Codice di Procedura Penale art. 227 - Relazione peritale.

Aldo Aceto

Relazione peritale.

1. Concluse le formalità di conferimento dell'incarico, il perito procede immediatamente ai necessari accertamenti e risponde ai quesiti con parere raccolto nel verbale [134 s.].

2. Se, per la complessità dei quesiti, il perito non ritiene di poter dare immediata risposta, può chiedere un termine al giudice.

3. Quando non ritiene di concedere il termine, il giudice provvede alla sostituzione [231] del perito; altrimenti fissa la data, non oltre novanta giorni, nella quale il perito stesso dovrà rispondere ai quesiti e dispone perché ne venga data comunicazione alle parti e ai consulenti tecnici [225, 233 2].

4. Quando risultano necessari accertamenti di particolare complessità [221 2], il termine può essere prorogato dal giudice, su richiesta motivata del perito, anche più volte per periodi non superiori a trenta giorni. In ogni caso, il termine per la risposta ai quesiti, anche se prorogato, non può superare i sei mesi [392 2].

5. Qualora sia indispensabile illustrare con note scritte il parere, il perito può chiedere al giudice di essere autorizzato a presentare, nel termine stabilito a norma dei commi 3 e 4, relazione scritta.

Inquadramento

La norma disciplina tempi e modi della formulazione del parere peritale; ispirata ai principi di oralità e immediatezza, ha immaginato come residua l’ipotesi della formulazione scritta e posticipata del parere. Di fatto la relazione peritale scritta è divenuta la forma più comune di espressione del parere del perito.

La relazione peritale

La norma postula, in ossequio al principio dell'oralità e immediatezza, la risposta immediata del perito ai quesiti posti: il giudice li formula, il perito procede immediatamente agli accertamenti necessari e fornisce la sua risposta a verbale.

Solo la complessità degli accertamenti giustifica la concessione di un termine e la posposizione della risposta a data comunque non successiva al novantesimo giorno dall'udienza di conferimento (salve eventuali proroghe, ognuna non superiore a trenta giorni ciascuno, per un periodo complessivamente non superiore a sei mesi). Il giudice, in tesi, potrebbe anche non condividere la valutazione del perito sul punto e sostituirlo (comma 3).

Se disposta nel dibattimento, la perizia deve essere effettuata in un termine compatibile con la sospensione massima del dibattimento di sessanta giorni (art. 508, c. 1). È per questo motivo che, ove pubblico ministero e persona sottoposta alle indagini ritengano che gli accertamenti possano richiedere un termine più lungo, la perizia può essere anticipata alla fase delle indagini preliminari o a quella dell'udienza preliminare con incidente probatorio (art. 392, c. 2).

Nella prassi quotidiana il perito non fornisce una risposta immediata e richiede un termine entro il quale fornire la risposta che, normalmente, viene fornita mediante la relazione scritta di cui al quinto comma della norma in commento.

Se n'è avveduto anche il legislatore della riforma che, nel modificare l'art. 501 (Esame del perito e dei consulenti tecnici), vi ha aggiunto i commi 1-bis e 1-ter, e ha modificato il comma 2 (art. 30, c. 1, lett. h, nn. 1 e 2, d.lgs. n. 150/2022): quando autorizzato a redigerla, la relazione scritta deve essere depositata dal perito in cancelleria almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per il suo esame.

Non necessariamente il termine di cui al secondo comma della norma in commento deve essere inteso come quello entro il quale il perito deve essere esaminato dal giudice: in caso di autorizzazione alla redazione di una relazione scritta, il termine accordato è quello del deposito della relazione stessa che precede la data dell'udienza nella quale il perito deve essere esaminato. Il termine, in tal caso, ha natura ordinatoria sicché il deposito tardivo della relazione non ne comporta la nullità o l'inutilizzabilità (Cass. III, n. 13108/2018; Cass. V, n. 6112/2004; Cass. I, n. 13750/1999).

Anche in caso di deposito di relazione scritta, il perito deve essere esaminato nel contraddittorio delle parti (con le forme stabilite per l'esame dei testimoni: art. 501, come modificato dall'art. 30, d.lgs. n. 150/2022) e solo all'esito la relazione può essere acquisita al fascicolo del dibattimento e letta ai fini della sua utilizzazione (art. 511, comma 3; Cass. I, n. 53415/2016, che ha annullato l'ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza aveva prorogato la misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, sulla base soltanto della relazione peritale; in senso contrario, Cass. II, n. 4273/1994, ha affermato che nella ipotesi di lettura della relazione peritale la preventiva escussione del perito non è stabilita a pena di nullità: ed invero tali casi sono tassativamente previsti dalla legge; in senso conforme, Cass. VI, n. 6945/1991, ha precisato che allorché, su richiesta di parte o d'ufficio, il giudice dispone una perizia, deve ritenersi consentita al perito la presentazione di una relazione scritta, prevista in linea generale dall'art. 227 cod. proc. pen., e non esclusa dall'art. 508, terzo comma, stesso codice, là dove è stabilito che il perito stesso risponda ai quesiti, senza però specificare che ciò debba avvenire solo oralmente. Della relazione deve essere data lettura, previo esame del perito, ai sensi dell'art. 508, terzo comma, e 511, terzo comma stesso codice. La lettura compiuta senza il previo esame del perito non determina la inutilizzabilità della perizia, ma una nullità generale non assoluta per violazione dei diritti della difesa, nullità soggetta pertanto ai limiti di deducibilità di cui all'art. 182 e alle sanatorie di cui all'art. 183; nel caso di specie, su richiesta del P.M. in dibattimento, era stato dato incarico al perito, che aveva giurato e dopo qualche giorno depositata la perizia. Alla successiva udienza – a cui il tribunale aveva rinviato in prosieguo il processo, diffidando a comparire l'imputato e il suo difensore e non anche al perito, senza che alcuno eccepisse alcunché – era stata data lettura delle conclusioni della perizia depositata).

Questo spiega la pronuncia di Cass. S.U. n. 14426/2019 che ha affermato il principio secondo il quale le dichiarazioni rese dal perito o dal consulente tecnico nel corso del dibattimento, in quanto veicolate nel processo a mezzo del linguaggio verbale, costituiscono prove dichiarative, sicché sussiste, per il giudice di appello che, sul diverso apprezzamento di esse, fondi, sempre che decisive, la riforma della sentenza di assoluzione, l'obbligo di procedere alla loro rinnovazione dibattimentale attraverso l'esame del perito o del consulente, mentre analogo obbligo non sussiste ove la relazione scritta del perito o del consulente tecnico sia stata acquisita mediante lettura, ivi difettando la natura dichiarativa della prova.

Nella relazione il perito deve dare conto delle richieste, osservazioni e riserve formulate dai consulenti di parte a norma dell'art. 230, comma 2.

Casistica

periodo di tempo assegnato per l'espletamento della perizia sullo stato di mente dell'imputato scade , anche nel caso in cui sia stata disposta nel corso delle indagini preliminari con incidente probatorio, con il deposito in cancelleria dell'elaborato nei termini fissati dal giudice e non si protrae fino al momento dell'esame dello stesso nel contraddittorio delle parti (Cass. III, n. 44066/2018, che ha precisato che l'assunzione anticipata della perizia in sede incidentale non richiede necessariamente l'esame orale del perito); in senso contrario, Cass. I, n. 4011/1999 ha affermato che, ai fini della durata della custodia cautelare, come disciplinata nell'art. 305, comma primo, cod. proc. pen., il “tempo assegnato per l'espletamento della perizia” non scade con il deposito in cancelleria degli elaborati, ma solo nel momento in cui, nel contraddittorio delle parti, il perito espone oralmente l'esito dei suoi accertamenti, esaurendo la relazione peritale (nello stesso senso, Cass. II, n. 2015/2000).

È inutilizzabile la perizia depositata in altro procedimento qualora, nel giudizio in cui si intende acquisire la prova ex art. 238 cod. proc. pen., si è proceduto al solo esame orale del perito, senza che all'espletamento dell'indagine peritale, svolto nel procedimento “ad quem”, abbia partecipato l'imputato nei cui confronti si intende far valere la prova ( Cass. VI, n. 2696/2018 ; Cass. VI, n. 41766/2017 ); in senso contrario , Cass. V, n. 22586/2022 , secondo cui sono legittimamente utilizzabili in giudizio gli elaborati peritali formati in altro procedimento penale, trattandosi di mezzo di prova sottratto al divieto di cui all'art. 238, comma 2- bis , cod. proc. pen., concernente i verbali di dichiarazioni di prove di altro procedimento penale ai quali non può essere ricondotta la perizia; Cass. V, n. 7615/2017 ; Cass. III, n. 43498/2012.

È legittimo, in quanto non lesivo dell'esercizio del diritto di difesa, il diniego del rinvio dell'udienza dibattimentale chiesto dal difensore per l'esame della perizia , in quanto questa è il frutto della convergente attività del perito e del consulente nominato dalla difesa, il quale ha il potere di partecipare agli sviluppi dell'attività peritale, presentando sia al giudice che al perito osservazioni e riserve di cui deve rimanere traccia nel verbale e di cui deve tenersi conto nella relazione (Cass. V, n. 51589/2016, in fattispecie in cui la difesa aveva eccepito la violazione dell'art. 111 Cost. e dei diritti di difesa, ai sensi dell'art. 178, lett. c), cod. proc. pen., con riferimento al rigetto della richiesta di rinvio dell'udienza dibattimentale al fine di esaminare la perizia, depositata tre giorni prima di tale udienza).

In tema di trascrizione di intercettazioni telefoniche, l'omesso deposito della relazione peritale prima dell'udienza fissata per l'esame in dibattimento del perito non integra alcuna nullità o violazione del diritto di difesa, attesa la possibilità di estrarre preventivamente copia delle trascrizioni e fare eseguire la trasposizione delle registrazioni su nastro magnetico così da consentire alla difesa l'indicazione di specifiche inesattezze, incompletezze od omissioni (Cass. II, n. 47036/2013).

La perizia, assunta in dibattimento o nell'incidente probatorio, può essere utilizzata in una procedura incidentale “de libertate” non appena sia stata depositata la relazione scritta, e quindi anche prima che il perito sia stato sentito, ponendosi il problema del rapporto temporale fra la lettura della relazione e l'esame orale del perito solo nella fase dibattimentale (Cass. I, n. 26077/2013; Cass. I, n. 3521/1995, secondo cui la perizia, anche se disposta nelle forme dell'incidente probatorio, può essere utilizzata ai fini dell'emissione della misura cautelare non appena sia stata depositata la relazione scritta, e quindi anche prima che il perito sia stato sentito, ponendosi il problema del rapporto temporale fra la lettura della relazione e l'esame orale del perito solo nella fase dibattimentale a norma dell'art. 511, terzo comma, cod. proc. pen..

L'assunzione della perizia in incidente probatorio implica l'esposizione orale del perito e il conseguente esame dello stesso ad opera delle parti (Cass. I, n. 4487/2008; secondo Cass. I, n. 10819/1994, quando si procede con incidente probatorio, la nullità della procedura seguita per l'espletamento della perizia, per avere il G.I.P., dopo il conferimento dell'incarico e la fissazione di un termine per l'espletamento, omesso di rinviare ad altra udienza per l'audizione del perito, limitandosi a disporre il deposito di relazione scritta, deve essere eccepita prima del compimento della perizia, se la parte interessata è presente nella fase di scelta della procedura irregolare, e comunque, trattandosi di nullità attinente alla fase delle indagini preliminari, non oltre la celebrazione dell'udienza preliminare. Ne consegue che, in mancanza di tempestiva eccezione, si verifica decadenza dalla stessa, con l'ulteriore conseguenza che legittimamente la relazione peritale scritta viene inserita nel fascicolo del dibattimento e utilizzata per la decisione); in senso contrario, Cass. IV, n. 44495/2004, ha affermato che, in tema di perizia assunta con incidente probatorio, non è prevista alcuna nullità per il caso di diniego di fissazione di una nuova udienza da parte del g.i.p. per l'esame orale del perito. Ed invero, l'assunzione anticipata della perizia in sede incidentale non richiede, successivamente al deposito dell'elaborato, anche l'esame orale del perito, in quanto il rinvio alle forme di assunzione delle prove stabilite nel giudizio, compiuto dall'art. 401, comma quinto, cod. proc. pen., deve intendersi nei limiti di compatibilità connaturati alla specialità della sede ed alle esigenze acceleratorie proprie della fase (nello stesso senso, Cass. 6808/1999).

In tema di intercettazione delle conversazioni telefoniche, non sussiste inutilizzabilità della trascrizione a seguito del mancato preventivo esame nel dibattimento della persona che vi ha provveduto su incarico del giudice, dovendosi ritenere che il richiamo contenuto nel comma settimo dell'art. 268 c.p.p. a “forme, modi e garanzie” previste per la perizia operi limitatamente alla tutela del contraddittorio e dell'intervento della difesa rispetto all'attività trascrittiva (Cass. V, n. 9633/2002, che ha ritenuto che la trascrizione delle conversazioni intercettate comporti una mera attività ricognitiva e non comprenda quei compiti di valutazione che sono alla base della previsione dell'art. 511, comma 3 cod. proc. pen., che consente l'acquisizione e la lettura della relazione scritta solo dopo l'esame del perito); nello stesso senso, Cass. II, n. 14948/2018; Cass. VI, n. 2732/2009.  

Bibliografia

R. Adorno, Perizia (dir. proc. pen.), Enc. Dir., Annali, Vol III, Giuffrè, 2010, pagg. 885 e segg.; F. Cordero, Procedura penale, Giuffrè, 2012, pagg. 781 e segg.; Siracusano, Galati, Tranchina, Zappalà, Diritto processuale penale, Giuffrè 2013, pag. 289; P. Tonini, Manuale di procedura penale, Giuffrè, 2020, pagg. 332 e segg.; G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, Giappichelli, 2002, pag. 246 e seg.; G. Ubertis, Sistema di procedura penale, Giuffrè, 2020, Vol. II, pagg. 268 e segg.; P. Palladino, sub art. 227, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Giuffrè, 2017, pagg. 344 e segg.; G. Conso, V. Grevi, Compendio di procedura penale, Padova, 2008, pag. 345 e seg.; vedi anche sub art. 220.

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