Codice di Procedura Penale art. 144 - Incapacità e incompatibilità dell'interprete.Incapacità e incompatibilità dell'interprete. 1. Non può prestare ufficio di interprete, a pena di nullità: a) il minorenne, l'interdetto [414 c.c.; 32 c.p.], l'inabilitato [415 c.c.] e chi è affetto da infermità di mente; b) chi è interdetto anche temporaneamente dai pubblici uffici [28, 29, 31 c.p.] ovvero è interdetto o sospeso dall'esercizio di una professione o di un'arte [30, 31, 35 c.p.]; c) chi è sottoposto a misure di sicurezza personali [215 c.p.] o a misure di prevenzione1; d) chi non può essere assunto come testimone [197, 197-bis] o ha facoltà di astenersi dal testimoniare [199] o chi è chiamato a prestare ufficio di testimone [120, 194 s.] o di perito [221] ovvero è stato nominato consulente tecnico [225, 233, 359] nello stesso procedimento o in un procedimento connesso [12]. Nondimeno, nel caso previsto dall'articolo 119, la qualità di interprete può essere assunta da un prossimo congiunto della persona sorda, muta o sordomuta2. [1] V. sub art. 120. [2] L'art. 1 l. 20 febbraio 2006, n. 95 ha disposto che in tutte le disposizioni legislative vigenti il termine «sordomuto» sia sostituito con l'espressione «sordo». InquadramentoLe due norme precedenti disciplinano i casi nei quali è obbligatoria, ovvero possibile, la nomina di un interprete per traduzioni di scritti o di dichiarazioni provenienti dall'imputato, dalla persona offesa ovvero da altre persone. La disposizione in commento disciplina, invece, i requisiti di capacità che deve possedere colui che viene nominato come interprete. DisciplinaAllorché, a norma dei due articoli precedenti, l'autorità giudiziaria dispone farsi luogo alla nomina di un interprete, tale ultimo deve essere individuato fra coloro che posseggano specifici requisiti. Taluni di essi sono puramente soggettivi, ed attengono dunque alla capacità del soggetto di assumere l'incarico. Gli altri, non attenendo alla persona in quanto tale ma ad un suo possibile interesse in relazione allo specifico processo, sono riconducibili al novero delle incompatibilità. Versano in situazioni di incapacità rispetto all'ufficio di interprete i seguenti soggetti: minorenni, interdetti, inabilitati, interdetti anche temporaneamente dai pubblici uffici, interdetti o sospesi dall'esercizio di una professione o di un'arte, sottoposti a misure di sicurezza personali o a misure di prevenzione. La legge opera, dunque, una presunzione di incapacità assoluta allo svolgimento dell'incarico di interprete in relazione a tutti tali soggetti: la incapacità con l'ufficio discende, da sola, dal rivestire uno di tali stati soggettivi specificamente individuati dalla norma. Del pari incapace è chi è affetto da infermità di mente. Deve naturalmente trattarsi di infermità che non ha dato luogo ad interdizione od abilitazione, perché in tal caso la incapacità discenderebbe automaticamente dalla disposizione in commento. Deve però osservarsi come, essendo regola generale quella che presume la capacità di ciascun soggetto, essa debba essere dedotta ed adeguatamente dimostrata da chi la eccepisca. Attengono invece alla sfera delle incompatibilità le seguenti condizioni soggettive che, parimenti, ostano alla assunzione dell'incarico: a) chi versa in una delle incompatibilità con l'ufficio di testimone a norma dell'art. 197, al cui commento si rinvia; b) chi avrebbe facoltà di astenersi dal testimoniare a norma dell'art. 199, al cui commento del pari si rinvia; c) chi è chiamato a prestare ufficio di testimone o di perito ovvero è stato nominato consulente tecnico nello stesso procedimento o in un procedimento connesso. La giurisprudenza ha chiarito che può essere nominato ausiliario di polizia giudiziaria per lo svolgimento della funzione di interprete colui che sia stato già sentito come persona informata sui fatti, non essendo prevista dal codice di procedura penale alcuna forma di incompatibilità (Cass. V, n. 23021/2017). E che può svolgere tali funzioni anche il soggetto che, nello stesso procedimento, abbia svolto il medesimo incarico quale ausiliario di polizia giudiziaria in fase di indagini preliminari, ancorchè non iscritto nell'apposito albo professionale (Cass. II, n. 35443/2020). E che può adempiere tale incarico anche chi sia contestualmente incaricato della ricognizione vocale, atteso che rientra tra i compiti del trascrittore anche quello di verificare, nei colloqui a più voci, quali espressioni siano attribuibili ad un soggetto e quali ad un altro, compiendo un'attività di carattere comparativo e ricognitivo rimessa alla decifrazione dei suoni, indispensabile per l'intellegibilità delle intercettazioni (Cass. II, n. 32255 /2020). Come espressamente stabilito dall'art. 119, nel caso in cui l'interprete debba tradurre un alloglotta sordo, muto o sordomuto, la qualità di interprete può essere assunta da un prossimo congiunto della persona. Ciò in quanto il legislatore tiene conto del fatto che, in simili particolarissime condizioni, la persona più vicina a quella da tradurre è di norma più di altri in condizione di comprendere e farsi comprendere. Regime della nullitàLa sanzione processuale che il legislatore riconnette alla scelta di un interprete privo delle condizioni soggettive di capacità, ovvero che versa in condizione di incompatibilità, è espressamente quella della nullità. La giurisprudenza ha affermato che tale nullità ha natura relativa e, pertanto, nell'ipotesi in cui la parte vi assista, deve essere eccepita, a pena di decadenza, prima del compimento dell'atto ovvero, se ciò non è possibile, immediatamente dopo (Cass. I, n. 17905/2015). CasisticaSulla scorta di tali principi la giurisprudenza ha ritenuto che: a) chi, nello stesso processo, ha svolto il compito di trascrizione delle registrazioni delle comunicazioni intercettate è incompatibile con l'ufficio di interprete (Cass. S.U., n. 18268/2011); b) chi, nell'ambito dello stesso procedimento, abbia provveduto a tradurre e a trascrivere, con incarico peritale, il contenuto di intercettazioni telefoniche è incompatibile a prestare l'ufficio di interprete (Cass. I, n. 6303/2000); c) chi, nell'ambito dello stesso procedimento, sia stato nominato consulente dal pubblico ministero, è incompatibile con l'ufficio di interprete (Cass. IV, n. 22839/2004). d) la nomina da parte del Collegio come interprete di persona che aveva svolto nella fase delle indagini preliminari le funzioni di ausiliario di P.G. per l'ascolto e la traduzione di conversazioni telefoniche intercettate determina nullità a regime intermedio; ma essa, per non essere sanata, deve essere eccepita prima o, quando non possibile, immediatamente dopo la nomina (Cass. I, n. 17905/2015); e) deve essere eccepita, a pena di decadenza, entro i termini di cui all'art. 182, comma secondo, la nullità conseguente all'incompatibilità dell'interprete, essendo essa di natura relativa (Cass. I, n. 20864/2010); in caso contrario essa resta sanata (Cass. I, n. 17292/2008); f) lo svolgimento della attività di interprete in un procedimento non causa incompatibilità rispetto all'ufficio di testimone, non essendo una tale incompatibilità compresa tra quelle previste dall'art. 197 e non potendosi applicare, per analogia, il disposto di cui all'art. 144, nel quale si prevede soltanto l'ipotesi inversa dell'incompatibilità del testimone a prestare ufficio di interprete (Cass. I, n. 3602/2007). |