Codice di Procedura Penale art. 111 - Data e sottoscrizione degli atti.Data e sottoscrizione degli atti1. 1. Quando la legge richiede la data di un atto, informatico o analogico, sono indicati il giorno, il mese, l'anno e il luogo in cui l'atto è compiuto. L'indicazione dell'ora è necessaria solo se espressamente prescritta2. 2. Se l'indicazione della data di un atto è prescritta a pena di nullità [292], questa sussiste soltanto nel caso in cui la data non possa stabilirsi con certezza in base ad elementi contenuti nell'atto medesimo o in atti a questo connessi. 2-bis. L'atto redatto in forma di documento informatico è sottoscritto, con firma digitale o altra firma elettronica qualificata, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici3. 2-ter. La ricezione di un atto orale, trascritto in forma di documento informatico, contiene l'attestazione da parte dell'autorità procedente, che sottoscrive il documento a norma del comma 2-bis, della identità della persona che lo ha reso4. 2-quater. Quando l'atto è redatto in forma di documento analogico e ne è richiesta la sottoscrizione, se la legge non dispone altrimenti, è sufficiente la scrittura di propria mano, in fine dell'atto, del nome e cognome di chi deve firmare. Se chi deve firmare non è in grado di scrivere, il pubblico ufficiale, al quale è presentato l'atto scritto o che riceve l'atto orale, accertata l'identità della persona, ne fa attestazione in fine dell'atto medesimo5. [1] Rubrica così modificata dall'art. 6, comma 1, lett. b), n. 1), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito le parole: «e sottoscrizione» dopo la parola: «Data». [2] Comma così modificato dall'art. 6, comma 1, lett. b), n. 2), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito le parole: «informatico o analogico,» dopo le parole: «un atto,». Per le disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150, cit. che prevede: «Sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine di transizione previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi, nel testo vigente al momento dell'entrata in vigore del presente decreto, le disposizioni di cui agli articoli 110, 111, comma 1, 116, comma 3-bis, 125, comma 5, 134, comma 2, 135, comma 2, 162, comma 1, 311, comma 3, 391-octies, comma 3, 419, comma 5, primo periodo, 447, comma 1, primo periodo, 461, comma 1, 462, comma 1, 582, comma 1, 585, comma 4, del codice di procedura penale, nonché le disposizioni di cui l'articolo 154, commi 2, 3 e 4 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271». [3] Comma inserito dall'art. 6, comma 1, lett. b), n. 3), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Ai sensi dell'art. 87, comma 5, d.lgs. n. 150, cit.: « Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, così come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonché le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica». [4] Comma inserito dall'art. 6, comma 1, lett. b), n. 3), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Ai sensi dell'art. 87, comma 5, d.lgs. n. 150, cit.: « Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, così come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonché le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica». [5] Comma inserito dall'art. 6, comma 1, lett. b), n. 3), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Ai sensi dell'art. 87, comma 5, d.lgs. n. 150, cit.: « Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, così come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonché le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica». InquadramentoLa — necessaria — datazione degli atti assolve la funzione di garantire il rispetto della sequenza procedimentale e dei termini processuali da parte degli attori del processo. Ma per il principio di conservazione degli atti processuali la sua mancanza può essere considerata patologica solo quando essa non sia aliunde desumibile in termini di certezza. La data degli attiIl processo è una sequenza ordinata di atti posti fra loro in connessione logica e cronologica. Molteplici sono, infatti, le disposizioni che impongono il compimento di determinati atti entro un termine prefissato dalla legge (termini acceleratori), come avviene nel caso delle impugnazioni, del deposito delle sentenze, delle convalide; così come molteplici sono anche le norme che, al contrario, precludono attività processuali prima che un dato termine sia decorso (termini dilatori), come nella ipotesi della richiesta di rinvio a giudizio rispetto alla notifica dell'avviso ex art. 415-bis, ovvero dei termini di comparizione rispetto alle udienze, solo per citare alcuni dei casi più rilevanti. Pregnante è quindi l'esigenza di attribuire a ciascun atto processuale una propria chiara ed inequivoca collocazione temporale. Tale esigenza è soddisfatta mediante la previsione della datazione degli atti. La equivoca formulazione della norma potrebbe trarre in errore l'interprete in ordine alla possibile esistenza di atti processuali non richiedenti datazione. Ma la conclusione sarebbe erronea. Come si vedrà nei paragrafi seguenti, anche in virtù del principio di conservazione degli atti processuali, la mancanza della data può non dare luogo a patologie ove sia possibile conferire all'atto una collocazione temporale che consenta di valutarne altrimenti la tempestività; e la mancata apposizione della data da parte dell'autore è suscettibile di essere sanata mediante il diverso e distinto atto di deposito, in segreteria o cancelleria. Ma senza una certa datazione l'atto non può produrre gli effetti che sarebbero suoi tipici. La norma prevede che quando la legge richieda la data di un atto, sono indicati il giorno, il mese, l'anno ed il luogo in cui l'atto è compiuto. Merita di essere posta nel debito rilievo la circostanza che il momento dell'emissione di un provvedimento da parte del giudice coincide con quello del deposito in cancelleria (ovvero in segreteria nel caso del pubblico ministero). Non ha, invece, rilievo la data inserita in sede di materiale stesura del provvedimento ad opera del magistrato, posto che solo con tale deposito l’atto esce dalla sfera privata del giudice ed assume rilevanza esterna (Cass. III, n. 5621/2016). La mancanza della dataLa norma introduce una esplicita disciplina per l'atto mancante di data nella sola ipotesi in cui questa sia richiesta espressamente a pena di nullità, circostanza peraltro prevista solo per la ordinanza cautelare dall'art. 292; e dispone che tale nullità sussista solo in caso in cui la data non possa stabilirsi con certezza in base ad elementi contenuti nell'atto medesimo od in atti a questo connessi. Tale disposizione è stata però intesa dalla giurisprudenza alla stregua di un principio generale applicabile in ogni caso di atto privo di data, essendosi giunti ad affermare che un provvedimento emesso fuori dell'udienza non è nullo o addirittura inesistente, se privo della data di deposito, perché la data è elemento estrinseco al provvedimento, previsto ai fini dell'efficacia, e serve a fissare il momento di inizio della sua rilevanza esterna; mentre alla omessa indicazione della data si può sopperire in presenza di altre formalità del pari fidefacienti, contenute anche in atti connessi. In altri termini, vi è difetto essenziale della data solo se essa non possa desumersi «aliunde» in termini di certezza. La certificazione dell'oraLa norma in commento prevede che l'indicazione dell'ora di redazione dell'atto sia necessaria solo ove essa sia espressamente prescritta. Tale disposizione deve essere letta parallelamente alla norma generale sui termini, l'art. 172. Essa, infatti, prevede che i termini processuali sono stabiliti a giorni, ore, mesi od anni. Ne consegue che la indicazione dell'ora dopo la data ed il luogo di formazione dell'atto è necessaria in tutti i casi nei quali il legislatore preveda la decorrenza di termini ad ore. E, dunque nei casi di: (a) decreto di intercettazione disposto d'urgenza dal PM e del conseguente provvedimento di convalida del Gip (art. 267); (b) rifiuto di identificazione previsto dall'art. 349 comma 4; (c) convalida di perquisizione disposta dalla PG (art. 352); (d) convalida di sequestri probatori disposti dalla PG (art. 355); (e) arresto e fermo (artt. 380, 381, 386, 390). Come con riferimento alla mancanza della data, però, anche con riferimento alla mancata indicazione dell'ora è divenuto prevalente un orientamento interpretativo che non riconnette alla mera mancanza della indicazione dell'ora la nullità del provvedimento, ben potendosi ricavare aliunde la prova della tempestività del medesimo. La giurisprudenza ha infatti affermato che l'omessa attestazione dell'orario di deposito del decreto di intercettazione emesso d'urgenza dal pubblico ministero ovvero del provvedimento di convalida del G.i.p. non impediscono — da soli — l'utilizzazione dei risultati delle operazioni di intercettazione, non trattandosi di adempimenti prescritti dalla legge a pena d'inutilizzabilità (Cass. IV, n. 1217/2008). Ciò in quanto tale omissione non legittima una presunzione di non tempestività degli adempimenti e conseguentemente la dichiarazione di inutilizzabilità dei risultati delle operazioni di intercettazione, ben potendo risultare «aliunde» il rispetto delle cadenze temporali di legge (Cass. II, n. 11921/2007). Il principio è stato ribadito anche con riferimento alla ipotesi di inesatta attestazione di data ed orario di deposito del decreto di intercettazione emesso d'urgenza dal pubblico ministero, che parimenti non può ritenersi né nullo né inutilizzabile a condizione che i dati in questione siano desumibili in modo certo da altri atti del pari fidefacenti (Cass. II, n. 38423/2016). In definitiva, , la mancata o l’erronea attestazione non provano, da sole, neppure in via presuntiva, la non tempestività; gli effetti patologici discendono solo dalla intempestività in se stessa, non dalla mancata od erronea attestazione, che possono essere superate dalla esistenza di altri atti (registri di passaggio fra pubblico ministero e giudice, provvedimenti esecutivi, notifiche e simili) che in via autonoma rendano conto della tempestività del provvedimento. Dunque la questione è puramente probatoria, nel senso che il rispetto delle cadenze temporali ben può risultare aliunde. E’ però onere della parte che deduce il mancato rispetto di tali termini richiedere alla cancelleria o segreteria degli uffici coinvolti una certificazione di quanto risulta dal registro” (Cass. VI, n. 38325/2005). La sottoscrizione degli attiIl decreto legislativo n. 150 del 2022 recante attuazione della legge delega n. 134 del 2021 c.d. Riforma Cartabia, ha modificato in modo significativo la norma, introducendovi tre nuovi commi che hanno la funzione di rendere omogenee le disposizioni il tema di data e sottoscrizione degli atti processuali rispetto alle nuove modalità – digitali - introdotte per la formazione e presentazione degli atti nel procedimento penale. In tale ottica, è stata modificata anche la rubrica della norma, sì da dedicare una specifica regolamentazione alla sottoscrizione dell'atto, sia nel caso in cui esso si presenti come “nativo digitale”, ovvero redatto e sottoscritto direttamente con modalità informatiche, sia nel caso in cui esso sia redatto con modalità analogiche tradizionali. La disciplina della prima ipotesi è in concreto contenuta nel comma 2-bis , che richiama (come visto a proposito dell'art. precedente) la normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione con firma digitale od altra firma elettronica qualificata nonché la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici. Dunque, la norma opera un rinvio alla normativa tecnica di settore e non introduce direttamente specifiche regole tecniche, introduzione che avrebbe invece imposto la necessità di continuo adeguamento delle disposizioni del codice processuale al mutamento delle predette regole conseguenti all'evoluzione tecnologica. I commi 2-ter e 2-quater della disposizione provvedono poi - per i casi invero già disciplinati dall'articolo 110 nel testo vigente - a fornire la disciplina di dettaglio per i casi nei quali l'atto processuale non sia “nativo digitale”. Si prevede, infatti, che la sottoscrizione dell'atto redatto in forma di documento analogico si realizza con la mera scrittura di propria mano, in fine dell'atto, del nome e cognome di chi deve firmare, seguito dalla attestazione della autorità che lo riceve in ordine alla identità del sottoscrittore; e che la ricezione di un atto orale per il quale si prevede la trascrizione in forma di documento informatico, deve contenere l'attestazione da parte dell'autorità procedente, che sottoscrive il documento, della identità della persona che lo ha reso. Infine, si disciplina – in coerenza con l'interpretazione giurisprudenziale vista sub art. precedente - per il caso in cui la persona non sia in grado di scrivere. Del carattere, ad oggi, meramente programmatico della norma sulle sottoscrizioni digitali si è già detto sub art. 110. Ed al paragrafo 3 del commento a tale norma si rinvia per il dettaglio, evidenziandosi, qui, come per l'operatività concreta della norma è necessario attendere l'emanazione della normativa secondaria di attuazione da adottarsi entro il 31.12.2023 (cfr. art. 87 del decreto legislativo delegato n. 150 del 2022). CasisticaIn applicazione di tali principi si è ritenuto: (a) non nullo il decreto con cui il pubblico ministero dispone l'esecuzione delle operazioni di intercettazione mediante il ricorso ad impianti diversi da quelli esistenti presso la Procura della Repubblica se privo della data, quando risulta con certezza quella della sua annotazione nel registro previsto dall'art. 267, comma 5 (Cass. II, n. 10139/2016); (b) non nullo il provvedimento giurisdizionale privo di data, potendosi pervenire alla sua certa datazione mediante l'attestazione di deposito in cancelleria (Cass. I, n. 3285/1999); (c) non nulla l'ordinanza cautelare priva di data qualora tale elemento lo si possa evincere da un'attestazione della cancelleria, quale la data di trasmissione al P.M. od il deposito (Cass. II, n. 29129/2013); (d) idonea ad attribuire datazione certa ad un atto la certificazione dei «passaggi» del provvedimento da un ufficio all'altro (Cass. II, n. 5968/2011, con la quale si è ritenuto che la tempestività del provvedimento possa essere attestata dalle annotazioni nei registri di passaggio tra l'ufficio del procuratore della Repubblica e quello del Gip); (e) non nullo, se privo di data, il decreto con cui il pubblico ministero dispone l'esecuzione delle operazioni di intercettazione mediante il ricorso ad impianti diversi da quelli esistenti presso la Procura della Repubblica quando tale data risulti dalla annotazione nel registro previsto dall'art. 267, comma 5 (Cass. VI. n. 16672/2010); (f) idonea ad attestare la data di ricezione di un atto da parte di un ufficio giudiziario, ai fini dell'ammissibilità di un appello proposto dal P.M. a norma dell'art. 322-bis, l'attestazione sulla copertina del fascicolo del P.M., apposta dalla segreteria dell'ufficio di Procura, della data di ricezione del provvedimento (Cass. VI, n. 4231/2007); (g) determinabile la data di avvenuta notificazione di un avviso di conclusione delle indagini preliminari privo della indicazione della consegna nella copia notificata all'interessato attraverso elementi contenuti nell'atto medesimo o in atti a questo connessi (Cass. II, n. 41559/2005, fattispecie in cui la Corte di cassazione ha ritenuto integrabile la copia notificata con l'originale dell'atto); (h) integrabile la mancata attestazione di deposito in cancelleria di un decreto di convalida di urgenza di intercettazioni attraverso le annotazioni nei registri di passaggio tra l'ufficio del procuratore della Repubblica e quello del G.i.p. (Cass. II, n. 42318/2005); (i) non affetto da nullità il provvedimento, privo di data, con il quale il giudice della esecuzione sciolga una riserva assunta in udienza, dovendosi presumere che data della udienza e data della decisione coincidano (Cass. I, n. 2817/1994). BibliografiaV. sub art. 109. |