Codice di Procedura Penale art. 60 - Assunzione della qualità di imputato.

Irma Conti

Assunzione della qualità di imputato.

1. Assume la qualità di imputato [61] la persona alla quale è attribuito il reato nella richiesta di rinvio a giudizio [416], di giudizio immediato [453], di decreto penale di condanna [459], di applicazione della pena a norma dell'articolo 447 comma 1, nel decreto di citazione diretta a giudizio [552] e nel giudizio direttissimo [449] 12(1) (2).

2. La qualità di imputato si conserva in ogni stato e grado del processo, sino a che non sia più soggetta a impugnazione la sentenza di non luogo a procedere [428], sia divenuta irrevocabile [648] la sentenza di proscioglimento [129, 529-532] o di condanna [533] o sia divenuto esecutivo [461] il decreto penale di condanna.

3. La qualità di imputato si riassume in caso di revoca della sentenza di non luogo a procedere [434] e qualora sia disposta la revisione [629 s.] del processo oppure la riapertura dello stesso a seguito della rescissione del giudicato o di accoglimento della richiesta prevista dall'articolo 628-bis3.

 

[1] Comma modificato dall'art. 473l. 16 dicembre 1999, n. 479

[2] Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. art. 3 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274.

[3] Le parole «oppure la riapertura dello stesso a seguito della rescissione del giudicato o di accoglimento della richiesta prevista dall'articolo 628-bis» sono state aggiunte dall'art. 5, comma 1, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

Inquadramento

L’imputato è al centro del processo penale in quanto è colui nei cui confronti viene rivolta la richiesta punitiva dello Stato conseguente all'esercizio dell’azione penale.

La nozione di imputato

Il legislatore non elabora una definizione di imputato onnicomprensiva, ma si concentra sul momento in cui lo stesso acquisisce tale status e, su quelli che sono i diritti e le facoltà connesse.  La ricerca di una definizione deve tenere presente l'ottica legislativa per la quale l'imputato va definito come la persona sottoposta a processo, ossia colui che è chiamato a rispondere di un determinato reato contestatogli in forma compiuta ed articolata nell'imputazione rivoltagli costruita sulla base degli elementi raccolti contro di lui dal P.M. nella fase delle indagini e ritenuti sufficienti per sostenere l'accusa ed addivenire all'affermazione della sua penale responsabilità.

Assunzione dello status di imputato

Se l'imputato è la persona sottoposta a processo penale, diventa necessario, per potervi essere un imputato, che esista un processo. Ciò esclude la possibilità di rinvenire il soggetto imputato nella fase delle indagini. Per accertare quando si acquista lo status di imputato, quindi, occorre determinare quando nasce il processo. Il legislatore correttamente ha, pertanto, individuato i fatti costitutivi della qualifica negli atti con cui l'attore pubblico istaura i processi.

Procedimenti ordinari

Nel rito ordinario il processo inizia con la presentazione della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal P.M. 

Procedimenti speciali

Nei procedimenti speciali l’assunzione dello status di imputato muta in ragione del rito prescelto. Nell'ipotesi di giudizio immediato (art. 453 c.p.p.) e di emissione di decreto penale di condanna (art. 459 c.p.p.), l’esercizio dell’azione penale, in linea con quanto previsto per il rito ordinario, si traduce nella richiesta al giudice di emissione del relativo provvedimento. In caso di emissione di decreto di citazione diretta in udienza (art. 550 c.p.p.), che ricorre nelle ipotesi in cui manchi l’udienza preliminare, non si avrà una richiesta rivolta al giudice, ma sarà il P.M. ad agire direttamente nei confronti della parte. In tal caso, pertanto, la stessa citazione del P.M. costituirà esercizio dell’azione penale. Nel giudizio direttissimo, caratterizzato dalla presentazione diretta in udienza del soggetto per la celebrazione del giudizio, invece, l'assunzione della qualità di imputato non conseguirà alla presentazione della persona in udienza, atto finalizzato dapprima alla emissione della convalida dell'operato della P.G. da parte dell'A.G., ma dalla contestazione che eleva nella stessa udienza il P.M. in rapporto al quale si chiede la contestuale celebrazione del giudizio. Si discute, inoltre, sul caso della congiunta richiesta di applicazione della pena (art. 447, comma 1) in quanto forma anomala di istaurazione di un processo in quanto il P.M. è il solo titolare dell'esercizio dell'azione penale. Tuttavia si ritiene che anche in questo caso l'adesione della parte privata alla richiesta avanzata da quella pubblica non comporti una sostanziale modifica del principio della iniziativa del P.M.

Per quanto attiene al giudizio innanzi al giudice di pace, nel caso in cui l’atto di impulso iniziale provenga direttamente dal P.M., lo schema normativo non si discosta da quelli sopra esposti. Il P.M. formula l'imputazione e autorizza la citazione dell'imputato (art. 15 comma 1, d.lgs. n. 274/2000). L’iter è parzialmente difforme nel caso in cui la citazione a giudizio avvenga su iniziativa della persona offesa (art. 21 d.lgs. n. 274/2000). In tal caso, soprattutto nell'ipotesi in cui il P.M. non abbia presentato richieste (art. 25 d.lgs. n. 274/2000), l'esercizio dell'azione penale coinciderà con la convocazione delle parti disposta dal giudice (art. 27 d.lgs. n. 274/2000). In questo ultimo caso, pertanto, vi sarà una alterazione della dicotomia formulazione capo imputazione ed iniziativa dell'azione penale atteso che in tal caso si ha uno sfasamento tra i due momenti, in quanto l'esercizio dell'azione segue la formulazione del capo di imputazione e l'assunzione dello status di imputato non è ad essa coeva.

Tanto osservato in merito all'assunzione della qualità di imputato con riferimento ai diversi riti, si previsa che vi sono altre ipotesi atte a far sorgere la qualità di imputato. Si tratta dell'imputazione coatta imposta dal Gip al P.M. a seguito di rigetto dell'istanza di archiviazione avanzata da quest'ultimo (art. 409, comma 5) e della contestazione del reato connesso o del fatto nuovo accertato in udienza preliminare (art. 423) o in dibattimento (artt. 517-518). A ben vedere si tratta di ipotesi che, in ogni caso, finiscono per rispettare la forma del procedimento ordinario in quanto il paradigma resta sempre quello dell'imputazione e dell'istanza formulata dal P.M. al giudice.

Formulazione dell'imputazione

È il nucleo essenziale dell'esercizio dell'azione penale in quanto racchiude il contenuto della richiesta avanzata al giudice e definisce l'oggetto ed il limite della pretesa punitiva dello Stato dalla quale l'imputato dovrà difendersi. Si sostanzia nell'enunciazione in forma chiara e precisa del fatto storico, attribuito al soggetto, accompagnata dall'indicazione delle norme della legge penale che si assumono violate (art. 417). La sua assenza costituisce una ipotesi di nullità assoluta rilevabile finché penda il processo (artt.178, comma 1 lett. b), 179, comma 1).

Perdita dello status imputato

Le  tutele e garanzie connesse allo status di imputato devono essere mantenute per tutta la durata del processo. Va da sé, quindi, che, vigendo nel nostro ordinamento il principio dell'irritrattabilità dell'azione penale, solo la conclusione del giudizio può comportare il venir meno di tali qualità. Il legislatore ha, anche in questo caso, riportato un sintetico e, si ritiene, non esaustivo, elenco in cui ha inserito la sentenza di non luogo procedere emessa all'esito dell'udienza preliminare (art. 425), dal momento in cui non sia più soggetta ad impugnazione; la sentenza di assoluzione (art. 530), di condanna (art. 533) che siano divenute irrevocabili ed il decreto penale di condanna divenuto a sua volta esecutivo.

Sentenza dichiarativa del difetto di giurisdizione o declinatoria della competenza da parte del giudice

A queste ipotesi, richiamate espressamente dal legislatore, si affianca il caso in cui la chiusura del processo consegua ad altre situazioni di definizione dello stesso quali la sentenza dichiarativa del difetto di giurisdizione (art. 20) o declinatoria della competenza da parte del giudice (art. 21). In tali casi, invero, gli atti dovranno essere trasmessi al P.M. presso il giudice ritenuto competente il quale dovrà, se del caso, iniziare nuovamente l'azione penale attraverso la formulazione di una nuova imputazione.

Si precisa, infine, che ovviamente anche nel caso di morte dell’imputato (art. 69) l’estinguersi del reato comporta come ulteriore conseguenza la conclusione del processo.

Mancato accoglimento della richiesta di applicazione della pena

L’ipotesi del mancato accoglimento della richiesta di applicazione della pena ha causato un acceso dibattito dottrinario con riferimento al caso in cui, a seguito del mancato accoglimento della congiunta richiesta, il giudice abbia disposto la restituzione degli atti al P.M. per il prosieguo delle indagini. La regressione del processo, che torna alla fase procedimentale, ha determinato l'insorgere di due questioni collegate al principio, vigente nel nostro ordinamento, dell'irretroattività dell'esercizio dell'azione penale. La prima, di natura soggettiva, attiene alla possibilità che la regressione possa far perdere lo status di imputato, anche in mancanza di una definizione del giudizio. La seconda, di portata oggettiva, inerisce agli esiti del giudizio poiché renderebbe impossibile richiedere l'archiviazione che, per definizione, presuppone il mancato esercizio dell'azione penale. Quanto al primo profilo è stato rilevato che la problematica è sostanzialmente priva rilevanza pratica stante l'equiparazione dello status dell'imputato con quello dell'indagato operato dall'art. 61. Quanto al secondo profilo, si è sostenuto che la richiesta o consenso ex art. 447 comma 1 non equivalgano ad imputazione e ciò in quanto, accolta la richiesta, viene emessa una sentenza “senza processo” che non accerta la penale responsabilità ma si limita ad applicare una pena concordata tra le parti. Conseguentemente, nel caso di mancato accoglimento e di restituzione degli atti, ogni esito rimane impregiudicato dalla archiviazione al dibattimento. La soluzione proposta, invero, può essere accolta, ma solo a condizione che la richiesta congiunta di applicazione della pena non costituisca esercizio dell'azione penale atteso che in caso contrario si opererebbe una violazione del principio dell'irretroattività dell'azione penale. Ma se così è, ne deriva che l'accoglimento della richiesta congiunta di applicazione della pena costituisca una forma definitoria del procedimento mancante sia di esercizio dell'azione penale sia dell'accertamento processuale. In tale prospettiva la soluzione proposta non appare certamente la più adeguata ma è sicuramente la più rispondente alle esigenze processuali. 

Riassunzione dello status di imputato e modifiche introdotte dalla c.d. “riforma Cartabia”

Ipotesi che doveva necessariamente trovare la sua disciplina attesa la possibilità di una successiva riviviscenza del processo, ipotesi non frequente ma sempre possibile. Il legislatore nella disposizione richiama due ipotesi specifiche: revoca della sentenza di non luogo a procedere(artt. 434) che si ha a seguito dell'acquisizione di ulteriori elementi probatori ed è finalizzata alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del P.M. La riapertura del procedimento in sede di revisione (art. 629) in favore dei condannati nei casi previsti dalla legge per giudizi conclusisi con sentenze di condanna o equiparate. La previsione della riassunzione del relativo status di imputato. Il processo, a seguito di riapertura o di revisione, riprenderà nelle medesime condizioni esistenti al momento in cui era stato definito.

L'approvazione del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (decreto attuativo della cd. “Riforma Cartabia”), che ha esteso i confini dei rimedi per l'esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo, ha comportato anche un ampliamento dei casi di riassunzione dello status di imputato. In tal senso , sono stati inseriti, al comma 3 dell'art. 60, due ulteriori casi di riassunzione del suddetto status, allorquando si proceda alla riapertura del procedimento a seguito della rescissione del giudicato o di accoglimento della richiesta prevista dall'articolo 628-bis c.p.p .. Quest'ultimo caso è relativo all'accoglimento della richiesta per l'eliminazione degli effetti pregiudizievoli delle decisioni adottate in violazione della Convenzione EDU  (o dei suoi protocolli addizionali), istanza che può essere presentata dal condannato e dal soggetto sottoposto a misura di sicurezza, nei casi di violazione accertata dalla Corte EDU, in seguito alla presentazione di ricorso dalla Corte, accolto con decisione definitiva, oppure cancellato dal ruolo del ricorso ai sensi dell'articolo 37 della Convenzione (a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato). In questi casi il condannato o sottoposto alla misura potrà chiedere alla Corte di Cassazione di revocare la sentenza penale o il decreto penale di condanna pronunciati nei propri confronti , di disporre la riapertura del procedimento o, comunque, di adottare ogni provvedimento necessario per eliminare gli effetti pregiudizievoli delle summenzionate violazioni. Al di fuori dell'ipotesi appena esaminata, sarà riassunto lo status di imputato anche in caso di rescissione del giudicato conseguente a domanda presentata ai sensi dell'art. 629-bis c.p.p.. Tale norma, che rappresenta un'ulteriore tutela dell'effettiva conoscenza del procedimento perseguita a livello comunitario e costituente uno dei principali obiettivi della cd. “Riforma Cartabia”, prevede che il condannato o il soggetto sottoposto a misura di sicurezza con sentenza passata in giudicato, nei cui confronti si sia proceduto in assenza per tutta la durata del processo , può ottenere la rescissione del giudicato qualora provi che l'assenza è stata dovuta ad una incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo. Tale istanza, ove accolta dalla Corte di Appello territoriale, comporta la dichiarazione della rescissione del giudicato, la revoca della sentenza, la trasmissione degli atti al giudice di primo grado e la conseguente riassunzione dello status di imputato .

In difetto di una normativa transitoria ad hoc, la novella, in vigore dal 30/12/2022, si applicherà secondo il principio tempus regit actum.  

Bibliografia

Conso-Illuminati, Commentario breve al c.p.p., Padova, 2015; Dominioni, Imputato in Enc. dir., XX, Milano, 1970; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2011.

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