Codice di Procedura Penale art. 57 - Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

Aldo Aceto

Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

1. Salve le disposizioni delle leggi speciali, sono ufficiali di polizia giudiziaria [55 3]:

a) i dirigenti, i commissari, gli ispettori, i sovrintendenti e gli altri appartenenti alla polizia di Stato ai quali l'ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza riconosce tale qualità;

b) gli ufficiali superiori e inferiori e i sottufficiali dei carabinieri, della guardia di finanza, degli agenti di custodia1 e del corpo forestale dello Stato nonché gli altri appartenenti alle predette forze di polizia ai quali l'ordinamento delle rispettive amministrazioni riconosce tale qualità2;

c) il sindaco dei comuni ove non abbia sede un ufficio della polizia di Stato ovvero un comando dell'arma dei carabinieri o della guardia di finanza.

2. Sono agenti di polizia giudiziaria [55 3]:

a) il personale della polizia di Stato al quale l'ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza riconosce tale qualità;

b) i carabinieri, le guardie di finanza, gli agenti di custodia3, le guardie forestali e, nell'ambito territoriale dell'ente di appartenenza, le guardie delle province e dei comuni quando sono in servizio.

3. Sono altresì ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, nei limiti del servizio cui sono destinate e secondo le rispettive attribuzioni, le persone alle quali le leggi e i regolamenti attribuiscono le funzioni previste dall'articolo 55.

 

[1] Circa la locuzione «agenti di custodia», v. ora la l. 15 dicembre 1990, n. 395, ad opera della quale (art. 2) è stato disciolto il corpo degli agenti di custodia. Per il collegamento, alle varie qualifiche del nuovo corpo, della qualità di ufficiale o agente di polizia giudiziaria, v. l'art. 14 della predetta legge.

[2] V. art. 1, comma 113 l. 7 aprile 2014, n. 56, in materia di disposizioni sulle città metropolitane, che così dispone: « 113. Le disposizioni di cui all'articolo 57, comma 1, lettera b), del codice di procedura penale, e di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 7 marzo 1986, n. 65, relative all'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria nell'ambito territoriale di appartenenza del personale della polizia municipale, si intendono riferite, in caso di esercizio associato delle funzioni di polizia municipale mediante unione di comuni, al territorio dei comuni in cui l'unione esercita le funzioni stesse ».

[3] Circa la locuzione «agenti di custodia», v. ora la l. 15 dicembre 1990, n. 395, ad opera della quale (art. 2) è stato disciolto il corpo degli agenti di custodia. Per il collegamento, alle varie qualifiche del nuovo corpo, della qualità di ufficiale o agente di polizia giudiziaria, v. l'art. 14 della predetta legge.

Inquadramento

In diritto le definizioni non hanno mai finalità meramente contemplative. Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, pur accomunati dalla qualifica di pubblici ufficiali, si distinguono per le rispettive attribuzioni: l'ufficiale di PG può compiere tutto ciò che è consentito all'agente, ma l'inverso non vale. L'agente che si arroghi attribuzioni “superiori” rischia di disperdere il risultato investigativo.

Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria. Ratio della distinzione

La distinzione tra ufficiali e agenti di polizia giudiziaria non è fine a se stessa.

Quando infatti il codice di rito attribuisce genericamente alla “polizia giudiziaria” il potere/dovere del compimento di atti tipici di polizia giudiziaria, vuol dire che essi possono essere compiuti indifferentemente da ufficiali e agenti di P.G. Altrimenti, quando la norma attribuisce espressamente la competenza all'ufficiale di polizia giudiziaria il compimento dell'atto è precluso all'agente di polizia giudiziaria, a meno che non ricorrano particolari situazioni di necessità ed urgenza (che lo autorizzano al solo compimento, di iniziativa, delle perquisizioni e dei sequestri: art. 113, disp. att.) (Cass. II, n. 5651/2007, secondo cui in caso di sequestro del corpo del reato o di cose al reato pertinenti, operato, d'iniziativa, da agenti e non da ufficiali di polizia giudiziaria, il giudice ha il compito di verificare se costoro hanno agito in una situazione caratterizzata dalla necessità e dell'urgenza, che sono i presupposti di legittimità dell'atto compiuto).

E così, l'agente di polizia giudiziaria non può:

assumere informazioni dalla persona sottoposta alle indagini (art. 350, ma può ricevere le dichiarazioni spontanee) ovvero da persona indagata/imputata di reato collegato o connesso (art. 350, comma 1-bis);

procedere, di iniziativa, a perquisizioni, ispezioni locali, accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose, e sequestri, probatori e cautelari (salvi i casi previsti dall'art. 113, disp. att., cit.);

procedere, di iniziativa, alla acquisizione di plichi o corrispondenza (art. 353);

eseguire l'interrogatorio della persona sottoposta alle indagini delegato dal pubblico ministero (art. 370, in relazione all'art. 364);

procedere all'esecuzione delle operazioni di intercettazione (art. 267, comma 4), a meno che le intercettazioni vengano eseguite in relazione a un delitto di criminalità organizzata o di minaccia con il mezzo del telefono, nel qual caso il pubblico ministero e l'ufficiale di polizia giudiziaria possono farsi coadiuvare da agenti di polizia giudiziaria (art. 13, commi 1 e 3, d.l. n. 152/1991, conv., con modif., dalla l. n. 203/1991).

Sulle conseguenze dell'esecuzione, da parte dell'agente di P.G. di atti riservati alla competenza dell'ufficiale di PG, la giurisprudenza non è univoca.

Da un lato, per esempio, afferma che il sequestro probatorio posto in essere da parte dell'agente di polizia giudiziaria in assenza dei presupposti di necessità e urgenza dà luogo ad una nullità a regime intermedio ai sensi dello art. 180, che non può essere dedotta, né rilevata d'ufficio, dopo la deliberazione del tribunale del riesame (Cass. III, n. 3229/1990; cfr., altresì, Cass. II, n. 5651/2007).

Dall'altro, in tema di intercettazioni (ma con affermazione che sembra avere portata più ampia della specifica fattispecie), sostiene che la previsione di cui all'art. 267 comma 4, secondo cui nell'esecuzione delle operazioni il P.M. può avvalersi di un ufficiale di Polizia giudiziaria, deve intendersi estesa anche agli agenti di P.G., non ostandovi alcun divieto e non essendo prevista alcuna sanzione di nullità o inutilizzabilità in relazione alla qualifica dell'ausiliario (Cass. II, n. 12091/2008).

L'eccezione alla regola spiega la ratio della regola stessa. Il fatto che il codice preveda espressamente che in limitate ipotesi, caratterizzate dalla necessità e dall'urgenza del provvedere, l'agente di polizia giudiziaria possa eseguire di iniziativa atti riservati all'ufficiale di polizia giudiziaria sta a significare che nelle altre circostanze egli non ha puramente e semplicemente il potere di compierli. In tali casi, dunque, l'agente di polizia giudiziaria agisce in carenza di potere e l'atto investigativo o cautelare in tal modo assunto o eseguito deve ritenersi inesistente e dunque non utilizzabile e privo di effetti, non diversamente, del resto, da quanto accade, per esempio, quando l'ufficiale di polizia giudiziaria, che sia tale in base alla funzione svolta, ponga in essere atti tipici di indagine al di fuori della funzione stessa ed in assenza dei relativi presupposti.

Segue . Gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria in base alla qualità posseduta.

Nei primi due commi dell'art. 57, gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria sono individuati in base alle qualità espressamente indicate dalla norma siccome loro attribuite dall'ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza (per quanto riguarda la Polizia di Stato) o dall'ordinamento delle rispettive amministrazioni di appartenenza (per quanto riguarda gli appartenenti all'Arma dei Carabinieri, al Corpo della Guardia di Finanza, al Corpo della Polizia Penitenziaria, al Corpo Forestale dello Stato). Solo per le guardie provinciali e comunali la qualifica di agenti di polizia giudiziaria è limitata all'ambito territoriale e temporale di svolgimento del servizio (Cass. II, n. 35099/2015).

È considerato, altresì ufficiale di polizia giudiziaria, il sindaco dei comuni ove non ha sede alcuno degli uffici di Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, del Corpo della Guardia di Finanza (dal che si deve desumere che sia ufficiale di polizia giudiziaria anche il sindaco del comune in cui ha sede un comando del Corpo Forestale dello Stato).

Con sent. Corte cost. n. 8/2017 (citata anche in commento all'art. 55), la Corte costituzionale ha ribadito ancora una volta quanto aveva già precedentemente affermato con le sentt. Corte cost. n. 35/2011, n. 167/2010 e n. 313/2003 circa il fatto che ufficiali o agenti di polizia giudiziaria possono essere solo i soggetti indicati all’art. 57, commi 1 e 2, nonché quelli ai quali le leggi e i regolamenti attribuiscono le funzioni previste dall'art. 55 del medesimo codice, aggiungendo che le fonti da ultimo richiamate non possono che essere statali. Ciò perché le funzioni in esame ineriscono all'ordinamento processuale penale, che configura la polizia giudiziaria come soggetto ausiliario di uno dei soggetti del rapporto triadico in cui si esprime la funzione giurisdizionale (il P.M.).

Segue . Gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria in base alle funzioni svolte.

Il terzo comma, invece, individua gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria non in base alla qualifica posseduta, bensì alle funzioni svolte e nei limiti del loro svolgimento.

La differenza, anche qui, non è solo nominalistica.

Mentre gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria appartenenti agli organi di polizia giudiziaria indicata nei primi due commi, diversi dalle guardie provinciali e comunali, sono considerati in servizio permanente, nel senso che non cessano dalla loro qualifica di pubblici ufficiali pur se liberi dal servizio, essendo anche in tali circostanze tenuti ad esercitare le proprie funzioni, ove si verifichino i presupposti di legge (con quanto ne consegue anche in termini di diritto penale sostanziale, non solo processuale; cfr. Cass. VI, n. 52005/2014), gli altri ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria sono tali solo a causa e nell'esercizio delle loro funzioni.

Al riguardo, vengono in rilievo proprio le attività (amministrative) ispettive e di vigilanza di cui all'art. 220 disp. coord. nel corso delle quali emergano indizi di reato che ne impongono la prosecuzione in osservanza alle disposizioni del codice di rito (si veda sul punto, Cass. S.U., n. 45477/2001 che, in applicazione della norma testé citata, ha affermato il principio per il quale il divieto di testimonianza sulle dichiarazioni dell'imputato o dell'indagato ed il connesso divieto di utilizzazione si applicano alla testimonianza resa da un ispettore del lavoro su quanto a lui riferito da persona nei cui confronti siano emersi, nel corso dell'attività ispettiva, anche semplici dati indicativi di un fatto apprezzabile come reato e le cui dichiarazioni, ciononostante, siano state assunte in violazione delle norme poste a garanzia del diritto di difesa, atteso che il significato dell'espressione «quando...emergano indizi di reato» - contenuta nell'art. 220 disp. att. e tesa a fissare il momento a partire dal quale, nell'ipotesi di svolgimento di ispezioni o di attività di vigilanza, sorge l'obbligo di osservare le disposizioni del codice di procedura penale per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire ai fini dell'applicazione della legge penale - deve intendersi nel senso che presupposto dell'operatività della norma sia non l'insorgenza di una prova indiretta quale indicata dall'art. 192, bensì la sussistenza della mera possibilità di attribuire comunque rilevanza penale al fatto che emerge dall'inchiesta amministrativa e nel momento in cui emerge, a prescindere dalla circostanza che esso possa essere riferito ad una persona determinata).

Segue . Una nomenclatura (non esaustiva) degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziari, tali per funzioni svolte.

Sono — senza pretesa di completezza — ufficiali e agenti di polizia giudiziaria secondo le funzioni svolte:

1. Tutti coloro, espressamente qualificati come ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, che sono analiticamente indicati dall'art. 1235, c. nav., in relazione ai reati ivi richiamati;

2. I funzionari e gli agenti dell'Amministrazione Finanziaria cui una legge finanziaria attribuisca l'accertamento di determinati reati, i quali acquistano nei limiti del servizio a cui sono destinati e secondo le attribuzioni ad essi conferite dalla legge, la qualità di ufficiali e, rispettivamente, di agenti della polizia tributaria. A cura dell'Amministrazione dalla quale dipendono, la loro qualità è fatta constare a mezzo di una speciale tessera di riconoscimento (art. 31, l. n. 4/1929, Norme generali per la repressione delle violazioni delle leggi finanziarie, nonché art. 19, comma 1, d.lgs. n. 504/1995, Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative);

3. I funzionari doganali cui, nei limiti del servizio cui sono destinati, è attribuita la facoltà di accertare le violazioni del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale e quelle di ogni altra legge la cui applicazione è demandata alle Dogane e che nell'esercizio delle i tali attribuzioni i funzionari predetti rivestono la qualità di ufficiali di polizia tributaria (art. 304, d.P.R. n. 43/1973);

4. I verificatori di pesi e di misure, pareggiati agli ufficiali di polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 25, r.d. n. 7088/1890 (T.U. delle leggi sui pesi e sulle misure nel Regno d'Italia);

5. Le guardie nominate dalle Società protettrici degli animali cui il Prefetto può riconoscere la qualifica di agenti di pubblica sicurezza (art. 7, l. n. 611/1913, Provvedimenti per la protezione degli animali). Si veda anche l'art. 6, comma 2, l. n. 189/2004, che recita: «La vigilanza sul rispetto della presente legge e delle altre norme relative alla protezione degli animali è affidata anche, con riguardo agli animali di affezione, nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina, ai sensi degli artt. 55 e 57, alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute». L'interpretazione delle due norme ha dato vita ad un contrasto giurisprudenziale non ancora sopitoriportato nel paragrafo dedicato alla Casistica;

6. I comandanti di corpo, di distaccamento o di posto delle varie forze armate (art. 301, c.p.mil.p.);

7. Nell'esercizio dell'attività istituzionale, il personale appartenente al ruolo di vigile del fuoco cui sono attribuite le funzioni di agente di polizia giudiziaria; al personale appartenente agli altri ruoli dell'area operativa del Corpo nazionale sono attribuite le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria (art. 6, comma 2, d.lgs. n. 139/2006, Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell'art. 11 l. n. 229/2003);

8. Gli ispettori dell'amministrazione delle poste e dei telegrafi, nell'esercizio della funzione, cui è riconosciuta la qualifica di ufficiale di Polizia giudiziaria e spettano tutti i poteri a questa inerenti (d.m. 14 agosto 1943, Riconoscimento della qualifica di ufficiale di Polizia giudiziaria agli ispettori dell'Amministrazione delle poste e dei telegrafi);

9. Gli impiegati ed agenti incaricati di vigilare sull'osservanza delle norme e modalità relative ai servizi postali, gestiti dalle aziende dipendenti dal Ministero delle poste e delle telecomunicazioni (art. 22, d.P.R. n. 156/1973);

10. Gli ispettori del lavoro che, nei limiti del servizio a cui sono destinati, e secondo le attribuzioni ad essi conferite dalle singole leggi e dai regolamenti, sono ufficiali di polizia giudiziaria (art. 8, d.P.R. n. 520/1955, Riorganizzazione centrale e periferica del Ministero del lavoro e della previdenza sociale);

11. Gli ingegneri ed i periti del Corpo delle miniere che, nei limiti del servizio cui sono destinati e secondo le attribuzioni ad essi conferite dal presente decreto, sono ufficiali di polizia giudiziaria (art. 5, d.P.R. n. 128/1959, Norme di polizia delle miniere e delle cave);

12. Il personale sanitario o tecnico appositamente incaricato, dipendente dall'autorità sanitaria provinciale o comunale, incaricato dell'ispezione e del prelievo di campioni negli stabilimenti ed esercizi pubblici, dove si producano, si conservino in deposito, si smercino o si consumino le sostanze destinate all'alimentazione, nonché sugli scali e sui mezzi di trasporto, che, nei limiti del servizio a cui sono destinati e secondo le attribuzioni ad esse conferite, sono ufficiali o agenti di polizia giudiziaria (art. 3, l. n. 283/1962);

13. Gli ispettori sanitari di cui all'art. 17, l. n. 441/1963, nei limiti del servizio a cui sono destinati;

14. Il personale delle camere di commercio che, durante l'espletamento e nei limiti del servizio per l'applicazione delle norme del d.lgs. n. 251/1999 (Disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi), sono ufficiali e agenti di polizia giudiziaria;

15. Gli ingegneri e geometri degli uffici tecnici delle amministrazioni statali e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello Stato, delle province e dei comuni situati nelle località di cui all'art. 103, d.P.R. n. 380/2001, tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell'autorizzazione rilasciata dal competente ufficio tecnico della regione a norma degli articoli 61 e 94, d.P.R. cit.;

16. gli agenti dipendenti degli enti locali delegati dalle regioni, incaricati della vigilanza venatoria, cui è attribuita la qualifica di agenti di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza (art. 27, comma 1, lett. a, l. n. 157/1992) (per le guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale nazionali, si veda la giurisprudenza riportata nella casistica);

17. gli addetti ai servizi di ciascuna unità sanitaria locale, nonché ai dipartimenti di prevenzione che assumono la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, in relazione alle funzioni ispettive e di controllo da essi esercitate relativamente all'applicazione della legislazione sulla sicurezza del lavoro (art. 21, l. n. 833/1978);

18. Gli ingegneri e i periti addetti della sezione dell'Ufficio nazionale minerario idrocarburi, quando accertano infrazioni alle norme del d.P.R. n. 886/1979 e che possono procedere a sequestro penale. L'ingegnere capo è tenuto alla trasmissione della notizia di reato (Integrazione ed adeguamento delle norme di polizia delle miniere e delle cave, contenute nel d.P.R. n. 128/1959, al fine di regolare le attività di prospezione, di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi nel mare territoriale e nella piattaforma continentale - artt. 84 e 85);

19. Gli appartenenti ai ruoli degli operatori e collaboratori tecnici del personale della Polizia di Stato, cui è attribuita la qualifica di agente di polizia giudiziaria limitatamente alle funzioni esercitate. Agli appartenenti ai ruoli dei revisori tecnici, periti tecnici, direttori tecnici e ai primi dirigenti del ruolo dei dirigenti tecnici è attribuita la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria limitatamente alle funzioni esercitate (art. 42, d.P.R. n. 337/1982);

20. Il personale civile dell'amministrazione della marina mercantile, gli ufficiali, sottufficiali e sottocapi della marina militare cui sono affidati, sotto la direzione dei comandanti dei porti, la sorveglianza per la prevenzione degli inquinamenti delle acque marine da idrocarburi e dalle altre sostanze nocive nell'ambiente marino e l'accertamento delle infrazioni alle norme relative (art. 23, l. n. 979/1982, Disposizioni per la difesa del mare).

Non riveste la qualifica di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria il personale addetto al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e ai servizi di informazione per la sicurezza, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Casistica

Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria

Il personale delle Agenzie Regionali per la protezione dell’Ambiente, proprio in ragione delle specifiche competenze allo stesso attribuite ed alla rilevanza - anche costituzionale - del bene al quale le stesse attengono, oggetto di tutela penale, ha la qualifica di polizia giudiziaria (Cass. III, n. 50352/2016, che ha richiamato, a tal fine, Il d.m. n. 58/1997 ed il d.l. n. 496/1993). 

È bene evidenziare, tuttavia, che con sent. Corte cost.  n. 8/2017, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 31, comma 4, l. reg. Basilicata n. 37/2015, recante «Riforma Agenzia Regionale per l’Ambiente di Basilicata (A.R.P.A.B.)», nella parte in cui prevede che «[n]ell’esercizio delle funzioni di vigilanza tale personale riveste anche la qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria»

È legittimo il sequestro di un manufatto abusivo eseguito dai vigili urbani che, rivestendo la qualifica di agenti di polizia giudiziaria, sono preposti al controllo delle attività subordinate al rilascio di un titolo abilitativo dell'autorità comunale. (Fattispecie in cui è stato ritenuto integrato il reato di violazione di sigilli rispetto al sequestro di un manufatto abusivo, effettuato dai vigili urbani) (Cass. III, n. 28361/2013).

Sono utilizzabili gli atti di indagine delegati al corpo della polizia municipale, che è organo di polizia giudiziaria, secondo la previsione degli artt. 5 l. n. 65/1986 e 57, comma 2, lett. b (Cass. III, n. 20274/2012).

È legittimo il sequestro preventivo del manufatto abusivo eseguito dagli agenti di polizia municipale addetti al controllo del settore edilizio, essendo gli stessi, ai sensi dell'art. 5 l. n. 65/1986, ufficiali di polizia giudiziaria, indipendentemente dalla documentazione di tale qualifica comunque loro derivante dallo svolgimento effettivo della funzione di controllo (Cass. III, n. 25606/2010).

È legittimo il sequestro di apparecchi di videopoker eseguito da vigili urbani, pur essendo questi ultimi solo agenti, e non ufficiali, di polizia giudiziaria, in quanto per tali apparecchiature la necessità e l'urgenza di provvedere è «in re ipsa», stante il fine di assicurare il corpo del reato, suscettibile di confisca obbligatoria in caso di condanna, e di evitare che, mediante eventuali modificazioni del congegno elettronico, possano disperdersi le tracce del reato (Cass. III, n. 42889/2004).

Il vigile urbano che trovandosi ad espletare un controllo sulla regolarità degli scarichi delle acque reflue, prende notizia di violazioni relative all'attività urbanistico- edilizia, ha l'obbligo di prendere notizia del reato in quanto ai sensi dell'art. 4 l. n. 47/1985 ha poteri di polizia giudiziaria in tale materia e quindi qualora tale attività gli venga impedita con violenza o minaccia l'autore risponde del delitto di violenza o minaccia a pubblico ufficiale (Cass. VI, n. 31408/2003).

Dall'art. 57 non si evince che l'attività di agenti di polizia giudiziaria attribuita ai vigili urbani debba essere limitata ai soli reati che ledano interessi comunali. La dizione della norma, infatti, ha carattere generale e la disposizione è confermativa di quella contenuta nell'art. 5, comma 1, lett. a), l. n. 65/1986, sull'ordinamento della polizia municipale (Cass. V, n. 1869/1992).

Gli agenti di polizia ittica che, ai sensi dell'art. 31 r.d. n. 1604/1931, svolgono attività di sorveglianza sulla pesca sono agenti di polizia giudiziaria e, come tali, nell'esercizio delle loro funzioni, rivestono la qualifica di pubblici ufficiali. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto che la minaccia posta in essere nei confronti di detti agenti, mentre compivano attività di controllo istituzionale, integrasse il reato di cui all'art. 337 c.p.).

I sottufficiali del Corpo Forestale Regionale della Sardegna sono ufficiali di polizia giudiziaria, essendo le funzioni loro attribuite del tutto omologhe a quelle del Corpo Forestale dello Stato. (Fattispecie in tema di intercettazioni telefoniche eseguite dai suddetti sottufficiali) (Cass. III, n. 3220/2011).

Alla luce della disciplina di cui all'art. 57, comma 2, lett. b), non è consentita una indiscriminata attribuzione della qualifica di agenti di polizia giudiziaria a tutti gli addetti ai servizi forestali, a prescindere dal grado di cui ciascuno sia titolare. Inoltre la previsione del comma 1, lett. b), del citato articolo annovera tra gli ufficiali di polizia giudiziaria i sottufficiali ai quali l'ordinamento delle rispettive amministrazioni riconosce tale qualità, e questo riconoscimento, per i sottufficiali appartenenti al Corpo Forestale della Regione Sardegna, trova la sua fonte normativa nell'art. 13 d.lgs. n. 804/1948, norma operante anche successivamente all'istituzione della Regione a statuto speciale, in quanto non abrogata né espressamente, né implicitamente, da successive disposizioni di legge. (Fattispecie in cui è stato ritenuto legittimo il sequestro di tre fucili da caccia disposto da personale del Corpo Forestale della Regione Sardegna, tra cui un maresciallo maggiore) (Cass. I, n. 4491/2000).

Gli agenti del Corpo Forestale Regionale del Friuli Venezia Giulia sono ufficiali di polizia giudiziaria in quanto omologhi, sul territorio regionale, del Corpo Forestale dello Stato. (Fattispecie in cui è stato ritenuto legittimo il sequestro di una rampa d'accesso abusivamente realizzata, eseguito d'iniziativa dagli agenti del Corpo Forestale della Regione Friuli Venezia Giulia) (Cass. III, n. 21660/2010).

Le competenze di polizia giudiziaria spettanti, quali agenti di P.G., alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute (art. 6, l. n. 189/2004), si estendono alla protezione di animali anche diversi da quelli di affezione. (Nella specie la Corte ha riconosciuto la legittimazione ad eseguire il sequestro di animali esotici, per violazione dell'art. 544-ter, c.p., agli agenti della L.I.D.A.) (Cass. III, n. 28727/2011); in senso contrario, la prevalente giurisprudenza espressa, da ultimo, da Cass. III, n. 23631/2008, secondo cui alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute, nominate con decreto prefettizio, non spetta la qualifica di agenti di polizia giudiziaria per il solo fatto che è alle medesime affidata, a norma dell'art. 6, comma 2, l. n. 189/2004, la vigilanza sull'applicazione della citata legge e delle altre norme poste a tutela degli «animali da affezione», in quanto in tale categoria rientrano esclusivamente gli animali domestici o di compagnia con esclusione della fauna selvatica, non potendo essere attribuito al dato normativo un significato rimesso a criteri di valutazione meramente soggettiva.

Le guardie zoofile dell'E.N.P.A. (Ente nazionale protezione animali) non rivestono in alcun caso la qualifica di ufficiali o agenti di polizia giudiziaria e non possono procedere pertanto al sequestro probatorio, in applicazione dei poteri di vigilanza e di accertamento loro conferiti dall'art. 28, commi 1 e 5, l. n. 157/1992 (Cass. VI, n. 37491/2010; nello stesso senso Cass. Fer., n. 41646/2013; Cass. VI, n. 21508/2019); in senso contrario, Cass. III, n. 6454/2006 secondo cui le guardie volontarie delle associazioni di protezione ambientale rivestono la qualifica di agenti di polizia giudiziaria, atteso che la l. n. 157/1992 attribuisce espressamente alle stesse i compiti di vigilanza venatoria sulla applicazione della medesima legge, in essi ricomprendendosi il potere ispettivo, quello di controllo della fauna abbattuta o catturata ed il potere di accertamento dei reati, cui è necessariamente collegato il dovere di acquisire gli elementi probatori e di impedire che i reati vengano portati ad ulteriori conseguenze. (In applicazione di tale principio la Corte ha ritenuto legittimo il sequestro dell'arma e delle cartucce operato nell'esercizio dei poteri assegnati alle guardie volontarie venatorie (in senso conforme Cass. VI, n. 27992/2019).

Gli Ispettori postali sono da ritenere ufficiali di polizia giudiziaria in quanto tale qualità è loro espressamente attribuita dal d.m. 14 agosto 1943 in virtù del quale essi "sono incaricati di ricercare e accertare i reati che interessano direttamente o indirettamente l'organizzazione, l'esecuzione, l'utenza dei servizi postali e delle telecomunicazioni, o che vengano perpetrati negli ambienti di lavoro dei servizi medesimi” (Cass. VI, n. 10272/2001).

Il sottufficiale di marina applicato alla sezione di polizia giudiziaria istituita presso la pretura deve essere considerato ufficiale di polizia giudiziaria solo nei limiti del servizio affidatogli in connessione con l'attività istituzionale del Corpo della capitaneria di porto (art. 57 comma 3) e cioè per quanto riguarda l'accertamento dei reati di mare e per i reati comuni verificatesi nell'area del porto, secondo quanto previsto dall'art. 1235, n. 1 c. nav. Egli non è quindi investito delle funzioni generali di polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 57, comma 1, né di quelle di ufficiale di polizia giudiziaria militare ex art. 301 c.p.mil.p. (Cass. VI, n. 1169/1996).

In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, i processi verbali di prelevamento di campioni e quelli di analisi dei campioni stessi, essendo atti irripetibili compiuti dalla polizia giudiziaria (art. 431, lett. b, e 223, comma 3, d.lgs. n. 271/1989), possono essere inclusi nel fascicolo per il dibattimento. Invero i funzionari delle UU.SS.LL. quando effettuano le analisi dei campioni, a seguito del connesso prelievo, assicurano le fonti di prova del reato, e quindi esercitano funzioni di polizia giudiziaria (artt. 55, 57). (Conf. Cass. III, ud. n. 2145/1994, Melizzi) (Cass. III, n. 11431/1994).

La facoltà di «diffida» attribuita agli ispettori del lavoro dall'art. 9 d.P.R. n. 520/1955 - estesa dall'art. 21 l. n. 833/1978 (istituzione del servizio sanitario nazionale) agli ispettori delle U.S.L. per la legislazione sulla sicurezza del lavoro - non è alternativa all'obbligo di tali soggetti di riferire la notizia di reato al pubblico ministero, atteso che costoro, ufficiali di polizia giudiziaria (ai sensi, rispettivamente, dell'art. 8 d.P.R. n. 520/1955, e dell'art. 21 l. n. 833/1978), non dismettono le relative funzioni quando, avuta notizia di un reato, ritengano di diffidare il datore di lavoro con apposite prescrizioni (Cass. S.U., n. 1228/1992);

Le guardie particolari di cui all'art. 133 r.d. n. 773/1931, (t.u.l.p.s.) nello svolgimento dei compiti cui sono abilitate a tutela delle proprietà private, esercitano funzioni di polizia giudiziaria nella prevenzione e repressione dei reati aventi per oggetto beni mobili e immobili soggetti alla loro vigilanza. (La Cassazione ha altresì evidenziato come le suddette guardie abbiano, tra l'altro, facoltà di stendere verbali riguardo al servizio cui sono destinate, ai sensi dell'art. 255 reg. esec. t.u.l.p.s., nonché l'obbligo di cooperare con l'autorità di polizia, giusto il disposto dell'art. 139 r.d. n. 773/1931) (Cass. I, n. 782/1994). L'affermazione di principio, oltre ad essere “datata”, non tiene conto di quanto oggi espressamente prevede l'art. 256-bis, r.d. n. 635/1940 (Regolamento per l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza r.d. n. 773/1931), introdotto dall'art. 1, comma 1-bis, lett. g), d.P.R. n. 153/2008, secondo il quale sono disciplinate dagli artt. 133 e 134 del T.U.L.P.S. tutte le attività di vigilanza e custodia di beni mobili o immobili per la legittima autotutela dei diritti patrimoniali ad essi inerenti, che non implichino l'esercizio di pubbliche funzioni o lo svolgimento di attività che disposizioni di legge o di regolamento riservano agli organi di polizia.

Segue . Attività ispettive e di vigilanza.

Il processo verbale di constatazione redatto dal personale della Agenzia delle Entrate, per la sua natura di atto amministrativo extraprocessuale, non presuppone l'obbligo di avvisare il soggetto sottoposto a verifica fiscale della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia (Cass. III, n. 7930/2015); si veda altresì Cass. III, n. 6881/2009, secondo cui il processo verbale di constatazione redatto dalla Guardia di finanza, in quanto atto amministrativo extraprocessuale, costituisce prova documentale anche nei confronti di soggetti non destinatari della verifica fiscale; tuttavia, qualora emergano indizi di reato, occorre procedere secondo le modalità previste dall'art. 220 disp. att., giacché altrimenti la parte del documento redatta successivamente a detta emersione non può assumere efficacia probatoria e, quindi, non è utilizzabile.

In tema di prelievo di campioni finalizzato alle successive analisi chimiche e preordinato alla tutela delle acque dall'inquinamento, occorre distinguere tra prelievo inerente ad attività amministrativa disciplinato dall'art. 223 disp. att. e prelievo inerente ad attività di polizia giudiziaria nell'ambito di un'indagine preliminare, per il quale è applicabile l'art. 220 disp. att. poiché, per questa ipotesi, operano in via genetica le norme di garanzia della difesa previste dal codice di rito, mentre, per la prima, i diritti della difesa devono essere assicurati solo laddove emergano indizi di reato, nel qual caso l'attività amministrativa non può più definirsi extra-processum (Cass. III, n. 10484/2015).

In materia di prove, le dichiarazioni rese da persona nei cui confronti siano emersi, nel corso di attività ispettiva, anche semplici dati indicativi di un fatto apprezzabile come reato sono inutilizzabili nel caso in cui esse siano state assunte in violazione delle norme poste dal codice di rito a garanzia del diritto di difesa (Cass. III, n. 3207/2015).

In tema di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, il controllo formale relativo alla regolarità della posizione contributiva del datore di lavoro, compiuto dall'Istituto previdenziale sulla base dei documenti già in suo possesso, non può considerarsi attività ispettiva o di vigilanza ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 220 disp. att., che impone l'osservanza delle norme a garanzia della difesa previste dal codice di rito per l'assicurazione delle fonti di prova e la raccolta degli elementi informativi necessari per l'applicazione della legge penale (Cass. III, n. 27682/2014).

Le dichiarazioni rese dal fallito al curatore non sono soggette alla disciplina di cui all'art. 63, comma 2, in quanto il curatore non appartiene alle categorie indicate da detta norma e la sua attività non può considerarsi ispettiva o di vigilanza ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 220 disp. coord. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto legittima la testimonianza del curatore che riferiva quanto dichiaratogli dal fallito in sede di procedura fallimentare) (Cass. V, n. 46422/2013); cfr. altresì Cass. V, n. 44285/2005, secondo cui l'inutilizzabilità delle dichiarazioni cosiddette autoindizianti, soggette alla disciplina dell'art. 63, concerne soltanto le dichiarazioni rese nell'ambito del procedimento all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria da parte di chi, sin dall'inizio, avrebbe dovuto essere sentito in qualità d'imputato, e non si estende alle dichiarazioni rese dal fallito all'organo delegato all'apposizione dei sigilli.

L'attività ispettiva e di vigilanza è demandata, nel settore scolastico, al servizio ispettivo ministeriale ed alla dirigenza scolastica, non ai singoli insegnanti. (Fattispecie nella quale, a seguito di una serie di atti vandalici che avevano turbato il regolare funzionamento di una scuola, alcuni insegnanti si erano attivati per assumere dagli studenti informazioni atte ad individuare i responsabili: in applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto che questa iniziativa non imponesse il rispetto delle prescrizioni di cui all'art. 220 disp. att.) (Cass. II, n. 11888/2013).

Integra la nullità d'ordine generale di cui all'art. 178, comma 1, lett. c), l'acquisizione, nel corso di attività ispettive o di vigilanza durante il cui svolgersi siano emersi indizi di reato, degli atti necessari ad assicurare le fonti di prova senza l'osservanza delle disposizioni del codice di rito, relative alla fase delle indagini preliminari. (La Corte ha precisato che la nullità deve, pertanto, essere eccepita prima della pronuncia del provvedimento che conclude l'udienza preliminare, ovvero, se questa udienza manchi, entro il termine previsto dall'art. 491, comma 1) (Cass. Fer., n. 38393/2010).

Bibliografia

Caló, sub art. 57, in Codice di procedura penale, a cura di G. Canzio e G. Tranchina, t. I, Milano, 2012, 710 ss.; Falchi, Inutilizzabili le dichiarazioni assunte senza le garanzie processuali nel corso di una attività amministrativa dopo l'emergenza degli indizi di reato, in Informazione prev. 2003, fasc. 1, 122; Izzo, Le sezioni unite limitano l'utilizzabilità di dichiarazioni rese in sede ispettiva di vigilanza, in Il Fisco 2002, fasc. 8, 1178; Santoriello, Utilizzabilità del pvc nel processo penale, in Il Fisco 2015, fasc. 13, 1273.

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