Codice di Procedura Penale art. 112 - Surrogazione di copie agli originali mancanti.Surrogazione di copie agli originali mancanti. 1. Salvo che la legge disponga altrimenti, quando l'originale di una sentenza o di un altro atto del procedimento, del quale occorre fare uso, è per qualsiasi causa distrutto, smarrito o sottratto e non è possibile recuperarlo [234], la copia autentica ha valore di originale [40 att.] ed è posta nel luogo in cui l'originale dovrebbe trovarsi. 2. A tal fine, il presidente della corte o del tribunale, anche di ufficio, ordina con decreto a chi detiene la copia di consegnarla alla cancelleria, salvo il diritto del detentore di avere gratuitamente un'altra copia autentica1 .
[1] Comma modificato dall'art. 177 , comma 1, d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con la decorrenza indicata dall'art. 247, comma 1, del citato decreto, come modificato dall'art. 1 della l. 16 giugno 1998, n. 188. InquadramentoLa norma disciplina la ipotesi in cui un atto processuale sia stato distrutto o smarrito ovvero sia stato sottratto, ed in particolare il caso in cui sia possibile sostituirlo con una copia autentica. Ove non si disponesse di copia autentica, sarà invece necessario procedere alla sua ricostituzione a norma dell'art. 113. Funzione della norma e disciplina della surrogazioneÈ frequente nella pratica quotidiana che singoli atti processuali, o talora interi fascicoli, vadano dispersi o distrutti o vengano addirittura sottratti. Il legislatore processuale ha perciò previsto alcuni meccanismi compensativi volti ad evitare che ciò determini paralisi del processo ovvero la definitiva sottrazione al patrimonio conoscitivo del giudice e delle parti di atti o documenti rilevanti. Il primo e principale di essi è la surrogazione. Quando la surrogazione opera, infatti, il surrogato ha valore dell'originale; dunque produce tutti gli effetti giuridici che erano propri dell'atto originale, e viene anche fisicamente collocato al suo posto. Ma la surrogazione è possibile solo a condizione che ricorrano due presupposti: (a) la esistenza di una copia autentica dell'atto da surrogare; dunque, non una qualunque copia, ma una copia la cui conformità all'originale sia attestato da pubblico ufficiale a seguito di apposita verifica; (b) la necessità di fare uso dell'atto andato smarrito. Benché la norma non lo indichi espressamente, è dunque necessario che il giudice che procede nel momento in cui emerga la necessità di sostituire un atto andato disperso o distrutto adotti un formale provvedimento con il quale disponga la sostituzione della copia all'originale mancante. E dovrà trattarsi di un provvedimento, ad un tempo, ricognitivo del fatto genetico che legittima la surrogazione, e dunque della sottrazione, distruzione o smarrimento dell'atto originale; e, poi, dimostrativo dell'esistenza delle ulteriori due condizioni richieste dalla norma: la necessità di impiegare tale atto nel processo nonché l'esistenza di copia autentica. La surrogazione è lo strumento preferenziale per la sostituzione degli atti, perché fondato sull'impiego di ciò che vi è di più simile ad un originale, la sua copia autentica. Ed è dunque la prima opzione che il giudice deve valutare in caso di dispersione di atti. Proprio per questo la norma prevede egli, anche di ufficio, possa ordinare a che detiene la copia di consegnarla alla cancelleria, salvo solo il diritto ad averne altra copia autentica. La giurisprudenza ha infatti chiarito che è legittimo il provvedimento con cui il giudice dell'udienza preliminare disponga di ufficio la ricostituzione del fascicolo processuale ex art. 112 cod. proc. pen., ordinando a chi detiene le copie di atti e documenti acquisiti, ma fortuitamente dispersi, di consegnarle alla cancelleria, poiché si tratta di esplicazione di un potere finalizzato ad evitare la dispersione del compendio probatorio, e non, invece, ad una integrazione probatoria (Cass. II, n. 50406/2014). Ove non fosse possibile reperire copie autentiche dell'atto disperso, dovrà procedersi con la ricostituzione a norma dell'articolo seguente. Conseguenze della mancata osservanza della disciplinaOccorre chiarire che l’eventuale violazione delle norme codicistiche sulla surrogazione o ricostituzione di atti non è presidiata dalla comminatoria di alcuna nullità di ordine processuale. Invero può accadere che il giudice proceda alla ricostituzione di atti senza prima valutare la possibilità di una surrogazione o che si proceda ad esse in modo irregolare od incompleto. La Giurisprudenza ha però chiarito che non è nulla la sentenza deliberata in mancanza di atti processuali andati dispersi nel corso del giudizio e dei quali il giudice non abbia disposto la ricostituzione. Una simile decisione, per quanto illegittima ed adottata in violazione degli artt. 112 e 113, non determina alcuna ipotesi di nullità (Cass. II, n. 15821/2019). CasisticaLa giurisprudenza (Cass. II, n. 50406/2014) con una importante decisione in materia ha ricostruito i contorni dell'istituto affermando che: (a) il potere di disporre la surrogazione di atti, ordinando a chi detiene le copie di atti e documenti acquisiti, ma fortuitamente dispersi, di consegnarle alla cancelleria, è esercitabile di ufficio; (b) tale potere è finalizzato ad evitare la dispersione del compendio probatorio, e non può essere confuso con una integrazione istruttoria; dunque non è soggetto alla disciplina, ed alle limitazioni, che le varie fasi processuali pongono ai poteri istruttori ufficiosi; (c) può cadere sia su atti processuali in senso stretto che su copie di documenti extraprocessuali che siano detenuti dalle parti, anche se sottoposti a sequestro. Si è precisato che anche la querela può essere oggetto di surrogazione (Cass. V, n. 4942/2008), così come può esserlo il verbale di deposito della querela, con le attestazioni della sua autenticità, e non trattandosi di attività istruttoria essa è consentita anche nel giudizio di cassazione, in particolare quando, è destinata a consentire la decisione su questioni processuali, rispetto alle quali il giudizio di legittimità si estende al fatto (Cass. V, n. 3477/2000). È stata, dunque, espressamente ritenuta applicabile anche al verbale di deposito della querela la procedura di cui all'art. 112 e tale principio non può che essere applicabile alla stessa querela che condiziona la procedibilità dell'azione penale e deve essere inserita nel fascicolo per il dibattimento. BibliografiaV. sub art. 109. |