Codice di Procedura Penale art. 46 - Richiesta di rimessione.

Aldo Aceto

Richiesta di rimessione.

1. La richiesta è depositata, con i documenti che vi si riferiscono, nella cancelleria del giudice ed è notificata entro sette giorni a cura del richiedente alle altre parti.

2. La richiesta dell'imputato è sottoscritta da lui personalmente [99] o da un suo procuratore speciale [122].

3. Il giudice trasmette immediatamente alla corte di cassazione la richiesta con i documenti allegati e con eventuali osservazioni.

4. L'inosservanza delle forme e dei termini previsti dai commi 1 e 2 è causa di inammissibilità della richiesta [49 2, 173].

Inquadramento

La norma disciplina le forme e i modi con cui la richiesta di rimessione deve essere presentata e portata a conoscenza di tutte le parti, sanzionandone l'inosservanza con l'inammissibilità.

Le forme e le modalità di presentazione della richiesta

La richiesta di rimessione del processo deve, a pena di inammissibilità:

a) essere sottoscritta dall'imputato personalmente o da un suo procuratore speciale;

b) essere depositata presso la cancelleria del giudice che procede insieme con i documenti che vi si riferiscono (il deposito può essere validamente effettuato anche a mezzo posta, sempre che la provenienza di detta richiesta sia certificata mediante autenticazione della firma; Cass. V, n. 39039/2012; Cass. I, n. 2234/1996);

c) essere notificata alle altre parti, a cura del richiedente, entro sette giorni dal deposito (Cass. VI, n. 50321/2016, ha precisato che ai fini della tempestività della notifica rileva il momento della consegna della richiesta all'ufficiale giudiziario).

Secondo la costante interpretazione della giurisprudenza di legittimità, la parte a cui il legislatore fa riferimento non va intesa in senso formale, ma in senso sostanziale, e comprende anche la persona offesa, pur se non costituita parte civile, perché ad essa non può disconoscersi un eventuale interesse ad opporsi alla sottrazione della cognizione del reato al giudice naturale in forza di una richiesta che le appaia pretestuosa e dilatoria (Cass. V, n. 6357/2017). Occorre precisare che, in conseguenza della modifica dell’art. 613, comma 1 (si veda il relativo commento), la richiesta deve essere sottoscritta da difensore iscritto all'albo speciale della Corte di cassazione (Cass. VI, n. 56990/2018).

La notifica della richiesta di remissione, inoltre, non ammette equipollenti, atteso il tenore letterale della succitata norma, contenente un implicito rinvio alle forme previste dall'art. 148, e la rilevanza dell'atto, il quale, potendo comportare lo spostamento del processo in deroga al principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge, deve essere ben conosciuto dagli altri interessati, affinché questi abbiano possibilità di interloquire. Ne consegue che non può assimilarsi alla notificazione della richiesta il deposito della stessa nelle mani dell'assistente di udienza (Cass. II, n. 45333/2015; Cass. I, n. 1618/1994; Cass. I, n. 2174/1996) a meno che la detta richiesta, avanzata in pubblica udienza, sia stata contestualmente consegnata in copia a ciascuna delle parti private presenti o rappresentate, nonché al pubblico ministero, e ciò risulti attestato nel verbale di udienza (Cass. I, n. 56/1996). L'obbligo non viene meno nemmeno se il giudice, presso la cui cancelleria è stata presentata l'istanza, l'abbia trasmessa in visione al pubblico ministero (Cass. I, n. 2174/1996), o abbia irritualmente provveduto su di essa (Cass. S.U., n. 6925/1995). Ne consegue, ancora, che non è consentita la sostituzione della prescritta notifica della richiesta con l'invio di copia di essa alle altre parti, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, ai sensi dell'art. 152, giacché la possibilità di avvalersi di detta ultima norma (la quale detta non una modalità di notificazione, ma un sistema sostitutivo di essa), è prevista esclusivamente per il difensore (Cass. I, n. 2234/1996). Nè in caso di assenza per rinuncia al dibattimento da parte di imputato, è consentita la notificazione dell'istanza di rimessione di altra parte del processo al suo difensore, in quanto la rappresentanza a quest'ultimo attribuita in via generale dall'art. 488 non opera per la ricezione di detta istanza, che è atto personale della parte, del quale sono destinatarie personalmente le altre parti e la cui notifica non ammette equipollenti (Cass. I, n. 4122/1997).

Segue. Trasmissione della richiesta

La richiesta deve essere immediatamente trasmessa alla Corte di cassazione dal giudice di merito con i documenti ad essa allegati e con eventuali sue osservazioni, che possono essere anche successive alla trasmissione della richiesta stessa, in quanto il comma 4 dell'art. 46 prevede come causa di inammissibilità della richiesta l'inosservanza delle forme e dei termini previsti dai commi 1 e 2, ma non ricollega alcuna sanzione processuale al mancato rispetto delle forme e dei termini stabiliti nel comma 3 (Cass. S.U., n. 13678/2003). Anche il pubblico ministero presso il giudice dinanzi al quale si celebra il processo di merito, in quanto parte, ha facoltà di interloquire, presentando memorie o richieste scritte e, quindi, anche proponendo osservazioni e contestazioni agli argomenti addotti dall'imputato a sostegno della richiesta di rimessione (Cass. S.U., n. 13687/2003).

Tuttavia il giudice non può, perché funzionalmente incompetente, adottare pronuncia alcuna in relazione alla richiesta medesima, ma deve limitarsi a trasmetterla immediatamente alla Corte di cassazione, astenendosi dall'emettere la sentenza fino a che non sia intervenuta la relativa decisione e ciò anche nelle ipotesi in cui l'inammissibilità o l'infondatezza della istanza siano rilevabili ictu oculi (si veda però Cass. S.U., n. 41760/2005, infra); i suddetti obblighi del giudice, tuttavia, presuppongono l'esistenza di un atto avente i caratteri propri della richiesta di rimessione nei termini precisati dall'art. 45, con la conseguenza che non sono applicabili le disposizioni di cui agli artt. 46, comma 3, e 47, comma 1, che li prevedono, qualora l'atto presentato sia privo della prescritta motivazione o provenga da soggetto non legittimato (quale, ad esempio, la parte civile), e con l'ulteriore conseguenza che, non potendo esso qualificarsi per quello che vorrebbe essere, al giudice è consentito constatarne la non corrispondenza al tipo previsto dalla legge (Cass. S.U., n. 6925/1995; Cass. IV, n. 17636/2010; Cass. III, n. 3839/1992).

Il divieto del giudice di emettere sentenza conosce una sola eccezione. Come autorevolmente affermato dalla giurisprudenza di legittimità, l'istituto della rimessione (art. 45), in quanto vincolato al principio di precostituzione legale del giudice, ha per presupposto che il giudice che procede sia competente per territorio, ancorché per mancato rilievo o eccezione d'incompetenza in termini ai sensi dell'art. 21, sicché la designazione del giudice di altro distretto, prevedibile e ineludibile, è l'unico rimedio possibile per evitare il turbamento del processo. Ne consegue che il giudice procedente, ove rilevi d'ufficio, ovvero gli sia eccepita, prima della conclusione dell'udienza preliminare, la propria incompetenza territoriale, deve dichiararla con sentenza (ex art. 22, comma 3), ordinando la trasmissione degli atti al P.M. presso il giudice competente, ancorché l'imputato abbia proposto istanza di rimessione. Deriva, altresì, che il giudice finché non decide circa la propria controversa competenza territoriale non può disporre di alcun atto del procedimento, nemmeno la trasmissione alla Corte di cassazione della richiesta di rimessione, che pure deve essere immediata, ex art. 46, comma 3 (Cass. S.U., n. 41760/2005).

Casistica

È ammissibile l'istanza di rimessione del processo notificata alle parti senza gli allegati su cui essa si fonda quando tale documentazione sia sostanzialmente illustrativa di circostanze già ampiamente ed autonomamente desumibili dall'istanza medesima, poiché in tal caso non è limitata la possibilità per le altre parti di controdedurre compiutamente in ordine alla sussistenza di una situazione effettiva, e non meramente opinata, idonea a fuorviare la correttezza e la serenità del giudizio (Cass. I, n. 52976/2014);

in tema di rimessione, la parte a cui il legislatore fa obbligo di notificare la richiesta non va intesa in senso formale, ma in senso sostanziale e comprende anche la persona offesa alla quale non può disconoscersi un eventuale interesse a opporsi alla sottrazione della cognizione del reato al giudice naturale in forza di una richiesta di rimessione che le appaia pretestuosa e dilatoria. (Nella specie, in cui tra le parti offese dal reato comparivano sia la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sia il Ministero dei Trasporti, la S.C. ha ritenuto che la circostanza che l'Avvocatura dello Stato avesse presentato domanda di costituzione di p.c. solo per la Presidenza del Consiglio non valesse ad escludere l'obbligo di notifica al Ministero dei Trasporti, e ha conseguentemente dichiarato inammissibile l'istanza) (Cass. I, n. 4895/1993);

anche quando la rimessione del processo è chiesta in relazione ad un procedimento di prevenzione devono essere rispettate le forme previste dall'art. 46 ed in particolare la notifica alle altre parti della richiesta, in considerazione della rilevanza dell'atto che, potendo comportare una deroga al principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge, deve essere ben conosciuto dagli altri interessati affinché abbiano la possibilità di interloquire (Cass. I, n. 55/1998);

l'onere di notificare l'atto alle altre parti, che l'art. 46, comma 1, pone a carico di chi abbia presentato richiesta di rimessione del processo, non viene meno per il semplice fatto che il giudice, cui l'istanza sia stata presentata, abbia irritualmente provveduto su di essa; la parte che intenda insistere nella richiesta coltivando le previste impugnazioni, pertanto, deve comunque curare, a pena di inammissibilità, il rigoroso formale adempimento della notifica dell'istanza alle altre parti entro sette giorni dal suo deposito in cancelleria (Cass. S.U., n. 6925/1995);

qualora il giudice, cui sia stata presentata richiesta di rimessione del processo ai sensi dell'art. 45, abbia irritualmente provveduto a dichiararne l'inammissibilità, la Corte di cassazione, annullata l'ordinanza impugnata, può decidere direttamente nel merito dell'istanza, in applicazione del principio generale, desumibile dagli artt. 620, lett. i), e 621, secondo il quale, nel caso in cui altro giudice abbia pronunciato in materia di sua competenza la Corte procede all'annullamento senza rinvio e ritiene il giudizio (Cass. S.U., n. 6925/1995);

è nulla l'ordinanza con la quale il giudice investito del processo dichiara inammissibile (nella specie, per assoluta carenza di documentazione) la richiesta di rimessione proposta ai sensi dell'art. 45, in quanto la relativa valutazione è riservata esclusivamente alla Corte di cassazione. (Nella specie la Corte, nell'annullare senza rinvio l'ordinanza impugnata, ha disposto la trasmissione dell'istanza al Primo Presidente della Corte medesima per l'assegnazione alla sezione competente a trattarla) (Cass. I, n. 18022/2004).

Bibliografia

Caputo, Sub art. 46, in Codice di procedura penale, a cura di Canzio e Tranchina, t. I, 2012, Milano, 590 ss.; Giuliani, La disciplina della rimessione di fronte alle Sezioni Unite: inammissibilità della richiesta e divieto di pronunciare sentenza ex art. 47 comma primo cod. proc. pen., in Cass. pen. 1995, 2855;

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario