Codice di Procedura Penale art. 179 - Nullità assolute.Nullità assolute. 1. Sono insanabili e sono rilevate di ufficio in ogni stato e grado del procedimento [627 4] le nullità previste dall'articolo 178, comma 1, lettera a), quelle concernenti l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale [178 1b] e quelle derivanti dalla omessa citazione dell'imputato o dall'assenza del suo difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenza [350 3, 391, 401, 420, 484, 598, 666]. 2. Sono altresì insanabili e sono rilevate di ufficio in ogni stato e grado del procedimento le nullità definite assolute da specifiche disposizioni di legge. InquadramentoL'art. 179 individua e disciplina le nullità assolute, e cioè le più gravose sanzioni previste nei casi di inosservanza di disposizioni normative, che, per espressa indicazione testuale, sono insanabili e possono essere rilevate di ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Le nullità assoluteLa lettura della rubrica e dell'incipit della norma dell'art. 179 lascia comprendere come i due principali caratteri tipologici delle nullità assolute siano costituiti dalla loro insanabilità e dalla possibilità di essere rilevate di ufficio. L'aspetto dell'insanabilità, a dire il vero, assume una valenza del tutto parziale, considerato che essa permane solo fino a quando il procedimento sia effettivamente in corso, essendone impedita la rilevazione o la deduzione dal formarsi della cosa giudicata. La giurisprudenza è stata assolutamente chiara che le nullità assolute e insanabili possono essere eccepite o rilevate di ufficio in ogni stato e grado del procedimento, ma non anche dopo che il procedimento si sia concluso con l'emissione del provvedimento finale divenuto irrevocabile, dati gli effetti del giudicato che non possono essere rimossi se non nei casi espressamente previsti dalla legge (Cass. I, n. 4216/1997). A ciò deve aggiungersi che l'insanabilità soffre anche l'eccezione prevista dall'art. 627, comma 4, per la quale nel giudizio di rinvio non possono rilevarsi nullità, anche assolute, verificatesi nei precedenti giudizi o nel corso delle indagini preliminari. Per parte della dottrina (Sechi, 255) lo stesso limite varrebbe anche nel giudizio di revisione, con riguardo alle nullità precedentemente createsi. Coerentemente al disposto normativo, la S.C. ha affermato che nel giudizio di rinvio non possono essere dedotte né rilevate cause di nullità, inammissibilità o inutilizzabilità concernenti atti formati nelle fasi anteriori del procedimento, atteso che la sentenza della Corte di cassazione, da cui origina il giudizio stesso, determina una preclusione con riguardo a tutte le questioni non attinte dalla decisione di annullamento, di talché, nell'ipotesi in cui il processo torni nuovamente al vaglio della Corte di cassazione, le preclusioni prodotte dalla precedente sentenza di annullamento comportano la limitazione del sindacato di legittimità alle questioni di rito attinenti alle attività processuali compiute nel giudizio di rinvio (Cass. IV, n. 20044/2015). La rilevabilità di ufficio in ogni stato e grado del procedimento non rappresenta, invece, una peculiarità esclusiva delle nullità assolute, essendo essa riscontrabile anche con riferimento alle nullità a regime intermedio e ad alcune delle nullità relative. La nozione non implica un monopolio del giudice nella rilevazione della nullità, ma solo l'inesistenza di un onere della parte di sollevare la relativa eccezione, potendo tale ultima unicamente sollecitare l'attenzione del giudice. Le nullità riguardanti il giudiceIl comma 1 dell'art. 179 indica come nullità assolute quelle: previste dall'art. 178, comma 1, lett. a); concernenti l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale; derivanti dall'omessa citazione dell'imputato; derivanti dall'assenza del difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenza. In tutta evidenza, pertanto, il legislatore ha deciso di qualificare come ipotesi di inosservanza normativa più grave solo quelle riguardanti i soggetti necessari del procedimento penale. Come evincibile, poi, dalla lettura della norma dell'art. 179, comma 1, le categorie di nullità assoluta ivi indicate non sempre coincidono con quelle di ordine generale disciplinate dall'art. 178. Tale coincidenza si realizza, tuttavia, con riferimento alle nullità assolute riguardanti il giudice, posto che la disposizione dell'art. 179 qualifica come assolute tutte le nullità prefigurate dall'art. 178, lett. a). Conseguentemente, in questa sede deve essere fatto integrale rinvio alle considerazioni già espresse a commento della norma dell'art. 178, lett. a) (v. sub art. 178). In tema dei requisiti della sottoscrizione dell'ordinanza collegiale ex art. 309,, è stato affermato che costituisce nullità relativa la mancata apposizione in calce alla motivazione della firma del presidente che ha effettivamente presieduto il collegio, nonché l'erronea sottoscrizione, in qualità di presidente, da parte di un magistrato che non faceva parte di quel collegio (Cass. VI, n. 42759/2005). Integra, poi, una particolare ipotesi di competenza funzionale quella del giudice investito dell'applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell'art. 444, dopo l'emissione del decreto che dispone il giudizio immediato, e la violazione della relativa disciplina determina, ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. a), e 179, comma 1, una nullità assoluta e insanabile, rilevabile di ufficio in ogni stato e grado del processo, e, quindi, anche nel giudizio di cassazione (Cass. S.U., n. 4419/2005). La trattazione, da parte del giudice onorario di un procedimento penale diverso da quelli indicati dall'art. 43-bis, comma 3, lett. b), dell'ordinamento giudiziario (r.d. n. 12/1941), e cioè riferito a reati non previsti nell'art. 550, non è causa di nullità, in quanto la disposizione ordinamentale introduce un mero criterio organizzativo di ripartizione dei procedimenti tra i giudici ordinari e quelli onorari (Cass. I, n. 13573/2009). La violazione, invece, del divieto per il giudice onorario di comporre i collegi, di cui all’art. 12 d.lgs. n. 116/2017, non determina un’ipotesi di nullità assoluta ed insanabile laddove, al momento dell’entrata in vigore del suddetto d. lgs., fosse già stata esercitata l’azione penale, in ossequio a quanto previsto dall’art. 30, comma 6, dello stesso d. lgs. n. 116/2017 (Cass. II, n. 9913/2024). Le nullità concernenti l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penaleCon disposizione parzialmente difforme rispetto alla norma dell'art. 178, lett. b), l'art. 179 prevede che sono affette da nullità assolute solo le violazioni delle norme concernenti l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale, e non, quindi, quelle afferenti alla partecipazione del p.m. al procedimento. La nullità assoluta si riferisce, pertanto, solo alla violazione delle disposizioni regolanti il promovimento dell'azione penale, con riferimento sia ai casi in cui manca uno degli atti attraverso cui si esercita tale azione che le ipotesi in cui l'atto risulti non conforme al modello legale di riferimento. I vizi relativi all'inizio dell'azione penale, quindi, in primo luogo riguardano la violazione del canone ne procedat iudex officio, in quanto l'instaurazione dell'intervento giurisdizionale è subordinato all'atto propulsivo dell'organo pubblico e l'oggetto della cognizione del giudice può mutare solo in ragione di specifiche iniziative attribuite allo stesso ufficio del pubblico ministero. In applicazione dell'indicato principio, la giurisprudenza ha affermato che il g.i.p. che rimette gli atti al p.m. per la modificazione dell'imputazione con la contestazione del fatto nuovo non può procedere all'attività prevista dall'art. 392, perché tale norma presuppone l'esercizio dell'azione penale e questo si attua solo con la nuova contestazione. La proposizione di richiesta di incidente probatorio e il suo accoglimento prima che la nuova contestazione sia formulata dal p.m. integra un'ipotesi di nullità assoluta ex art. 179 concernente l'esercizio dell'azione penale da parte di quest'ultimo (Cass. IV, n. 44/1993). Ipotesi di più facile verificazione, poi, è quella in cui non ricorra una correlazione tra l'imputazione contestata e la sentenza, per essersi estesa la già promossa azione penale a fatti in origine non indicati. L'ipotesi è espressione patologica del principio della necessaria correlazione tra accusa e sentenza, in cui il fatto risultante nella decisione conclusiva risulta nuovo rispetto a quello originariamente contestato, o magari afferente a reati connessi a norma dell'art. 12, lett. b). Riguardo a tale situazione, la giurisprudenza di legittimità ha distinto gli effetti che da essa derivano, a seconda che riguardino la posizione dell'imputato ovvero quella del pubblico ministero. Così, ad esempio, è stato affermato che la nullità ex art. 522, per difetto di correlazione tra imputazione contestata e sentenza, se è di ordine generale nei confronti del p.m. in quanto riferita all'iniziativa del medesimo nell'esercizio dell'azione penale (art. 178 lett. b correlato all'art. 179, comma 1), nei confronti dell'imputato, non riguardando l'omessa citazione o l'assenza del suo difensore quando ne è obbligatoria la presenza, si atteggia a nullità a regime intermedio, che non può essere più rilevata di ufficio né dedotta dall'interessato, essendosi verificata nel giudizio di primo grado, dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo (art. 180) (Cass. I, n. 8712/1993). Le più recenti pronunce, tuttavia, appaiono omogenee nel ritenere che la violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza integra una nullità a regime intermedio (così, tra le altre, Cass. IV, n. 19043/2017). Altra ipotesi di rilievo ex art. 179 è, poi, quella in cui il p.m. avvii un procedimento speciale in difetto dei presupposti di legge. In proposito, tuttavia, la giurisprudenza ha escluso la ricorrenza della nullità assoluta con riferimento ad alcune specifiche ipotesi, come ad esempio nel caso di: emissione del decreto penale di condanna oltre il termine previsto dal comma 1 dell'art. 459, avendo tale termine natura solo ordinatoria (Cass. III, n. 2210/2006); giudizio immediato instaurato in difetto di evidenza probatoria (Cass. I, n. 9553/2000); giudizio direttissimo avviato in luogo di quello ordinario (Cass. V, n. 8069/1992). Si ravvisano, poi, pure ipotesi di nullità assoluta fondate su difetti riguardanti l'iniziativa cautelare. È stato affermato, ad esempio, che presupposto dell’adozione di misure cautelari, sia nella fase di indagini preliminari che nelle ulteriori fasi del giudizio, è la richiesta del p.m., la cui mancanza integra l’ipotesi di nullità di ordine generale ex art. 178, comma 1, lett. b), insanabile e rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo ai sensi dell’art. 179 (Cass. IV, n. 52540/2017). In dottrina (Panzavolta, 8) sono state considerate affette da nullità assoluta le violazioni riguardanti la capacità e la legittimazione del rappresentante del p.m., come, ad esempio, nei casi in cui le funzioni dell'accusa siano svolte da un soggetto che non appartenga all'organo del P.m., ovvero che appartenga ad un ufficio diverso da quello legittimato ad agire presso il giudice adito. Le nullità derivanti dall'omessa citazione dell'imputatoNell'ambito delle diverse situazioni prefigurate quali nullità di ordine generale dalla norma dell'art. 178, lett. c), la previsione dell'art. 179, comma 1, definisce come nullità assolute solo quelle derivanti dalla omessa citazione dell'imputato e dall'assenza del suo difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenza. Con riferimento alla prima ipotesi, deve, innanzi tutto, essere chiarito il significato che assume il termine “citazione” indicato dalla norma. Esso, infatti, può in primo luogo avere una valenza strettamente tecnico-giuridica, per cui tale termine finisce per coincidere con il solo atto introduttivo del giudizio dibattimentale. Tale soluzione è stata, ad esempio, sostenuta dalla giurisprudenza di legittimità quando, in tema di udienza preliminare, ha affermato che l'omessa notifica all'imputato dell'avviso di cui all'art. 419 non costituisce ipotesi di nullità assoluta ai sensi dell'art. 179, bensì rientra nel regime di cui all'art. 180. Ciò in quanto mentre l'udienza preliminare ha funzioni di filtro del rinvio a giudizio, permane invece la primaria importanza del decreto che dispone il giudizio (art. 429), atto cui segue il passaggio processuale della presentazione dell'imputato al dibattimento. Ne consegue la diversità del regime delle nullità previste dall'art. 419, comma 7, rispetto a quello riguardante il decreto che dispone il giudizio (art. 429, comma 2) in relazione alla diversa funzione dell'atto nella dinamica del procedimento. Pertanto, con riferimento all'art. 179, quando la norma parla dell'omessa citazione dell'imputato, essa non può che riferirsi alla notifica del decreto che dispone il giudizio. Al contrario, l'avviso per l'udienza preliminare, pur rientrando tra gli atti che determinano un intervento dell'imputato, non è una citazione, termine per lo più inteso come chiamata in sede dibattimentale in connessione con il giudizio (Cass. V, n. 7523/2000). In secondo luogo, il termine “citazione” può essere inteso anche in un'accezione funzionale, che ne allarga la portata fino a ricomprendervi tutti gli atti propedeutici all'instaurazione del contraddittorio. Tale tesi è stata ritenuta preferibile dalle Sezioni Unite, che hanno osservato come l'omessa notifica all'imputato dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare non determina una nullità assoluta ed insanabile, ma una nullità a regime intermedio ai sensi dell'art. 180 (Cass. IV, n. 46991/2015). Le Sezioni Unite, comunque, hanno nuovamente riaffermato l’originario principio, ribadendo che l’omessa notifica all’imputato dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare configura un’ipotesi di nullità assoluta, insanabile e rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, derivante dalla omessa citazione dell’imputato (Cass. S.U., n. 7697/2017) . Sotto altro profilo, poi, deve essere osservato che la nozione di omessa citazione, utilizzata dal legislatore, concerne non solo le ipotesi in cui la citazione manchi del tutto, ma anche quei casi in cui essa presenti delle carenze tali da impedirne il regolare svolgimento della funzione. La citazione è una fattispecie complessa recettizia, per cui la relativa nullità può riguardare sia la citazione che la sua notificazione. Con riferimento ad essa, la sentenza della Corte cost. n. 159/2006, ha chiarito che la nullità assoluta ed insanabile di cui all'art. 179 ricorre solo nel caso in cui la notifica della citazione dell'imputato sia stata omessa, mentre è sufficiente la nullità a regime intermedio, di cui all'art. 180, per le ipotesi di notificazione irrituale, ma comunque idonea a garantire la conoscenza dell'atto stesso. Il principio è stato seguito dalle Sezioni Unite, per le quali, in tema di notificazione della citazione dell'imputato, la nullità assoluta e insanabile prevista dall'art. 179 ricorre soltanto nel caso in cui la notificazione della citazione sia stata omessa o quando, essendo stata eseguita in forme diverse da quelle prescritte, risulti inidonea a determinare la conoscenza effettiva dell'atto da parte dell'imputato; la medesima nullità non ricorre invece nei casi in cui vi sia stata esclusivamente la violazione delle regole sulle modalità di esecuzione, alla quale consegue la applicabilità della sanatoria di cui all'art. 184 (Cass. S.U., n. 119/2005). In applicazione degli indicati principi, la giurisprudenza ha affermato, risolvendo casi specifici, che l'errata indicazione della data d'udienza per il giudizio d'appello, contenuta nell'avviso ex art. 601 comunicato al difensore di fiducia, determinando un'incertezza sul giorno della comparizione, comporta la nullità del decreto stesso, ai sensi dell'art. 601, comma 6, in relazione all'art. art. 429, comma 1, lett. f), a nulla rilevando che, nell'avviso comunicato all'imputato presso il medesimo difensore domiciliatario, la data sia stata esattamente indicata, trattandosi di nullità di ordine generale ed assoluta compresa tra quelle che riguardano il diritto di difesa dell'imputato, ai sensi dell'art. 178, lett. c), in relazione all'art. 179, comma 1, posto che nel contrasto tra i due atti resta una incertezza sulla individuazione del giorno della effettiva comparizione (Cass. III, n. 26507/2015). È stato, quindi, affermato, in tema di mandato d'arresto europeo, che qualora l'A.G. dello Stato emittente — dopo la decisione di esecuzione di un m.a.e. a giustizia italiana soddisfatta — richieda il trasferimento temporaneo della persona, ai sensi dell'art. 24, comma 2, l. n. 69/2005, la corte d'appello deve provvedere all'esito dell'udienza camerale di cui all'art. 17 della stessa legge, a pena di nullità ex artt. 178 lett. b) e 179, in relazione all'art. 178 lett. c) (Cass. VI, n. 29819/2015). In tema, invece, di notificazione del decreto di citazione a giudizio, qualora non sussista in atti l'avviso di ricevimento della raccomandata spedita dall'ufficiale giudiziario, non si verifica necessariamente un'ipotesi di omessa notifica, con conseguente nullità assoluta e insanabile prevista dall'art. 179, ma una irrituale notifica, la quale, sempre che non appaia in astratto o risulti in concreto inidonea a determinare la conoscenza effettiva dell'atto da parte del destinatario, determina una nullità di ordine generale ai sensi dell'art. 178, comma 1, lett. c), a regime intermedio, la quale ove non sia ritualmente dedotta in primo grado, risulta sanata se sussiste in concreto la prova della conoscenza del processo da parte dell'imputato (Cass. II, n. 5479/2020). Le nullità derivanti dall'assenza del difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenzaCome in precedenza accennato, l'altra causa di nullità assoluta che la previsione dell'art. 179, comma 1, desume dall'art. 178, lett. c), è quella relativa all'assenza del difensore dell'imputato nei casi in cui ne è obbligatoria la presenza. La norma si riferisce alle ipotesi — come, ad esempio, l'udienza preliminare, l'udienza dibattimentale o l'incidente probatorio — in cui all'obbligatorio avviso al difensore del compimento dell'atto fa seguito l'obbligatoria presenza dello stesso difensore. La giurisprudenza di legittimità ha precisato che l'omesso avviso dell'udienza al difensore di fiducia tempestivamente nominato dall'imputato o dal condannato, integra una nullità assoluta ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. c) e 179, comma 1, quando di esso è obbligatoria la presenza, a nulla rilevando che la notifica sia stata effettuata al difensore d'ufficio e che in udienza sia stato presente un sostituto nominato ex art. 97, comma 4 (Cass. S.U., n. 24630/2015). Da tale enunciato si comprende come la disposizione dell'art. 179, comma 1, non si riferisca al caso in cui l'imputato si presenti in dibattimento, o in qualsiasi altra sede in cui ne sia obbligatoria la presenza, sprovvisto di alcun difensore, ma all'ipotesi in cui manchi il difensore, di fiducia o di ufficio, a causa dell'omissione o dell'invalidità dell'avviso, come, del resto, confermato dall'art. 97 che, tutelando il principio dell'insostituibilità della difesa, limita la nomina di altro difensore prontamente reperibile alle sole ipotesi in cui quello di fiducia o di ufficio precedentemente nominato non sia stato reperito, non sia comparso ovvero abbia abbandonato la difesa. In caso di due difensori, poi, si ha nullità assoluta solo se entrambi non siano stati avvisati, o siano stati invalidamente avvisati, in quanto l'omesso avviso ad uno dei due difensori di fiducia dell'interessato integra una nullità a regime intermedio che, ove non eccepita in udienza dal difensore di fiducia presente o, in sua assenza, dal difensore d'ufficio nominato ai sensi dell'art. 97, comma 4, è sanata, ai sensi dell'art. 182, comma 2 (Cass. I, n. 11232/2020). Ai fini dell'applicazione dell'art. 179, comma 1, non occorre che l'assenza del difensore perduri per tutto il tempo durante il quale si svolge l'attività processuale in cui è obbligatoriamente richiesta la sua presenza, ma è sufficiente che essa interessi anche solo una parte di essa, purché vi si compiano atti che coinvolgono l'imputato. Il difensore, di cui è richiesta l'obbligatoria presenza ex art. 179, deve essere capace, e cioè provvisto dei requisiti necessari per esercitare validamente il suo ufficio. Si ha nullità assoluta anche quando viene impedito il contatto tra il difensore e l'indagato sottoposto a misura cautelare, arresto o fermo, senza l'emanazione di un apposito provvedimento. Le nullità assolute specialiIl comma 2 dell'art. 179 considera, altresì, insanabili e rilevabili di ufficio in ogni stato e grado del procedimento le nullità definite assolute da specifiche disposizioni di legge. In tal maniera, pertanto, il legislatore ha esteso il regime delle nullità assolute generali, di cui al primo comma, a quelle che singole norme di legge qualificano espressamente come tali. In realtà il codice di rito prevede una sola ipotesi di nullità assoluta speciale, e cioè quella prevista dall'art. 525, comma 2, che stabilisce che la sentenza deve essere deliberata, a pena di nullità assoluta, dagli stessi giudici che hanno partecipato al dibattimento. Altra ipotesi di nullità assoluta speciale è, poi, quella configurata dalla norma dell'art. 15 d.P.R. n. 574/1988, che si riferisce alla violazione delle norme che impongono, nei procedimenti che si svolgono in Trentino Alto Adige, l'uso della lingua tedesca o ladina. Le nullità derivanti dalle violazioni della disciplina sull'uso processuale della lingua negli uffici giudiziari della provincia di Bolzano sono assolute ed insanabili, nonché rilevabili d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio (Cass. III, n. 47224/2005). In ogni modo, nei procedimenti penali pendenti nel territorio della regione del Trentino Alto Adige nei confronti di indagato che abbia dichiarato di scegliere la lingua tedesca, la presentazione, nella fase preprocessuale, da parte del difensore, di un atto redatto in lingua italiana non costituisce causa di nullità (Cass. III, n. 42459/2015). 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