Codice di Procedura Penale art. 214 - Svolgimento della ricognizione.

Piercamillo Davigo
Giuseppe Riccardi

Svolgimento della ricognizione.

1. Allontanato colui che deve eseguire la ricognizione, il giudice procura la presenza di almeno due persone il più possibile somiglianti, anche nell'abbigliamento, a quella sottoposta a ricognizione. Invita quindi quest'ultima a scegliere il suo posto rispetto alle altre, curando che si presenti, sin dove è possibile, nelle stesse condizioni nelle quali sarebbe stata vista dalla persona chiamata alla ricognizione. Nuovamente introdotta quest'ultima, il giudice le chiede se riconosca taluno dei presenti e, in caso affermativo, la invita a indicare chi abbia riconosciuto e a precisare se ne sia certa.

2. Se vi è fondata ragione di ritenere che la persona chiamata alla ricognizione possa subire intimidazione o altra influenza dalla presenza di quella sottoposta a ricognizione il giudice dispone che l'atto sia compiuto senza che quest'ultima possa vedere la prima.

3. Nel verbale [136] è fatta menzione, a pena di nullità [181], delle modalità di svolgimento della ricognizione. Il giudice può disporre che lo svolgimento della ricognizione sia documentato anche mediante rilevazioni fotografiche o cinematografiche o mediante altri strumenti o procedimenti.

Inquadramento

Prima della ricognizione, colui che la dovrà effettuare deve essere allontanato e la persona da riconoscere deve essere invitata a collocarsi nel posto che sceglie fra persone somiglianti. Se ritenuto opportuno la ricognizione può avvenire senza che chi la deve effettuare possa essere visto dalla persona sottoposta a ricognizione (di solito tramite vetro specchio).

Benché non siano previsti espressamente indicati come necessari gli avvertimenti e l'assunzione dell'impegno a dire la verità, qualora la ricognizione sia effettuata da un testimone si deve ritenere che la falsità possa essere ricondotta all'ipotesi di cui all'art. 372 c.p. (Cass. VI, n. 8851/1998). Il ricognitore deve indicare se riconosca o meno la persona a lui mostrata e in quali termini di certezza. Le modalità di svolgimento della ricognizione devono essere indicate nel verbale a pena di nullità.

Modalità di svolgimento

In giurisprudenza è costante l'affermazione secondo cui l'inosservanza delle formalità previste dagli artt. 213 e 214, finalizzate ad assicurare la partecipazione di persone il più possibile somiglianti a quella sottoposta a ricognizione, per garantire la genuinità della prova, non costituisce causa di nullità od inutilizzabilità dell'atto (Cass. II 40081/2013). Non è causa di nullità o di inutilizzabilità dell'atto l'inosservanza delle formalità previste dagli artt. 213 e 214 al fine di assicurare la partecipazione di persone il più possibile somiglianti a quella sottoposta a ricognizione (Cass. VI, n. 44595/2008).

Di recente, il principio è stato ribadito, nel senso che, in tema di ricognizioni personali, l'inosservanza delle prescrizioni di cui agli artt. 213 e 214 c.p.p. non è sanzionata a pena di nullità né di inutilizzabilità dell'atto (In applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto priva di rilievo l'inosservanza delle modalità di svolgimento di una ricognizione personale attinenti alle caratteristiche fisiche delle persone tra cui va collocato l'indagato, non selezionati fra quelli dotati di caratteristiche fisio-somatiche somiglianti allo stesso) (Cass. II, n. 38619/2007); sicché è irrilevante la circostanza che, nel corso della ricognizione di persona, l'indagato venga collocato fra due persone con caratteristiche fisiche completamente diverse, atteso che le prescrizioni di cui agli artt. 213 e 214 c.p.p. non sono stabilite a pena di nullità e che i risultati della ricognizione possono essere utilizzati per la formazione del convincimento del giudice sulla base del suo prudente apprezzamento (Cass. I, n. 9676/1994).

L'utilizzazione di agenti di polizia giudiziaria come soggetti da raffrontare con il soggetto da individuare non determina alcuna irregolarità e, tantomeno, alcuna nullità della procedura, atteso che l'art. 214 non stabilisce alcun divieto in tal senso ma menziona soltanto la mera opportunità di assicurare la presenza di soggetti «somiglianti» (Cass. II, n. 41228/2006).

La ricognizione di persona effettuata senza il rispetto delle formalità previste dalla legge può essere utilizzata per la formazione del convincimento del giudice, se il valore probatorio di tale atto non formale sia stato adeguatamente verificato con riferimento sia al suo contenuto intrinseco ed alle sue modalità, sia ad elementi di controllo e di riscontro che concorrano a giustificare l'affidamento sull'operato riconoscimento (Cass. I, n. 8510/1992).

Il riconoscimento dell'imputato, effettuato in sede di incidente probatorio senza l'osservanza delle formalità prescritte per la ricognizione di persona, non è affetto da nullità né da inutilizzabilità, e ben può essere utilizzato nel giudizio abbreviato , in cui rileva solo l'inutilizzabilità patologica dell'accertamento (Cass. III, n. 23432/2010).

In dottrina si è evidenziato che la ricognizione è nulla, ai sensi dell'art. 213, comma 3, sia se sono violate le prescrizioni relative agli adempimenti preliminari previsti dal comma 1 (a garanzia dell'attendibilità soggettiva del dichiarante), sia se è incompleta la relativa verbalizzazione; l'art. 214, comma 3, prevede invece la nullità solo per l'eventualità che risulti incompleta la verbalizzazione delle effettive modalità di svolgimento della ricognizione, non anche per la violazione delle prescrizioni dettate dal comma 1 per tali modalità; infatti, quelle dettate dall'art. 214, comma 1, non sono norme precettive, che vanno comunque applicate, ma sono regole tecniche, che hanno una funzione meramente strumentale rispetto al valore scopo di attendibilità oggettiva della ricognizione. Sicché è solo ex post che potrà valutarsi in concreto l'attendibilità della ricognizione, in ragione delle effettive modalità del suo svolgimento, grazie alla dettagliata documentazione prescritta a pena di nullità (Nappi, Cap. XI, par. 45.3).

Secondo una dottrina, la nullità dovrebbe a fortiori estendersi anche alla violazione delle modalità esecutive della ricognizione, oltre che alla loro documentazione incompleta; ma deve ritenersi che, garantita a pena di nullità l'attendibilità soggettiva del ricognitore mediante le prescrizioni di cui all'art. 213/1, è sufficiente che le modalità esecutive siano integralmente conoscibili per valutarne l'attendibilità oggettiva (Campo, 1994, p. 131), essendo qui in discussione solo il valore probatorio della ricognizione (Bernasconi, 2003, p. 79).

Casistica

È legittima l'utilizzazione, nel giudizio abbreviato, dei verbali aventi ad oggetto l'individuazione di persone o cose eseguita a norma dell'art. 361, a nulla rilevando che quest'ultima disposizione non preveda l'osservanza delle forme e delle garanzie stabilite dall'art. 214 per la ricognizione di persone, fermo restando, per il giudice, l'obbligo, in caso di contestazione degli esiti della citata attività di indagine, di una puntuale enunciazione delle ragioni per cui egli ritenga di attribuire attendibilità ad essi (Cass. II, n. 40583/2014).

Il rifiuto ingiustificato opposto dall'imputato all'espletamento dei rilievi fotografici necessari per la perizia antropometrica costituisce, quando non siano state prospettate al riguardo modalità invasive o comunque lesive dell'integrità e della libertà personale, un elemento di prova valutabile dal giudice ai fini della ricostruzione del fatto (Cass. II, n. 41779/2018), nonché quale riscontro individualizzante della chiamata in correità (Cass. II, n. 36295/2010).  

Bibliografia

Andolina, Individuazione di persone “con immagine” e successivo riconoscimento informale, in Indice pen. 2012, 561; Bernasconi, La ricognizione di persone nel processo penale. Struttura e procedimento probatorio, Torino, 2003; Bosco, Incidente probatorio per una ricognizione a rischio, in Giur. it. 1993, II, 672; Campo, Appunti in tema di ricognizione e ‘‘ravvisamentò’, in Cass. pen. 1994, 127; Capitta, Ricognizioni e individuazioni di persone nel processo penale, Milano, 2001; Ceresa Gastaldo, La ricognizione personale “attivà” all’esame della Corte Costituzionale: facoltà di astensione o incompatibilità del coimputato?, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1995, 263; Dell’anno, Osservazioni in tema di individuazione e ricognizione di persona nel nuovo codice di procedura penale, in Cass. pen. 1991, 1898; Priori, La ricognizione di persone: dal modello teorico alla prassi applicativa, in Dir. pen. e proc. 2006, Triggiani, La ricognizione personale: struttura ed efficacia, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1996, 728; Triggiani, Ricognizioni mezzo di prova nel nuovo processo penale, Milano, 1998.

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