Codice di Procedura Penale art. 98 - Patrocinio dei non abbienti.Patrocinio dei non abbienti. 1. L'imputato [60, 61], la persona offesa dal reato [101], il danneggiato che intende costituirsi parte civile [76] e il responsabile civile [83 s.] possono chiedere di essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato [225 2, 613 5], secondo le norme della legge sul patrocinio dei non abbienti [32 att.]1.
[1] In tema di patrocinio a spese dello Stato, v. artt. 74-115, 118-136, 141, 279 e 294, d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115. Ai sensi dell'art. 7 l. 20 dicembre 2012, n. 237, le « disposizioni sul patrocinio a spese dello Stato si applicano anche alle procedure di esecuzione di richieste della Corte penale internazionale da adempiere nel territorio dello Stato, in favore della persona nei cui confronti la Corte procede ». InquadramentoLa norma in parola rappresenta una delle più importanti ed effettive garanzie della effettività della difesa tecnica anche per chi non ha la possibilità economica di affrontarne i costi. Si tratta di una previsione che viene completata dalla l. n. 134/2001, la quale detta i criteri e le modalità attraverso i quali è possibile accedere al patrocinio a spese dello Stato. Tale strumento è previsto per l’indagato, l’imputato, il condannato, la persona offesa, la parte civile ed il responsabile civile. Inoltre, a dimostrazione della tutela dell’effettività della difesa, tale istitutopermette di avvalersi non solo dell’assistenza del difensore, ma anche di consulenti. L'effettività della difesa tecnicaLa norma è posta a completamento delle misure previste affinché sia garantita l'effettività della difesa tecnica, sia che si tratti di difesa d'ufficio e sia che si tratti di difesa di fiducia. Si tratta di un istituto che rappresenta una diretta applicazione concreta del principio di eguaglianza, in quanto teso ad evitare discriminazioni in rapporto alle condizioni economiche dell’imputato. dell'imputato. La necessità di assicurare una tutela effettiva a tutti i cittadini era stata già evidenziata dalla stessa Corte Costituzionale, la quale dapprima riaffermato il principio che la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento e che deve trovare attuazione uguale per tutti, indipendentemente da ogni differenza di condizioni personali e sociali (Corte cost. n. 67/1960); aveva anche sollecitato il legislatore a prevedere una diversa e migliore disciplina della difesa dei non abbienti (Corte cost. n. 114/1964). Le invocazioni del giudice delle leggi in campo penalistico hanno trovato una concreta attuazione nell'art. 98 che ha previsto la possibilità anche per i non abbienti di poter esplicare in maniera effettiva il proprio diritto di difesa costituzionalmente garantito. Infatti, ai sensi del citato articolo, le parti processuali possono chiedere di essere ammessi a patrocinio a spese dello Stato secondo le norme sul patrocinio dei non abbienti. Pertanto, le spese sostenute da soggetti che non possono provvedere direttamente al loro pagamento sono erogate dallo Stato a supporto, quindi, della persona indigente. In questa ottica l’istituto è caratterizzato dalla sussidiarietà, in quanto l’intervento è condizionato alla mancanza di un’autonoma capacità di sostenere le spese derivanti dall'assistenza legale. Inizialmente l’istituto era previsto solo in favore degli imputati ma, progressivamente, al fine di garantire una parità di diritti alle parti processuali, ha subito un crescente ambito di applicazione per volontà del legislatore il quale ha inteso estendere anche ad altre categorie di soggetti la possibilità di usufruire dei vantaggi assicurati dal patrocinio a spese dello Stato. L'importanza del gratuito patrocinio nella giurisprudenza europeaLa possibilità di accedere al patrocinio a spese dello Stato è coerente con le previsioni europee ed in particolare con l'art. 6 CEDU, che valorizza da un lato lo stato di incapacità economica e dall'altro gli interessi di giustizia, quali elementi legittimanti la previsione di un intervento dello Stato volto a retribuire la difesa tecnica. Nella giurisprudenza sovranazionale si è data ampia rilevanza alla necessità di garantire un intervento economico a sostegno, pur laddove manchi il raggiungimento della piena prova delle difficoltà finanziarie del richiedente (Corte Edu 25 aprile 1983, Pakelli c. Germania). Per quanto attiene, invece, gli interessi di giustizia, invece, si è fatto riferimento alla complessità delle questioni giuridiche relative al procedimento in cui lo Stato deve intervenire a sostegno della difesa tecnica del non abbiente. Tali previsioni sono finalizzate a garantire la gratuità dell’assistenza legale per il soggetto interessato, a cui parallelamente viene garantita l’effettività della stessa. I vari Stati Membri restano comunque liberi di organizzare, secondo i propri criteri, le modalità concrete attraverso le quali garantire l’assistenza legale gratuita. Infatti la Corte Europea ha ritenuto che nell'ambito della legislazione interna non ci siano vincoli specifici se non l'efficienza del sistema che garantisce l'effettività dell'assistenza legale. L'attuazione del principio del gratuito patrocinio nella normativa nazionaleL'art. 98, a ben vedere, si risolve in una petizione di principio, il cui contenuto va ricercato nelle disposizioni extra-codicistiche. Si osserva, infatti, che le modalità e le forme attraverso le quali è possibile, in concreto,accedere al patrocinio a spese dello Stato sono state inizialmente previste dalla l. n. 217/1990, poi modificata dalla l. n. 134/2001, successivamente inserita nel t.u. spese (d.P.R. n. 115/2002) che definisce in modo concreto le forme ed i presupposti per attivare l'intervento dello Stato. In tale ottica è a dirsi che l'istituto non opera più soltanto nei casi di soggetti non abbienti, ma trova uno spazio di operatività anche in relazione ad altre categorie nei confronti delle quali lo Stato vuole manifestare un particolare interesse e vicinanza. In particolare, con la l. n. 206/2004 si è prevista la possibilità di accedere al gratuito patrocinio alle vittime dei reati di terrorismo, indipendentemente da motivi economici. Analogo trattamento viene previsto dalla l. n. 38/2009 per le vittime di reati di natura sessuale. Infine, con la l. n. 119/2013 che ha convertito il d.l. n. 93/2013, attraverso il quale si è data applicazione alla Convenzione di Istanbul, il gratuito patrocinio è stato esteso anche alle vittime della c.d. violenza di genere. Va, peraltro, evidenziato che la particolare attenzione riconosciuta alle vittime dei reati è stata ulteriormente ribadita dal d.lgs. n. 212/2015 emesso in attuazione della direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012. I soggetti legittimati alla richiestaOltre alla specifica previsione codicistica dei soggetti ammessi alla richiesta del patrocinio a spese dello Stato, si è avuto un'estensione anche ad altre due figure non esplicitamente menzionate dal legislatore: l'indagato ed il condannato. Se nella prima disciplina di tale istituto (l. n. 217/1990) non vi era alcun riferimento alla figura dell’indagato con l’entrata in vigore dell’art. 74 d.P.R. n. 115/2002 - t.u. spese - è stato introdotto un esplicito riferimento sia all’indagato sia al condannato, soggetto in ordine al quale pure si erano sviluppate le medesime perplessità relative all’indagato. Altra questione problematica è quella relativa all'assistito non italiano. Infatti la normativa non distingue tra cittadini italiani e stranieri, in quanto tutte le norme sono dettate per garantire il diritto di difesa al non abbiente a prescindere dalla sua nazionalità. Durante la vigenza della l. n. 217/1990 era stata ritenuta incostituzionale la modalità attraverso la quale lo straniero poteva accedere al patrocinio a spese dello Stato. Infatti era sufficiente che lo straniero autocertificasse il suo stato di indigenza e che l'Autorità consolare si limitasse a certificare che tale dichiarazione non fosse mendace per quanto di sua conoscenza. In tal modo si era però creata una diversità di posizioni tra cittadini italiani e stranieri che è stata superata dalla normativa oggi in vigore, la quale ha esplicitamente previsto anche per lo straniero una documentazione più rigorosa. Infatti, l’autorità consolare deve certificare la veridicità di quanto sostenuto nell'istanza di ammissione presentata dallo straniero. Peraltro, si sostiene che tale certificazione deve essere presentata entro venti giorni dalla presentazione dell'istanza, ben potendo in assenza essere revocato lo stesso decreto di ammissione. Infine va segnalato, dopo alcuni tentennamenti, che la disciplina del gratuito patrocinio può essere estesa anche alle persone giuridiche, anche se solo casi in cui l’azione civile sia stata esercitata nel processo penale. A ciò si perviene attraverso un esame esegetico delle norme del d.P.R. n. 115/2002: art. 74 d.P.R. n. 115/2002, cit., che prevede in via generale, al comma 1, l'istituzione del patrocinio gratuito nel procedimento penale ed al comma 2 in quello civile, amministrativo, contabile e tributario. Detta disposizione è stata raccordata, in relazione alla diversa natura dei procedimenti, agli artt. 90 e 119 stesso d.P.R. n. 115/2002. Il summenzionato art. 90 ha esteso la tutela prevista per il cittadino italiano allo straniero ed all'apolide residente in Italia. L’art. 119 d.P.R. n. 115/2002 invece, ha esteso, espressamente la tutela oltre che allo straniero ed all'apolide, agli enti ed associazioni che non perseguono scopi di lucro e non esercitano attività economica. Dal raccordo delle citate norme, emerge senza dubbio alcuno che la previsione normativa si deve intendere nel senso che nel procedimento penale le persone giuridiche non possono accedere al patrocinio a spese dello Stato, salvo nei casi in cui l'azione civile sia stata esercitata nel processo penale. (Cass. II, n. 20681/2007). L'ambito di applicazioneL’ammissione al gratuito patrocinio si estende per tutti i gradi di giudizi e per tutte le fasi processuali come esplicitamente previsto dall'art. 75 d.P.R. n. 115/2002 — t.u. spese. Ne consegue, pertanto, che devono essere escluse anche le fasi incidentali. In particolare, è prevista la possibilità di accedere a tale istituto anche nel processo di esecuzione, di revisione, revocazione ed opposizione di terzo. Ai sensi della l. n. 134/2001, era stata normativamente prevista anche l’assistenza legale gratuita nella fase delle indagini fino a quella dell’esecuzione. Alla luce delle citate disposizioni, non vi sono più dubbi in merito alla possibilità di prevedere anche durante la fase delle indagini la possibilità di una difesa gratuita. Con la riforma si è valorizzata la necessità di garantire l’effettività della difesa, in una fase particolarmente delicata in quanto capace di influenzare in maniera determinante anche gli esiti di un possibile giudizio. Direttamente connesso al principio dell’effettività della difesa è l’estensione delle attività che possono farvi rientrare nell'esercizio del diritto. In primo luogo, le attività di investigazione e allo stesso modo è stata estesa la possibilità di ricorrere all'opera di un consulente tecnico, attualmente sempre possibile purché non irrilevante o superflua (art. 106 d.P.R. n. 115/2002). Di conseguenza è previsto in tale fase un compenso per il difensore e per tutti gli altri soggetti che collaborano con lo stesso, compreso i consulenti tecnici. Con l'inclusione, poi, anche della fase esecutiva, si può parlare di un vero e proprio principio di immanenza del gratuito patrocinio che permette all'assistito di usufruire di tale istituto durante tutto l'arco del procedimento. Inoltre, il gratuito patrocinio concesso all'interno di un procedimento può essere esteso a tutte le procedure incidentali e derivate, ai sensi dell'art. 75 d.P.R. n. 115/2002, come, per esempio, nel caso dell'assistenza di un soggetto in procedimento nel quale deve essere sentito ex art. 210 o nel caso di riesame di una misura cautelare (Cass. VI, n. 8339/2015). È necessario precisare che l’ammissione nel procedimento principale si estende a quello derivato, ma, come evidenziato anche in tema di difesa di ufficio, non può avvenire il contrario. L’ampia possibilità operativa concessa all'indagato nelle indagini, si rispecchia anche nella libertà di scelta di cui gode l'indagato/imputato nell'individuazione del difensore ancorché col limite stabilito dall'art. 9 l. n. 217/1990, che limita la possibilità di nomina del difensore di fiducia da parte del soggetto ammesso al patrocinio a spese dell'erario ai professionisti iscritti ad uno degli albi degli avvocati del distretto di corte d'appello nel quale ha sede il giudice davanti al quale pende il procedimento. La disposizione, è stato ritenuto dalla Consulta, non viola gli artt. 3 e 24 Cost., rappresentando uno dei possibili modi di contemperamento del principio di difesa — purché tale principio sia sufficientemente garantito, come è nella norma in esame — con altre esigenze meritevoli di considerazione, tra le quali certamente vi è quello di contenere l'onere per l'erario (Corte cost. ord., n. 139/2002). Limiti applicativi Al di là dei casi in cui il legislatore ha deciso di estendere tale istituto ad alcuni soggetti indipendentemente dalla loro capacità reddituale,la legge prevede dei limiti all'ambito di applicazione del patrocinio a spese dello Stato. I primi attengo a profili oggettivi e riguardano le fattispecie delittuose per cui si procede. Vi sono, infatti, alcuni reati ostativi all'ammissione, come, per esempio, i reati fiscali. Altri limiti sono conseguenti a precedenti condanne. Non è, inoltre, prevista la possibilità di concessione del gratuito patrocinio nei confronti dei condannati in via definitiva per i reati di cui all'art. 416-bis c.p. e per quelli commessi con l'aggravante di cui all'art. 7 l. n. 152/1991 (oggi art. 416-bis 1 c.p.) e ciò sul presupposto che tali soggetti avessero tratto sufficienti guadagni illeciti per poter sostenere le spese legali. Tuttavia la pronuncia della Corte cost. n. 139/2010 ha specificato che la norma è incostituzionale nella parte in cui non ammette la prova contraria. Si precisa, infine, che il gratuito patrocinio consente che la parte sia difesa da un unico difensore, prevedendo che, nel caso di una seconda nomina, il decreto di ammissione venga revocato. Fa eccezione il caso in cui la seconda nomina sia necessaria per consentire la partecipazione a distanza dell'interessato. In ogni caso il difensore nominato può avvalersi di sostituiti ai sensi dell'art. 102. Limite di reddito Attualmente, affinché il soggetto possa accedere al gratuito patrocinio è necessario che non abbia un reddito annuo superiore ad € 11.746,68. Tale valore deve prendere in considerazione anche il reddito prodotto da altri membri della famiglia, prevedendosi al contempo un aumento di tale valore per ogni familiare convivente. Viene escluso da tale computo il reddito connesso alle indennità di accompagnamento che non possono essere assimilate al concetto di reddito di cui all'art. 76 d.P.R. n. 115/2002, in quanto hanno natura e finalità del tutto diverse (Cass. IV, n. 24842/2015). La valutazione del livello di reddito può avvenire anche a mezzo di presunzioni semplici alla stregua dei principi dettati dall'art. 2729 c.c. Pertanto, può essere valutato il tenore di vita del richiedente e del suo nucleo familiare, così come ogni circostanza che comporti una modifica nel reddito incompatibile con la richiesta. Infatti il giudice si trova nella grande difficoltà di non poter valutare i redditi non dichiarati o proveniente da attività illecite, essendo, quindi, necessario il supporto dell’attività di indagine della guardia di finanza. In particolare quando si procede per reati relativi alla criminalità organizzata, il giudice dovrà richiedere al questore, alla D.I.A. e alla D.D.A. tutte le informazioni necessarie per accertare il vero tenore di vita del richiedente, residuando sempre la possibilità per il richiedente di provare il suo stato di non abbienza. In ogni caso, ovviamente, le false dichiarazioni rese in sede di richiesta del gratuito patrocinio avranno gravi conseguenze in sede penale, oltre a provocare la ovvia revoca dell’ammissione ed il recupero delle somme già erogate dallo Stato. Va, infine, evidenziato che il limite reddituale non deve essere superato durante tutta la celebrazione del giudizio e che, in caso di variazione, la parte è tenuta a comunicarla all’A.G. procedente. indipendentemente dalla circostanza che le dette variazioni reddituali superino il tetto massimo previsto dalla legge e, quindi, indipendentemente dalla entità della variazione dei limiti di reddito, in quanto la valutazione della rilevanza della variazione compete al giudice escludendosi qualsivoglia discrezionalità da parte del soggetto beneficiario (Cass. I, n. 14403/2001). La variazione del reddito, invero, può avere rilevanza anche nell'ipotesi inversa di una riduzione che consenta l'ammissione al beneficio dell'istante, sul quale incombe la prova rigorosa del mutamento successivamente intervenuto (Cass. IV, n. 34456/2011). L'istanza e la competenza a decidereL’istanza di ammissione deve essere presentata in forma scritta, firmata dal richiedente ed essere autenticata dal difensore. La stessa va presentata dal diretto interessato ovvero dal suo difensore ma sempre alla presenza dell'interessato. La stessa richiesta può anche avere forma orale. In tal caso, dovrà essere proposta nel corso dell'udienza. La richiesta orale, se ritualmente verbalizzata dal cancelliere, deve considerarsi equipollente alla sua presentazione in forma scritta, essendo comunque garantite l'identificazione del soggetto istante e la certezza della provenienza della richiesta, fatta salva la valutazione giudiziale del contenuto della dichiarazione e della sua conformità a quanto prescritto dall'art. 79 d.P.R. n. 115/2002 (Cass. I, n. 11060/2004). Organo competente a dover provvedere sull'istanza è il giudice procedente, eccezion fatta per il giudizio in Cassazione, in quanto la competenza a decidere sull'istanza resta al giudice del provvedimento impugnato (Cass. III, n. 27581/2010). Durante la fase delle indagini la competenza spetta al G.I.P., sebbene la pendenza si possa individuare dinanzi al P.M., che in astratto pure potrebbe essere abilitato a prendere tale decisione. Sul punto, si precisa che le Sezioni Unite hanno sancito la competenza del G.i.p. decidere su tale istanza. Secondo il giudice di legittimità la natura giurisdizionale del procedimento e la competenza del presidente del Tribunale a decidere sul ricorso avverso il rigetto della richiesta, dimostrano inconfutabilmente la competenza del giudice e, quindi, del G.i.p. nella fase delle indagini preliminari (Cass. S.U., n. 19289/2004). Decreto di ammissione e sua impugnabilitàSulla richiesta di ammissione l'A.G. provvede con decreto motivato da emettersi nel termine di dieci giorni dalla presentazione dell'istanza. A seguito della modifica intervenuta col d.l. n. 92/2008, conv. in l. 25 luglio 2008, n. 25, la mancata pronuncia nel termine fissato non è più causa di nullità assoluta, né, l'eventuale proposizione in udienza della richiesta, impone al giudice di provvedere “immediatamente”. La necessità di operare anche verifiche e controlli tesi ad accertare la veridicità della dichiarazione della parte, ha indotto alla modifica. La riforma, tuttavia, non ha preso posizione sulle conseguenze derivanti dalla violazione del termine, non chiarendo se in tal caso gli atti compiuti dopo la scadenza del termine debbano considerarsi pienamente validi, ovvero viziati da nullità di ordine generale di cui all'art. 178 comma 1 lett. c). Qualora non sia possibile provvedere nel termine previsto, si ritiene possibile, al fine di evitare di incorrere in vizi, ricorre ad una ammissione con riserva di accertamenti. Si tratta di un provvedimento sottoposto alla condizione risolutiva degli esiti degli accertamenti. Se favorevoli l'atto consoliderà i suoi effetti che verranno meno in caso in cui si accerterà la mancanza delle condizioni per l'ammissione al beneficio. L’ammissione avviene tramite decreto motivato emesso dal giudice procedente contenente motivazione in ordine alla sussistenza delle condizioni, formali e sostanziali, per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. In caso di rigetto emetterà analogo provvedimento nel quale dovranno essere contenutele ragioni di diniego. Sempre con decreto motivato potrà essere disposta la revoca della precedente concessione del beneficio, laddove siano venuti meno i presupposti originariamente ritenuti sussistenti. Contro il provvedimento di rigetto è possibile effettuare ricorso al Presidente del Tribunale o della Corte d’appello a cui appartiene il magistrato che ha deciso. Nel caso di eventuale rigetto del reclamo, si ritiene che l'interessato o il difensore munito di procura speciale possano proporre ricorso per cassazione (Cass. S.U., n. 30181/2004). Diversamente, nel caso di revoca del gratuito patrocinio si ritiene possa essere proposto solo un reclamo in opposizione. La liquidazioneCon l'ammissione al gratuito patrocinio viene previsto il pagamento dell'onorario e di tutte le spese sostenute dal difensore e dagli altri soggetti coinvolti nell'assistenza difensiva. Inoltre, la parte ammessa ha diritto al rilascio gratuito delle copie degli atti del procedimento. La liquidazione viene effettuata dal giudice del procedimento principale anche per l'assistenza prestata nei procedimenti incidentali (Cass., I, n. 37361/2014). Gli onorari vengono liquidati sulla base dei parametri vigenti nel momento in cui l’attività viene conclusa. La decisione viene presa dal giudice considerando la complessità delle questioni trattate e delle attività difensive concretamente svolte. Ai sensi dell'art. 12, comma 2, l. n. 217/1990 la quale la liquidazione è effettuata con decreto motivato al termine di ciascuna fase o grado del procedimento o comunque all'atto della cessazione dell'incarico, dall'autorità giudiziaria che ha proceduto. Con tale indicazione deve intendersi che la liquidazione dovrà essere effettuata una sola volta e a mezzo di un unico decreto che definisce le spettanze relative a quel grado o a quella fase con una valutazione globale, senza che ciò implichi la necessità di un'unica richiesta, sempre che le plurime richieste consentano una decisione unica (Cass. IV, n. 640/2003). Nei confronti del provvedimento di rigetto dell’istanza di liquidazione sarà possibile proporre opposizione e competente a decidere è lo stesso giudice di merito competente e non la Corte di cassazione (Cass. IV, n. 3168/1999). Quanto, ancora, in ordine ai procedimenti incidentali de libertate, la competenza per la liquidazione dei compensi professionali al difensore, spetta al giudice della fase o del grado del processo principale in cui è stata svolta l'attività difensiva da remunerare (Cass. I, n. 37361/2014). CasisticaLa possibilità di accedere al patrocinio a spese dello Stato deve essere garantita anche ai collaboratori di giustizia, i quali possono, laddove si trovino nelle condizioni di reddito previste dalla legge, accedere al beneficio. Infatti la ratio dell'istituto del gratuito patrocinio può trovare applicazione anche in relazione alla difesa di tali soggetti. (Cass. I, 32296/2003); nel computo del livello di reddito del richiedente deve essere considerato non solo il reddito dell'interessato e dei suoi familiari conviventi, ma anche quello dell'eventuale convivente more uxorio. Tuttavia è possibile operare una detrazione dal reddito totale per gli eventuali assegni periodici che l'interessato è tenuto a versare ed effettivamente versi al precedente coniuge, purché si tratti di versamenti effettuati dal richiedente l'ammissione, in quanto il convivente more uxorio non è in alcun modo tenuto a provvedere la mantenimento del ex coniuge. (Cass. IV, n. 13265/2004); diversamente ai fini della determinazione del reddito rilevante per l'ammissione al beneficio, non può tenersi conto di quanto percepito a titolo di indennità di accompagnamento a favore degli invalidi totali, in quanto le relative somme non rientrano nella nozione di reddito di cui all'art. 76 d.P.R. n. 115/2002 (Cass. IV, n. 24842/2015). BibliografiaAmodio, Il patrocinio statale per i non abbienti nel nuovo processo penale, in Gius. pen. 1980, III, 310; Casalinuovo, Assistenza giudiziaria per i non abbienti (dir. Proc. Pen.), in Enc. giur. Treccani, III, Roma, 1988; Cipriani, Il patrocinio dei non abbienti in Italia, in Foro it. 1994, IV, 83; Dipaola, Difesa d'ufficio e patrocinio dei non abbienti nel processo penale, Milano, 2003; Dipaola, Il decreto di ammissione “condizionato”: un possibile rimedio per consentire l'osservanza dei termini per decidere l'istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, in Cass. pen. 2005, 1299; Dipaola, Sull'applicabilità della disciplina del patrocinio a spese dello Stato alle ipotesi di testimonianza assistita, in Cass. pen. 2005, 2746; Fierro, Il patrocinio a spese dello Stato nel processo penale, in Cass. pen. 1991, 2127; Marconi, Patrocinio a spese dello Stato e difesa d'ufficio nel giusto processo, Sull'applicabilità della disciplina del patrocinio a spese dello Stato alle ipotesi di testimonianza assistita, in Cass. pen. 2005, 2003; Marzaduri, L'identificazione del contenuto del diritto di difesa nell'ambito della previsione dell'art. 6 n. 3 lett. c) della convenzione europea dei diritti dell'uomo, in Cass. pen. 1997, 268; Pezzano, Patrocinio a spese dello Stato, in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982. |