Codice di Procedura Penale art. 184 - Sanatoria delle nullità delle citazioni, degli avvisi e delle notificazioni.Sanatoria delle nullità delle citazioni, degli avvisi e delle notificazioni. 1. La nullità di una citazione o di un avviso ovvero delle relative comunicazioni e notificazioni è sanata se la parte interessata è comparsa o ha rinunciato a comparire. 2. La parte la quale dichiari che la comparizione è determinata dal solo intento di far rilevare l'irregolarità ha diritto a un termine per la difesa non inferiore a cinque giorni. 3. Quando la nullità riguarda la citazione a comparire al dibattimento, il termine non può essere inferiore a quello previsto dall'articolo 429. InquadramentoL'art. 184 regola, con norma speciale, la sanatoria delle nullità di alcuni specifici atti, e cioè delle citazioni, degli avvisi e delle notificazioni. In tali casi la sanatoria è direttamente conseguente alla condotta assunta dalla parte interessata, che compare o rinuncia a comparire in giudizio. Le sanatorie specialiIl comma 1 dell'art. 184 prevede che la nullità riguardante determinati atti processuali informativi — e cioè: la citazione, l'avviso e le relative comunicazioni o notificazioni — sia sanata ove la parte interessata sia comparsa o abbia rinunciato a comparire. La dottrina prevalente (Dalia-Normando, 30) riconosce ad esse efficacia sanante in ragione dell'effetto finale che di fatto perseguono, finalizzato a realizzare lo scopo cui l'atto nullo era preordinato, consistente nella comparizione in giudizio del destinatario dell'atto. Quanto al profilo soggettivo, le sanatorie speciali operano allorché si verifichi la comparizione o la rinuncia a comparire delle parti o di altri soggetti destinatari di notifiche o comunicazioni, come il difensore, il pubblico ministero e la persona offesa. Perché la comparizione della parte abbia efficacia sanante, però, è necessario che la stessa compaia in udienza personalmente, e cioè che la parte sia effettivamente presente in aula. È necessario, poi, che la parte sia volontariamente presente, per propria scelta e non per essere stata coattivamente accompagnata, anche se la volontarietà della comparizione non presuppone già la conoscenza del vizio e la sussistenza della volontà di optare per l'adozione di un comportamento sanante. La giurisprudenza ha specificamente individuato alcune ipotesi di sanatoria speciale. E' stato affermato, ad esempio, che l'omessa traduzione della richiesta di rinvio a giudizio e degli atti introduttivi dell'udienza preliminare, ove dovuta nei confronti di imputato straniero del quale sia accertata la non conoscenza della lingua italiana, determina una nullità generale di tipo intermedio, sanata dalla comparizione della parte e dalla mancata tempestiva deduzione (Cass. III, n. 37364/2015). Del pari, la partecipazione del difensore in udienza sana la nullità d'ordine generale ed a regime intermedio derivante dall'omessa conferma telegrafica dell'avviso telefonico di fissazione dell'udienza di riesame (Cass. II, n. 40498/2008). Oltre alla comparizione della parte, per l'art. 184 assume efficacia sanante anche la condotta con cui la parte stessa abbia rinunciato a comparire. In questo caso, la parte ha conoscenza del vizio e dell'invalidità che ne consegue e, ciò nonostante: manifesta l'espressa volontà di non comparire in udienza; chiede, ove sia l'imputato, che il processo venga celebrato in sua assenza; ovvero ancora, qualora trattasi di detenuto, si rifiuta di assistere al giudizio. La giurisprudenza ha osservato che l'omessa notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza camerale nel giudizio in cassazione ad uno dei due difensori dell'imputato non dà luogo ad una nullità assoluta, ex art. 179, bensì a regime intermedio, ex art. 180, con la conseguenza che tale vizio è da ritenersi sanato, ai sensi dell'art. 184, comma 1, nel caso di mancata comparizione di entrambi i difensori all'udienza, implicando tale condotta la volontaria e consapevole rinuncia della difesa e della parte, globalmente considerata, a far rilevare l'omessa comunicazione ad uno dei difensori (Cass. II, n. 21631/2015 ). È stato, altresì, affermato che l'omessa indicazione della data dell'udienza di riesame nell'avviso notificato al difensore di fiducia non dà luogo ad una nullità assoluta, ma integra un'irregolarità sanabile ai sensi dell'art. 184, comma 1. L'ambito di applicazioneLe sanatorie speciali disciplinate dall'art. 184 si applicano alle nullità a regime intermedio e relativo. Il principio è stato inequivocamente, e reiteratamente, affermato dalla giurisprudenza di legittimità. È stato ritenuto, ad esempio, che, in tema di citazione a giudizio dinanzi al giudice di pace, il mancato rispetto del termine di comparizione di giorni trenta è causa di nullità a regime intermedio dell'atto, sanabile ove la parte interessata compaia o rinunci espressamente a comparire (Cass. V, n. 43443/2008). In materia di omessa notificazione del decreto di citazione per il giudizio di appello ad uno dei due difensori di fiducia dell'imputato, poi, si configura una nullità a regime intermedio che deve essere eccepita in udienza dal difensore presente, con la conseguenza che la mancata eccezione sana la nullità, già nel grado d'appello, ai sensi dell'art. 184, comma 1, a prescindere dal fatto che l'imputato, regolarmente citato, abbia presenziato all'udienza o sia rimasto contumace (Cass. V, n. 55800/2018). Con riferimento, invece, alle nullità assolute, la dottrina prevalente (Marabotto, 273) esclude la possibilità di applicazione dell'art. 184, ritenendo le stesse, per definizione, non sanabili con la sola comparizione processuale o la rinunzia a comparire della parte. Per una dottrina minoritaria (Dalia-Normando, 30), però, la disposizione in esame sarebbe estensibile anche alle nullità assolute, sul presupposto che il dettato normativo non riserva espressamente la sanatoria alle sole ipotesi di nullità a regime intermedio. Il termine a difesaI commi 2 e 3 dell'art. 184 prevedono la concessione di un termine a difesa, finalizzato a non pregiudicare i diritti della parte che, intervenendo in giudizio, produce l'effetto sanante indicato. È previsto, infatti, che ove la parte compaia in udienza dichiarando di intervenire al solo fine di far valere l'irregolarità, ha diritto alla concessione di un termine non inferiore a cinque giorni (comma 2); ovvero, qualora la nullità riguardi la citazione a comparire al dibattimento, il termine non può essere inferiore a quello previsto dall'art. 429, pari a venti giorni (comma 3). La regola generale dettata dal comma 2 deve, tuttavia, essere derogata con riferimento a quelle ipotesi in cui specifiche disposizioni normative impongono la concessione di termini più brevi. Così, ad esempio, nel procedimento di riesame, l’inosservanza del termine di tre giorni liberi che devono intercorrere tra la data di comunicazione o notificazione dell’avviso di udienza e quella dell’udienza stessa è causa di nullità di ordine generale a regime intermedio dell’atto che, se tempestivamente eccepita, ne impone la rinnovazione, non essendo sufficiente la concessione di un ulteriore termine ad integrazione di quello originario (Cass. III, n. 26266/2018). Anche con riferimento alla disposizione del comma 3 sono previste alcune specifiche ipotesi in cui il termine a difesa deve necessariamente essere inferiore a quello espressamente indicato dalla norma. In tal senso, è stato affermato che la sanatoria della nullità conseguente all'inosservanza del termine di dieci giorni liberi, che devono intercorrere tra la data di avviso dell'udienza camerale dinanzi al tribunale di sorveglianza e quella della notifica del detto atto all'interessato e al suo difensore, può avvenire mediante la concessione di un termine per la difesa non inferiore a quello di cui l'avente diritto avrebbe usufruito se la citazione fosse stata regolare (Cass. I, n. 19046/2005). La norma del terzo comma dell'art. 184 ha, tuttavia, una portata applicativa limitata, sotto il profilo soggettivo, in quanto riguarda le sole figure dell'imputato, della persona offesa, del responsabile civile e del civilmente obbligato per la pena pecuniaria, e non già del difensore, del pubblico ministero e della parte civile, che non sono destinatari del decreto che dispone il giudizio — cui la norma fa espresso riferimento — in quanto soggetti di cui è richiesta la necessaria presenza in udienza. BibliografiaBricchetti, Nullità degli atti: il principio di tassatività all'esame dell'interpretazione giurisprudenziale, in Crim. 2010, 439; Cremonesi, La sanatoria delle nullità del decreto di citazione a giudizio per effetto della comparizione dell'imputato, in Giust. pen. 1994, III, 633; Dalia-Normando, voce Nullità degli atti processuali (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, XXI, Roma, 1990, 1; Di Geronimo, Le nullità degli atti nel processo penale, Torino, 2007; Di Paola, La sanatoria delle nullità nel processo penale, Padova, 2012; Iasevoli, La nullità nel sistema penale processuale, Padova, 2008; Marabotto, voce Nullità nel processo penale, in Dig. d. Pen., VIII, Torino, 1994, 268; Rafaraci, voce Nullità (dir. proc. pen.), in Enc. dir., Agg., II, Milano, 1998, 597. |