Codice di Procedura Penale art. 21 - Incompetenza.

Aldo Aceto

Incompetenza.

1. L'incompetenza per materia è rilevata, anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo, salvo quanto previsto dal comma 3 e dall'articolo 23, comma 2.

2. L'incompetenza per territorio è rilevata o eccepita, a pena di decadenza [173], prima della conclusione dell'udienza preliminare [424] o, se questa manchi [447, 449, 453, 459, 552], entro il termine previsto dall'articolo 491, comma 1. Entro quest'ultimo termine deve essere riproposta l'eccezione di incompetenza respinta nell'udienza preliminare.

3. L'incompetenza derivante da connessione è rilevata o eccepita, a pena di decadenza, entro i termini previsti dal comma 2.

Inquadramento

Le norme che regolamentano la verifica della competenza del giudice (inteso come ufficio giudiziario) investito dell'azione attuano il principio del giudice naturale precostituito per legge. Esse non hanno ad oggetto il quomodo (giudizio direttissimo, immediato, per decreto), né l'an dell'azione; la loro applicazione non presuppone nemmeno l'accertamento della fondatezza, nel merito, della pretesa punitiva, accertamento che resta del tutto estraneo all'ambito decisionale.

L'incompetenza per materia

Come affermato dal Giudice delle leggi, le regole che disciplinano la competenza per materia riguardano «non soltanto l'individuazione dell'organo chiamato in concreto a esercitare la giurisdizione, ma anche la sostanza stessa dell'azione penale» (Corte cost. n. 76/1993).

Per questo l'incompetenza per materia è inderogabile ed è rilevata, anche d'ufficio, in ogni stato e grado del processo.

Ne consegue che: a) non ha rilevanza, ai fini della relativa eccezione, se si è tenuta o meno l'udienza preliminare; b) se l'udienza preliminare è stata celebrata, l'incompetenza per materia può essere eccepita per la prima volta anche in dibattimento o in appello oppure, ancora, in Corte di cassazione, con il solo limite, in quest'ultimo caso, che la relativa eccezione, al di là di ogni accertamento in fatto, si deve fondare su elementi certi ed inequivocabili (Cass. VI, n. 2336/2015; Cass. II, n. 13938/2014) purché il ricorso non sia inammissibile per genericità o manifesta infondatezza dei motivi (Cass. IV, n. 25644/2008).

L'incompetenza funzionale

Alla incompetenza per materia è assimilata, ai fini della rilevabilità d'ufficio, quella funzionale del Giudice per le indagini preliminari cd. “distrettuale” determinata ai sensi degli artt. 51, comma 3-bis e 328, comma 1-bis (Cass. IV, n. 1526/2014), del magistrato di sorveglianza ad applicare le misure di sicurezza non disposte con la sentenza irrevocabile di condanna o di proscioglimento (Cass. I, n. 3108/2014), del giudice competente a conoscere dei procedimenti nei quali il magistrato assume la qualità di persona sottoposta alle indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato (Cass. S.U., n. 292/2004), del giudice competente per la convalida del fermo o dell'arresto, del giudice dell'esecuzione (Cass. I, n. 49738/2009, secondo cui l'avvenuta definizione del procedimento preclude la possibilità di eccepire l'incompetenza).

Anche la speciale competenza stabilita dall'art. 11, comma terzo, per i procedimenti connessi a quello riguardante magistrati ha natura funzionale ed è, pertanto, rilevabile in ogni stato e grado del processo (Cass. S.U., n. 292/2004; contra Cass. V, n. 26563/2014, secondo cui si tratta di competenza per territorio, rilevabile solo nei termini previsti dall'art. 21, comma 2, nonché Cass. VI, n. 25279/2002, che ha dichiarato la manifesta infondatezza, in riferimento agli artt. 3, 25 e 111 Cost., della questione di legittimità costituzionale degli artt. 11, 21, 24 e 491 — nella parte in cui non è prevista la deroga alla competenza territoriale nel caso che i procedimenti connessi a quello riguardante un magistrato siano rimasti nella cognizione dell'ufficio originariamente competente e la relativa eccezione non sia stata proposta prima della conclusione dell'udienza preliminare — in quanto, come reiteratamente affermato dalla giurisprudenza costituzionale (da ultimo sent. 349 del 2000), avuto riguardo alla peculiare natura della competenza territoriale, il legislatore può legittimamente limitare, nella sua discrezionalità, la possibilità di rilevarne i vizi, a vantaggio dell'interesse all'ordine ed alla speditezza del processo, senza che ciò vulneri il principio del giudice naturale, così da evitare che avviato il giudizio di merito le parti possano sottrarne la cognizione al giudice ormai investito e vanificarlo attraverso un tardivo spostamento di competenza territoriale. Nè sussiste la violazione dell'art. 111 Cost., come modificato dalla l. cost. n. 23/1999 — sotto il profilo che la violazione della terzietà ed imparzialità del giudice integrerebbe una nullità assoluta ex art. 178, lett. a), come tale deducibile in ogni stato e grado del giudizio — in quanto, e anzitutto, il difetto di capacità del giudice che dà origine alla nullità di cui al succitato art. 178 riguarda la mancanza dei requisiti per l'esercizio delle funzioni giurisdizionali e non per il concreto esercizio della funzioni in un dato processo ed, in secondo luogo, in quanto l'art. 111 Cost. non ricollega le violazioni inerenti la terzietà ed imparzialità del giudice al regime delle nullità previsto dall'art. 178 lett. a) il quale, peraltro, è assoggettato al principio di tassatività).

All'incompetenza per materia è equiparata, secondo parte minoritaria della giurisprudenza di legittimità, anche quella del giudice che nell'ambito dello stesso ufficio giudiziario si sostituisce arbitrariamente a quello designato per legge ad assumere un determinato provvedimento, così che l'atto emesso dal giudice che non era funzionalmente competente è affetto da nullità insanabile ed assoluta, rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del processo, come nel caso del giudice che, riconoscendo la propria situazione di incompatibilità, trasmetta il processo direttamente ad altro giudice, fissando persino l'udienza innanzi a quest'ultimo, invece di presentare la dichiarazione di astensione al presidente del tribunale (Cass. I, n. 11791/1997; Cass. I, n. 45378/2004, secondo cui in tali casi le norme procedurali che disciplinano l'astensione del giudice non attengono soltanto all'assetto ordinatorio ed organizzativo dell'ufficio giudiziario, ma sono anche funzionali alla garanzia costituzionale della precostituzione per legge e della terzietà ed imparzialità del giudice). Di diverso avviso è l'indirizzo maggioritario secondo il quale non è abnorme l'atto con cui il giudice, in ragione del precedente compimento di attività che ne determina per legge l'incompatibilità, trasmetta direttamente ad altro giudice per la trattazione il procedimento, senza osservare le disposizioni riguardanti la procedura di sostituzione prevista dall'art. 36 cod. proc. pen. (Cass. VI, n. 38666/2011), così come non dà luogo ad alcuna nullità per violazione delle regole in tema di astensione ovvero di quelle in tema di immutabilità del giudice, il provvedimento con cui il presidente di un collegio, rilevata la presenza fra i componenti del collegio medesimo di un giudice che aveva già condannato uno degli imputati del processo per altra vicenda derivante dalla medesima notizia di reato, rinvii preliminarmente, per ragioni di opportunità, il dibattimento ad un'udienza in cui non sia prevista la presenza di quel componente (Cass. II, n. 34914/2013).

La rilevabilità d'ufficio: le conseguenze pratiche

La rilevabilità d'ufficio dell'incompetenza per materia determina, diversamente da quella per territorio e per connessione, la costante verifica dei presupposti di fatto e di diritto della competenza del giudice che procede. Sicché, mentre il limite stabilito dall'art. 491 alla proposizione dell'eccezione di incompetenza per territorio è invalicabile (Cass. I, n. 26699/2013), sempre che la questione non stata ancora decisa (Cass. II, n. 24736/2010), non altrettanto può dirsi per l'incompetenza per materia che può essere eccepita o rilevata d'ufficio dal giudice del dibattimento anche in caso di modifica dell'imputazione (Cass. I, n. 2096/1993).

Anche il tribunale del riesame, non diversamente dal giudice investito della domanda cautelare (art. 22, comma 1), può pronunciarsi sulla propria competenza in sede di giudizio «de libertate» ma, secondo la giurisprudenza di legittimità, solo fino a quando l'azione penale non è stata esercitata (Cass. III, n. 16478/2017) e solo entro i limiti dei fatti sottoposti alla sua valutazione, per cui non può accertare la connessione con altri reati sottoposti alla cognizione di un giudice territorialmente diverso (Cass. IV, n. 48273/2012; cfr. altresì Cass. II, n. 11919/2009, secondo cui è inammissibile il ricorso per cassazione avverso l'ordinanza del tribunale del riesame proposto per far valere l'incompetenza territoriale del giudice che ha applicato la misura cautelare, se il tribunale del riesame, come nel caso di specie, ha annullato il provvedimento per carenza di gravità indiziaria).

Segue . Le eccezioni

La regola della rilevabilità d'ufficio in ogni stato e grado del processo dell'incompetenza per materia conosce due sole eccezioni: a) l'incompetenza per materia derivante da connessione, che deve essere rilevata o eccepita, a pena di decadenza, negli stessi termini nei quali deve essere eccepita o rilevata l'incompetenza per territorio (anche in caso di connessione con reati di competenza del giudice di pace — cfr., sul punto Cass. V, n. 13827/2007); secondo Cass. SU n. 28908/2019, l'incompetenza a conoscere dei reati appartenenti alla cognizione del giudice di pace deve essere dichiarata dal giudice togato in ogni stato e grado del processo ex art. 48 d. lgs.  n. 274/2000, in deroga al regime ordinario di cui agli artt. 23, comma 2, e 24, comma 2, fermo restando che la sopravvenuta mancanza del vincolo di connessione, giustificativo della competenza del giudice togato anche per il reato minore, non determina, in applicazione del criterio della "perpetuatio iurisdictionis", il venir meno di quest'ultima, purché "ab origine" correttamente individuata; tale principio vale anche in caso di di riqualificazione del fatto in un reato di competenza del giudice di pace purchè il reato gli sia stato correttamente attribuito "ab origine" e la riqualificazione sia dovuta ad acquisizioni probatorie sopravvenute nel corso del processo);  b) l'incompetenza per materia del giudice superiore, che deve essere eccepita o rilevata, a pena di decadenza, subito dopo l'accertamento della costituzione delle parti in dibattimento (art. 23, comma 2).

Nel caso di incompetenza per materia derivante da connessione, ha rilevanza la distinzione tra processi nei quali si è tenuta l'udienza preliminare e quelli nei quali non si è tenuta.

Secondo l'interpretazione maggioritaria della giurisprudenza di legittimità, infatti, nei procedimenti con udienza preliminare, la questione dell'incompetenza derivante da connessione, anche quando essa incida sulla competenza per materia affidando tutti i procedimenti connessi alla cognizione del giudice superiore, può essere proposta o rilevata d'ufficio subito dopo il compimento per la prima volta dell'accertamento della costituzione delle parti in dibattimento, a condizione che la parte abbia già formulato senza successo la relativa eccezione dinnanzi al giudice dell'udienza preliminare (Cass. II, n. 2662/2013; contra, Cass. I, n. 40879/2012).

Se l'eccezione non è stata tempestivamente proposta, la competenza per connessione non può più essere messa in discussione, nemmeno nelle fasi e gradi successivi del processo, tant'è vero che il giudice che procede può conoscere del reato connesso ai sensi dell'art. 12, lett. b), solo se la cognizione non appartiene alla competenza di un giudice superiore, dovendo altrimenti il pubblico ministero procedere separatamente (artt. 517, comma 1, 518).

L'incompetenza per territorio

L'incompetenza per territorio va rilevata o eccepita, a pena di decadenza, prima della conclusione dell'udienza preliminare, anche nell'ipotesi in cui quest'ultima si sia tenuta dinanzi al Gup distrettuale, ai sensi dell'art. 328, comma 1-bis (Cass. VI, n. 2296/2013), o, ove questa manchi (per esempio in casi di giudizio immediato o direttissimo ovvero di citazione diretta a giudizio), subito dopo l'accertamento della regolare costituzione delle parti.

L'onere di eccepire l'incompetenza territoriale (o per connessione) nell'udienza preliminare è assolto se contiene l'indicazione del diverso giudice che si prospetta essere competente (Cass., II, n. 12071/2015) e non è supplito dall'analoga eccezione precedentemente sollevata davanti al tribunale del riesame, atteso che la natura incidentale ed autonoma del procedimento «de libertate» rispetto al procedimento di cognizione impone di ritenere quanto avviene davanti al giudice della libertà non equivalente a quanto avviene davanti al giudice del merito (Cass. IV, n. 28764/2002).

Anche nel procedimento di sorveglianza trova applicazione la regola generale dell'art. 21, comma 2, secondo la quale, in mancanza dell'udienza preliminare, l'eccezione di incompetenza per territorio va proposta, a pena di decadenza, entro la fase di controllo della costituzione delle parti (in questo senso Cass. I, n. 40763/2018; Cass. I, n. 3113/2015). Secondo altre pronunce, invece, l'incompetenza può essere eccepita fino al (e non oltre il) momento conclusivo dell'udienza camerale (Cass. I, n. 36144/2004). In senso diametralmente opposto, si è affermato che l'inosservanza della competenza funzionale del magistrato di sorveglianza può essere rilevata anche d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento (Cass. I, n. 19385/2017; Cass. I, n. 16372/2015). Tale indirizzo, facendo leva sulla natura funzionale della competenza del magistrato/tribunale di sorveglianza, supera il dato letterale della rubrica dell'art. 677, che recita “Competenza per territorio”, osservando che le partizioni sistematiche di una legge (titoli, capi, rubriche, ecc.) non integrano ne' fanno parte del testo legislativo e quindi non vincolano l'interprete. Per cui la competenza del magistrato e del tribunale di sorveglianza si radica in funzione del collegamento ordinamentale tra l'ufficio giudiziario e lo stabilimento di pena compreso nella relativa circoscrizione ove "si trova l'interessato all'atto della richiesta, della proposta o dell'inizio di ufficio del procedimento” (così il testo dell'art. 677, comma 2 c.p.p.). Osserva Cass. I, n. 19835/2017 (alla cui ampia e articolata motivazione si rimanda) che tale opzione ermeneutica individua “nei criteri attributivi della competenza quella determinatezza sufficiente a renderli strumento idoneo a fungere da presidio della garanzia normativa del giudice naturale, teleologicamente volto ad assicurare il risultato più proficuo del procedimento di sorveglianza, l'oggetto del quale è costituito dalla valutazione diagnostica e prognostica comportamentale della personalità dell'interessato nelle migliori condizioni di conoscibilità del medesimo. Alla stregua di questi obiettivi si coglie la ragione per la quale l'ordinamento ha, con ogni ragionevolezza, fissato il criterio della massima prossimità al luogo di vita dell'interessato per stabilire il giudice di sorveglianza competente, come dimostra anche l'individuazione del criterio della residenza e del domicilio al fine del radicamento della competenza per il procedimento di sorveglianza in ipotesi di soggetto non detenuto. E' intuitivo che - in questa materia molto importante e delicata, siccome attinente all'esecuzione della pena detentiva ed, in ogni caso, all'impostazione ed alla verifica della proficua realizzazione del percorso emendativo che, per dettato costituzionale, si deve ad essa coordinare - ogni spazio lasciato a pratiche di forum shopping nell'individuazione dell'ufficio di sorveglianza competente costituisce un potenziale limite alla funzionale gestione della fase esecutiva e dello stesso iter trattamentale”.

Le deroghe (apparenti)

In caso di mutamento del collegio o del giudice/persona fisica l'eccezione di incompetenza per territorio o derivante da connessione, purché proposta in udienza preliminare, se tenuta, può essere proposta davanti al nuovo giudice (collegiale o monocratico), anche se proposta e già disattesa, perché dopo il mutamento della composizione del collegio giudicante, il procedimento regredisce nella fase degli atti preliminari al dibattimento e il limite temporale di cui all'art. 491 riguarderebbe, semmai, la proponibilità della questione ma non il potere del giudice di apprezzare liberamente i presupposti del suo potere decisionale, tra i quali quello della competenza (Cass. VI, n. 3746/1999).

Tuttavia, se il giudice del dibattimento non ha deciso sull'eccezione tempestivamente proposta, la questione resta aperta fino alla decisione, con conseguente rilevanza degli elementi sino ad allora acquisiti (Cass. II, n. 24736/2010; cfr. altresì Cass. II, n. 4441/2009, secondo cui la declaratoria di incompetenza territoriale, nel corso del dibattimento di primo grado, presuppone che il giudice abbia omesso di decidere immediatamente sulla questione, che deve essere proposta o rilevata di ufficio subito dopo il compimento per la prima volta dell'accertamento della costituzione delle parti). In tal caso, la questione di competenza per territorio, davanti al giudice che abbia omesso di proporre il conflitto avverso la decisione con cui il primo giudice ha tardivamente rilevato la propria incompetenza, può essere proposta, nei limiti temporali di cui all'art. 21, comma secondo, soltanto per quel che concerne l'erroneità dell'individuazione del giudice competente, e non anche per quello della tardiva rilevazione dell'incompetenza (Cass. II, n. 40244/2006).

In materia cautelare, poiché la decadenza dall'eccezione riguarda la fase processuale in senso stretto, l'eccezione sull'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria procedente può essere sollevata per la prima volta anche con il ricorso per cassazione, purché il ricorrente adempia all'obbligo di specificità nella deduzione dei motivi e non fondi le sue lamentele su elementi di fatto mai introdotti dinanzi al giudice del merito, ovvero sui quali sia necessario procedere a valutazioni o ad accertamenti comunque inammissibili nel giudizio di legittimità (Cass. VI, n. 2336/2015; Cass. VI, n. 13096/2014). Tuttavia le questioni di competenza per territorio non possono trovare ingresso nel procedimento incidentale di rimessione dinanzi alla Corte di cassazione che, in tale sede, è unicamente investita del problema di sussistenza delle condizioni richieste dalla legge per lo spostamento del processo ad altro giudice (Cass. S.U., n. 13687/2003).

Le preclusioni

Le vicende processuali successive ai limiti temporali di rilevazione della questione, anche con riferimento ai provvedimenti conclusivi adottati sul merito dal giudice, non incidono sulla competenza già affermata, la quale, in base al principio della «perpetuatio iurisdictionis», va determinata con criterio «ex ante», sulla scorta degli elementi disponibili al momento della formulazione dell'imputazione (Cass. IV, n. 14699/2012). Sicché è precluso al giudice di dichiarare l'incompetenza per territorio quando, per esempio, l'individuazione di un diverso “locus commissi delicti” consegua ad un mutamento dell'imputazione intervenuto nel corso del dibattimento (Cass. I, n. 26699/2013).

Anche il giudice dell'impugnazione a cui sia stata ritualmente devoluta la questione della competenza territoriale, deve operare il controllo con valutazione «ex ante», riferita cioè alle emergenze di fatto cristallizzate in sede di udienza preliminare o, in mancanza di questa, a quelle acquisite non oltre il termine di cui all'art. 491, comma 1, e non può prendere in esame le eventuali sopravvenienze dibattimentali, poiché la verifica ha ad oggetto la correttezza della soluzione data in ordine ad una questione preliminare che, in quanto tale, non implica il confronto con gli esiti istruttori del dibattimento (Cass. II, n. 44678/2019; Cass. VI, n. 33435/2006). Ne consegue che l'eccezione di incompetenza territoriale, ritualmente prospettata nel termine di cui all'art. 491 e respinta dal giudice, può essere riproposta con i motivi di impugnazione senza, però, poter introdurre argomentazioni ulteriori rispetto a quelle originarie, anche se queste ultime potrebbero giustificare uno spostamento della competenza. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto che non potessero in nessun modo essere rivalutati in sede di legittimità i nuovi argomenti proposti, a sostegno dell'eccezione di incompetenza territoriale, per la prima volta con i motivi di appello) (Cass. II, n. 1415/2013). Anche l'imputato assolto in primo grado, e quindi non appellante per carenza di interesse, può riproporre, qualora il pubblico ministero impugni la sentenza assolutoria, l'eccezione di incompetenza per territorio già tempestivamente formulata a norma dell'art. 21 dello stesso codice (Cass. VI, n. 29235/2010; Cass. IV, n. 32924/2004).

Allo stesso modo la pronuncia di non luogo a procedere in ordine ad un'imputazione e ad un imputato, la cui presenza aveva originariamente inciso sull'individuazione del giudice territorialmente competente anche in relazione ad altri reati e ad altri imputati, non determina lo spostamento della competenza ormai radicata e legittima il potere decisorio del giudice al quale è devoluta la cognizione della vicenda (Cass. VI, n. 33435/2006).

Trattasi di un criterio originario ed autonomo - come ribadito più volte dal giudice di legittimità - indipendente dalle successive vicende relative ai procedimenti riuniti: ne deriva che la competenza così radicatasi deve restare invariata per tutto il corso del processo, per il principio della "perpetuatio iurisdictionis" - correttamente inteso - anche in caso di assoluzione dell'imputato dal reato più grave che aveva determinato la competenza anche per gli altri reati (Cass. II, n. 44678/2019).

Segue . I riti alternativi

La mancata riproposizione «in limine» al giudizio abbreviato dell'eccezione di incompetenza territoriale rigettata in udienza preliminare preclude la deducibilità della stessa mediante atto di appello (Cass. S.U., n. 27996/2012; Cass. III, n. 11054/2017; Cass. VI, n. 2326/2015). La richiesta di patteggiamento invece implica rinuncia all'eccezione d'incompetenza per territorio, la quale, a differenza del difetto di giurisdizione e dell'incompetenza per materia, nei limiti della prima parte del primo comma dell'art. 21, non ha natura inderogabile e non può pertanto essere rilevata ex officio (Cass. III, 7 ottobre 2008).

Rinvio

La decisione della Corte di cassazione sulla giurisdizione o sulla competenza preclude la possibilità di mettere nuovamente in discussione la giurisdizione e la competenza nei termini indicati dagli artt. 25 e 627, al cui commento si rinvia.

Casistica

In tema di reato di evasione dagli arresti domiciliari, la competenza per territorio si radica nel luogo in cui è accertata la violazione della misura per effetto della riscontrata assenza dell'imputato presso l'abitazione ove doveva rimanere in stato di arresto e non in quello in cui è intervenuta la scarcerazione con contestuale autorizzazione a raggiungere autonomamente e senza scorta la predetta abitazione (Cass. VI, n. 20555/2019).

Il principio previsto dall'art. 63 d.lgs. n. 274/2000, secondo cui le pene più lievi introdotte dal medesimo testo normativo sono applicate ai reati di competenza del giudice di pace anche se giudicati da giudice diverso, opera senza alcuna deroga in caso di connessione tra procedimenti. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato la decisione del giudice di merito che aveva applicato la pena detentiva per il reato di ingiuria in considerazione della connessione con la contravvenzione di molestie, di competenza del Tribunale) (Cass. V, n. 30523/2014);.

È abnorme il provvedimento con cui il giudice di pace dispone — in un procedimento per minaccia e lesioni contro lo stesso soggetto — la separazione relativamente al primo capo di imputazione con rinvio degli atti al P.M. per consentire ulteriori indagini circa il luogo del commesso reato, affermando contestualmente la sua competenza per il restante capo di imputazione e procedendo al relativo giudizio, in quanto, in tal caso, trovano applicazione, stante il rinvio dell'art. 2 d.lgs. n. 274/2000, gli artt. 21 e 23, con la conseguenza che il giudice di pace può spogliarsi del procedimento solo con sentenza che dichiari la sua incompetenza per territorio e disponga la trasmissione degli atti al P.M. presso il giudice ritenuto competente (Cass. V, n. 9224/2006).

Non è abnorme il provvedimento con il quale il Tribunale, in violazione dell'art. 64 d.lgs. n. 274/2000, si dichiari incompetente per materia, in favore del giudice di pace (In motivazione la Corte ha puntualizzato che la sentenza dichiarativa di incompetenza — la cui natura va riconosciuta anche al provvedimento adottato con la forma della ordinanza — non è soggetta a ricorso per cassazione e non è nemmeno classificabile come atto abnorme in quanto il giudice erroneamente ritenuto incompetente può avvalersi dello strumento del conflitto) (Cass. V, n. 3102/2006).

In tema di procedimento davanti al giudice di pace, l'incompetenza derivante da connessione tra procedimenti di competenza del giudice di pace e procedimenti di competenza di altro giudice — sussistente, ex art. 6, comma 1, d.lgs. n. 274/2000, solo nel caso di concorso formale di reati — può essere rilevata o eccepita, ex art. 21, comma 3, — applicabile, ex art. 2 d.lgs. n. 274/2000, anche ai procedimenti davanti al giudice di pace — a pena di decadenza, solo entro i termini previsti dall'art. 21, comma secondo, e cioè prima della conclusione dell'udienza preliminare o se questa manchi, come nel procedimento davanti al giudice di pace, subito dopo avere compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti (Cass. V, n. 13827/2007).

È abnorme la sentenza con la quale il giudice dibattimentale, avendo accertato che il fatto è stato commesso al di fuori della circoscrizione del proprio Tribunale, dichiari di non doversi procedere nei confronti dell'imputato per mancanza di una condizione di procedibilità, anziché dichiarare la propria incompetenza per territorio e disporre la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice ritenuto competente (Cass. II, n. 31469/2014).

Il principio secondo il quale l'ordinanza ammissiva di incidente probatorio non ha carattere decisorio ma strumentale e non è pertanto soggetta ad alcuna forma di gravame, si estende anche alla pronuncia con la quale il giudice dichiari, a seguito di eccezione di incompetenza territoriale, la propria competenza in ordine all'assunzione della prova, provvedimento che, non essendo suscettibile di causare alcuna lesione, non è ricorribile per cassazione, ben potendo la questione della competenza territoriale essere proposta nell'udienza preliminare oppure nel dibattimento, dopo la chiusura delle indagini preliminari, e decisa con effetto sull'intera fase (Cass. VI, n. 1938/1998).

Non è abnorme, e non è dunque suscettibile di ricorso per cassazione, la sentenza di incompetenza pronunciata dal giudice dell'udienza preliminare nei confronti delle parti non regolarmente costituite, posto che detta sentenza può essere deliberata, anche d'ufficio, in ogni stato del procedimento successivo alla chiusura delle indagini preliminari, senza necessità d'una preventiva audizione delle parti (Cass. VI, n. 20478/2005).

L'azione penale una volta esercitata è irretrattabile anche da parte del pubblico ministero presso il giudice investito di competenza ex art. 22, comma 3; la trasmissione degli atti a seguito della ritenuta incompetenza territoriale non determina, infatti, la regressione del procedimento alla fase antecedente rispetto a quella già instaurata. Ne consegue che, a seguito della declaratoria di incompetenza adottata dal giudice delle indagini preliminari originariamente richiesto di disporre il rinvio a giudizio, al pubblico ministero presso il giudice competente, al quale siano stati trasmessi gli atti, è preclusa la possibilità di richiedere l'archiviazione, mentre egli potrà formulare al giudice per le indagini preliminari la richiesta di non luogo a procedere (Cass. VI, n. 20512/2003; nello stesso senso, Cass. II, n. 1787/1998 contra Cass. VI, n. 7681/2004, secondo cui dopo la sentenza dichiarativa di incompetenza da parte del giudice dell'udienza preliminare, e la conseguente trasmissione degli atti al P.M. presso il giudice ritenuto competente, lo stesso P.M. può liberamente determinarsi in ordine all'esercizio dell'azione penale, e può dunque formulare anche una richiesta di archiviazione del procedimento ciò perché il comma terzo dell'art. 22, con l'espressa ed originaria previsione della trasmissione degli atti al P.M. e non direttamente al giudice cui viene attribuita la competenza, esprime la volontà legislativa di una deroga al principio di irretrattabilità dell'azione penale).

Nel caso di incompetenza funzionale determinata ai sensi degli artt. 51, comma 3-bis e 328, comma 1-bis, stante l'assimilazione della competenza funzionale a quella per materia, è illegittima la statuizione con la quale la Corte d'appello, annullando la sentenza di giudizio abbreviato emessa dal G.i.p. circondariale, disponga la restituzione degli atti direttamente al giudice distrettuale, anziché al pubblico ministero presso quest'ultimo (Cass. IV, n. 1526/2014).

La competenza del magistrato di sorveglianza ad applicare le misure di sicurezza non disposte con la sentenza irrevocabile di condanna o di proscioglimento ha carattere funzionale e, come tale, in caso di violazione è sempre rilevabile anche di ufficio ai sensi dell'art. 21, comma primo (Cass. I, n. 3108/2014).

In tema di intercettazioni, non dà luogo a nullità od inutilizzabilità la circostanza che il reato ipotizzato al momento dell'attivazione delle intercettazioni da parte dell'autorità giudiziaria poi dichiaratasi funzionalmente incompetente sia diverso da quello per il quale si sia poi proceduto dinanzi all'autorità giudiziaria competente, sempre che quest'ultimo rientri nella tipologia dei reati per i quali è obbligatorio l'arresto in flagranza. (Fattispecie relativa ad intercettazione disposta per il reato di cui all'art. 73 d.P.R. n. 309/1990, mentre il reato per il quale si è poi proceduto davanti all'A.G. competente è quello previsto dall'art. 74 d.P.R. n. 309 del 1990) (Cass. VI, n. 53418/2014).

La Corte di appello, quando, riqualificando un fatto giudicato dal tribunale, lo riconduce ad una fattispecie di reato di competenza del giudice di pace, può decidere, anche fuori dai casi previsti dall'art. 6 d.lgs. n. 274/2000, nel merito della impugnazione senza dover trasmettere gli atti al pubblico ministero e dichiarare contestualmente la competenza del giudice di pace. (Fattispecie in tema di derubricazione del reato di lesioni da gravi a lievi) (Cass. V, n. 42827/2014; Cass. III, n. 21257/2014).

La trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica distrettuale, divenuto competente in ordine al reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, non determina la necessità di reiterare ex art. 27 il sequestro preventivo già disposto dal giudice per le indagini preliminari, trattandosi di incompetenza sopravvenuta a seguito della l. n. 136/2010 (Cass. III, n. 49092/2012).

La «speciale competenza» dell'A.G. di Napoli in materia di emergenza rifiuti nella Regione Campania, introdotta dal d.l. n. 90/2008 (conv., con modif., in l. n. 123/2008), si applica anche ai reati previsti dall'art. 6 d.l. n. 172/2008, conv., con modif., in l., n. 210/2008 (Cass. III, n. 10646/2010).

La sentenza dichiarativa della incompetenza territoriale, pronunciata nel giudizio di merito, preclude la possibilità che l'ordinanza applicativa di una misura cautelare, non ancora divenuta definitiva, emessa dal tribunale della libertà in accoglimento dell'appello del pubblico ministero, possa diventare esecutiva (Cass. VI, n. 14015/2014; Cass. VI, n. 12007/2014).

Bibliografia

Campilongo, Sub art. 21, in Codice di procedura penale, a cura di Canzio e Tranchina, Milano, 2012, t. I, 294 ss.

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