Cass. n. 4078/2003; Cass. n. 10600/2005). Il principio costantemente ribadito, al riguardo, si riassume in ciò, che l'obbligo di esposizione sommaria dei motivi della decisione imposto agli arbitri dall'art. 823, n. 5, il cui mancato adempimento determina la possibilità di impugnare il lodo ai sensi dell'art. 829, comma 1, nn. 4 e 5, può ritenersi non soddisfatto solo quando la motivazione manchi del tutto o sia talmente carente da non consentire di comprendere l'iter logico che ha determinato la decisione arbitrale o contenga contraddizioni inconciliabili nel corpo della motivazione o del dispositivo tali da rendere incomprensibile la ratio della decisione (Cass. n. 16077/2021). Il n. 6 richiede a pena di nullità il dispositivo. Peraltro il lodo arbitrale costituisce un tutt'uno inscindibile, e nessuna specifica disposizione prescrive che il dispositivo sia formalmente distinto dalla motivazione, e che, a pena di nullità, debba costituire la parte finale della decisione, nella quale, conseguentemente, il dispositivo va coordinato con la motivazione (Cass. n. 10924/2002, che ha escluso la nullità nel lodo mancante, nel dispositivo, della decisione adottata su una domanda di risoluzione per inadempimento rigettata in motivazione; Cass. n. 3044/2000, concernente una tabella con cui si forniva la dimostrazione contabile dei criteri liquidatori del debito fissato nel dispositivo, pur se non contenuta nella parte motiva del lodo ma materialmente inserita nel contesto del medesimo e dopo il dispositivo). Di recente è stato detto che il dispositivo di un lodo che per la determinazione del quantum debeatur rinvii alla motivazione, la quale, a sua volta, rinvii ad un accordo non depositato in atti ma ricavabile in forza di una tabella contenuta in una memoria di parte depositata nel corso del procedimento arbitrale ed avente portata confessoria, deve considerarsi esistente, sia sul piano formale che su quello sostanziale, ove i giudici abbiano accertato la ricavabilità del quantum debeatur sulla base di calcoli matematici di tipo proporzionalistico (nella specie, possibili ex post sulla base dell'applicazione di percentuali di pagamento delle royalties), anche se la tabella non sia stata sottoscritta dagli arbitri né formalmente inserita nel lodo (Cass. n. 5122/2018). Il n. 7 concerne le sottoscrizioni degli arbitri, le quali, ai sensi dell'art. 816, possono essere apposte «anche in luoghi diversi dalla sede dell'arbitrato ed anche all'estero»; neppure è prevista la contestualità delle diverse sottoscrizioni, che dunque possono avvenire anche in luoghi e momenti diversi. Le sottoscrizioni sono richieste a pena di nullità, mentre non determina nullità del lodo la mancanza della firma su tutti i fogli del lodo, giacché con la sottoscrizione apposta in calce all'ultima pagina gli arbitri si assumono la paternità dell'atto nel suo complesso (Cass. n. 1404/1997). È d'altronde sufficiente, secondo la norma, la sottoscrizione della maggioranza degli arbitri, se accompagnata dalla dichiarazione (non necessaria se tutti hanno sottoscritto) che il lodo è stato deliberato con la partecipazione di tutti e che gli altri non abbiano voluto o potuto sottoscriverlo. L'attestazione che la deliberazione è stata adottata in conferenza personale di tutti gli arbitri e che, in ipotesi di omessa sottoscrizione da parte di arbitro dissenziente, questi non abbia voluto sottoscriverlo, benché costituisca requisito di validità della pronuncia, non richiede formule particolari, essendo sufficiente che dal testo del provvedimento risulti, anche in modo implicito, l'osservanza di dette modalità di deliberazione (Cass. n. 11241/2002; Cass. n. 9544/2014). La falsità della dichiarazione contemplata dalla disposizione in esame va fatta valere non con querela di falso, ma mediante impugnazione per nullità ai sensi dell'art. 829, n. 5 (Cass. n. 1409/2004). Il n. 8 concerne la data delle sottoscrizioni, non richiesta a pena di nullità. In tema di lodo arbitrale, quando dallo stesso atto contenente il lodo risulti la sottoscrizione di tutti gli arbitri, adottata in un luogo ed in una data risultanti dal medesimo documento, non ricorre la necessità dell'apposizione della data a fianco delle singole sottoscrizioni, dovendosene presumere la contestualità (Cass. n. 3139/2021). Qualora, con l'impugnazione per nullità, si sostenga che il lodo arbitrale sia stato sottoscritto in data diversa da quella da esso risultante, al fine di far accertare la tardività del deposito del lodo medesimo, si deduce una questione di falso, ammissibile solo se proposta con rituale querela, secondo le forme di cui all'art 221 ( Cass. n. 2807/2014 ). BibliografiaAuletta F., Dell'arbitrato, in Sassani B. (a cura di), La riforma delle società. Il processo, Torino, 2003, 336; Bertoldi, Art. 813-bis. 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