Codice di Procedura Penale art. 117 - Richiesta di copie di atti e di informazioni da parte del pubblico ministero 1 .

Francesco Mancini

Richiesta di copie di atti e di informazioni da parte del pubblico ministero1.

1. Fermo quanto disposto dall'articolo 371, quando è necessario per il compimento delle proprie indagini, il pubblico ministero può ottenere dall'autorità giudiziaria competente, anche in deroga al divieto stabilito dall'articolo 329, copie di atti relativi ad altri procedimenti penali e informazioni scritte sul loro contenuto. L'autorità giudiziaria può trasmettere le copie e le informazioni anche di propria iniziativa.

2. L'autorità giudiziaria provvede senza ritardo e può rigettare la richiesta con decreto motivato.

2-bis. Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, nell'ambito delle funzioni previste dall'articolo 371-bis accede al registro delle notizie di reato, al registro di cui all'articolo 81 del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché a tutti gli altri registri relativi al procedimento penale e al procedimento per l'applicazione delle misure di prevenzione. Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo accede, altresì, alle banche di dati logiche dedicate alle procure distrettuali e realizzate nell'ambito della banca di dati condivisa della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo 2.

 

[1] Sullo scambio di informazioni e l’obbligo di consultazioni dirette, al fine di risolvere conflitti di giurisdizione nell’UE, v. artt. 4-8 d.lg. 15 febbraio 2016, n. 29.

[2] Comma così sostituito, in sede di conversione, dall’art. 93 d.l. 18 febbraio 2015, n. 7, conv., con modif., in l. 17 aprile 2015, n. 43. Il testo del comma, come inserito dall’art. 4 d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., in l. 7 agosto 1992, n. 356 e poi modificato dall’art. 21 l. 15 luglio 2009, n. 94, era il seguente: « 2-bis.  Il procuratore nazionale antimafia, nell’ambito delle funzioni previste dall’articolo 371-bis, accede al registro delle notizie di reato, ai registri di cui all’articolo 34 della legge 19 marzo 1990, n. 55, e alle banche dati istituite appositamente presso le direzioni distrettuali antimafia realizzando se del caso collegamenti reciproci ».

Inquadramento

Anche al di fuori delle ipotesi di indagini collegate fra diversi uffici di procura a norma dell'art. 371, la disposizione consente la circolarità delle informazioni raccolte in ambito giudiziario, riconoscendo al P.M. la possibilità di ottenere copie di atti provenienti da diversi procedimenti penali, ovvero informazioni scritte sul loro contenuto; e ciò anche quando tali atti siano ancora coperti dal segreto di cui all'art. 329.

Profili generali

Scopo della norma è quello di rendere acquisibili in una indagine, e quindi su iniziativa del pubblico ministero che procede, atti formati in un diverso procedimento, in qualunque fase o grado tale ultimo si trovi. La ratio sottesa alla disposizione è intuitiva, e risponde ad esigenze di speditezza, economia ed efficacia dell'azione giudiziaria, consentendo la formazione di un patrimonio conoscitivo che non sia a disposizione solo delle parti del singolo processo, ma che sia fruibile in tutti i processi in cui quegli atti o quelle informazioni siano rilevanti.

Presupposto per l'applicabilità della norma è che non si sia determinato un collegamento investigativo a norma dell'art. 371. In questo caso, infatti, lo scambio di atti ed informazioni è fisiologica conseguenza del coordinamento investigativo previsto per il caso di indagini collegate, che ha un contenuto ben più ampio del mero scambio di specifici atti.

La disciplina

La richiesta di atti od informazioni in esame è, dunque, strumento di acquisizione probatoria a disposizione del pubblico ministero, qualificandosi come vero e proprio atto di indagine. Presupposto per l'applicabilità dell'istituto è, infatti, che tale acquisizione sia necessaria per il compimento di indagini. Essendo il pubblico ministero dominus incontrastato delle scelte investigative, la decisione che egli assume di acquisire, o non acquisire, determinati atti od informazioni è insindacabile.

Non costituisce ostacolo all'esercizio di tale potere l'eventuale sussistenza del segreto investigativo sugli atti da acquisire nel procedimento a quo. Il segreto costituisce, del resto, un limite interno al processo che condiziona la conoscibilità degli atti per le parti processuali, e non è di per se stesso di ostacolo al trasferimento di atti in altri processi.

Ma a seconda degli usi che il pubblico ministero richiedente intende fare degli atti acquisiti e della tempistica dei due procedimenti, potrebbe in concreto verificarsi che la trasmissione di atti ancora coperti da segreto possa indirettamente vulnerare il segreto stesso. Con le determinazioni conclusive del pubblico ministero, ovvero anche con l'adozione di misure cautelari, gli atti divengono conoscibili dalle parti del processo ed in alcuni casi anche pubblicabili a norma dell'art. 114; e fra essi anche l'atto che sia stato acquisito a norma dell'art. 117 e che, in ipotesi, sia ancora coperto da segreto nel procedimento a quo.

Per questo la norma non prevede un diritto incondizionato del pubblico ministero ad ottenere le copie e le informazioni che egli giudichi necessarie a fini istruttori, ma gli riconosce una mera facoltà. Spetta infatti al giudice (od al pubblico ministero) titolare del procedimento nel quale sono stati formati gli atti richiesti stabilire se essi siano o meno trasmissibili. La norma richiede solo che l'eventuale diniego assuma la forma del decreto motivato.

La disposizione non fissa i parametri ai quali il giudice deve ancorare la decisione di accordare o denegare la richiesta di trasmissione, rimettendo alla sua esclusiva responsabilità la ponderazione comparativa degli interessi coinvolti. Decisione, peraltro, insindacabile poiché non suscettibile di impugnazione.

Non spettando al giudice destinatario della richiesta stabilire la rilevanza dell'atto nel procedimento dal quale proviene la richiesta, deve ritenersi che gli unici motivi ostativi alla trasmissione risiedano nella esigenza di salvaguardare il segreto processuale nel processo a quo, ovvero la riservatezza di soggetti particolarmente esposti.

La norma peraltro faculta l'autorità giudiziaria che sia in possesso di atti od informazioni che ritenga utili per una indagine a trasmetterli direttamente al pubblico ministero che procede.

Il potere di accesso diretto alle informazioni riconosciuto al procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo

Al procuratore nazionale antimafia, divenuto ora anche procuratore nazionale antiterrorismo con la entrata in vigore del d.l. n. 7/2015, è riconosciuto un potere di accesso diretto ad alcune informazioni ritenute particolarmente significative per l'efficace esercizio del potere investigativo e di coordinamento a lui riconosciuto dall'art. 371-bis.

Si tratta del registro delle notizie di reato e di tutte le altre banche dati nonché dei registri indicati nella disposizione legislativa.

È un potere che egli esercita per diretta investitura legale, dunque senza necessità alcuna di autorizzazione da parte del giudice che procede.

Casistica

In diretta applicazione di tali principi si è ritenuto:

a) i dati derivanti da atti e documenti acquisiti dal pubblico ministero ai sensi degli artt. 117 e 371 e provenienti da indagini preliminari relative a differenti procedimenti penali concorrono a formare una prognosi di qualificata probabilità di colpevolezza per l’adozione di misure cautelari (Cass. II, n. 5491/2019);

b) che siano utilizzabili le videoregistrazioni acquisite in copia da altro procedimento in quanto esse costituiscono documentazione di attività investigativa, integrate nel verbale che deve accompagnarle, descrittivo di atti non ripetibili compiuti dalla polizia giudiziaria, e loro acquisizione avviene sulla base del coordinamento degli artt. 116 e 238 da un lato, dell'art. 117 e art. 371, comma 1 dall'altro, in copia rilasciata dall'autorità che ha materialmente a disposizione gli originali e l'attestazione di conformità è implicita nella provenienza ed estrazione del duplicato ad opera del pubblico ufficiale a ciò incaricato (Cass. I, n. 17705/2010);

c) che gli atti e i documenti acquisiti dal pubblico ministero ai sensi degli artt. 117 e 371 e provenienti da indagini preliminari relative a differenti procedimenti penali concorrono ad integrare gli indizi di colpevolezza di cui all'art. 273; ed in applicazione di tale principio si è ritenuta legittima l'ordinanza cautelare emessa sulla base di fotogrammi, estratti da ripresa televisiva a circuito chiuso, trasmessi al pubblico ministero procedente da altro ufficio di procura che li aveva raccolti in una diversa indagine a carico dei medesimi soggetti per analogo reato di rapina (Cass. II, n. 5169/1999).

Bibliografia

V. sub art. 109.

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