Codice di Procedura Penale art. 89 - Citazione del civilmente obbligato per la pena pecuniaria.Citazione del civilmente obbligato per la pena pecuniaria. 1. La persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria è citata per l'udienza preliminare [416 s.] o per il giudizio [465 s.] a richiesta del pubblico ministero o dell'imputato. 2. Si osservano in quanto applicabili le disposizioni relative alla citazione e alla costituzione del responsabile civile [83 s.]. Non si applica la disposizione dell'articolo 87, comma 3. InquadramentoLa disciplina della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria è dettata dall'art. 89. A tale soggetto, che può essere tanto un ente quanto una persona fisica, spetta l’obbligo di provvedere al pagamento della pena pecuniaria (multa o ammenda) comminata all'imputato qualora costui sia insolvibile. A tal fine è necessario che il condannato sia sotto la responsabilità del civilmente obbligato per la pena pecuniaria in quanto assoggettato alla sua autorità, direzione o vigilanza, o perché il civilmente obbligato sia rappresentante, amministratore o dipendente di un ente dotato di personalità giuridica (artt. 196-197 c.p.). La persona civilmente obbligata per la pena pecuniariaIl “neologismo” della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria è stato introdotto per adeguare il disposto degli artt. 196 e 197 c.p., quali sostituiti dall'art. 116 l. n. 689/1981 (v. Relazione al Progetto del c.p.p. del 1978, 111). Dette norme hanno imposto l'obbligo del pagamento della pena pecuniaria anche a terze persone in presenza delle condizioni ivi stabilite. Occorre rilevare che la norma processuale si limita a consentire la citazione della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria, ma non ne fornisce una definizione, è d’uopo far riferimento alle norme sostanziali per identificare le condizioni per l’individuazione della persona civilmente obbligata. Un primo presupposto è che la violazione debba aver ad oggetto disposizioni che il responsabile era tenuto a far osservare al reo. Siffatta condizione implica necessariamente che tra i due soggetti debba intercorrere un rapporto di dipendenza, in virtù del quale il responsabile sia dotato d'autorità ovvero sia titolare di un potere direzione e controllo nei riguardi del reo (art. 196 c.p.). Diversa è l’ipotesi in cui il reo, in qualità di soggetto rappresentante un ente ovvero in rapporto di dipendenza con lo stesso, abbia commesso il reato in violazione degli obblighi connessi alla qualità rivestita (art. 197). Presupposto comune ad entrambe le ipotesi è la sussistenza di una condizione di insolvibilità del condannato, la quale, a sua volta, necessita che sia stata esperita l'esecuzione e che la stessa non abbia consentito di acquisire il pagamento. La responsabilità della persona civilmente obbligata va qualificata come eventuale e sussidiaria. Eventuale in quanto occorre che la persona o l'ente che risponda del pagamento devono essere regolarmente citate e sussidiaria in quanto presuppone che si tratti di reati commessi da chi è soggetto all'altrui autorità, direzione o vigilanza e che sia inadempiente (Riccio - Spangher, 124). In breve trattasi di una responsabilità che si configura come mera conseguenza della responsabilità penale propria del soggetto sottoposto l'altrui autorità, direzione, vigilanza o che abbia agito come rappresentante o dipendente di un ente. Natura della responsabilitàSulla natura della responsabilità in oggetto non vi è dubbio che si tratta di una responsabilità strettamente civilistica ancorché l’obbligo abbia ad oggetto il pagamento della somma pari alla pena pecuniaria inflitta. Ne consegue, quindi, che non può in alcun caso essere assimilata in alcun modo a una sanzione penale. Su tale presupposto la stessa Corte costituzionale ha negato la configurabilità di un contrasto tra l'art. 196 c.p. e l'art. 27 Cost. Fa propendere per tale natura civile dell'obbligazione, in primo luogo la collocazione dell'art. 196 c.p. all'interno del titolo riservato alle sanzioni civili (titolo VII del libro b, ed è in rubrica qualificato «obbligazione civile per le ammende inflitte a persona dipendente»); il dettato normativo che prevede l'obbligo di pagare non l'ammenda, ma una somma pari all'ammontare di questa e stabilisce che, in caso di insolvenza non solo del condannato ma anche del civilmente obbligato; le norme in materia di conversione delle pene pecuniarie si applicano solo al primo. Tutto ciò non senza considerare, infine, che la responsabilità configurata dall'art. 196 c.p. concerne anche le persone giuridiche, secondo quanto è espressamente preveduto dal successivo art. 197 (Corte cost. ord., n. 40/1966). Rapporto tra responsabilità civile e responsabilità del civilmente obbligato per la pena pecuniariaNon sussiste nessuna incompatibilità tra le figure del responsabile civile e del civilmente obbligato per la pena pecuniaria, in quanto un medesimo soggetto ben può rivestire entrambi i ruoli all'interno del processo penale. La totale autonomia ed indipendenza che sussiste tra le due posizioni consente che possano contestualmente gravare sul medesimo soggetto. Ed invero, mentre la responsabilità civile trova la sua fonte nel danno conseguente al reato e può sussistere anche in assenza di responsabilità penale, la responsabilità del civilmente obbligato non può prescindere dall'esistenza di una condanna pecuniaria e, quindi, dall'accertamento della penale responsabilità dell'imputato (Ruggieri, in Amodio-Dominioni, I, 529). Soggetti obbligatiSecondo il dettato degli artt. 196 e 197 c.p. possono essere sia persone fisiche che persone giuridiche ovvero anche prive di personalità giuridica. Tra queste certamente non possono essere annoverati, per espressa esclusione normativa, lo Stato e gli enti territoriali (art. 197, comma 1 c.p.). Tuttavia, si tratta di enti che, pur non potendo essere chiamati quali civilmente obbligati, possono assumere la veste di responsabili civili (art. 83). La contraddizione, a ben vedere, risulta essere solo apparente atteso che civilmente obbligato è tenuto al pagamento di una somma pari alla pena pecuniaria il cui beneficiario è lo Stato il quale, in caso in cui fosse tenuto quale civilmente responsabile, sarebbe tenuto a per pagare a se stesso (Chiliberti, 510). Al di là delle esaminate disposizioni del codice penale, la figura del soggetto civilmente obbligato può essere anche espressamente attribuita da leggi speciali. Detta responsabilità è stata riconosciuta, si cita a titolo meramente esemplificativo, all'armatore ed all'imprenditore di pesca sono per le multe e le ammende inflitte ai loro ausiliari e dipendenti per reati commessi nell'esercizio della pesca marittima (art. 30 l. n. 963/1965), ovvero in materia di repressione del contrabbando (art. 105 l. n. 907/1942). Legittimazione attivaIl P.M. e l’imputato sono i soggetti legittimati a citare il civilmente responsabile. Alla luce della natura civile dell’obbligazione è evidente che la conversione non potrà aversi nei confronti del civilmente responsabile, per cui l’eventuale insolvenza di quest’ultimo comporterà in ogni caso l’aggravamento nei confronti del solo condannato. Ciò che viene convertito, infatti, resta la pena che non può mai gravare sul civilmente responsabile. Diversamente da quanto previsto per il responsabile civile, il civilmente responsabile non può operare alcun intervento volontario. La citazionePer la citazione il legislatore ha operato un richiamo alle disposizioni previste per la citazione del responsabile civile. Tale scelta operata dal legislatore, pur essendo il responsabile civile e il civilmente obbligato due figure ben distinte, è legittimata dalle molte affinità che queste presentano. Unica specificazione ha ad oggetto il termine che, proprio in virtù del richiamo operato dal comma 2 dell'art. 89, deve ritenersi a pena di decadenza. La citazione del civilmente responsabile, quindi, può essere effettuata per l'udienza preliminare ovvero per il giudizio. La stessa, come disposto per il responsabile civile (art. 83), è disposta dal giudice con decreto che deve essere notificato a cura della parte istante. Solo dalla avvenuta notificazione il civilmente responsabile acquista lo status di parte che, dopo la costituzione, conversa in ogni stato e grado del giudizio. Nei confronti del civilmente responsabile sono applicabili anche tutte le condizioni di inammissibilità, ed anche nei suoi confronti l'eventuale sussistenza di vizi formali o del contenuto dell'atto di citazione, renderanno lo stesso affetto da nullità generale a regime intermedio. Nulla dice il legislatore in tema di esclusione del civilmente responsabile, attesa anche la mancanza di un espresso richiamo anche a tali disposizioni. L'art. 89, comma 1, invero, richiama espressamente solo le norme relative alla citazione ed alla costituzione del responsabile civile. Ciononostante è indubitabile che anche le disposizioni di cui agli artt. 86 e 87 debbano applicarsi al civilmente responsabile e ciò sulla base dell'interpretazione dello stesso art. 89. L'aver, in tale disposizione (art. 89, comma 2), espressamente escluso l'applicazione del solo comma 3 dell'art. 87, non può che spiegarsi se non presupponendo l'applicabilità degli altri comma di detto articolo il che, naturalmente, implica l'applicazione della normativa di cui agli artt. 86 e 87. Ne consegue, pertanto, che valgono per l'estromissione dal processo del civilmente responsabile, le regole stabilite per il responsabile civile ma, nel caso di esclusione su richiesta, la stessa, diversamente da quanto stabilito per il responsabile civile, potrà essere avanzata solo dal P.m. ovvero dall'imputato. Non si procederà ad esclusione, invece, nel caso di accoglimento da parte del giudice della richiesta di giudizio abbreviato (art. 87 comma 3), vertendo la responsabilità del civilmente obbligato su questioni afferenti la condanna a pena pecuniaria dell'imputato non escluse dalla particolare modalità di celebrazione del processo. L'appelloIl civilmente responsabile, in quanto parte processuale, può appellare la sentenza naturalmente sempre nei limiti del proprio interesse. Ne consegue che il civilmente responsabile non potrà legittimamente ricorrere nel caso in cui il provvedimento che intende impugnare non arrechi alcun pregiudizio alla sua sfera giuridica, essendo stato emesso solo nei confronti dell'imputato, come il caso del decreto penale che non sia stato pronunciato anche nei confronti del civilmente responsabile. Quindi, che il civilmente obbligato per la pena pecuniaria sia legittimato a proporre opposizione avverso il decreto penale solo nel caso in cui il decreto contenga un'espressa statuizione di condanna dello stesso al pagamento (Cass. III, n. 17713/2013). Nel caso in cui il decreto sia stato pronunciato anche nei confronti del civilmente obbligato, lo stesso deve essere notificato anche al civilmente obbligato per la pena pecuniaria e, naturalmente, per questa parte processuale i termini per l'opposizione non cominciano a decorrere se non dall'adempimento di tale obbligo (Cass. III, n. 1576/1996). BibliografiaCantone, Sub art. 89, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi- Lupo, Milano, 2003, Chiliberti, Azione civile e nuovo processo penale, Milano, 2006; Conso, Capacità processuale penale (diritto processuale penale), in Enc. dir. Milano, 1960; Mele, Civilmente obbligato per l'ammenda, in Enc. dir., VII, Milano, 1960; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2011. |