Codice di Procedura Penale art. 221 - Nomina del perito.

Aldo Aceto

Nomina del perito.

1. Il giudice nomina il perito scegliendolo tra gli iscritti negli appositi albi [67-69 att.] o tra persone fornite di particolare competenza nella specifica disciplina [74 att.]. Quando la perizia è dichiarata nulla, il giudice cura, ove possibile, che il nuovo incarico sia affidato ad altro perito (1).

2. Il giudice affida l'espletamento della perizia a più persone quando le indagini e le valutazioni risultano di notevole complessità [227 4] ovvero richiedono distinte conoscenze in differenti discipline.

3. Il perito ha l'obbligo di prestare il suo ufficio [70-72 att.; 366 c.p.], salvo che ricorra uno dei motivi di astensione previsti dall'articolo 36.

(1) V. art. 45 1 d.P.R. 10 settembre 1990, n. 285.

Inquadramento

La scelta della persona cui affidare il compito di introdurre nel processo metodi e informazioni scientifiche non è affare privato del giudice. L’obiettività e la verificabilità del metodo e dell’informazione esigono criteri di scelta altrettanto obiettivi, verificabili e, sopratutto, predeterminati.

La scelta motivata del perito

Il perito può essere nominato tra gli iscritti nell'albo istituito presso ogni tribunale ai sensi dell'art. 67, disp. att., oppure tra persone fornite di particolare competenza tecnica nella specifica disciplina preferibilmente (ma non obbligatoriamente) che svolgono la propria attività professionale presso un ente pubblico (art. 67, co. 3, disp. att.).

In caso di perito non iscritto all'albo il giudice deve indicare in maniera specifica le ragioni della nomina (art. 67, c. 4, disp. att.; Cass. VI, n. 2811/2000, secondo cui è configurabile il reato di esercizio abusivo di una professione anche nell'ipotesi in cui l'atto posto in essere da parte del soggetto non iscritto all'apposito albo – nella specie, il ruolo dei periti assicurativi – consista nell'espletamento di consulenza tecnica per l'autorità giudiziaria, non rilevando la circostanza che le norme regolanti la nomina di consulenti e periti abbiano carattere ordinario e che l'autorità giudiziaria possa nominare persone munite di particolare competenza, in determinate materie, indipendentemente dall'iscrizione in apposito albo, atteso che, in ogni caso, la scelta non è assolutamente discrezionale e che un'indicazione eccentrica rispetto al normale accesso agli albi esige adeguata motivazione, la cui mancanza rende impugnabile la nomina). La motivazione garantisce la trasparenza nell'esercizio della scelta e di riflesso assicura l'imparzialità della funzione giurisdizionale (CSM, sent. n. 19/2020), ma la scelta dell'esperto tra soggetti non iscritti nell'albo dei consulenti del giudice non produce alcuna nullità della nomina, tantomeno incide sulla relazione da questi prodotta, o sulla attendibilità della stessa (Cass. III, n. 2211/2006).

La mancanza di motivazione non determina l'inutilizzabilità della perizia, né può essere valorizzata, in sé, come vizio della motivazione della sentenza, ma integra una nullità della nomina deducibile nei termini di cui all'art. 182, comma 2 (Cass. I, n. 8179/2022; Cass. V, n. 20299/2020; Cass. VI, n. 39235/2013; Cass. V, n. 782/2013).

Il giudice , tuttavia, può integrare la mancanza di motivazione prima dell'inizio delle operazioni peritali (Cass. I, n. 17741/2014).

Il giudice non può nominare come perito persone che svolgano o abbiano svolto attività di consulenti di parte in procedimenti collegati a norma dell'art. 371, c. 2 (l'art. 67, disp. att., utilizza il verbo “evita” che non equivale, però, ad un divieto assoluto; cfr., la diversa sanzione prevista dall'art. 222, lett. e, in caso di perito nominato consulente tecnico nello stesso procedimento o in un procedimento connesso), né coloro che si trovano nelle condizioni di incapacità o incompatibilità previste dall'art. 222 o che possano essere ricusati (art. 223) versando in una delle condizioni previste dall'art. 36 (ad esclusione di quella prevista dalla lettera h). Si deve ritenere che non possa essere nominato perito chi non possiede i requisiti per l'iscrizione all'albo (art. 69, c. 2, disp. att.) o quando ricorra una delle situazioni che determinano la sospensione dall'iscrizione stessa (art. 69, co. 4, disp. att. c.p.p.).

Infine, in caso di nullità della perizia, non può essere nuovamente nominato il precedente perito ma il divieto non è assoluto, a maggior ragione se non risulti possibile trovarne altri per l'espletamento della medesima indagine (art. 221, c. 1; Cass. III, n. 25313/2019: nel caso di perizia dichiarata nulla – nella specie, per mancato avviso al difensore dell'imputato – la sostituzione del perito, sempre che sia concretamente possibile, non è obbligatoria, ma è rimessa alla scelta del giudice, fatta salva la tutela delle garanzie difensive e delle esigenze di imparzialità tramite lo strumento della ricusazione di cui all'art. 223, essendo possibile, pertanto, procedere al conferimento di un nuovo incarico al medesimo ausiliario; Cass. IV, n. 10452/2010: nell'ipotesi in cui sia stata dichiarata la nullità di una perizia per omesso avviso alle parti dell'inizio delle relative operazioni, è legittima la rinnovazione della nomina degli stessi periti, specie ove non risulti possibile trovarne altri per l'espletamento della medesima indagine; conforme Cass. III, n. 10058/2000; secondo Cass. III, n. 9202/2003, l'espletamento di una perizia dichiarata nulla, non costituisce causa di incompatibilità del perito ai fini del conferimento di un nuovo incarico nel medesimo procedimento penale, in quanto al perito si applicano i casi di incompatibilità previsti dall'art. 222 e non le cause di incompatibilità previste per il giudice all'art. 34, con la conseguenza che tale circostanza non costituisce motivo di ricusazione).

Se, tuttavia, la nullità è dovuta ad uno dei motivi di incapacità o incompatibilità del perito, il divieto di rinnovazione dell'incarico è assoluto (sulle conseguenze del rinnovo si veda anche il commento dell'art. 223).

Peraltro, l'art. 221, comma primo, si limita a dettare la disciplina sulla “nomina del perito”, senza minimamente prevedere limitazione alcuna al potere del giudice di disporre, nel caso lo ritenga necessario, una nuova perizia. L'ultima parte del predetto comma non subordina affatto la possibilità di nuova perizia alla previa declaratoria di nullità della precedente, ma soltanto ha voluto evitare, se possibile, che il nuovo incarico peritale sia affidato alla stessa persona che ha già compiuto un atto poi dichiarato nullo (Cass. VI, n. 3412/1996).

L'ufficio di perito è obbligatorio : se non ricorre alcuno dei motivi di astensione previsti dall'art. 36, il rifiuto di assumere il relativo incarico è penalmente sanzionato (art. 366 c.p.).

L'Albo dei periti

Presso ogni tribunale è istituito un albo dei periti diviso per categorie di esperti. Le categorie che devono essere sempre previste sono quelle di esperti in medicina legale, psichiatria, contabilità, ingegneria e relative specialità, infortunistica del traffico e della circolazione stradale, balistica, chimica, analisi e comparazione della grafia, interpretariato e traduzione (art. 67, disp. att.; per ulteriori categorie si veda il commento dell'art. 220).

L'iscrizione all'albo non costituisce , come detto, requisito indispensabile per la nomina del perito ma la predilezione del legislatore per l'iscrizione è evidente tenuto conto delle regole che disciplinano la formazione, la tenuta e la revisione dell'albo dei periti (art. 68, disp. att.), i requisiti per l'iscrizione (art. 69, disp. att.), le sanzioni applicabili agli iscritti (artt. 70 e segg., disp. att.). Visto sotto questo diversa prospettiva, l'obbligo di motivare in modo specifico le ragioni della nomina di un perito non iscritto all'albo si spiega anche con la volontà del legislatore di evitare “fughe” dall'albo. V'è piuttosto da sottolineare che manca nel codice di rito una disposizione analoga a quella prevista dall'art. 23, disp. att. c.p.c. che impone l'equa distribuzione degli incarichi tra gli iscritti all'albo.

Esiste anche un elenco nazionale degli interpreti e traduttori, tenuto dal Ministero della Giustizia, nel quale sono indicati i nomi degli interpreti e traduttori iscritti negli albi dei periti dei singoli tribunali trasmessi per via telematica al Ministero. Il giudice può nominare traduttori e interpreti non iscritti nell'elenco ma solo in presenza di specifiche e particolari esigenze (art. 67-bis, disp. att.).

Ai sensi dell'art. 9, legge n. 1062/1971, nei procedimenti penali per i reati di contraffazione od alterazione di opere d'arte, «fino a quando non sia istituito l'albo dei consulenti tecnici in materia di opere d'arte, il giudice deve avvalersi di periti indicati dal Ministro per la pubblica istruzione, il quale è tenuto a sentire, in relazione alla natura dell'opera o dell'oggetto di cui si assume la non autenticità, la designazione della competente sezione del Consiglio superiore delle belle arti. Nei casi di opere d'arte moderna e contemporanea il giudice è tenuto altresì ad assumere come testimone l'autore a cui l'opera d'arte sia attribuita o di cui l'opera stessa rechi la firma». Con sentenza n. 440/1988, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del primo comma dell'art. 9, nella parte in cui adopera le parole «deve avvalersi», anziché le parole «può avvalersi». Per il Giudice delle leggi, l'indipendenza del giudice penale risulta compromessa dalla limitazione alla sua libertà di scelta dell'esperto, quale risulta dalla normativa (in materia di repressione della contraffazione od alterazione di opere d'arte), che impone al giudice (anziché consentirgli semplicemente) di rivolgersi all'Autorità amministrativa competente (Ministro per i beni culturali) e di seguirne le indicazioni, senz'alcun altro margine di discrezionalità che quello, per giunta eventuale, di esprimere una preferenza quando la designazione ministeriale comprenda più nominativi in via alternativa.

Ai sensi dell'art. 15, legge n. 24/2017, «1. Nei procedimenti civili e nei procedimenti penali aventi ad oggetto la responsabilità sanitaria, l'autorità giudiziaria affida l'espletamento della consulenza tecnica e della perizia a un medico specializzato in medicina legale e a uno o più specialisti nella disciplina che abbiano specifica e pratica conoscenza di quanto oggetto del procedimento, avendo cura che i soggetti da nominare, scelti tra gli iscritti negli albi di cui ai commi 2 e 3, non siano in posizione di conflitto di interessi nello specifico procedimento o in altri connessi (...) 2. Negli albi dei (...) periti di cui all'articolo 67, disp. att., devono essere indicate e documentate le specializzazioni degli iscritti esperti in medicina. In sede di revisione degli albi è indicata, relativamente a ciascuno degli esperti di cui al periodo precedente, l'esperienza professionale maturata, con particolare riferimento al numero e alla tipologia degli incarichi conferiti e di quelli revocati. 3. Gli albi dei (...) periti di cui all'articolo 67, disp. att., devono essere aggiornati con cadenza almeno quinquennale, al fine di garantire, oltre a quella medico-legale, un'idonea e adeguata rappresentanza di esperti delle discipline specialistiche riferite a tutte le professioni sanitarie, tra i quali scegliere per la nomina tenendo conto della disciplina interessata nel procedimento. 4. Nei casi di cui al comma 1, l'incarico è conferito al collegio e, nella determinazione del compenso globale, non si applica l'aumento del 40 per cento per ciascuno degli altri componenti del collegio previsto dall'art. 53 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115».

Nei procedimenti per la falsificazione di biglietti di banca o di monete metalliche è nominato consulente o perito rispettivamente un tecnico della direzione generale della Banca d'Italia o un tecnico della direzione generale del tesoro. Se l'autorità giudiziaria che ha disposto la perizia non ha sede in Roma, può richiedere per il relativo espletamento il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma. A tal fine l'autorità rogante pronuncia ordinanza con la quale formula i quesiti, indica le parti e i difensori da convocare e trasmette gli atti, anche in copia, il corpo del reato e i documenti occorrenti per l'espletamento della perizia. Il giudice per le indagini preliminari provvede nelle forme previste per l'incidente probatorio (art. 74, disp. att.; Cass. V, n. 38291/2016: l'art. 74 disp. att., nel prevedere che venga nominato come perito un tecnico della direzione generale della Banca d'Italia o della direzione generale del Tesoro, non ha introdotto l'obbligo della perizia nummaria quale prova legale, ma ha semplicemente indicato le categorie dotate di particolare professionalità all'interno delle quali il giudice è tenuto a scegliere l'esperto, nel caso in cui ritenga necessario procedere a tale accertamento peritale; secondo Cass. V, n. 2062/1994, la nomina di un esperto che non sia anche tecnico della Banca d'Italia non è vietata dalla legge e non determina, di conseguenza, l'inutilizzabilità della perizia).

La perizia collegiale

Quando le indagini o le valutazioni sono di notevole complessità o richiedono distinte conoscenze in differenti discipline, il giudice può affidare l'espletamento della perizia a più persone. Parallelamente, le parti possono nominare un corrispondente numero di consulenti tecnici (art. 225, c. 1). Tuttavia, non costituisce violazione processuale (né lesione del diritto di difesa) l'affidamento da parte del giudice di distinti incarichi peritali, aventi il medesimo oggetto, a più persone fornite di particolare competenza nella specifica disciplina, sempre che ricorra la condizione che le valutazioni da compiersi siano di notevole complessità, ovvero richiedano distinte conoscenze in differenti discipline, atteso che la scelta del giudice di non affidare un mandato collegiale ma singoli incarichi, comportando la possibilità di confrontare all'esito più risultati (ottenuti peraltro senza il rischio di influenze reciproche tra i componenti il collegio), lungi dal comprimere il diritto di intervento e rappresentanza dell'imputato, rafforza le garanzie di quest'ultimo (Cass. II, n. 13151/2001).

Secondo la giurisprudenza di legittimità, qualora l'espletamento di una perizia venga affidato ad un collegio di tre periti e uno di costoro non prenda parte alle operazioni onde sia redatta e poi depositata ed utilizzata una perizia a due e non a tre, la perizia è da considerarsi inesistente e, quindi, inutilizzabile ai fini della decisione. Ed infatti, poiché a norma dell'art. 221, comma secondo, il giudice affida l'espletamento della perizia a più persone quando le indagini e le valutazioni risultano di notevole complessità ovvero richiedono distinte conoscenze in differenti discipline, la perizia che provenga da alcuni soltanto dei soggetti designati, è inidonea a conseguire lo scopo perseguito e, quindi, non è riconducibile nell'ambito dell'atto voluto (Cass. IV, n. 5030/1994).

Casistica

È legittima l'esecuzione della perizia grafologica disposta su una fotocopia del documento (nella specie assegno) sospettato di falsità (Cass. V, n. 42938/2011).

La prova di autenticità o falsità di un documento può essere desunta da elementi diversi dalla perizia grafica , allorché l'esame diretto della grafia addebitata all'imputato, raffrontata con scritture diverse certamente riferibili al medesimo, convincano il giudice, in base ai principi del libero convincimento e della libertà di prova, che si tratta di documento attribuibile allo stesso imputato (Cass. V, n. 42679/2010; Cass. II, n. 12839/2003; Cass. II, n. 5593/1988).

In tema di falsità, allo scopo di accertare la sussistenza dell'elemento oggettivo, non può ritenersi sempre indispensabile l'espletamento della perizia grafica, la quale, per altro, ha valore solo di indizio. Invero, per il principio della libertà della prova e del libero convincimento del giudice, la certezza della falsità del titolo può anche essere desunta da altri elementi (Cass. V, n. 10363/1999 in un caso in cui il giudice di merito aveva ritenuto superflua l'indagine peritale, ricavando la prova della falsità del documento e della responsabilità dell'imputato dal disconoscimento della firma di traenza da parte di colui che appariva come l'emittente, dalla genuinità della intestazione del titolo a favore dell'imputato e dalla autenticità della girata da costui apposta, dalla consegna del titolo a persona creditrice dell'imputato).

È legittima, per la ri-trascrizione d'intercettazioni già trascritte nell'ambito del medesimo procedimento e non dichiarate nulle, la nomina del perito che ha eseguito la prima trascrizione (Cass. I, n. 31456/2008).

L'art. 221 comma primo, si limita a dettare la disciplina sulla “nomina del perito”, senza minimamente prevedere limitazione alcuna al potere del giudice di disporre, nel caso lo ritenga necessario, una nuova perizia. L'ultima parte del predetto comma non subordina affatto la possibilità di nuova perizia alla previa declaratoria di nullità della precedente, ma soltanto ha voluto evitare, se possibile, che il nuovo incarico peritale sia affidato alla stessa persona che ha già compiuto un atto poi dichiarato nullo (Cass. VI, n. 3412/1996).

Il perito viene esaminato nel dibattimento con le stesse forme e modalità stabilite per l'esame del testimone (art. 501). Per questa ragione non sussiste alcun ostacolo normativo all'espletamento di un confronto, in sede dibattimentale, tra periti e consulenti, dato che l'art. 211 non limita questo mezzo di prova a categorie di soggetti predeterminati e l'art. 501, comma primo, assimila la posizione dei periti e dei consulenti a quella dei testimoni (Cass. I, n. 34947/2006).

Bibliografia

R. Adorno, Perizia (dir. proc. pen.), Enc. Dir., Annali, Vol. III, Giuffrè, 2010, pagg. 885 e segg.; F. Cordero, Procedura penale, Giuffrè, 2012, pagg. 781 e segg.; Siracusano, Galati, Tranchina, Zappalà, Diritto processuale penale, Giuffrè 2013, pag. 289; P. Tonini, Manuale di procedura penale, Giuffrè, 2020, pagg. 332 e segg.; G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, Giappichelli, 2002, pag. 246 e seg.; G. Ubertis, Sistema di procedura penale, Giuffrè, 2020, Vol. II, pagg. 268 e segg.; P. Palladino, sub art. 221, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Giuffrè, 2017, pagg. 344 e segg.; G. Conso, V. Grevi, Compendio di procedura penale, Padova, 2008, pag. 345 e seg.; vedi anche sub art. 220

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