Codice di Procedura Penale art. 157 - Prima notificazione all'imputato non detenuto.

Alessandro D'Andrea

Prima notificazione all'imputato non detenuto.

1. Nei casi di cui all'articolo 148, comma 4, la prima notificazione all'imputato non detenuto, che non abbia già ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo 161, comma 01, è eseguita mediante consegna di copia dell'atto in forma di documento analogico alla persona. Se non è possibile consegnare personalmente la copia, la notificazione è eseguita nella casa di abitazione o nel luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attività lavorativa. Nella casa di abitazione la consegna è eseguita a una persona che conviva anche temporaneamente ovvero addetta alla casa ovvero al servizio del destinatario o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci. In caso di notifica nel luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attività lavorativa, se non è possibile consegnare personalmente la copia, la consegna è eseguita al datore di lavoro, a persona addetta al servizio del destinatario, ad una persona addetta alla ricezione degli atti o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci1.

2. Qualora i luoghi indicati nel comma 1 non siano conosciuti, la notificazione è eseguita nel luogo dove l'imputato ha temporanea dimora o recapito, mediante consegna a una delle predette persone.

3. Il portiere o chi ne fa le veci sottoscrive [110] l'originale dell'atto notificato [171] e l'ufficiale giudiziario dà notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell'atto a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento [4 reg.]. Gli effetti della notificazione decorrono dal ricevimento della raccomandata.

4. La copia non può essere consegnata a persona minore degli anni quattordici o in stato di manifesta incapacità di intendere o di volere.

5. L'autorità giudiziaria dispone la rinnovazione della notificazione quando la copia è stata consegnata alla persona offesa dal reato e risulta o appare probabile che l'imputato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'atto notificato [4204, 420-bis].

6. La consegna a persona diversa dal destinatario è effettuata in plico chiuso e la relazione di notificazione è effettuata nei modi previsti dall'articolo 148, comma 82

7. Se le persone indicate nel comma 1 mancano o non sono idonee o si rifiutano di ricevere la copia, si procede nuovamente alla ricerca dell'imputato, tornando nei luoghi indicati nei commi 1 e 2 [59 att.].

8. Se neppure in tal modo è possibile eseguire la notificazione, l'atto è depositato nella casa del comune dove l'imputato ha l'abitazione, o, in mancanza di questa, del comune dove egli esercita abitualmente la sua attività lavorativa. Avviso del deposito stesso è affisso alla porta della casa di abitazione dell'imputato ovvero alla porta del luogo dove egli abitualmente esercita la sua attività lavorativa [171]. L'ufficiale giudiziario, inoltre, invia copia dell'atto, provvedendo alla relativa annotazione sull'originale e sulla copia, tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento nel luogo di residenza anagrafica o di dimora dell'imputato [4 reg.]. Gli effetti della notificazione decorrono dal ricevimento della raccomandata3.

8-bis. [Le notificazioni successive sono eseguite, in caso di nomina di difensore di fiducia ai sensi dell'articolo 96, mediante consegna ai difensori. Il difensore può dichiarare immediatamente all'autorità che procede di non accettare la notificazione. Per le modalità della notificazione si applicano anche le disposizioni previste dall'articolo 148, comma 2-bis ]4.

8-ter. Con la notifica del primo atto, anche quando effettuata con le modalità di cui all'articolo 148, comma 1, l'autorità giudiziaria avverte l'imputato, che non abbia già ricevuto gli avvertimenti di cui all'articolo 161, comma 01, che le successive notificazioni, diverse dalla notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, della citazione in giudizio ai sensi degli articoli 450, comma 2, 456, 552 e 601, nonché del decreto penale di condanna, saranno effettuate mediante consegna al difensore di fiducia o a quello nominato d'ufficio. Avverte, inoltre, il destinatario dell'atto dell'onere di indicare al difensore ogni recapito telefonico o indirizzo di posta elettronica nella sua disponibilità, ove il difensore possa effettuare le comunicazioni, nonché di informarlo di ogni loro successivo mutamento5.

8-quater. L'omessa o ritardata comunicazione da parte del difensore dell'atto notificato all'assistito, ove imputabile al fatto di quest'ultimo, non costituisce inadempimento degli obblighi derivanti dal mandato professionale6.

 

[1] Comma sostituito dall'articolo 10, comma 1, lett. i), num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Il testo precedente alla sostituzione era il seguente: «1. Salvo quanto previsto dagli articoli 161 e 162, la prima notificazione all'imputato [60, 61] non detenuto [156] è eseguita mediante consegna di copia alla persona. Se non è possibile consegnare personalmente la copia, la notificazione è eseguita nella casa di abitazione o nel luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attività lavorativa, mediante consegna a una persona che conviva anche temporaneamente o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci .» Per la particolare residenza delle persone ammesse ad uno speciale programma di protezione, v. art. 7 d.lg. 29 marzo 1993, n. 119. V. anche il d.l. 15 gennaio 1991, n. 8, conv., con modif., nella l. 15 marzo 1991, n. 82, così come modificato dalla l. 13 febbraio 2001, n. 45.

[2] Comma sostituito dall'articolo 10, comma 1, lett. i), num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199Il testo precedente alla sostituzione era il seguente: «6.La consegna alla persona convivente, al portiere o a chi ne fa le veci è effettuata in plico chiuso e la relazione di notificazione [168] è effettuata nei modi previsti dall'articolo 148, comma 3 .» Le parole «è effettuata nei modi previsti dall'articolo 148, comma 3» sono state sostituite alle parole «è scritta all'esterno del plico stesso» dall'art. 17414d.lg. 30 giugno 2003, n. 196, in materia di protezione dei dati personali, con effetto dal 1° gennaio 2004.  Ma v. il d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101, il cui art. 27, comma 1, lett. c), n. 3)ha abrogato il suddetto art. 174 d.lgs. n. 196, cit.

[3] Comma modificato dall'articolo 10, comma 1, lett. i), num. 3) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che ha sostituito le parole seguenti: «, inoltre, invia copia dell'atto, provvedendo alla relativa annotazione sull'originale e sulla copia, tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento nel luogo di residenza anagrafica o di dimora dell'imputato» alle parole «dà inoltre comunicazione all'imputato dell'avvenuto deposito a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[4] Comma aggiunto dall'art. 21d.l. 21 febbraio 2005, n. 17, conv., con modif., in l. 22 aprile 2005, n. 60 (gli ultimi due periodi sono stati aggiunti in sede di conversione) e successivamente abrogato dall'articolo 98, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150,  a decorrere dalla entrata in vigore del medesimo decreto. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[5] Comma aggiunto dall'articolo 10, comma 1, lett. i), num. 4) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[6] Comma aggiunto dall'articolo 10, comma 1, lett. i), num. 4) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

Inquadramento

L'art. 157 è una regola, con disciplinata dettagliata, la prima notificazione all'imputato non detenuto.

Per come chiarito dalla giurisprudenza, l'art. 157 é una norma generale, applicabile ove non derogata da una norma speciale (Cass. VI, n. 1778/1994).

La consegna a mani proprie

La prima notificazione all'imputato non detenuto, per la parte introduttiva del primo comma, è eseguita mediante consegna di copia dell'atto alla persona. Essa rappresenta la modalità principale e preferita di effettuazione della notifica, in quanto consente di far ritenere, con ragionevole certezza, che l'atto giunga effettivamente a conoscenza del destinatario, consentendogli una piena esplicazione del suo diritto di difesa.

La giurisprudenza ha, in conformità, affermato che la notifica eseguita a mani proprie dell’imputato, pur in presenza di un’elezione di domicilio, è valida dovunque essa avvenga, in quanto costituisce la forma più sicura per portare l’atto a conoscenza del destinatario (Cass. I, n. 9544/2018).

Le Sezioni Unite hanno chiarito che la notificazione è validamente eseguita quando il destinatario rifiuti di ricevere materialmente l'atto dopo averne preso cognizione dei contenuti, secondo la rituale attestazione compiuta dall'ufficiale giudiziario nella relazione di notifica, dovendosi ritenere tale comportamento equivalente alla consegna dell'atto, senza che si renda necessario procedere alle ulteriori ricerche previste dall'art. 157, comma 7 (Cass. S.U., n. 155/2012). L'ufficiale giudiziario, pertanto, non ha alcun obbligo di proseguire le ricerche nei luoghi e con le modalità alternativamente indicate dallo stesso art. 157. 

È stato precisato, ancora, che nell’ipotesi di notifica effettuata a familiare convivente ai sensi dell’art. 157, comma 1, non è previsto che l’ufficiale giudiziario dia un ulteriore avviso al destinatario mediante l’invio di una lettera raccomandata, come è invece disposto dalla l. n. 890/1982 con riguardo alle notifiche effettuate dall’agente postale (Cass. V, n. 4652/2018).

In relazione al numero di copie da consegnare è stato affermato che la violazione delle disposizioni dell’art. 54 disp. att. — per il quale il numero di copie degli atti da notificare deve essere uguale a quello dei destinatari della notificazione — non è sanzionata a pena di nullità, stante il principio di tassatività delle nullità, stabilito dall’art. 177 (Cass. IV, n. 22006/2018).

Le successive forme di notificazione

Nel caso in cui non sia possibile procedere alle consegna a mani proprie dell'atto da notificare, e sempre che non vi sia stata dichiarazione o elezione di domicilio, intervengono le successive forme di notificazione, elencate dalla seconda parte del comma 1 e poi in tutti i seguenti commi dell'art. 157, secondo un ordine decrescente, in cui diviene progressivamente sempre più incerta la possibilità che vi sia un'effettiva conoscenza dell'atto da parte del destinatario. Sono previsti, infatti, subordinatamente alla forma di notifica principale, una serie di luoghi e di soggetti cui è possibile consegnare l'atto ed effettuare le notifiche, ordinati in maniera tale per cui è possibile procedere alla forma successiva solo ove la precedente non sia risultata praticabile.

Tale assunto, tuttavia, non è stato condiviso da parte della giurisprudenza, che ha ritenuto valida la prima notificazione all’imputato non detenuto effettuata nel luogo di abituale esercizio dell’attività lavorativa mediante consegna dell’atto a un dipendente, atteso che l’art. 157 non fissa alcun ordine di precedenza tra i luoghi in cui la notifica può essere eseguita e che il rapporto di lavoro implica la temporanea convivenza richiesta dalla norma, sicché in tale ipotesi, diversamente dal caso in cui la notifica avvenga mediante consegna al portiere o a chi ne fa le veci, non è richiesta la sottoscrizione dell’originale e l’invio della raccomandata (Cass. III, n. 8182/2016).

In dottrina (Grilli, 162) si ritiene che l'ufficiale giudiziario debba indicare nella relata di notifica, a pena di nullità, di non aver potuto effettuare la notificazione a mani proprie prima di poter procedere alle successive forme previste dall'art. 157.

I luoghi della notificazione

Ai sensi della seconda parte del comma 1, i primi luoghi in cui si deve procedere all'effettuazione della notificazione, nel caso in cui sia impossibile la consegna diretta all'imputato non detenuto, sono rappresentati dalla casa di abitazione o dal luogo in cui l'imputato esercita abitualmente l'attività lavorativa.

In proposito, la giurisprudenza ha osservato che l'art. 157 prevede che la notifica all'imputato, nel caso in cui non possa essere effettuata mediante consegna a mani dell'interessato, vada eseguita nella casa di abitazione del suddetto, ovvero nel luogo nel quale costui esercita la attività lavorativa; in tal modo viene preferita la notificazione nel luogo nel quale normalmente si vive o si lavora, rispetto a quella da eseguirsi nella residenza anagrafica, la quale rappresenta un mero dato formale, che non necessariamente coincide con quello reale (Cass. V, n. 7597/1999).

Il luogo di lavoro, per espressa indicazione normativa, coincide con quello in cui viene svolta abitualmente l'attività lavorativa, senza rilievo alcuno della sede principale degli interessi e degli affari, invece presente nella nozione di domicilio indicata dall'art. 43, comma 1, c.c.

Peraltro, la pluralità dei luoghi in cui si svolge l'attività lavorativa del destinatario dell'atto non impedisce che uno degli stessi possa essere ritenuto come luogo di abituale esercizio dell'attività professionale in cui, a norma dell'art. 157, comma 1, può avvenire la notificazione; infatti, la menzionata pluralità dei luoghi non è incompatibile con quella continuità di esercizio professionale che è richiesta come condizione perché il destinatario sia in grado di venire a conoscenza dell'atto e per la quale non è necessaria la sua continua presenza fisica, essendo sufficiente una semplice predisposizione di mezzi stabile ed idonea allo scopo (Cass. III, n. 589/1996).

Ai sensi del comma 2, ove non siano conosciuti la casa di abitazione o il luogo di abituale esercizio dell'attività lavorativa dell'imputato, la notificazione è eseguita nel luogo in cui l'imputato ha temporanea dimora o recapito.

Si tratta di concetti non semplici, considerato che la temporaneità dovrebbe essere comunque collegata ad un luogo dotato di una certa stabilità e continuità.

È stato al riguardo osservato che per “temporanea dimora o recapito” deve intendersi un recapito riferito ad una certa abitualità, sia pure provvisoria, e non già un luogo ove ci si rechi saltuariamente e, quindi, non sia possibile sapere quando vi sia la reperibilità. In tal senso, non può intendersi “temporanea dimora o recapito” il fermo posta, dal momento che tale luogo può offrire solo la eventualità della comunicazione, essendo destinato alla sola corrispondenza postale diretta all'interessato (Cass. I, n. 2039/1991).

La consegna a persona convivente

Primo soggetto cui le norme dei commi 1 e 2 prevedono che debba essere consegnato l'atto, ove non sia possibile la notifica a mani proprie all'interessato, è la persona che convive anche temporaneamente con l'imputato nel luogo in cui questi è reperibile.

La giurisprudenza ha chiarito come, ai fini dell'applicazione dell'art. 157, per familiari conviventi debbano intendersi non soltanto le persone che convivono stabilmente con il destinatario dell'atto e che anagraficamente facciano parte della sua famiglia, ma anche quelle che si trovino al momento della notificazione nella sua casa di abitazione, purché le stesse, per la qualifica declinata all'ufficiale giudiziario, rappresentino a quest'ultimo una situazione di convivenza, sia pure di carattere meramente temporaneo, che legittima nell'agente notificatore il ragionevole affidamento che l'atto perverrà all'interessato (Cass. III, n. 5930/2015).

Non è consentito ricondurre il concetto di “coabitazione”, che per le sue connotazioni si caratterizza come rapporto del tutto contingente, determinato dalla occasionale dimora di due persone nello stesso luogo, in quello di “convivenza”, che implica una comunanza di vita tra due soggetti caratterizzata da rapporti qualificati per l'esistenza tra di loro di vincoli, di natura familiare o da relazioni di colleganza o di prestazione d'opera, in forza dei quali il consegnatario possa ritenersi autorizzato a ricevere gli atti destinati all'imputato nella di lui assenza (Cass. II, n. 1181/1985).

È stato affermato, quindi, che è valida la notificazione all'imputato effettuata presso il domicilio eletto a mani di persona capace e convivente a nulla rilevando, in assenza di comunicazione della variazione di domicilio, il mutamento di dimora frattanto intervenuto, dovendo il rapporto di convivenza con i familiari intendersi come basato, più che sulla continuità della coabitazione, sulla persistenza dei vincoli che legano tra loro i membri di una stessa famiglia, che non cessano a causa del temporaneo allontanamento di uno di essi (Cass. II, n. 9776/2013).

Qualora, poi, la notificazione sia effettuata a mani di persona convivente del destinatario, come tale indicata nella relazione dell'ufficiale giudiziario, l'eccezione di nullità fondata sull'inesistenza del rapporto di convivenza deve essere rigorosamente provata e a tal fine non è sufficiente l'allegazione di un certificato anagrafico di residenza in cui non figuri il nome del consegnatario dell'atto in questione (Cass. III, n. 229/2018).

È, infatti, principio consolidato quello per cui lo stato di convivenza della persona che riceve l'atto notificato si presume fino a prova contraria, poiché l'indicazione fornita dall'ufficiale giudiziario nella relata di notifica deriva, quanto alla rilevazione del predetto stato, dall'apparenza della situazione, e non da uno specifico accertamento.

La convivenza con il destinatario dell'atto da parte della persona che lo riceve, attestata dall'ufficiale giudiziario sulla base dell'apparenza della situazione e di quanto dichiarato dal consegnatario, deve presumersi, cioè, fino a prova contraria, il cui onere grava su colui che eccepisce la irregolarità della notificazione (Cass. IV, n. 27549/2008).

In applicazione di tutti gli indicati principi, la giurisprudenza ha ritenuto persone temporaneamente conviventi, ai sensi dell'art. 157: l'addetta alla casa (Cass. III, n. 5930/2015); la “stagista”, in quanto ricorre un rapporto di convivenza temporanea che ne rende assimilabile la posizione a quella di persona dipendente, pur essendo il rapporto di lavoro temporaneo e finalizzato al tirocinio (Cass. III, n. 26154/2008); la persona che alloggi in albergo, mediante consegna della copia notificata al portiere o ad altra persona stabilmente addetta (Cass. V, n. 5806/1982); il collega di studio, anche ove questi non svolga la medesima attività lavorativa del destinatario dell'atto (Cass. II, n. 24540/2009); il superiore gerarchico (Cass. VI, n. 5505/1999).

La prova contraria, idonea a vincere la presunzione della sussistenza dello stato di convivenza, non può essere fondata su di un'autocertificazione, e deve essere precisa e rigorosa, essendosi, pertanto, ritenuta valida ed efficace la notificazione effettuata a mani del coniuge dell'imputato, quando la convivenza risulti indicata nella relata dall'ufficiale giudiziario e dagli atti non emerga alcun elemento per ritenere che la stessa manchi, con riferimento ad una fattispecie in cui l'imputato aveva lamentato che l'atto gli era stato notificato mediante consegna al coniuge separato (Cass. IV, n. 195/1996).

In ogni modo, per come osservato dalle Sezioni Unite, in tema di notificazioni eseguite a norma dell'art. 157, comma 1, la mancata indicazione, nella relazione dell'ufficiale giudiziario, del rapporto intercorrente tra l'imputato destinatario della notificazione di un atto e la persona consegnataria dell'atto medesimo non è, di per sé, causa di nullità della notificazione, ma incide sulla presunzione dell'esistenza di quel rapporto, che pertanto può essere desunto da qualsiasi altro elemento (Cass. S.U., n. 35402/2003).

Tuttavia, ove la notificazione avvenga in luogo diverso da quello del domicilio eletto, mediante consegna a persona legata da rapporto di parentela, non opera la presunzione di convivenza, ma è necessaria una esplicita attestazione nella relata di notifica dello stato di convivenza (Cass. I, n. 48477/2004).

È stato, poi, affermato che, in tema di notificazione all'imputato eseguita nella casa di abitazione con consegna di copia a persona convivente, l'omessa indicazione nella relazione di notificazione della capacità e della convivenza del consegnatario, di cui siano però indicati la data di nascita ed il rapporto di stretta parentela con il destinatario dell'atto, non rende invalida la notificazione, perché l'attestazione del rapporto di stretta parentela fa desumere il rapporto di convivenza, e perché la capacità di intendere e di volere deve essere ritenuta in re ipsa dal momento che la legge non impone all'ufficiale giudiziario il compimento di particolari indagini (Cass. II, n. 47691/2014).

La norma del comma 4 dispone che la copia non può essere consegnata a persona minore degli anni quattordici o in stato di manifesta incapacità di intendere e di volere.

In proposito la giurisprudenza ha ritenuto che, in tema di validità della notificazione, lo stato di capacità d'intendere e di volere della persona che riceve l'atto si presume fino a prova del contrario, atteso che l'indicazione di capacità contenuta nella relazione dell'ufficiale giudiziario prescinde da un accertamento specifico e deve solo conformarsi al dettato dell'art. 157, comma 4, il quale fa divieto al suddetto di consegnare copia a persona che si trovi nello stato di «manifesta» incapacità (Cass. VI, n. 22651/2001).

Il comma 5 prevede, invece, che l'autorità giudiziaria debba disporre la rinnovazione della notificazione quando la copia sia stata consegnata alla persona offesa del reato e risulti o appaia probabile che l'imputato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'atto.

La giurisprudenza ha, in proposito, precisato che la notifica del decreto di citazione per il giudizio effettuata a mani della persona offesa convivente con l'imputato non configura alcuna nullità della notificazione ex art. 171, lett. d), in quanto non è previsto alcun divieto di consegna alla persona offesa dal reato di atti da notificare all'imputato, sussistendo in tal caso, in capo al giudice, esclusivamente il dovere di disporre la rinnovazione della notificazione, ai sensi dell'art. 157, comma 5, ove risulti o appaia probabile che l'interessato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'atto (Cass. III, n. 12280/2000).

La previsione del comma 6 stabilisce, poi, che la consegna alla persona convivente — così come al portiere o a chi ne fa le veci — è eseguita in plico chiuso e la relazione di notificazione è effettuata nei modi previsti dall'art. 148, comma 3.

La giurisprudenza ha, tuttavia, precisato che l'art. 157, comma 6 è diretta solo alla tutela del diritto alla riservatezza e non incide sulla conoscenza dell'atto da parte del destinatario, per cui nessuna conseguenza può derivarne sul piano processuale (Cass. I, n. 11304/1993), nel senso che l'eventuale sua inosservanza non determina nessuna causa di nullità, bensì solo una mera irregolarità.

La consegna al portiere

L’art. 157, comma 3, prevede che, ove non sia possibile la consegna diretta della copia dell’atto all’imputato non detenuto ovvero a persona convivente, la notifica debba essere effettuata al portiere o a chi ne fa le veci, che sottoscrive l’originale dell’atto notificato, spettando poi all’ufficiale giudiziario dare notizia al destinatario dell’avvenuta notificazione dell’atto a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento. In tal caso gli effetti della notifica decorrono dal ricevimento della raccomandata.

Per parte della dottrina (Grilli, 184), pur non deponendo in tal senso la norma, la consegna al portiere andrebbe effettuata anche in caso di inidoneità o rifiuto del convivente, posto che il ricorso alle successive fasi del secondo accesso o del deposito nella casa del comune sarebbero opzioni sicuramente meno garantite.

Sempre per la dottrina (Jazzetti Pacini, 152), i termini di portiere e di sostituto portiere andrebbero riferiti, per ragioni di garanzia soggettiva, solo a coloro che risultano iscritti nell’apposito registro tenuto dall’autorità di pubblica sicurezza (ai sensi dell’art. 62 r.d. n. 773/1931 — t.u.l.p.s. e degli artt. 111-114 r.d. n. 635/1940) con esclusione, pertanto, dei loro familiari o di chi esercita tali mansioni in maniera esclusivamente fattuale.

Incombe sull’ufficiale giudiziario l’onere di accertare che colui che si qualifica come portiere lo sia veramente.

La giurisprudenza ha affermato che è legittima la notifica di un atto effettuata all’imputato che abbia dichiarato domicilio in un campo nomadi, mediante consegna a soggetto incaricato di controllarne l’accesso, trattandosi di qualifica parificabile, a tal fine, a quella di “portiere dello stabile” (Cass. V, n. 5358/2008).

A norma dell’art. 157, comma 3, richiamato dall’art. 167, quando la notificazione a soggetti diversi da quelli indicati nell’art. 153 — e, quindi, anche ai difensori — avviene mediante consegna di copia al portiere o a chi ne fa le veci, alla stessa deve seguire la comunicazione dell’eseguito adempimento, da dare al destinatario mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento, e gli effetti della notificazione decorrono dal ricevimento della raccomandata (Cass. III, n. 8315/2005).

La notificazione eseguita, in assenza dell’imputato e di persone con lui conviventi, mediante consegna dell’atto al portiere, ai sensi dell’art. 157, comma 3, è da considerarsi regolare anche nel caso in cui, perdurando la suddetta assenza, la lettera raccomandata di conferma, successivamente inviata all’imputato in ossequio a quanto previsto dalla citata norma, venga anch’essa consegnata al portiere (Cass. VI, n. 44827/2004).

Le Sezioni Unite, dirimendo un conflitto interpretativo sulla necessità di invio della raccomandata nel caso in cui il destinatario sia il difensore, hanno chiarito che, in tal caso, l’ufficiale giudiziario ha l’obbligo di dare notizia al destinatario dell’avvenuta notificazione dell’atto a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, atteso che la prescrizione di cui all’art. 157, comma 3, si applica anche per le notifiche da eseguire a soggetti diversi dall’imputato, di cui all’art. 167 (Cass. S.U., n. 36634/2005).

Il secondo accesso

Il comma 7 stabilisce che se le persone indicate nel comma 1 mancano o non sono idonee o si rifiutano di ricevere la copia, si procede nuovamente alla ricerca dell'imputato, tornando sui luoghi indicati nei commi 1 e 2.

La norma deve essere letta in combinato con l'art. 59 disp. att., per il quale, in caso di mancanza o inidoneità delle persone indicate nell'art. 157, comma 1, il secondo accesso deve avvenire in uno dei luoghi successivi e in orario diverso da quello del primo accesso.

La giurisprudenza ha,, chiarito che la prescrizione per l'ufficiale giudiziario che non reperisca alcuna persona idonea a ricevere l'atto di tentare un secondo accesso, da attuare in uno dei giorni successivi ed in orario diverso, è osservata anche quando entrambi gli accessi siano compiuti, in orari non coincidenti, nella stessa fascia antimeridiana della giornata (Cass. VI, n. 28303/2003).

La Corte costituzionale  ha affermato nella sentenza Corte cost. n. 135/2000 che l'espletamento del secondo accesso rappresenta un vero e proprio obbligo giuridico per l'organo della notificazione, il cui mancato rispetto determina, più che una nullità, l'applicazione di sanzioni disciplinari o, addirittura, penali nei confronti del soggetto obbligato.

Il deposito nella casa comunale

La previsione del comma 8 dispone che, nel caso in cui tutti i precedenti tentativi di notificazione non siano andati a buon fine, l'atto debba essere depositato nella casa del comune dove l'imputato ha l'abitazione o, in mancanza di questa, del comune dove esercita abitualmente la sua attività lavorativa.

La S.C. ha osservato che il ricorso alla procedura di notificazione all'imputato attraverso il deposito dell'atto nella casa comunale, accompagnato dagli ulteriori adempimenti previsti dall'art. 157, comma 8, è possibile solo dopo aver percorso in via cumulativa e non alternativa tutte le vie indicate dai precedenti commi del medesimo articolo, e in particolare la notifica mediante consegna personale ovvero a persone abilitate presso la casa di abitazione o il luogo di abituale esercizio dell'attività lavorativa; l'omissione di tali adempimenti determina la nullità della notifica a norma dell'art. 171, lett. d), che, inficiando il procedimento della vocatio in ius, ha carattere assoluto ai sensi dell'art. 179 (Cass. VI, n. 5722/2015).

In ragione del chiaro dettato del comma 8, la procedura in esso indicata non può trovare applicazione nel caso in cui l'imputato non abiti o non lavori più in un determinato comune, ovvero quando si conosca solo la sua dimora o il suo recapito, in tal caso essendo necessario procedere col rito previsto per gli irreperibili.

Al deposito dell'atto nella casa comunale seguono dei successivi adempimenti dell'ufficiale giudiziario, espressamente indicati dal comma 8, aventi ad oggetto la fissazione alla porta della casa di abitazione dell'imputato ovvero alla porta del luogo ove egli abitualmente esercita la sua attività lavorativa dell'avviso dell'intervenuto deposito, di cui viene data, altresì, comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Gli effetti della notificazione decorrono dal ricevimento della raccomandata, con la quale si avvisa l'interessato dell'avvenuto deposito dell'atto da notificare presso la casa comunale (Cass. III, n. 42160/2013).

Si tratta di adempimenti previsti a pena di nullità, avendo precisato la giurisprudenza che la notificazione mediante deposito nella casa comunale seguita dalla comunicazione all’interessato a mezzo del servizio postale, si perfeziona con la ricezione della lettera raccomandata spedita dall’ufficiale giudiziario, in difetto della cui prova la notificazione stessa deve considerarsi nulla (Cass. II, n. 21984/2017). Allo stesso modo, è nulla — con conseguente nullità dell'ordinanza emessa all'esito dell'udienza — la notifica al difensore del decreto di fissazione dell'udienza camerale, nel caso in cui sia stata omessa la comunicazione, ex art. 157, comma 8, dell'avvenuto deposito nella casa comunale dell'atto di citazione, a mezzo di lettera raccomandata, con avviso di ricevimento (Cass. V, n. 40451/2010).

Quando si procede alla notificazione nelle forme previste dal comma 8, poi, la comunicazione dell'avvenuto deposito presso la casa comunale dell'atto può essere ricevuta dal portiere dello stabile, tale qualificatosi al momento della consegna, mentre l'onere di fornire la prova dell'eventuale inesistenza del servizio di portierato presso il proprio domicilio grava sul destinatario che intenda contestare la validità della notificazione (Cass. IV, n. 37054/2008).

È stato affermato, comunque, che dà luogo a nullità della notificazione a regime intermedio, e non a carattere assoluto, la mancanza in atti dell'avviso di ricevimento della raccomandata di avvenuto deposito, presso la casa comunale, della citazione a giudizio (Cass. III, n. 40928/2010).

Qualora, poi, la raccomandata spedita a seguito dell'inutile accesso ai luoghi indicati dalla legge per avvisare l'interessato dell'avvenuto deposito presso la casa comunale dell'atto da notificare non possa essere recapitata per assenza od inidoneità delle persone chiamate a riceverla e non venga ritirata nei termini, l'ufficiale giudiziario non è tenuto ad informare il destinatario della notifica del deposito e delle formalità compiute mediante la spedizione di una ulteriore raccomandata (Cass. IV, n. 14183/2015).

La notifica al difensore di fiducia

Il conclusivo comma 8-bis  prevede che le notifiche successive alla prima vadano eseguite mediante consegna al difensore di fiducia, in caso di sua intervenuta nomina ai sensi dell'art. 96.

Si tratta di una norma che — a dispetto del riferimento contenuto in rubrica alla prima notificazione all'imputato — regola le fasi successive alla prima notifica, evidentemente ritenendo che il vincolo fiduciario creato tra il difensore e l'assistito possa costituire una valida garanzia per consentire un'effettiva conoscenza dell'atto da parte del destinatario.

La giurisprudenza ha chiarito che la disposizione dell'art. 157, comma 8-bis, si applica a tutti i casi di notificazione disciplinati dall'art. 157, e, pertanto, anche se la prima notifica sia stata regolarmente eseguita nell'abitazione dell'imputato (Cass. IV, n. 41649/2005). La forma di notificazione prevista dal comma 8-bis, secondo cui le notificazioni all’imputato non detenuto, successive alla prima, sono eseguite mediante consegna al difensore di fiducia che non abbia rinunciato a riceverle, non prevale incondizionatamente sugli altri criteri ordinari ma si aggiunge ad essi, a fini di accelerazione processuale ed in attuazione del principio di ragionevole durata del processo, fatto salvo il caso in cui consti una dichiarazione o elezione di domicilio, che ha prevalenza rispetto agli altri criteri di notificazione (Cass. I, n. 37076/2018).

Il comma 8-bis, concernente il regime delle notificazioni successive alla prima, riguarda, cioè, l'intero processo e non già ogni grado di giudizio, sicché non occorre individuare per ciascuna fase processuale una “prima” notificazione rispetto alla quale possa, poi, trovare attuazione la nuova disciplina (Cass. VI, n. 19764/2013).

La modalità di notificazione di cui all'art. 157, comma 8-bis, non presuppone il previo infruttuoso esperimento della notifica con le modalità di cui ai commi precedenti, bensì soltanto che si tratti di una notificazione successiva ad altra già eseguita con le modalità ordinarie non già nel grado, ma nel corso dell'intero processo fin dal suo inizio (Cass. III, n. 21626/2015).

La disciplina del comma 8-bis non trova applicazione solo nel caso in cui l'imputato abbia dichiarato o eletto domicilio, atteso l'incipit dello stesso art. 157, che fa salvo quanto previsto dagli artt. 161 e 162 (in tal senso anche Cass. II, n. 41735/2015).

Ciò è stato affermato dalla giurisprudenza di legittimità, che ha ritenuto nulla la notificazione eseguita a norma dell'art. 157, comma 8-bis, presso il difensore di fiducia, qualora l'imputato abbia dichiarato o eletto domicilio per le notificazioni. Detta nullità è di ordine generale a regime intermedio e deve ritenersi sanata nei soli casi in cui risulti provato che la notificazione nulla non abbia impedito all'imputato di conoscere l'esistenza dell'atto e di esercitare il diritto di difesa, nonché nei casi in cui non sia stata tempestivamente dedotta, essendo soggetta alla sanatoria speciale di cui all'art. 184, comma 1, alle sanatorie generali di cui all'art. 183, alle regole di deducibilità di cui all'art. 182, oltre che ai termini di rilevabilità di cui all'art. 180 (Cass. IV, n. 18098/2015).

Per espressa indicazione normativa, la disciplina del comma 8-bis non opera ove il difensore dichiari immediatamente all'autorità procedente di non accettare la notificazione.

La giurisprudenza maggioritaria ha chiarito il contenuto dell'indicata disposizione, prevedendo che la dichiarazione con la quale il difensore di fiducia rifiuta di accettare le notificazioni degli atti diretti al proprio assistito deve essere fatta, per produrre gli effetti previsti, dopo l'atto di nomina, senza attendere la notifica di un qualche atto (Cass. II, n. 14888/2020).

In tal modo, quindi, l'ambito applicativo dell'indicato strumento di notificazione appare sostanzialmente rimesso alla scelta discrezionale operata dal difensore.

È, tuttavia, valida la notifica del decreto di citazione eseguita ai sensi dell'art. 157, comma 8-bis, al difensore che in precedenza aveva dichiarato di non accettare le notificazioni per conto dell'assistito, qualora per facta concludentia risulti l'accettazione tacita e sopravvenuta della notifica stessa (Cass. I, n. 44993/2007). Pertanto, la dichiarazione con la quale il difensore di fiducia abbia esercitato la facoltà di ricusare la ricezione delle comunicazioni e delle notifiche destinate al suo assistito deve intendersi implicitamente revocata quando il professionista abbia poi accettato l'atto senza nulla opporre (Cass. III, n. 41560/2017).

È stata considerata legittima, poi, la notifica di atti nei confronti dell'imputato non detenuto, con le modalità di cui all'art. 157, comma 8-bis, pur se la prima notificazione sia stata effettuata quando il medesimo era ancora soltanto indagato, perché all'indagato non si estendono solo i diritti e le garanzie previste per l'imputato, ma ogni altra disposizione che a quest'ultimo faccia riferimento (Cass. III, n. 24263/2010).

La modalità di notificazione di cui all'art. 157, comma 8-bis, può essere utilizzata anche con riferimento all'imputato irreperibile, pur quando non sia stato emesso il decreto di latitanza (Cass. I, n. 22733/2009); mentre non può essere applicata alla fase esecutiva nel caso di prima notificazione da eseguirsi dopo l'instaurazione della stessa (Cass. III, n. 14930/2009).

L'ultimo inciso del comma 8-bis prevede, infine, che per le modalità di notificazione si applicano anche le disposizioni previste dall'art. 148, comma 2-bis, consentendo, dunque, il ricorso ai mezzi tecnici idonei.

È stato conseguentemente osservato che la ricezione dell’atto tramite posta elettronica certificata da parte del difensore fiduciario che, in precedenza, abbia dichiarato di non voler accettare le notificazioni per conto dell’assistito, non può valere quale tacita revoca della precedente dichiarazione e conseguente valida accettazione dell’atto, poiché la ricezione tramite PEC, in quanto automatica, non è espressione di una volontà contraria rispetto a quella in precedenza manifestata (Cass. III, n. 57105/2017). 

Modifiche introdotte dal d.lgs. n. 150/2022 (c.d. riforma Cartabia)

L’art. 10, comma 1, lett. i), e l’art. 98, comma 1, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, hanno introdotto significative modifiche al testo dell’art. 157, anche prevedendo l’abrogazione del comma 8-bis.

Nell’attuale formulazione, l’articolo disciplina le modalità di esecuzione della prima notificazione di atti diversi da quelli introduttivi del giudizio (avviso di fissazione dell’udienza preliminare, citazione in giudizio ai sensi degli artt. 450, comma 2, 456, 552 e 601) e dal decreto penale di condanna all’imputato non detenuto, cui non possa effettuarsi la notifica in via telematica, che non abbia già ricevuto gli avvertimenti previsti dall’art. 161, comma 01, stabilendo, al primo comma, che la notifica deve essere eseguita mediante consegna di copia dell’atto in forma di documento analogico a mani proprie dell’interessato, ovvero, ove ciò non sia possibile, a chi con lui conviva anche temporaneamente o alla persona addetta alla casa ovvero al servizio del destinatario o, in mancanza, al portiere o a chi ne fa le veci, presso la casa di abitazione, ovvero infine, secondo nuova previsione, mediante consegna al datore di lavoro o ad una persona addetta alla ricezione degli atti, nel luogo in cui l’imputato esercita abitualmente l’attività lavorativa. Alla notifica dell’atto deve accompagnarsi, ai sensi del nuovo comma 8-ter, l’avviso - identico a quello previsto dall’art. 161, comma 01 - che le successive notificazioni di atti diversi da quelli introduttivi del giudizio saranno effettuate mediante consegna al difensore di fiducia o a quello nominato d’ufficio, nonché l’avviso dell’onere di indicare al difensore ogni recapito telefonico o indirizzo di posta elettronica nella sua disponibilità, ove il difensore possa effettuare le comunicazioni, nonché di informarlo di ogni loro successivo mutamento.

A seguito dell’intervenuta abrogazione del comma 8-bis, non è più riconosciuta al difensore la facoltà di non accettare il ruolo di domiciliatario del proprio assistito. È stata, tuttavia, introdotta, a parziale temperamento, la previsione del comma 8-quater, per la quale l’omessa o ritardata comunicazione del difensore al proprio assistito dell’atto notificato, imputabile al fatto di quest’ultimo, non costituisce inadempimento degli obblighi derivanti dal mandato professionale.

Praticamente immutate le previsioni di tutti gli ulteriori commi, è stato novellato, infine, il comma 8, disponendosi che quando la notifica viene effettuata presso la casa comunale, con affissione dell’avviso del deposito alla porta della casa di abitazione dell’imputato ovvero alla porta del luogo dove egli abitualmente esercita la sua attività lavorativa, l’ufficiale giudiziario non deve più comunicare all’imputato l’avvenuto deposito a mezzo di lettera raccomandata, ma deve, invece, inviare copia dell’atto presso il luogo di residenza o dimora dell’imputato, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, provvedendo alla relativa annotazione sull’originale e sulla copia dell’atto.

Entrata in vigore della riforma

La modifica normativa dell’art. 157 ha decorrenza dal 30 dicembre 2022, secondo quanto stabilito dall’art. 6 del d.l. 31 ottobre 2022, n. 162. 

In difetto di una normativa transitoria ad hoc, la novella si applicherà secondo il principio tempus regit actum.

Bibliografia

Bartolini - Bartolini - Savarro, Le notificazioni nel processo civile e nel processo penale, Piacenza, 2010; Berni, Un pò di luce e molte ombre per l'imputato contumace, in Giur. it. 2007, 1258; Cerqua, Le notificazioni nel processo penale, Milano, 2004; Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia, Profili processuali,in Sistema penale, 2022, 1; Grilli, Le notificazioni penali, Milano, 1990; Jazzetti-Pacini, La disciplina degli atti nel nuovo processo penale, Milano, 1993; Palumbo, Le notificazioni nel rito penale, Napoli, 1992; Potetti, Questioni in tema di notificazioni penali, in Arch. n. proc. pen. 2005, 533; Santalucia, La notificazione per mezzo del difensore di fiducia: ragioni e ambito applicativo del nuovo strumento di semplificazione processuale, in Cass. pen. 2008, 4014.

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