Codice di Procedura Penale art. 254 - Sequestro di corrispondenza.Sequestro di corrispondenza. 1. Presso coloro che forniscono servizi postali, telegrafici, telematici o di telecomunicazioni è consentito procedere al sequestro di lettere, pieghi, pacchi, valori, telegrammi e altri oggetti di corrispondenza [15 Cost.; 616 c.p.], anche se inoltrati per via telematica, che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere spediti dall'imputato [60, 61] o a lui diretti, anche sotto nome diverso o per mezzo di persona diversa, o che comunque possono avere relazione con il reato [103 6] (1). 2. Quando al sequestro procede un ufficiale di polizia giudiziaria [253 3, 353], questi deve consegnare all'autorità giudiziaria gli oggetti di corrispondenza sequestrati, senza aprirli o alterarli e senza prendere altrimenti conoscenza del loro contenuto (2). 3. Le carte e gli altri documenti sequestrati che non rientrano fra la corrispondenza sequestrabile sono immediatamente restituiti all'avente diritto e non possono comunque essere utilizzati [191]. (1) Comma così sostituito dall'art. 8 l. 18 marzo 2008, n. 48. Il testo precedente recitava: «1. Negli uffici postali o telegrafici è consentito procedere al sequestro di lettere, pieghi, pacchi, valori, telegrammi e altri oggetti di corrispondenza che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere spediti dall'imputato a lui diretti, anche sotto nome diverso o per mezzo di persona diversa o che comunque possono avere relazione con il reato». (2) L'art. 8 l. 18 marzo 2008, n. 48 ha modificato il presente comma inserendo, le seguenti parole: «o alterarli». InquadramentoL'art. 254 regolamenta il sequestro della corrispondenza, — bene costituzionalmente tutelato (art. 15 Cost.) —, preoccupandosi di delimitare i confini di tale potere invasivo e le modalità attraverso cui lo stesso può legittimamente svilupparsi. Il sequestro della corrispondenzaProfili generali La libertà e la segretezza della corrispondenza, — come di ogni altra forma di comunicazione —, sono tutelate dall'art. 15 Cost. che ne detta la limitazione a mezzo del possibile intervento motivato dell'autorità giudiziaria entro i confini dettati dalla legge. Le forme di corrispondenza, con l'avanzamento tecnologico, fuoriescono oramai dai canonici contenuti epistolari estendendosi a forme poliedriche di comunicazioni scritte, di cui si occupa, nella loro implicita complessità, anche l'art. 8 CEDU. Il diritto di ingerenza L'autorità giudiziaria può procedere al sequestro della corrispondenza, — intesa quest'ultima in senso lato (lettere, pieghi, pacchi, etc.) ed a mezzo di qualsiasi forma essa venga trasmessa (“anche in via telematica”) —, direttamente presso qualsiasi soggetto fornitore del servizio purché la stessa sia direttamente, o indirettamente, riconducibile all'imputato/indagato ovvero che abbia attinenza con l'ipotesi di reato oggetto d'accertamento. Nozione Il termine “corrispondenza” individua concretamente il possibile oggetto del sequestro in quanto esso riguarda solo, ed esclusivamente, quanto è in piena trasmissione o è stato già spedito e non quanto ancora non è stato inoltrato. È per questo motivo che, in sede di legittimità, si è avuto modo di specificare che la disciplina di cui all'art. 254 trova applicabilità solo per lettere, pieghi ed altro già avviati dal mittente al destinatario e non quanto ancora giace presso il primo (Cass. I, n. 24919/2014). Gli obblighi dell'ufficiale di polizia giudiziaria procedenteEsecuzione Il decreto motivato di sequestro della corrispondenza è posto in esecuzione da un ufficiale di polizia giudiziaria, sul quale incombono specifici obblighi di natura formale e sostanziale. Obblighi Gli oggetti di corrispondenza posti in sequestro vanno consegnati, senza ritardo, all'autorità giudiziaria che ha disposto il vincolo senza aprirli, salvo diversa disposizione ed espressa delega. Delle operazioni va redatto specifico verbale, e laddove sia stata concessa la delega alla verifica degli oggetti di corrispondenza, gli esiti della stessa. Pacchi Può accadere, nella prassi, la cd. consegna controllata di pacchi contenenti materiale illecito in relazione a cui il provvedimento di sequestro viene posto in essere dalla polizia giudiziaria solo all'esito del percorso di corrispondenza, — pur nella consapevolezza del carico illecito —, proprio al fine di individuare possibili corresponsabili nel reato. Acquisizione Il potere di sequestro attribuito dall'art. 254 va necessariamente letto, in combinato disposto, con quanto sancisce l'art. 353, il quale, peraltro, espressamente lo richiama. Quella che sopra si è menzionata come delega alla verifica concessa dall'autorità giudiziaria alla polizia giudiziaria procedente trova, in questa sede, ancor più minuziosa regolamentazione proprio in relazione a situazioni di urgenza nelle quali occorre uno stretto e celere raccordo a fini investigativi. È previsto, finanche, un potere di sospensione dell'inoltro in capo alla polizia giudiziaria, — che entro quarantotto ore va confermato dall'ufficio del pubblico ministero con un provvedimento di sequestro, pena la sua decadenza —, tutte le volte in cui quest'ultima ha il fondato motivo di ritenere che la corrispondenza possa contenere notizie utili all'accertamento ovvero oggetti illeciti. La restituzione all'avente dirittoProfili generali In forza della peculiarità del materiale di corrispondenza il sequestro può inevitabilmente coinvolgere anche documenti ed altro avulsi da ogni relazionalità con il reato oggetto d'accertamento. Restituzione Già in sede di verbale delle operazioni, ma anche successivamente a mezzo dell'intervento dell'autorità giudiziaria, cui il materiale viene trasmesso, sarà possibile discernere quanto attiene agli accertamenti fattuali e quanto, invece, ne è avulso. In questa seconda evenienza, proprio per la prevalenza del diritto alla riservatezza in materia di corrispondenza, tutto ciò che non riguarda gli approfondimenti investigativi, e quindi la stretta attinenza con l'ipotesi di reato, va immediatamente restituito all'avente diritto anche in considerazione del divieto d'utilizzabilità sancito dalla legge. La corrispondenza dei detenutiProfili generali L'art. 18-ter l. n. 354/1975 (ordinamento penitenziario) si occupa della corrispondenza dei soggetti ristretti in carcere, (controlli ancora più stringenti sono previsti per i sottoposti al regime del cd. 41-bis), sancendo tutta una serie di limitazioni e controlli sulla stessa. La disciplina penitenziaria circoscrive il diritto di ingerenza dell'autorità nella sfera di riservatezza del detenuto assicurando l'intervento di quest'ultimo, anche a mezzo di un apposito strumento di impugnazione (reclamo). Modalità Fermo restando la legittimità della sottoposizione a controllo della corrispondenza del detenuto, — purché esercitata entro i limiti di legge —, e la utilizzazione probatoria della stessa, — laddove svolta in modo pertinente a mezzo del sequestro ex artt. 254 e 353 —, in sede di legittimità, si è evidenziato che si è comunque al di fuori della disciplina dettata in materia di intercettazioni (Cass. S.U., n. 28997/2012). L'autorità giudiziaria, in sostanza, non può prendere segretamente cognizione della corrispondenza epistolare del detenuto in applicazione analogica della disciplina delle intercettazioni ma dovrà azionare i propri poteri, — a loro volta sottoponibili a controllo a mezzo delle impugnazioni —, di sequestro. Mandato difensivo Il comma 6 dell'art. 103 vieta espressamente “il sequestro e ogni forma di controllo della corrispondenza tra l'imputato ed il proprio difensore”, salvo che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che “si tratti di corpo del reato”. Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 15208/2010) hanno avuto modo di sottolineare che i limiti dettati dall'art. 103 in tema di sequestro non possono riguardare materiale nella sfera di pertinenza esclusiva dell'imputato, laddove cioè privi di una finalizzazione difensiva, dovendo solo in quest'ultimo caso a riconoscersi la speciale guarentigia. CasisticaLe guarentigie di immunità della corrispondenza diplomatica, — in modo semplificato individuata nella cd. “valigia diplomatica” —, sono riconosciute esclusivamente ai “documenti diplomatici ed agli oggetti destinati ad un uso ufficiale” di cui all'art. 27 l. n. 804/1967 ragion per cui la loro commistione ad altri oggetti rende inapplicabili le garanzie di inviolabilità - (Cass. III, n. 37736/2014). Per l'acquisizione dei messaggi “whatsapp” e degli sms custoditi nella memoria di un telefono cellulare non trova applicazione né la disciplina di cui all'art. 254 c.p.p. né quella in materia di intercettazioni trattandosi di documenti cui è applicabile la normativa ex art. 234 c.p.p.(Cass., VI, n. 1822/2020). In seguito all’annullamento del sequestro probatorio di un dispositivo telefonico mobile, pronunciato dal Tribunale del riesame, è affetto da inutilizzabilità patologica il materiale tratto dalla copia forense effettuata prima del provvedimento di restituzione. In tal modo, difatti, in assenza di un (nuovo) provvedimento di sequestro, si dà luogo, surrettiziamente, ad una neutralizzazione impropria degli effetti della pronuncia assunta in sede di gravame (Cass.,VI, n. 31180/2024). BibliografiaConforti -Montesano Cancellara, Il sequestro nel procedimento penale, Milano, 2014; Scarcella, I sequestri, Milano, 2012. |