Codice di Procedura Penale art. 231 - Sostituzione del perito.Sostituzione del perito. 1. Il perito può essere sostituito [227] se non fornisce il proprio parere nel termine fissato o se la richiesta di proroga non è accolta ovvero se svolge negligentemente l'incarico affidatogli [70 att.]. 2. Il giudice, sentito il perito, provvede con ordinanza alla sua sostituzione, salvo che il ritardo o l'inadempimento sia dipeso da cause a lui non imputabili. Copia dell'ordinanza è trasmessa all'ordine o al collegio cui appartiene il perito. 3. Il perito sostituito, dopo essere stato citato a comparire per discolparsi, può essere condannato dal giudice al pagamento a favore della cassa delle ammende di una somma da 154 euro a 1.549 euro. 4. Il perito è altresì sostituito quando è accolta la dichiarazione di astensione o di ricusazione [223]. 5. Il perito sostituito deve mettere immediatamente a disposizione del giudice la documentazione e i risultati delle operazioni peritali già compiute. InquadramentoLa norma attribuisce al giudice il potere di sostituire il perito indicandone i presupposti e disciplinandone le conseguenze. I casi che rendono possibile la sostituzione del peritoUna volta conferito l'incarico, il perito non può essere sostituito a meno che: a) non fornisca il proprio parere nel termine fissato dal giudice o la richiesta di proroga non venga accolta (purché il ritardo o l'inadempimento non siano dipesi da cause a lui non imputabili); b) svolga negligentemente l'incarico; c) sia accolta la dichiarazione di astensione o la ricusazione; d) il giudice non ritenga di concedere il termine chiesto dal perito per rispondere ai quesiti (art. 227, c. 3). Dell'articolo in commento possono essere date due letture: la prima, limitativa dei poteri del giudice, indica i casi tassativi in costanza dei quali questi è legittimato ad esercitare una facoltà processuale altrimenti non esercitabile; la seconda, meramente didascalica, si limita a tipizzare solo alcuni dei casi in cui il giudice può sostituire il perito, potendo egli esercitare tale potere anche per motivi diversi da quelli specifici indicati dalla norma. La prima lettura risponde all'esigenza di garantire l'autonomia del perito da possibili condizionamenti; la seconda restituisce centralità alla figura del giudice di cui il perito è pur sempre un ausiliario. Secondo la giurisprudenza di legittimità, l'art. 231 non contempla, in generale, ipotesi tassative (Cass. III, n. 57583/2018 che ha escluso l'abnormità del provvedimento del giudice che aveva proceduto, ai fini della valutazione della capacità a testimoniare del minore, alla nomina di un nuovo perito a seguito dell'accesso, da parte del precedente, ad atti non utilizzabili). La stessa giurisprudenza ha tuttavia precisato che solo i casi di sostituzione disciplinare hanno natura tassativa. L'ipotesi presa in considerazione dalla norma (la sostituzione) presuppone che il perito non abbia ancora fornito risposta al quesito; altrimenti, ricorre l'ipotesi, non contemplata, della rinnovazione della perizia (in caso di rinnovazione di perizia nulla, l'incarico deve essere affidato, ove possibile, ad altro perito: art. 221, c. 1). Cass. IV, n. 31404/2010, ne ha tratto spunto per affermare che rientra nei poteri del giudice, pur dopo avere dato corso alla procedura di sostituzione del perito, confermare l'incarico al perito in precedenza nominato, per non disperdere il patrimonio di conoscenze acquisito, avendo ritenuto valide le giustificazioni rese quanto al ritardo nel deposito della relazione peritale. La Corte ha osservato che la relazione depositata prima dell'audizione del perito e della successiva conferma dell'incarico non è inutilizzabile, poiché l'operatività della sostituzione dipende dall'ascolto delle eventuali giustificazioni del perito, e che comunque la prova non è costituita dalla relazione peritale, bensì dalle dichiarazioni rese dal perito in sede di esame dibattimentale La norma non prevede nemmeno l'ipotesi della integrazione della perizia che ricorre quando il perito venga invitato dal giudice a fornire ulteriori chiarimenti e risposte ai quesiti e alle osservazioni delle parti dopo aver depositato la relazione ed all'esito del suo esame. In questi casi il giudice può affidare il nuovo incarico al medesimo perito, ma nulla impedisce il conferimento dell'incarico ad un diverso perito se l'integrazione dovesse rendersi necessaria a causa della negligenza del perito stesso. Nei primi due casi (cd. sostituzione disciplinare) la sostituzione del perito non è obbligatoria («il perito può essere sostituito», recita la norma) e deve essere disposta con ordinanza motivata, sentito il perito che deve essere citato a comparire per discolparsi (commi 2 e 3). Si apre in tal caso un procedimento incidentale partecipato all'esito del quale il perito, se sostituito, può essere condannato al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende. Attesa la natura disciplinare della causa della sostituzione, copia dell'ordinanza che la dispone deve essere trasmessa all'ordine o al collegio di appartenenza del perito. Ulteriori sanzioni (avvertimento, sospensione o cancellazione dall'albo) possono essere applicate ai periti iscritti all'albo di cui all'art. 67, disp. att., in caso di inadempimento degli obblighi derivanti dal conferimento dell'incarico (artt. 70 e segg., disp. att.). Il procedimento per l'applicazione delle sanzioni è disciplinato dagli artt. 71 e 72, disp. att.. In caso di astensione o di ricusazione, la sostituzione (cd. oggettiva o necessaria) costituisce conseguenza necessaria dell'ordinanza che accoglie la dichiarazione o la richiesta (art. 223). Nel caso in cui il giudice ritenga di non concedere il termine chiesto dal perito in sede di conferimento dell'incarico, l'ordinanza di sostituzione è adottata immediatamente nell'udienza stessa originariamente fissata per il conferimento. In caso di sostituzione, il perito deve mettere a disposizione del giudice la documentazione e i risultati delle operazioni peritali fino ad allora svolte che possono essere utilizzati dal subentrante. CasisticaIn materia di incarico peritale, non è prevista alcuna sanzione processuale per il caso in cui il perito ometta di chiedere al giudice l'autorizzazione di attività materiali non implicanti apprezzamenti o valutazioni, salvo il potere del giudice (art. 231, primo comma) di ravvisare in quella mancata richiesta un caso di negligente svolgimento dell'incarico e, quindi, di sostituire il perito condannandolo, se del caso, al pagamento di una somma a favore della cassa delle ammende (Cass. VI, n. 2976/1992). BibliografiaR. Adorno, Perizia (dir. proc. pen.), Enc. Dir., Annali, Vol III, Giuffrè, 2010, pagg. 885 e segg.; F. Cordero, Procedura penale, Giuffrè, 2012, pagg. 781 e segg.; Siracusano, Galati, Tranchina, Zappalà, Diritto processuale penale, Giuffrè 2013, pag. 289; P. Tonini, Manuale di procedura penale, Giuffrè, 2020, pagg. 332 e segg.; G. Lozzi, Lezioni di procedura penale, Giappichelli, 2002, pag. 246 e seg.; G. Ubertis, Sistema di procedura penale, Giuffrè, 2020, Vol. II, pagg. 268 e segg.; P. Palladino, sub art. 231, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Giuffrè, 2017, pagg. 344 e segg.; G. Conso, V. Grevi, Compendio di procedura penale, Padova, 2008, pag. 345 e seg.; vedi anche sub art. 220. |