Codice di Procedura Penale art. 180 - Regime delle altre nullità di ordine generale.

Alessandro D'Andrea

Regime delle altre nullità di ordine generale.

1. Salvo quanto disposto dall'articolo 179, le nullità previste dall'articolo 178 sono rilevate anche di ufficio, ma non possono più essere rilevate né dedotte dopo la deliberazione della sentenza di primo grado [442, 444, 525] ovvero, se si sono verificate nel giudizio, dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo.

Inquadramento

L'art. 180 disciplina le nullità a regime intermedio, specificando il peculiare regime previsto per quelle nullità di ordine generale che siano diverse da quelle per le quali l'art. 179 stabilisce la sanzione della nullità assoluta.

Le nullità a regime intermedio

In ragione di quanto previsto dalla rubrica dell'art. 180, dedicato al “Regime delle altre nullità generali”, si comprende come le nullità oggetto di disciplina in tale norma siano individuabili, in esito ad una sorta di operazione algebrica, sottraendo dalle nullità di ordine generale di cui all'art. 178 quelle assolute previste dall'art. 179.

In mancanza di un termine identificativo stabilito dal legislatore, queste nullità vengono definite come intermedie (o relativamente assolute), in quanto rappresentano qualcosa di meno di quelle assolute e differiscono da quelle relative, avendo un trattamento che le colloca in una posizione mediana tra il regime delle nullità assolute e quello delle nullità relative.

Il trattamento di tali nullità si connota, in particolare, per essere regolato da un sistema di norme mutuate sia dai sistemi tipici delle nullità assolute che da quelli riguardanti le nullità relative.

Ponendo a confronto, dunque, le nullità di ordine generale indicate dall'art. 178 e le ipotesi di nullità assoluta previste dall'art. 179, residuano, quali nullità intermedie, con riferimento all'art. 178, lett. b), solo quelle relative alla partecipazione del p.m. al procedimento, mentre con riguardo all'ipotesi di cui all'art. 178, lett. c), tutte le ipotesi relative all'intervento, all'assistenza e alla rappresentanza dell'imputatocon la sola esclusione delle nullità derivanti dall'omessa citazione dell'imputato o dall'assenza del suo difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la presenzae delle altre parti private, nonché la citazione in giudizio della persona offesa dal reato e del querelante.

Con riferimento alla nullità a regime intermedio derivante dalla violazione delle norme relative alla partecipazione — eventualmente anche obbligatoria — del p.m. al procedimento, deve essere notata la diversa disciplina stabilita dal legislatore rispetto all'assenza del difensore dell'imputato che, come osservato, determina una nullità assoluta nei casi in cui ne sia obbligatoria la presenza.

La giurisprudenza ha osservato che nessuna nullità della sentenza è configurabile nel rifiuto del pubblico ministero, presente in udienza, di concludere nel merito; non rileva sul punto, infatti, il disposto dell'art. 178, lett. b), che sanziona con la nullità la violazione delle disposizioni concernenti l'iniziativa del pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale e la sua “partecipazione al procedimento”: l'obbligo di partecipazione al procedimento, invero, non implica che il pubblico ministero debba svolgere le sue conclusioni, orali o scritte, su tutte le questioni che si possono prospettare in relazione alle possibili statuizioni del giudice (Cass. II, n. 6916/1996).

Le nullità a regime intermedio più frequenti, in ogni modo, sono quelle relative alle violazioni di garanzie difensive, soprattutto riguardanti la posizione dell'imputato, che, in qualsiasi maniera, possano limitare la realizzazione di un contraddittorio pieno ed effettivo.

Il regime delle nullità intermedie

Le nullità intermedie sono, al pari di quelle assolute, rilevabili ex officio, e, in maniera analoga a quanto previsto per le nullità relative, sanabili in un momento antecedente al verificarsi dell'irrevocabilità del provvedimento giurisdizionale, seppur entro cadenze temporali più ampie.

Il carattere distintivo e peculiare di questa specie di nullità, pertanto, è costituito dalla rilevabilità e deducibilità entro determinati limiti temporali, oltre i quali la nullità non può più essere fatta valere, con conseguente consolidazione degli effetti, in applicazione del principio di conservazione.

Con riguardo alla loro sanabilità, deve essere evidenziato come le nullità a regime intermedio siano soggette, oltre che alle sanatorie generali e speciali di cui alle norme degli artt. 182, comma 2, 183 e 184, anche alla sanatoria “interna” alla norma dell'art. 180, collegata all'inutile decorso dei termini di rilevazione e deduzione da essa fissati.

Si tratta di termini certamente più lunghi di quelli previsti per le nullità relative, ma pur sempre sussistenti e di cui tener necessariamente conto.

Le nullità intermedie sono rilevate sia ex officio, come testualmente indicato dalla norma, che su eccezione di parte, ponendosi per tale ultima come un vero e proprio onere. La mancata osservanza di tale onere, tuttavia, non comporta la caducazione della possibilità di veder rilevata la nullità, che però, in tale caso, viene completamente rimessa all'iniziativa del giudice, tenuto a rilevarla nei termini imposti dalla norma.

Con riguardo a tali ultimi, poi, deve essere osservato che la norma dell'art. 180 dispone che i termini stabiliti per la rilevanza e deducibilità delle nullità di cui all'art. 178, diverse da quelle previste dall'art. 179, non possono più essere rilevate né dedotte dopo la deliberazione della sentenza di primo grado, ovvero, se si sono verificate nel giudizio, dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo.

In sostanza, le nullità verificatesi prima del dibattimento devono essere rilevate e dedotte anteriormente alla sentenza di primo grado, mentre quelle verificatesi nel corso del dibattimento, devono essere rilevate e dedotte anteriormente alla sentenza del grado successivo.

Uno specifico problema interpretativo si è posto con riferimento alle nullità a regime intermedio verificatesi durante la fase degli atti preliminari al dibattimento.

Secondo un primo orientamento, in tali casi varrebbe il limite costituito dalla deliberazione della sentenza emessa in esito al dibattimento.

Per tale esegesi, la nullità, di ordine “intermedio”, essendo riferibile alla fase degli atti preliminari al dibattimento, da considerare funzionalmente e strutturalmente diversa da quella propriamente dibattimentale, deve essere dedotta, ai sensi di quanto previsto dall'art. 180, prima ipotesi, prima della deliberazione della sentenza di primo grado (Cass. III, n. 529/1998).

Per l'orientamento opposto, invece, il termine “giudizio” indicato dall'art. 180 comprenderebbe sia il dibattimento vero e proprio che la fase immediatamente precedente degli atti preliminari, per cui la relativa nullità non può più essere fatta valere dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo (Cass. III, n. 3028/1997).

Allo stesso modo, non è chiaro se le nullità intermedie intercorse prima della formale apertura del dibattimento siano assoggettate al termine di rilevazione previsto per quelle che si collocano prima del giudizio — in tal caso effettuando un'interpretazione rigorosamente letterale della parola “giudizio” — ovvero al più ampio termine fissato per le nullità che si verificano nel giudizio.

Completamente diversa, poi, è la valenza che assume l'espressione “dopo la deliberazione della sentenza” a seconda che ci si riferisca all'attività di deduzione delle parti — che, all'evidenza, non può spingersi oltre la chiusura del dibattimento o della discussione — ovvero al potere di rilevazione del giudice — che rimane integro anche durante lo svolgimento della fase decisoria —.

La giurisprudenza ha precisato che i termini di rilevabilità e di deducibilità delle nullità di ordine generale di cui agli artt. 178 e 180 sono stabiliti con riferimento alla deliberazione della sentenza di primo grado o, se le nullità sono occorse nel giudizio, con riferimento alla sentenza del grado successivo. Poiché l'art. 180 è formulato avendo riguardo alla figura dell'imputato, il riconoscimento delle stesse garanzie al fermato e all'arrestato, in relazione alle nullità incorse nel giudizio di convalida e nel successivo riesame, deve essere attuato mediante l'estensione analogica delle norme previste per le indagini preliminari e il dibattimento. Ne consegue che le nullità verificatesi prima dell'udienza di convalida possono essere rilevate e dedotte soltanto prima dei provvedimenti adottati dal giudice nella stessa udienza, mentre quelle incorse nelle fasi successive possono essere rilevate e dedotte in sede di riesame (Cass. I, n. 333/1993).

La c.d. perpetuatio nullitatis

Altra questione interpretativa insorta della norma è quella relativa alla soluzione da darsi all'ipotesi in cui, dedotta nei termini la nullità a regime intermedio da parte dell'interessato, essa poi non venga dichiarata dal giudice nei termini stabiliti dall'art 180.

In particolare controversa è la conseguenza che deriva dall'indicata situazione, non essendo chiaro, cioè, se la nullità non riconosciuta dal giudice comunque permane durante il successivo iter processuale, senza necessità di prospettazione di nessun'altra specifica deduzione, ovvero se tale nullità deve essere nuovamente eccepita, formando oggetto di un apposito motivo di impugnazione.

In altri termini, si tratta di verificare se, nell'ipotesi indicata, le nullità intermedie devono essere convertite in motivi di impugnazione, ovvero se le stesse, al pari del regime previsto per le nullità assolute, diventano automaticamente oggetto di devoluzione al giudice nei successivi gradi, in tal caso determinando una perpetuatio nullitatis che, senza soluzione di continuità, dura fino alla formazione del giudicato.

In favore di questa seconda opzione militerebbero, per la prevalente dottrina (Panzavolta, 12), fondanti argomenti, quali: il silenzio serbato sul punto da parte del legislatore, a differenza di quanto effettuato nel caso dell'art. 181 per le nullità relative — in cui è stato espressamente previsto l'onere di riproporre mediante impugnazione una nullità tempestivamente dedotta —; nonché l'assenza di qualsiasi indicazione contraria ricavabile dalla disciplina dell'appello.

Casistica

Il numero di pronunce rese dalla giurisprudenza di legittimità in ordine all'individuazione delle nullità a regime intermedio è molto elevato lambendo la quasi totalità delle fasi e degli istituti che caratterizzano il sistema processuale.

Allo scopo di darne una rappresentazione solo esemplificativa deve, in primo luogo, essere osservato che la nullità conseguente al mancato avvertimento al conducente di un veicolo, da sottoporre all'esame alcoolimetrico, della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia, in violazione dell'art. 114 disp. att., può essere tempestivamente dedotta, a norma del combinato disposto degli artt. 180 e 182, comma 2, secondo periodo, fino al momento della deliberazione della sentenza di primo grado (Cass. S.U., n. 5396/2015).

La traduzione dell'ordinanza cautelare effettuata in forma orale anziché scritta determina una nullità a regime intermedio, da ritenersi sanata nel caso in cui al compimento dell'atto abbiano assistito la parte ed il suo difensore senza nulla eccepire (Cass. F, n. 47739/2015).

L'omessa notifica all'indagato della data fissata per l'udienza camerale di riesame determina una nullità di ordine generale a regime intermedio soggetta ai limiti di deducibilità di cui all'art. 182 ed alla sanatoria di cui all'art. 184 (Cass. II, n. 3694/2016).

Nell'ambito del giudizio abbreviato non subordinato ad integrazione probatoria, quindi, non è consentito al p.m. di procedere a modificazioni dell'imputazione o a contestazioni suppletive, in quanto l'art. 441, nel richiamare le disposizioni previste per l'udienza preliminare, esclude l'applicazione dell'art. 423, con la conseguenza che la violazione della predetta norma determina un'ipotesi di nullità a regime intermedio della sentenza pronunciata all'esito di tale giudizio (Cass. IV, n. 3758/2015).

La mancanza della sottoscrizione del pubblico ministero nella richiesta di emissione di decreto penale di condanna determina una nullità a regime intermedio, eccepibile, a pena di decadenza, subito dopo il compimento per la prima volta dell'accertamento della costituzione delle parti (Cass. IV, n. 9817/2015).

L'omessa notifica all'imputato dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare non determina una nullità assoluta ed insanabile, ma una nullità a regime intermedio ai sensi dell'art. 180 (Cass. IV, n. 46991/2015), così come avviene anche nel caso di omessa notifica di tale avviso in favore della persona offesa (Cass. III, n. 51076/2017).

L'omesso avviso dell'udienza al difensore di fiducia tempestivamente nominato dall'imputato, ai sensi degli artt. 178, comma 1 lett. c) e 179, comma 1, integra una nullità assoluta e insanabile solo nel caso in cui abbia determinato la sua assenza all'udienza, mentre se, nonostante detta omissione, il difensore di fiducia è comunque presente, anche al fine di eccepire il vizio, la nullità è di ordine generale ai sensi dell'art. 180 (Cass. III, n. 26266/2018).

La scelta erronea del pubblico ministero, il quale proceda con citazione diretta per un reato per il quale è prevista l'udienza preliminare, dà luogo ad una nullità a regime intermedio, eccepibile, a pena di decadenza, subito dopo il compimento per la prima volta dell'accertamento della costituzione delle parti (Cass. V, n. 9875/2014).

L'eventuale erronea dichiarazione di latitanza, non determina una nullità assoluta per omessa citazione dell'imputato, bensì una nullità a regime intermedio da dedurre prima della pronuncia della sentenza di primo grado (Cass. VI, n. 10957/2015).

Il provvedimento con cui il giudice dispone la partecipazione a distanza dell'imputato al dibattimento , fuori dei casi previsti dalla legge, è affetto da nullità di ordine generale a regime intermedio, ai sensi dell'art. 180, in quanto relativa all'osservanza delle disposizioni concernenti l'intervento e l'assistenza dell'imputato, di cui all'art. 178, comma 1, lett. c), e pertanto, quando la parte vi abbia assistito, tale nullità deve essere eccepita nei termini di cui all'art. 182, comma 2 (Cass., IV, n. 22039/2018).

L'eccezione relativa alla violazione dell'art. 161, comma 4, nella notifica all'imputato del decreto di citazione per il giudizio di appello rientra nella sfera di operatività delle nullità a regime intermedio cosicché deve essere dedotta prima della deliberazione della sentenza nello stesso grado (Cass. V, n. 2314/2016).

In tema di procedimento per la riparazione per l'ingiusta detenzione, l'omessa notificazione della domanda, a cura della cancelleria, al competente ministero ai fini dell'art. 646, comma 2, determina una nullità generale a regime intermedio a norma dell'art. 180, rilevabile anche di ufficio, che deve essere eccepita prima della conclusione del procedimento in camera di consiglio, se la parte pubblica vi partecipi, ovvero, per la prima volta, mediante ricorso per cassazione (Cass. III, n. 19181/2018).

L'omissione dell'avviso all'indagato di accertamenti tecnici irripetibili, ancora, integra un'ipotesi di nullità di ordine generale a regime intermedio, che è sanata con l'acquisizione concordata della relazione di consulenza (Cass. V, n. 11086/2015).

In tema di giudizio di appello, la violazione del termine a comparire di venti giorni stabilita dall'art. 601, comma 3, non risolvendosi in una omessa citazione dell'imputato, costituisce una nullità a regime intermedio che risulta sanata nel caso in cui non sia eccepita entro i termini previsti dall'art. 180, richiamato dall'art. 182 (Cass. V, n. 39221/2015).

Nel procedimento di esecuzione, invece, è affetto da nullità generale a regime intermedio, ex art. 178, comma 1, lett. c), il provvedimento di revoca della sospensione condizionale della pena se l'avviso di udienza non contiene l'indicazione, sia pure in forma succinta, di tale oggetto del procedimento, per la necessità di assicurare il rispetto del principio del contraddittorio (Cass. I, n. 40688/2015).

Nel procedimento di sorveglianza, infine, l'inosservanza del termine libero e integro di dieci giorni che devono intercorrere tra la notifica dell'avviso di udienza al difensore e la data di quest'ultima dà luogo a nullità a regime intermedio del provvedimento che lo definisce, che, se tempestivamente eccepita, impone la rinnovazione dell'avviso, non essendo sufficiente la concessione di un ulteriore termine ad integrazione di quello originario (Cass. I, n. 34077/2014).

Bibliografia

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