Codice di Procedura Penale art. 79 - Termine per la costituzione di parte civile.

Irma Conti

Termine per la costituzione di parte civile.

1. La costituzione di parte civile può avvenire per l'udienza preliminare [416 s.], prima che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, o, quando manca l'udienza preliminare, fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484 o dall'articolo 554-bis, comma 21.

2. I termini previsti dal comma 1 sono stabiliti a pena di decadenza [173]23.

3. Quando la costituzione di parte civile è consentita fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484, se la stessa avviene dopo la scadenza del termine previsto dall'articolo 468 comma 1, la parte civile non può avvalersi della facoltà di presentare le liste dei testimoni, periti o consulenti tecnici4.

 

[1]  Comma così modificato dall'art. 5, comma 1, lett. c), n. 1), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole «, prima che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, o, quando manca l'udienza preliminare,» alle parole «e, successivamente,» e dopo le parole: «articolo 484» ha aggiunto le parole «o dall'articolo 554-bis, comma 2» . Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di termini per la costituzione di parte civile vedi l'art. 85-bis del citato d.lgs. n. 150/2022 come aggiunto dall’art. 5-ter d.l. n. 162, cit., secondo cui «Nei  procedimenti  nei  quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono già stati ultimati gli accertamenti  relativi  alla  costituzione  delle  parti nell'udienza preliminare, non si applicano  le  disposizioni  di  cui all'articolo  5,  comma  1,  lettera  c),  del  presente  decreto   e continuano  ad  applicarsi  le  disposizioni  dell'articolo 79».

[2] C. cost. 3 aprile 1996, n. 98, ha dichiarato non fondata, nei sensi di cui in motivazione, una questione di costituzionalità sollevata in riferimento al presente articolo e all'art. 519 c.p.p.

[3] Comma così modificato dall'art. 5, comma 1, lett. c), n. 2), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole «I termini previsti dal comma 1 sono stabiliti» alle parole «Il termine previsto dal comma 1 è stabilito». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di termini per la costituzione di parte civile vedi l'art. 85-bis del citato d.lgs. n. 150/2022 come aggiunto dall’art. 5-ter d.l. n. 162, cit., secondo cui «Nei  procedimenti  nei  quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono già stati ultimati gli accertamenti  relativi  alla  costituzione  delle  parti nell'udienza preliminare, non si applicano  le  disposizioni  di  cui all'articolo  5,  comma  1,  lettera  c),  del  presente  decreto   e continuano  ad  applicarsi  le  disposizioni  dell'articolo 79».

[4] Comma così modificato dall'art. 5, comma 1, lett. c), n. 3), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole «Quando la costituzione di parte civile è consentita fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484, se la stessa» alle parole «Se la costituzione».  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di termini per la costituzione di parte civile vedi l'art. 85-bis del citato d.lgs. n. 150/2022 come aggiunto dall’art. 5-ter d.l. n. 162, cit., secondo cui «Nei  procedimenti  nei  quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono già stati ultimati gli accertamenti  relativi  alla  costituzione  delle  parti nell'udienza preliminare, non si applicano  le  disposizioni  di  cui all'articolo  5,  comma  1,  lettera  c),  del  presente  decreto   e continuano  ad  applicarsi  le  disposizioni  dell'articolo 79».

Inquadramento

L'art. 79 definisce i termini entro i quali può avvenire la costituzione di parte civile.

I termini per la costituzione di parte sono perentori.

Dies a quo

 

Indica il termine relativo alla fase iniziale, ovvero il termine a partire dal quale è possibile la costituzione di parte civile. Secondo una prima interpretazione il legislatore, prescrivendo che la costituzione di parte civile possa avvenire “per l'udienza preliminare”, ha inteso individuare il termine iniziale a partire dal quale è possibile costituirsi parte civile. In altri termini, si è inteso che il termine per la costituzione di parte civile dovesse essere ricompreso tra l'udienza preliminare e la formalità di apertura del dibattimento. Il richiamo all'udienza preliminare, peraltro, non può essere limitata a quella prevista dall'art. 420, ma va ovviamente esteso anche all'udienza relativa al giudizio abbreviato (art. 441). Ovviamente nei casi in cui non vi sia udienza preliminare, il dies a quo non può che trasferirsi all'udienza dibattimentale. Secondo un'interpretazione di diverso segno,  si è invece sostenuto  che altro sia il senso da riconoscersi all'inciso normativo al quale va maggiormente riconosciuta la propria valenza finalistica. In altri termini, secondo questo indirizzo giurisprudenziale, l'inciso “per l'udienza preliminare” deve essere inteso nel senso finalistico di attività posta in essere in prospettiva della celebrazione dell'udienza preliminare. In tale ottica, quindi, la costituzione sarebbe possibile anche precedentemente la celebrazione dell'udienza preliminare. È indiscutibile, tuttavia, che in tal caso gli effetti dell'atto di costituzione non potranno che derivare da momento in cui viene esercitata l'azione penale con la formulazione dell'imputazione e la conseguente richiesta di celebrazione dell'udienza preliminare.

Ne consegue che, pur essendo consentita durante la fase delle indagini preliminari, la costituzione di parte civile non può avere effetto che “per l'udienza preliminare”. 

La presenza della parte civile nella fase procedimentale, come affermato anche dalla Consulta, è stata esclusa per non complicare lo svolgimento delle attività necessarie al perseguimento delle finalità propria della fase investigativa, pur essendosi tenuto presente che il suo intervento avrebbe potuto contribuire alla acquisizione di elementi di prova da utilizzare poi nelle susseguenti fasi del giudizio. Del resto, ha ulteriormente ribadito il giudice delle leggi, rispetto al precedente codice di rito si è abbandonata la soluzione che privilegiava la giurisdizione penale, nella quale erano previsti anche gli aspetti civilistici conseguenti dal reato e si è optato per il regime di separazione dell'azione penale dall'azione civile, scoraggiando anche la partecipazione del danneggiato dal reato al processo penale, in coerenza con il sistema del rito accusatorio (Corte cost. n. 192/1991).

Incidente probatorio

Coerentemente con la disciplina appena esaminata, non è possibile la costituzione di parte civile in sede di celebrazione dell'incidente probatorio avvenuto prima della conclusione delle indagini preliminari e, quindi, precedentemente alla celebrazione dell'udienza preliminare. I sostenitori di tale soluzione, peraltro, hanno anche evidenziato che la mancata costituzione di parte civile non determina alcuna lesione dell'interesse della persona danneggiata la quale ha sempre il diritto di potervi partecipare con l'assistenza del proprio difensore (art. 401, comma 1) e l'eventuale sentenza emessa sulla base di una prova assunta con incidente probatorio a cui il danneggiato dal reato non è stato posto in grado di partecipare non produce gli effetti previsti dall'art. 652, salvo il caso in cui non vi sia stata accettazione, anche tacita (art. 404).

Reati a citazione diretta

La mancanza dell'udienza preliminare consente di ritenere la costituzione di parte civile ritualmente proposta prima del dibattimento e produce effetto per ciascuna delle parti dal giorno in cui è eseguita la notificazione, fermo restando il potere delle parti di richiederne l'esclusione, oltre quello del giudice di disporne d'ufficio l'esclusione ove accerti l'inesistenza dei requisiti di legge (Cass. II, n. 35592/2007).

Contestazione suppletiva

Ricorre nel caso in cui, nel corso del processo, il P.M. proceda alla contestazione di un fatto nuovo o diverso, ancorché connesso, rispetto a quello oggetto dell'originaria imputazione. Nel primo caso, il giudice ne deve ordinare la citazione e nei suoi confronti non sarà sussistente la decadenza prevista dall'art. 79 — la quale deve ritenersi operativa solo nei confronti della persona danneggiata in relazione alle imputazioni oggetto di contestazione. Per cui, se nel processo penale si introduce un nuovo fatto-reato, la parte lesa deve essere notiziata perché deve avere la possibilità di valutare se esercitare l’azione civile in sede penale attraverso la costituzione di parte civile, prima che su tale fatto-reato si apra l’istruttoria dibattimentale; onde non è da considerarsi tardiva la costituzione di parte civile in relazione al reato contestato in via suppletiva, effettuata in apertura della nuova udienza. Ciò non può non valere, a maggior ragione, quando a seguito della contestazione suppletiva venga individuata per la prima volta, e venga citata in giudizio, una persona offesa fino a quel momento assente dal giudizio medesimo (Cass. III, n. 1722/1995). Questa interpretazione, peraltro, è stata avallata anche dalla Corte costituzionale che l'ha ritenuta costituzionalmente orientata e tale da superare tutte le possibili censure di illegittimità costituzionale sollevate (Corte cost. n. 98/1996). La situazione, invero, assume caratteristiche diverse quando, viceversa, la parte offesa del reato oggetto di nuova contestazione sia già presente e costituita parte civile all'interno del processo. In tal caso, anche sulla base della visione giurisprudenziale della differenza tra la parte lesa estranea al processo e quella già costituita parte civile nel giudizio, si è ritenuto che alla parte già costituita spetti lo stesso diritto di poter valutare l’opportunità di far valere le proprie pretese anche con riferimento al reato oggetto di contestazione, ma solo «in vista della possibile modifica, sotto il profilo tanto della causa petendi quanto del petitum, del già costituito rapporto processuale». Sicché, per la parte civile già costituita non è necessario rinnovare la costituzione in relazione al nuovo reato contestato in udienza all'imputato, ma è sufficiente modificare la domanda già proposta. Deve, altresì, ritenersi che un idoneo aggiornamento della domanda può realizzarsi anche con la semplice formulazione delle conclusioni in chiusura del dibattimento di primo grado (Cass. V, n. 12732/2000). In sintesi, quindi, deve ritenersi che la parte civile già costituita non deve rinnovare la costituzione, ma può limitarsi a modificare nelle conclusioni la domanda già proposta sia con riferimento alla causa petendi, che al petitum (Cass. II, n. 9933/2015). Qualora tale estensione non avvenga, il giudice non potrà condannare al risarcimento l'imputato per i danni derivanti dai reati oggetto di nuova contestazione. L'eventuale decisione sarà, pertanto, da ritenersi nulla ma non di natura assoluta e, in quanto tale, deve essere necessariamente dedotta o rilevata tempestivamente nel giudizio di merito, non potendo essere fatta valere per la prima volta in Cassazione (Cass. I, n. 4669/2005).

Dies ad quem

L'individuazione del dies ad quem, ossia del momento oltre il quale non è più possibile la costituzione di parte civile, pone, alla pari di quanto esaminato con riferimento al dies a quo, problematiche, sia di interpretazione sia attinenti all'individuazione del relativo momento. Se, da un lato, deve ritenersi certo il momento, meno pacifico è quello della sua individuazione. Il legislatore,  con il d.lgs. n. 150 del 2022 (c.d. “riforma Cartabia) ha modificato il primo comma al fine di meglio delimitare il dies ad quem in caso di udienza preliminare, prevedendo che sia possibile costituirsi prima che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, mentre nei casi in cui tale udienza non sia prevista, resta il termine individuato in precedenza dalla norma, ossia il compimento, da parte del giudice, degli adempimenti tesi alla verifica della regolare costituzione delle parti (art. 484, comma 1).

In difetto di una normativa transitoria ad hoc, la novella, in vigore dal 30/12/2022, si applicherà secondo il principio tempus regit actum.

Diversamente da quanto previsto sotto la vigenza dell'abrogato codice, il legislatore dell'88 non ha collegato la decadenza al compimento “per la prima volta” della verifica delle formalità di costituzione delle parti, operando una scelta che sembra favorire lo svolgimento dell'azione civile nel giudizio penale, contrariamente alle linee di fondo dei rapporti tra azione civile e penale caratterizzati dalla piena autonomia e dalla volontà di privilegiare la celebrazione del giudizio civile nella propria sede naturale. Ed invero, l'attuale assetto normativo, diversamente dal precedente, legittima la costituzione di parte civile anche se vi sia stata una prima verifica della regolare costituzione delle parti qualora, per qualsiasi ragione, il dibattimento venga instaurato ex novo (Cass. fer., n. 38563/2014). In sintesi, quindi, la costituzione di parte civile deve avvenire, a pena di decadenza, fino a che non siano stati compiuti gli adempimenti relativi alla regolare costituzione delle parti. Su tale aspetto non sorgono particolari dubbi interpretativi. Parimenti, non v'è dubbio che tale profilo non coincida con quello dell'apertura del dibattimento, logicamente e temporalmente successivo alla conclusione della verifica richiesta dall'art. 79. Le problematiche attengono, invece, all'individuazione del  momento in cui si può sostenere che si siano concluse le verifiche della regolare costituzione delle parti. Secondo un primo orientamento più restrittivo e fondato sul combinato disposto di cui agli artt. 79, artt. 484, 491 e 492 c.p.p., la costituzione di parte civile deve avvenire, a pena di decadenza, in limine litis e non è possibile, se non al prezzo di una interpretazione contraria alla lettera del dato normativo, «spostare» in avanti le rituali formalità dell'adempimento inerente alla costituzione della parte civile sino a quando non sia dichiarato aperto il dibattimento ex art. 492, né, tanto meno, far coincidere indebitamente due evenienze procedimentali che il legislatore ha invece voluto mantenere separate. Secondo tale orientamento, le attività procedimentali descritte nelle su menzionate disposizioni normative, si svolgono secondo una sequenza prestabilita dal legislatore e sono tra loro logicamente e cronologicamente distinte, dovendosi quindi escludere ogni coincidenza tra la iniziale verifica della regolare costituzione della parti e la successiva dichiarazione di apertura del dibattimento (Cass. VI, n. 10958/2015). Il riportato orientamento giurisprudenziale, quindi, fa perno sulla sostanziale differenziazione tra la fase della verifica della costituzione e quello della apertura del dibattimento. Maggiormente analitica, invero, risulta essere altra Giurisprudenza la quale ha con maggior attenzione focalizzato il momento in cui gli adempimenti relativi alla regolare costituzione delle parti possono considerarsi conclusi. A tal fine, ha dapprima evidenziato che la conclusione presuppone la regolarità dell'accertamento stesso. In altri termini, per potersi avere una positiva conclusione della verifica è necessario che si dimostri la regolarità della costituzione delle parti, ossia il rispetto delle regole (la «regolarità») che disciplinano la partecipazione al processo dei diversi soggetti cui l'ordinamento riconosce il relativo diritto, anche alla luce delle eventuali questioni che, al riguardo, gli siano state eventualmente prospettate, ai sensi dell'art. 491, comma 1. Detta verifica va pertanto distinta dal semplice «accertamento della costituzione delle parti» previsto dall'art. 491, comma 1, che, dunque, ha il valore di semplice ricognizione dei soggetti interessati al processo, propedeutica alla ben più pregnante verifica della regolare costituzione del rapporto processuale, alla quale il giudice procederà, dopo avere deciso «immediatamente» le questioni che al riguardo gli siano state prospettate. Ne consegue che la verifica della regolare costituzione delle parti presuppone, a sua volta, la semplice verifica e la soluzione di tutte le questioni di natura preliminare relative alla stessa costituzione. In definitiva, sulla base di quanto fino ad ora osservato, può affermarsi che il termine ultimo previsto per la costituzione di parte civile va individuato, ai sensi del combinato disposto dell'art. 79, comma 1, e art. 584, comma 1, nel momento, antecedente alla dichiarazione di apertura del dibattimento, ovvero quello in cui il giudice ha esaurito l'accertamento sulla regolare costituzione delle parti, dopo avere deciso le eventuali questioni sollevate al riguardo ai sensi dell'art. 491, comma 1 (Cass. V, n. 28157/2015). Va, ancora, evidenziato che l'orientamento esposto non pare univoco, atteso che altra Giurisprudenza di legittimità ha ritenuto l'inammissibilità della costituzione di parte civile che sia avvenuta successivamente al compimento degli adempimenti per la verifica della regolare costituzione delle parti, pur se siano ancora proponibili le questioni previste dall'art. 491, le quali, invece, la presuppongono (Cass. V, n. 38982/2013).

Termine di ammissibilità

Ulteriore problematica attinente la tempistica dell’esercizio dell’azione civile è quella attinente la sua “tempestività”. Tale termine deve essere determinato sulla base delle norme previste dal codice civile. L'azione civile nel processo penale è, invero, sempre soggetta alle regole del codice civile, tra cui quella della prescrizione. Ne consegue che non può essere fatta valere l'azione civile nel processo penale per il risarcimento del danno se il fatto sia stato commesso oltre i cinque anni previsti — che decorrono dal momento della commissione del fatto (art. 2947, comma 1 c.c.). Detto termine, peraltro, può subire un prolungamento nel caso in cui il fatto è considerato dalla legge come reato. In tale circostanza, infatti, il codice prevede che si debba dapprima verificare il termine di prescrizione previsto per il reato, che troverà applicazione anche in sede civile, se superiore a quello di cinque anni previsto dall'art. 2947, comma 1 c.c. (art. 2947, comma 3 c.c.).

Va, tuttavia, precisato che la regola qui esposta attiene esclusivamente al momento propositivo, in quanto non v'è dubbio che l'azione civile esercitata nel processo penale soggiaccia ovviamente alle regole proprie della prescrizione penale, e pertanto ad essa sono applicabili anche gli istituti della sospensione e della interruzione di cui agli artt. 159 e 160 c.p.; con la conseguenza che fruisce non solo del termine di prescrizione quinquennale (o superiore se per il reato è previsto un più lungo termine), ma anche del prolungamento dei termini conseguenti ad eventi interruttivi e sospensivi della prescrizione penale. in conclusione, quindi, deve essere affermato il principio per cui la prescrizione dei diritti di parte civile inseriti nel procedimento penale, segue le regole della prescrizione penale e non di quella civile (Cass. V, n. 11961/2012).

Casistica

Il dibattimento inizia con la formale dichiarazione di apertura che avviene successivamente al compimento degli atti introduttivi nell'ambito dei quali il giudice è tenuto a controllare la regolarità nella costituzione delle parti. Qualora in sede di controllo risulti non essere stato rispettato il termine di comparizione a favore della p.o., è consentito al giudice — anche qualora la p.o. sia comparsa al solo scopo di fare rilevare il mancato rispetto del termine (causa di impedimento all'esercizio del diritto a costituirsi parte civile) — rinviare il dibattimento in limine litis, facendo salva la facoltà di costituzione della parte civile. Poiché, in una simile ipotesi, è necessaria la nuova notifica del decreto di citazione o la lettura dell'ordinanza che fissa la nuova udienza è evidente trattarsi di un rinvio vero e proprio (comportante il successivo inizio del processo con gli adempimento ex art. 484 e quindi la possibilità di costituzione della p.c. ex art. 79) e non un c.d. «rinvio in prosieguo» del dibattimento già aperto (Cass. V, n. 12906/1999);

la rinnovazione del dibattimento per mutamento del giudice, non integra un'ipotesi di instaurazione ex novo del processo che, viceversa, presuppone la rinnovazione della citazione a giudizio o della relativa notificazione. Ne consegue che se il mutamento del giudice interviene la verifica della regolarità della costituzione delle parti, sarà inammissibile la costituzione di parte civile (Cass. I, n. 26855/2015);

le questioni concernenti la costituzione di parte civile — ivi compresa quella relativa alla sua tempestività — sono precluse se non sono proposte subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione stessa. Tale disposto è applicabile anche nei casi in cui la costituzione di parte civile sia avvenuta a seguito di rimessione in termini ex art. 175; e ciò perché la rimessione in termini ha l'effetto di riportare la situazione allo status quo ante (Cass. III, n. 37507/2011);

la dichiarazione di contumacia dell'imputato presuppone già effettuata la regolarità della verifica della costituzione delle parti, di talché l'eventuale costituzione di parte civile dopo tale dichiarazione deve ritenersi affetta da invalidità che deve essere fatta valere subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti (Cass. V, n. 38982/2013);

il termine finale stabilito dalla legge a pena di decadenza per la costituzione di parte civile in tema di udienza preliminare è individuato nel momento della verifica della costituzione della parti e l'inizio della discussione, momento questo che segna il passaggio alla fase dinamica vera e propria del processo. Ne consegue che, ove il decidente, senza dichiarare l'apertura della discussione, rinvii ad altra udienza per consentire alla parte civile di regolarizzare la sua posizione, è da considerarsi tempestiva la costituzione di essa che avvenga, regolarmente, alla successiva udienza, prima dell'apertura della discussione (Cass. III, n. 35700/2010);

deve ritenersi ammissibile la costituzione di parte civile della persona offesa si era riservata la facoltà di costituzione sin dalla prima udienza, non potendola attuare per la mancata ritualità della notifica inerente ad una delle imputate, ed in ogni caso avvenuta prima del compimento delle formalità di apertura del dibattimento (Cass. V, n. 3205/2012);

deve ritenersi valida la costituzione di parte civile anche se proposta innanzi a giudice poi dichiaratosi incompetente se ritualmente proposta. Già il codice di rito del 1930, ebbe ad affermare che la costituzione di parte civile davanti al giudice incompetente è valida anche davanti al giudice competente. Il sistema non è mutato nel vigente codice tanto che il secondo comma dell'art. 76, stabilisce che «la costituzione di parte civile produce i suoi effetti in ogni stato e grado del procedimento». Pertanto, la costituzione di parte civile deve ritenersi che produca i propri effetti anche nell'ipotesi in cui il giudice, dopo la rituale costituzione della parte civile, dichiari la propria incompetenza (Cass. VI, n. 4243/2007).

Bibliografia

Chiliberti, Azione civile e nuovo processo penale, Milano, 2006; Pinna, Il ruolo della parte civile nel patteggiamento: tutelare l'aspettativa ad una decisione sulla domanda risarcitoria, in Cass. pen. 2009, 3901; Pistorelli, Per le Sezioni unite non è ammissibile la costituzione di parte civile nell'udienza fissata ex art. 447 cpp, in Cass. pen. 2009, 2313; Svariati, Impugnabilità delle ordinanze di ammissione o esclusione della parte civile, in Cass. pen. 1997, 487; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2011.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario