Codice di Procedura Penale art. 132 - Accompagnamento coattivo dell'imputato 1.Accompagnamento coattivo dell'imputato 1. 1. L'accompagnamento coattivo [375, 376, 399, 490; 22, 97-bis att.; 31 min.] è disposto, nei casi previsti dalla legge, con decreto motivato, con il quale il giudice ordina di condurre l'imputato [60, 61] alla sua presenza, se occorre anche con la forza [46 att.]. 2. La persona sottoposta ad accompagnamento coattivo non può essere tenuta a disposizione oltre il compimento dell'atto previsto e di quelli conseguenziali per i quali perduri la necessità della sua presenza. In ogni caso la persona non può essere trattenuta oltre le ventiquattro ore.
InquadramentoIn via generale l'imputato ha il diritto, ma non l'obbligo, di presenziare agli atti del processo. In alcuni casi specifici, però, la sua presenza è prevista come obbligatoria dalla legge e, qualora non compaia spontaneamente, il giudice può ordinare il suo accompagnamento a mezzo della forza pubblica. Ambito di applicazioneLa norma disciplina il potere del giudice di disporre l'accompagnamento coattivo dell'imputato. Non si applica, dunque, al pubblico ministero, per il quale trovano applicazione l'art. 376, che disciplina analogo potere dell'organo dell'accusa nelle ipotesi in cui debba procedere ad interrogatorio o confronto, nonché l'art. 375, in tema di invito a presentarsi. Nell'ipotesi di dibattimento, però, la norma di riferimento è posta dall'art. 490, al cui commento si rinvia, che prevede che il giudice possa disporre l'accompagnamento coattivo dell'imputato assente quando la sua presenza è necessaria per l'assunzione di una prova diversa dall'esame. Nel caso in cui, invece, si proceda ad incidente probatorio nel quale sia necessaria la presenza della persona sottoposta alle indagini, il suo accompagnamento coattivo può essere dal giudice disposto, in assenza di un legittimo impedimento, a norma dell'art. 399. Per il potere del pubblico ministero di disporre l'accompagnamento coatto delle persone informate sui fatti si applica, invece, l'art. 377. Infine, il potere del giudice di disporre l'accompagnamento coattivo di testi, periti, consulenti e custodi è disciplinato dall'art. 133 che segue. Profili generaliL'accompagnamento coatto è un atto gravemente limitativo della libertà personale e pertanto, a norma dell'art. 13 Cost., soggetto al principio della riserva di legge: esso è ammissibile solo nei casi in cui una specifica disposizione di legge lo preveda espressamente. Proprio per consentire il rispetto di tale principio, il primo comma della disposizione in esame prevede che il decreto con il quale il giudice dispone l'accompagnamento deve essere motivato, trattandosi di un provvedimento, da un lato, limitativo della libertà personale e, dall'altro, in potenziale conflitto con il diritto di difesa. Dunque, l'accompagnamento può essere disposto solo nei casi in cui sia consentito dalla legge in relazione a particolari esigenze di natura processuale o delle indagini e, pertanto, il provvedimento (o la richiesta del pubblico ministero nel caso di cui all'art. 376) devono esplicitare le ragioni di natura processuale o investigativa che giustificano la misura (in tema Cass. III, n. 34224/2010, in motivazione). Le singole ipotesiSi è detto che, essendo in linea generale facoltativa la partecipazione dell'imputato al processo a suo carico, il suo accompagnamento coattivo è previsto solo in casi — tassativi — nei quali la sua presenza sia inderogabilmente necessaria in relazione al compimento di specifici atti di indagine. Essi sono: a) l'esame dell'imputato in procedimento connesso (art. 210 e art. 513); b) l'ipotesi della presenza necessaria dell'indagato per compiere un atto da assumere con l'incidente probatorio (art. 399); c) analoga ipotesi nel caso in cui la presenza dell'imputato sia necessaria in dibattimento per l'assunzione di una prova diversa dall'esame. La ipotesi più rilevante, dunque, è quella in cui la presenza dell'imputato sia necessaria in giudizio, con qualunque forma esso si celebri, in udienza preliminare ovvero in incidente probatorio per l'assunzione di una prova diversa dall'esame. È il caso delle ricognizioni di persone (art. 213), dell'esperimento giudiziale (art. 218), della perizia che richieda la presenza dell'imputato (art. 220), l'ispezione personale (245). Temporaneità della misuraIn considerazione della afflittività della misura di accompagnamento coatto, in ossequio all'art. 13 Cost. il legislatore processuale si è premurato di predeterminare stringenti limiti temporali entro i quali la misura può avere efficacia; essi sono determinati in funzione del tempo strettamente necessario per il compimento dell'atto per il cui assolvimento sia necessaria la presenza dell'imputato. Ma in ogni caso la limitazione della libertà personale non può eccedere le ventiquattro ore. CasisticaIn applicazione di tali principi la giurisprudenza ha ritenuto: a) la richiesta del P.m. al giudice di disporre l'accompagnamento coattivo a norma dell'art. 376 deve esplicitare le ragioni di natura processuale o investigativa che giustificano la richiesta, e non è sufficiente il rilievo della mancata ottemperanza dell'indagato all'invito precedentemente emesso; ed il provvedimento del giudice di rigetto della richiesta non è impugnabile (Cass. III, n. 34224/2010); b) un eventuale accompagnamento coattivo disposto nei confronti dell'imputato non sana la nullità del giudizio conseguente alla nullità della notificazione del decreto di citazione (Cass. VI, n. 29821/2001); c) legittimo l'accompagnamento coattivo dell'imputato per essere sottoposto a perizia psichiatrica nel dibattimento, posto che l'art. 132 deve essere collegato all'art. 490 il quale rende possibile tale misura quando occorra assicurare la presenza dell'imputato per una prova diversa dall'esame, e tale è indubbiamente la perizia, finalizzata ad acquisire dati che richiedono specifiche competenze tecniche, e disciplinata tra i mezzi di prova (Cass. VI, n. 2443/1996); d) non determina nullità la traduzione coattiva in aula dell'imputato, che aveva documentato un impedimento a comparire, sulla base del favorevole parere di medico officiato dai giudici che induca a ritenere che egli versi in condizione di partecipare coscientemente al processo; nullità può esservi solo nell'ipotesi di dibattimento in assenza dell'imputato (Cass. I, n. 9370/1994). BibliografiaVedi sub art. 125. |