Codice di Procedura Penale art. 183 - Sanatorie generali delle nullità.

Alessandro D'Andrea

Sanatorie generali delle nullità.

1. Salvo che sia diversamente stabilito, le nullità [180, 181] sono sanate:

a) se la parte interessata ha rinunciato espressamente ad eccepirle ovvero ha accettato gli effetti dell'atto;

b) se la parte si è avvalsa della facoltà al cui esercizio l'atto omesso o nullo è preordinato.

Inquadramento

L'art. 183 regola, con norma generale, la sanatoria delle nullità di un qualsiasi atto processuale. Essa viene determinata da una condotta della parte interessata che, alternativamente, presta acquiescenza ovvero esercita la facoltà cui l'atto nullo o omesso era preordinato.

Le sanatorie generali

Le cause di sanatoria generale delle nullità indicate dall'art. 183 sono state considerate un'esplicitazione del principio di conservazione degli atti, che si pone, rispetto ad esse, in un rapporto di genere a specie. Si tratta, cioè, di situazioni in cui l'ordinamento giuridico preferisce far prevalere l'indicato principio sul concorrente interesse alla predisposizione di atti processuali validi.

La sanatoria, a differenza della mera conservazione, prevede che un atto o fatto giuridico valido si surroga, con effetto ex tunc, all'atto viziato, producendo i medesimi effetti che quest'ultimo avrebbe generato ove fosse stato conforme alla disposizione di legge. La causa di sanatoria, pertanto, integra o sostituisce il requisito mancante o irregolare che rende imperfetto l'atto, ricorrendo ad un atto o fatto successivo che elimina il vizio con effetto retroattivo.

Tale operazione può aversi soltanto con riferimento ad atti affetti da nullità sanabili, che siano effettivamente emerse durante il giudizio.

Le sanatorie generali disciplinate dall'art. 183 si applicano con riferimento alle nullità a regime intermedio e relativo e non, invece, alle nullità assolute, considerate espressamente insanabili dall'art. 179. L'unico caso di sanatoria generale delle nullità assolute si ha nell'ipotesi di intervento del passaggio in giudicato della sentenza.

La norma si apre, tuttavia, con una clausola di salvezza, che fa ritenere che vi possano essere delle situazioni, espressamente previste dalla legge, in cui le nullità, sia pure a regime intermedio o relativo, siano sottratte dalla sanatoria generale ex art. 183.

La sanatoria per acquiescenza

La lett. a) della disposizione prevede, come prima condotta generatrice della sanatoria della nullità, il caso in cui la parte interessata abbia espressamente rinunciato ad eccepire la nullità ovvero abbia accettato gli effetti dell'atto.

Si tratta dell'ipotesi dell'acquiescenza, che consiste nella manifestazione di volontà con cui la parte conferma l'atto nullo, sul presupposto di non aver subito alcun pregiudizio dal vizio che, in tal maniera, viene ad essere rimosso.

Perché possa configurarsi l'acquiescenza, tuttavia, è in primo luogo necessario che la parte, dotata di piena capacità processuale, abbia la conoscenza della patologia che investe l'atto, non potendo bastare una mera inerzia inconsapevole.

È necessario, poi, che la parte interessata sia legittimata a rilevare la nullità e che, quindi, sia estranea alla causa determinativa del vizio ed abbia interesse a che venga osservata la disposizione violata.

Come detto, l'acquiescenza — che, ove intervenuta, priva il giudice della possibilità di rilevare ex officio le nullità a regime intermedio — può essere esplicata con le due distinte modalità, l'una espressa e l'altra tacita, indicate dalla lett. a) dalla norma, e cioè con: rinuncia espressa della parte interessata ad eccepire la nullità, manifestata in maniera chiara e facilmente intellegibile; accettazione degli effetti dell'atto, deducibile per facta concludentia, da comportamenti della parte incompatibili con la volontà di dedurre o eccepire la nullità.

La giurisprudenza, in relazione alle ipotesi di acquiescenza espressa, ha ritenuto che costituisce accettazione sanante degli effetti dell'atto, ex art. 183, lett. a), la proposizione dell'opposizione a decreto penale di condanna, senza denunciare le manchevolezze della notifica (Cass. V, n. 4969/1994). Ancora sanante, poi, è la mancata eccezione, nella successiva udienza, della omessa sottoscrizione dei verbali di udienza da parte del pubblico ufficiale redigente (Cass. II, n. 2503/2007).

Con riferimento, invece, all'ipotesi di acquiescenza tacita, è stato affermato che l'omessa traduzione dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari in una lingua nota all'indagato, che non comprenda la lingua italiana, determina una nullità di ordine generale a regime intermedio che non può essere dedotta a seguito della scelta del giudizio abbreviato, in quanto la richiesta del rito speciale opera un effetto sanante della nullità ai sensi dell'art. 183 (Cass. S.U., n. 39298/2006).

È stato osservato, ancora, che la violazione del divieto di modificazione nel giudizio abbreviato della contestazione originaria è causa di nullità della contestazione stessa che, ex art. 182, comma 2, deve essere eccepita, a pena di decadenza, dalla parte che vi ha assistito, immediatamente dopo la modifica. L'omissione di tale eccezione si risolve nell'accettazione tacita degli effetti dell'atto e ne determina la sanatoria, ai sensi dell'art. 183, lett. a) (Cass. II, n. 14631/1990).

Infine, la nullità a regime intermedio, derivante dall'omesso avviso dell'udienza a uno dei due difensori dell'imputato, è sanata dalla mancata proposizione della relativa eccezione ad opera dell'altro difensore comparso, pur quando l'imputato non sia presente (Cass. S.U., n. 39060/2009).

La sanatoria per esercizio della facoltà cui l'atto nullo era preordinato

La lett. b) della norma prevede, come seconda condotta idonea a determinare la sanatoria generale delle nullità, l'ipotesi in cui la parte si sia avvalsa della facoltà al cui esercizio l'atto omesso o nullo è preordinato.

La sanatoria deriva, cioè, dall'esercizio effettivo della facoltà cui l'atto viziato era preordinato, che, in tal maniera, riacquisisce la validità originariamente perduta.

Casistica

La norma dell'art. 183 ha avuto reiterata applicazione nella giurisprudenza di legittimità, soprattutto con riferimento all'ipotesi di sanatoria prevista dalla disposizione della lett. b).

Indicando, a titolo esemplificativo, alcune pronunce espresse dalla S.C., è stato affermato, in primo luogo, che l'omessa notificazione del decreto penale di condanna all'imputato integra una nullità di ordine generale, che è sanata dall'opposizione presentata dal difensore di fiducia che non denunci l'omissione, sì da far ritenere che la parte abbia accettato gli effetti dell'atto (Cass. IV, n. 16611/2019)

La nullità a regime intermedio conseguente all'omessa traduzione dell'informazione di garanzia in lingua nota all'indagato alloglotta è sanata dalla presenza dell'interprete all'udienza di convalida dell'arresto e dalla presenza del difensore di ufficio (Cass. IV, n. 32231/2009).

 

È stato affermato, poi, che l’instaurazione del giudizio immediato per reati per i quali l’esercizio dell’azione penale deve avvenire con citazione diretta, precludendo all’imputato il diritto a ricevere la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini ex art. 415-bis, determina una nullità di ordine generale a regime intermedio che non può, però, essere dedotta a seguito della scelta del giudizio abbreviato, in quanto la richiesta del rito speciale opera un effetto sanante delle nullità, ai sensi dell’art. 183 (Cass. II, n. 25938/2018).

L’omesso espletamento dell’interrogatorio a seguito dell’avviso di cui all’art. 415-bis, benché sollecitato dall’imputato, determina una nullità di ordine generale a regime intermedio che non può essere dedotta a seguito della scelta del giudizio abbreviato, in quanto la richiesta del rito speciale opera un effetto sanante, ai sensi dell’art. 183 (Cass. V, n. 40002/2019).

L'omesso deposito di atti d’indagine preliminare  contestualmente alla notifica dell’avviso di cui all’art. 415-bis determina una nullità di ordine generale a regime intermedio – e non una inutilizzabilità – che non può essere dedotta a seguito della scelta del giudizio abbreviato, in quanto la richiesta del rito speciale opera un effetto sanante della nullità ai sensi dell’art. 183 (Cass. II, n. 20125/2018).

Nei casi, poi, in cui sia stato omesso l’avviso di deposito della sentenza di primo grado e l’imputato abbia comunque interposto un rituale appello, così dimostrando la piena e tempestiva conoscenza del provvedimento impugnato, ricorre l’ipotesi di sanatoria delineata all’art. 183, lett. b), per cui non può essere eccepita la nullità del giudizio di appello e della relativa sentenza (Cass. VI, n. 1258/2004).

L’irregolare emissione del decreto di irreperibilità dell’imputato ai fini della notifica dell’estratto della sentenza contumaciale determina una nullità generale a regime intermedio dell’atto, da ritenersi sanata laddove l’imputato abbia, impugnando la sentenza di merito, censurato il contenuto della stessa (Cass. V, n. 35241/2013).

La nullità, derivante dalla esecuzione della notificazione del decreto di citazione per il giudizio di appello presso il difensore di ufficio, ove l’imputato aveva in precedenza eletto domicilio, anziché in quello successivamente dichiarato, deve ritenersi sanata quando risulti provato che non ha impedito all’imputato di conoscere l’esistenza dell’atto e di esercitare il diritto di difesa, rimanendo, comunque, priva di effetti se non è dedotta tempestivamente, in quanto essa è soggetta alla sanatoria speciale di cui all’art. 184, comma 1, alle sanatorie generali di cui all’art. 183, alle regole di deducibilità di cui all’art. 182, oltre che ai termini di rilevabilità di cui all’art. 180 (Cass. III, n. 44880/2014).

È stato osservato, infine, in tema di guida in stato di ebbrezza, che la violazione dell’obbligo di dare avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia al conducente da sottoporre a prelievo ematico presso una struttura sanitaria, finalizzato all’accertamento del tasso alcolemico esclusivamente su richiesta dalla polizia giudiziaria, determina una nullità di ordine generale a regime intermedio che può essere tempestivamente dedotta, a norma del combinato disposto degli artt. 180 e 182, comma 2, fino al momento della deliberazione della sentenza di primo grado ma che deve ritenersi sanata, ai sensi dell’art. 183, qualora l’imputato formuli una richiesta di rito abbreviato (Cass. IV, n. 24087/2018).

Bibliografia

Bricchetti, Nullità degli atti: il principio di tassatività all'esame dell'interpretazione giurisprudenziale, in Crim., 2010, 439; Cremonesi, La sanatoria delle nullità del decreto di citazione a giudizio per effetto della comparizione dell'imputato, in Giust. pen. 1994, III, 633; Dalia-Normando, voce Nullità degli atti processuali (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, XXI, 1990, 1; Di Geronimo, Le nullità degli atti nel processo penale, Torino, 2007; Di Paola, La sanatoria delle nullità nel processo penale, Padova, 2012; Ferraioli, voce Acquiescenza (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, I, 1988, 1; Iasevoli, La nullità nel sistema penale processuale, Padova, 2008; Mancinelli, voce Nullità degli atti processuali penali, in Nss. D. I., XI, Torino, 1976, 486; Rafaraci, voce Nullità (dir. proc. pen.), in Enc. dir., Agg., II, Milano, 1998, 597.

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