Codice di Procedura Penale art. 259 - Custodia delle cose sequestrate.

Enrico Campoli

Custodia delle cose sequestrate.

1. Le cose sequestrate sono affidate in custodia alla cancelleria o alla segreteria. Quando ciò non è possibile o non è opportuno, l'autorità giudiziaria dispone che la custodia avvenga in luogo diverso, determinandone il modo e nominando un altro custode [133], idoneo a norma dell'articolo 120 [81, 82 att.; 11 reg.] (1) (2).

2. All'atto della consegna, il custode è avvertito dell'obbligo di conservare e di presentare le cose a ogni richiesta dell'autorità giudiziaria nonché delle pene previste dalla legge penale per chi trasgredisce ai doveri della custodia [328, 334, 335, 366 c.p.]. Quando la custodia riguarda dati, informazioni o programmi informatici, il custode è altresì avvertito dell'obbligo di impedirne l'alterazione o l'accesso da parte di terzi, salva, in quest'ultimo caso, diversa disposizione dell'autorità giudiziaria. Al custode può essere imposta una cauzione. Dell'avvenuta consegna, dell'avvertimento dato e della cauzione imposta è fatta menzione nel verbale. La cauzione è ricevuta, con separato verbale, nella cancelleria o nella segreteria (3).

(1) Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. art. 22 d.m. 6 aprile 2001, n. 204 (G.U. 31 maggio 2001, n. 125).

(2) Per le cose sequestrate relativamente a reati preveduti dal testo unico in materia doganale (d.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43), v. art. 333 d.P.R. n. 43, cit. Per i reati che hanno ad oggetto tabacchi lavorati esteri, v. l'art. 4, d.lg. 9 novembre 1990, n. 375 e l'art. 3 l. 19 marzo 2001, n. 92. V. sub art. 260.

(3) L'art. 8 l. 18 marzo 2008, n. 48 ha modificato il presente comma inserendo il secondo periodo.

Inquadramento

L'art. 259 riguarda gli aspetti dinamici della custodia, dal momento del deposito delle cose sottoposte a sequestro, — con tutti i doveri che incombono sul soggetto individuato come custode —, alla loro esibizione in caso di richiesta dell'autorità giudiziaria.

La custodia delle cose sottoposte a sequestro

Profili generali

Una volta poste in sequestro le cose vanno custodite in quanto le stesse, al di là della loro futura destinazione, — e cioè se verranno restituite all'avente diritto ovvero confiscate —, vanno preservate nel loro valore.

In entrambe le circostanze, difatti, depauperare il valore delle cose sequestrate, comporta un danno economico o per il soggetto che se le vedrà legittimamente restituire ovvero per lo Stato allorquando dovrà monetizzarne la confisca.

Luogo di deposito

La decisione circa i luoghi di deposito in cui le cose sequestrate vanno custodite viene assunta nella maggior parte dei casi dall'autorità giudiziaria in forza di protocolli standardizzati che prendono in considerazione numerosi elementi, sia relativamente all'idoneità degli stessi che riguardo alla opportunità stante la loro tipologia.

L'art. 81, comma 3, disp. att. estende i suddetti poteri di scelta del luogo di deposito anche alla polizia giudiziaria che esegue il sequestro.

Nessuna delle decisioni assunte in proposito assume carattere di irrevocabilità con la conseguenza che un determinato deposito, individuato come idoneo al momento dell'esecuzione da parte della polizia giudiziaria, può essere certamente mutato.

Cancelleria del giudice/Segreteria del pubblico ministero

Il legislatore indica quale principale luogo di deposito la cancelleria del giudice ovvero la segreteria del pubblico ministero - (Presso le sedi giudiziarie sono, solitamente, insediati i cd. uffici corpi di reato).

Nel disporre il deposito presso di sé l'autorità giudiziaria prende in considerazione sia l'idoneità, — sotto il profilo della capacità di contenimento e dell'adeguata sicurezza dei locali a ciò destinati —, che l'opportunità dello stesso —, sotto il profilo della tipologia delle cose sequestrate che possono avere bisogno di idoneità specifiche e/o alternative.

Modalità

Dal momento in cui le cose sequestrate vengono prese in carico dagli uffici giudiziari gli organi burocratici degli stessi (uffici corpi di reato) devono seguire una rigida regolamentazione tesa ad assicurare il controllo sulle stesse, la loro custodia e la definizione (sul reperto) all'esito del procedimento.

L'art. 82 delle disp. att. regolamenta, nel dettaglio, ogni singolo passaggio della “storia” del reperto (esiste, difatti, in ogni singolo fascicolo il c.d. foglio reperti che va continuamente aggiornato) nei passaggi procedimentali da un ufficio all'altro rappresentando, parallelamente allo sviluppo processuale, la presa in carico (e la cura) dello stesso.

È per tale ragione che, allorquando il procedimento è definito in modo irrevocabile, (sia esso con sentenza ovvero con decreto di archiviazione), la cancelleria competente ha sempre l'onere di verificare, prima della trasmissione all'archivio, che non vi siano cose sequestrate giacenti su cui vai assunta, — anche nelle forme semplificate dell'incidente di esecuzione (artt. 667 comma 4, art. 676) —, ogni decisione utile al fine di evitare spese gravanti sull'erario, ed oggetto di potenziale danno contabile in capo ai soggetti da individuare quali responsabili.

La deroga al principio di custodia presso l'autorità giudiziaria

Profili generali

Nella prassi giudiziaria cancelleria e segreteria rappresentano luoghi residuali in ordine al deposito e ciò in quanto, di sovente, vengono prescelti, — proprio perché assicurano una maggiore tutela sotto il profilo della sicurezza ed una migliore idoneità sotto il profilo della capacità contenitiva —, i corpi di polizia dislocati sul territorio ovvero i privati cui le cose sequestrate vengono affidate in onerosa custodia.

Di peculiare rilevanza è il sequestro delle armi, anche in considerazione della disciplina di controllo delle stesse sul territorio nei confronti di soggetti legittimati al possesso: nella stragrande maggioranza dei casi esse rimangono in custodia presso gli organi di polizia che hanno provveduto al sequestro sino alla decisione definitiva di merito, cui farà poi seguito o la restituzione all'avente diritto, — fatti salvi i provvedimenti di natura amministrativa —, ovvero la confisca e distruzione a mezzo della trasmissione alla direzione d'artiglieria territorialmente competente.

Impossibilità/Inopportunità

Nel dar luogo alla valutazione circa la impossibilità del deposito presso l'autorità giudiziaria uno dei fondamentali elementi di valutazione è dato dall'ingombro del materiale ovvero dalla sua deteriorabilità laddove non vengano assicurate determinate forme di conservazione.

Altrettanto è a dirsi per l'inopportunità che può essere legata, come valutazione, ad indici del tutto discrezionali ed in relazione ai quali non è possibile instaurate alcun tipo di contraddittorio, se non nelle forme di una correzione in “autotutela”.

Si è avuto modo, difatti, in sede di legittimità, di precisare che le indicazioni fornite dagli artt. 259 e 260 costituiscono mere prescrizioni di indirizzo e soprattutto non possono essere oggetto di contestazione, se non nella misura in cui vengano evidenziati degli inconvenienti materiali che necessitano di un intervento correttivo dell'autorità giudiziaria - (Cass. VI, n. 25383/2010)

Nomina del custode

Al momento del sequestro l'autorità giudiziaria, ovvero la polizia giudiziaria su delega della stessa, provvede, laddove la cosa sequestrata sia destinata ad essere conservata in un luogo diverso della sede giudiziaria, alla nomina del custode.

Nella prassi accade sia che un bene sottoposto a sequestro venga affidato allo stesso indagato, — il quale, contestualmente, viene nominato anche custode dello stesso (es.: sequestro immobile in costruzione; sequestro autovettura; etc.) —, che ad un soggetto terzo (privato), su cui incombono, con la nomina, tutti i doveri di legge.

Inosservanza agli obblighi di custodia

A mezzo di apposito atto, di solito redatto a parte dalla polizia giudiziaria che nomina il custode, vengono dati a quest'ultimo, che li sottoscrive, tutti gli ammonimenti (= obblighi) che incombono sulla salvaguardia del bene.

Le inosservanze del custode possono tanto rimanere nell'ambito dell'incombenza amministrativa assegnatagli, — cui funge da sanzione l'eventuale cauzione versata —, quanto tracimare nella rilevanza penale - (artt. 334, 335, 349 c.p.).

Non è infrequente che la scelta del custode venga fatta nell'immediatezza degli eventi e rimanga poi cristallizzata per anni, - (si pensi ad esempio, ai depositi presso terzi delle autovetture sottoposte a vincolo) con quel che ciò comporta in termini di costi erariali.

Doveri del custode

Tra i doveri del custode oltre a quello di conservazione ottimale delle cose sequestrate v'è anche quello di esibizione delle stesse ad ogni richiesta dell'autorità giudiziaria.

Cauzione

Al fine di garantire l'adempimento dei doveri da parte del custode l'autorità giudiziaria può imporre il versamento di una cauzione, versamento che, svolto nelle forme di legge, può essere all'esito della destinazione delle cose sottoposte a sequestro tanto essere trattenuto (totalmente o in parte), laddove siano stati osservati comportamenti trasgressivi del custode ovvero un danneggiamento del bene a lui ascrivibile, quanto restituito.

In caso di revoca del sequestro preventivo di beni produttivi con restituzione della cauzione prestata, ove non vi siano somme all’attivo del compendio amministrato, devono essere detratte dalla stessa le spese di gestione sostenute dal custode-amministratore giudiziario, non qualificabili come spese di giustizia, e non quelle relative al compenso erogato al custode, che, invece, vanno poste a carico dell’Erario (Cass. III, n. 14567/2018).

La custodia di cose informatiche

Profili generali

In forza della peculiare natura dei dati informatici la custodia degli stessi necessita di una autonoma regolamentazione.

Obblighi

Incombe sul custode informatico un particolare onere di sorveglianza dovuto alla circostanza che i dati informatici, nella loro immaterialità, possono essere facilmente oggetto sia di alterazione che di riproducibilità.

È per tale ragione che, salvo specifico provvedimento dell'autorità giudiziaria, il custode informatico deve assicurare l'inaccessibilità ai dati a mezzo di chiavi di sicurezza, a loro volta oggetto di peculiare tutela.

La verbalizzazione delle operazioni

Profili generali

Le cose sottoposte a vincolo, proprio in ragione dello stesso, devono, in astratto, rimanere inalterate ed inaccessibili, salvo specifico provvedimento dell'autorità giudiziaria.

Modalità di accesso

Tutte le volte che, successivamente all'apposizione del vincolo, v'è necessità di visionare la cosa sequestrata, l'autorità giudiziaria, — ovvero chi agisce su sua delega —, verbalizza le operazioni di accesso in modo che rimanga traccia documentale dello stesso.

Casistica

Il custode non deve limitarsi alla mera preservazione formale della cosa sequestrata e dei sigilli appositivi bensì deve materialmente adoperarsi a che i terzi non abbiano a subire danni dall'omessa previsione di adeguate tutele riguardo la pericolosità della stessa (Cass. IV, n. 14178/2007).

Bibliografia

Conforti - Montesano Cancellara, Il sequestro nel procedimento penale, Milano, 2014; Scarcella, I sequestri, Milano, 2012.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario