Codice di Procedura Penale art. 86 - Richiesta di esclusione del responsabile civile.

Irma Conti

Richiesta di esclusione del responsabile civile.

1. La richiesta di esclusione del responsabile civile può essere proposta dall'imputato [60] nonché dalla parte civile e dal pubblico ministero che non ne abbiano richiesto la citazione.

2. La richiesta può essere proposta altresì dal responsabile civile che non sia intervenuto volontariamente [85] anche qualora gli elementi di prova raccolti prima della citazione possano recare pregiudizio alla sua difesa in relazione a quanto previsto dagli articoli 651 e 654.

3. La richiesta deve essere motivata ed è proposta, a pena di decadenza [173], non oltre il momento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti nella udienza preliminare [420] o nel dibattimento [484, 491]. Il giudice decide senza ritardo con ordinanza.

Inquadramento

Il responsabile civile può essere escluso dal processo, oltre che per l’inammissibilità della dichiarazione ovvero per perdita di efficacia della stessa, su richiesta di una delle parti ovvero per iniziativa del giudice che procede. 

Soggetti legittimati

L’esclusione del responsabile civile può avvenire a seguito di iniziativa di una delle parti processuali. Il legislatore ha analiticamente previsto coloro i quali possono essere legittimati ad avanzare la richiesta di esclusione del responsabile civile. Il primo soggetto indicato è l’imputato, il quale può chiedere l’esclusione del responsabile civile sulla base di un diretto interesse alla sua mancanza ma non può opporsi all’estromissione chiesta da altri.

L'imputato, infatti, non essendo legittimato a chiamare in giudizio il responsabile civile, non può neanche opporsi alla sua estromissione (Cass. IV, n. 6904/1994). Quanto alle altre parti, il legislatore ha previsto che la richiesta di esclusione può essere avanzata dal P.M. e dalla parte civile, ma solo nel caso in cui non ne abbiano chiesto la citazione.

Tale limitazione è stata adottata “al fine di evitare citazioni non sufficientemente meditate” (relazione al codice di procedura penale in Dubolino, sub art. 86, Nuovo codice di procedura penale 1990, Piacenza, 1990). Inoltre, il legislatore ha anche consentito allo stesso responsabile civile di chiedere la propria esclusione ma solo nel caso in cui lo stesso non sia volontariamente intervenuto. 

Oggetto della richiesta

Certamente l'istanza può essere fatta valere per sollevare questioni di natura strettamente formale quali quelle attinenti i profili dell'atto di costituzione, soprattutto nel caso in cui vi sia stata un intervento spontaneo del responsabile civile, ovvero le condizioni di legittimazione del responsabile civile.

Quanto al merito, occorre rilevare che non vi è concordia opinioni in dottrina in ordine alla possibilità che possano essere fatte valere in questa sede ragioni afferenti la fondatezza della domanda. Mentre alcuni autori tendono ad escluderla (De Caro, 103), altri, invece, ritengono che sia sempre possibile far valere le ragioni di carattere sostanziale anche se la verifica non potrà che essere limitata alla sussistenza del c.d. fumus boni iuris, avente ad oggetto l'ipotizzabilità in astratto dell'insussistenza della rapporto sottostante legittimante la presenza del responsabile civile (Ghiara, in Chiavario, I, 387). Si ritiene, tuttavia, che, anche in riferimento alla fase processuale nella quale sono sollevate le questioni, che sia più corretto circoscrivere il potere del giudice ai soli profili formali. Quanto al responsabile civile, il legislatore ha previsto che con la richiesta di esclusione, il responsabile civile, che non sia intervenuto volontariamente, può contestare la legitimatio ad causam o ad processum o l'inosservanza delle formalità previste dalla legge, oppure rilevare l'acquisizione di elementi probatori, avvenuta senza il suo contraddittorio, a lui pregiudizievoli in relazione a quanto previsto dagli artt. 651, 654.

In merito a quest’ultima ipotesi, il responsabile civile può, al momento della c.d. discovery, valutare la consistenza delle prove già acquisite e decidere se rimanere nel processo, in tal modo assoggettandosi al regime degli effetti extrapenali della sentenza, ovvero può domandare di essere escluso. La chiara formulazione dell’art. 86, comma 3 è chiaro nell'affermare che, qualunque siano le ragioni della richiesta, la stessa deve essere sorretta da motivazione la cui carenza, tuttavia, non è stata prevista dal Legislatore come causa di inammissibilità della domanda, il che rende la disciplina coerente con la possibilità che l'esclusione sia disposta di ufficio (Cass. III, n. 46746/2004). Al riguardo è opportuno precisare che il diritto ad essere estromesso dal processo penale, in presenza di domanda tempestivamente formulata ai sensi dell'art. 86, comma 2, va riconosciuto anche nel caso in cui l'elemento probatorio pregiudizievole non sia stato ancora formalmente acquisito, come nel caso in cui lo stesso non sia stato tempestivamente citato per la partecipazione ad un incidente probatorio, finalizzato a consacrare, nel contraddittorio fra le parti, elementi di valutazione ai fini del giudizio per esso potenzialmente pregiudizievoli (Cass. III, n. 49456/2003).

Termini

A pena di decadenza la richiesta di esclusione deve essere presentata entro il termine stabilito dal comma 3 — ossia non oltre il momento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti nell'udienza preliminare (art. 420) o nel dibattimento (art. 484). Tale termine,  con particolare riferimento alla fase dibattimentale, risulta in contrasto con quanto stabilito dall'art. 491 comma 1, il quale stabilisce che le questioni preliminari (tra cui quelle relative alla citazione ed all'intervento del responsabile civile) sono precluse se non proposte subito dopo compiuto per la prima volta l'accertamento della costituzione delle parti e sono decise immediatamente. Pertanto, mentre l'art. 86 lascia intendere che le richieste di esclusione debbano essere presentate prima del compimento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, l'art. 491 posticipa il termine allo svolgimento dei medesimi accertamenti.

La discordanza tra le due disposizioni si è sostenuto essere frutto di un mero errore di coordinamento normativo che si tende a superare estendendo il termine previsto dall'art. 87 in favore del giudice che esercita il proprio potere di esclusione anche al caso della richiesta di esclusione (Ruggieri, in Amodio - Dominioni, I, 516). Ciò nonostante questa soluzione non sembra essere del tutto convincente, in quanto comporta una estensione eccessiva del potere riconosciuto alla parte di richiedere l’esclusione del responsabile civile, laddove una interpretazione coordinata delle due disposizioni avrebbe potuto più agevolmente estendere il termine di cui all'art. 86 in quello stabilito dall'art. 491 e, quindi, ricomprendere la richiesta di esclusione del responsabile civile anche in sede di esame delle questioni preliminari. Con ciò, peraltro, si sarebbe preservato il termine previsto per il giudice, il quale è del tutto autonomo e svincolato dalle richieste delle parti. Non presenta, tuttavia, alcun problema di coordinamento il divieto, stabilito dall'art. 491, di riproposizione delle questioni preliminari dopo il compimento per la prima volta dell'accertamento relativo alla costituzione delle parti. Ne deriva che, oltre il termine indicato le suddette questioni non possono essere più proposte e le relative decisioni contestate. Difatti, la natura delle questioni, concernenti la partecipazione al processo di parti — c.d. eventuali — titolari di situazioni di diritto civile ovvero tenute alla responsabilità civile per l'imputato, richiede, nell'intendimento del legislatore, una discussione di esse ed una decisione immediata nella fase preliminare del giudizio, al fine di evitare che la posizione di queste rimanga in stato di precarietà durante il corso del processo, che costituirebbe un pregiudizio per la celerità di questo e l’eventuale inutilità delle iniziative processuali dalle stesse promosse. Pertanto, la prospettazione di dette questioni appare ipotizzabile solo nello ambito delle linee processuali stabilite per ciascuna fase del giudizio.

Nella fattispecie, le risoluzioni adottate sull'argomento dal Tribunale, su rilievo del Dicastero, si palesano divenute irrevocabili (Cass. IV, n. 7291/2003).

Bibliografia

Chiliberti, Azione civile e nuovo processo penale, Milano, 2006; De Caro, voce Responsabile Civile, in Dig. d. pen., XII, 1997; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2011; Torti, La legittimazione ad agire degli enti esponenziali per la tutela dell'interesse collettivo alla salubrità dell'ambiente, in Dir. pen. e proc. 2005, 1365.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario