Codice di Procedura Penale art. 261 - Rimozione e riapposizione dei sigilli.

Enrico Campoli

Rimozione e riapposizione dei sigilli.

1. L'autorità giudiziaria, quando occorre procedere alla rimozione dei sigilli, ne verifica prima l'identità e l'integrità con l'assistenza dell'ausiliario [126; 11 reg.]. Compiuto l'atto per cui si è resa necessaria la rimozione dei sigilli, le cose sequestrate sono nuovamente sigillate dall'ausiliario in presenza dell'autorità giudiziaria. L'autorità giudiziaria e l'ausiliario appongono presso il sigillo la data [111] e la sottoscrizione [110].

Inquadramento

Nel corso del procedimento, in seguito al sequestro ed all'apposizione dei sigilli, può essere necessario accedere (a fini di prova o per altro comprovato motivo) alla cosa sequestrata previa rimozione degli stessi.

Alle operazioni materiali, disciplinate dall'art. 261, sovraintende l'autorità giudiziaria che, con l'ausiliario, provvede alla rimozione ed alla successiva risigillatura.

L'emissione dell'atto propedeutico alla rimozione

Profili generali

Le cose sequestrate, una volta sigillate e sottoposte a custodia, possono essere, in qualsiasi momento del processo, e per comprovati motivi, tanto essere visionate quanto essere sottoposte a specifici accertamenti.

In tali casi è necessario che l'autorità giudiziaria emetta apposito provvedimento motivato nel quale non solo siano indicate le ragioni (necessariamente probatorie, quantomeno in senso lato) dell'accesso alla cosa sottoposta a vincolo ma anche le modalità a mezzo delle quali lo stesso deve concretizzarsi.

Uno dei casi, nella prassi più frequente, è quello relativo all'esame della sostanza stupefacente in sequestro cui il consulente tecnico di parte (ovvero il perito nominato dal giudice) deve accedere per poter prelevare un determinato quantitativo e svolgere la propria relazione specialistica.

Modalità

Laddove le cose sigillate siano custodite presso l'autorità giudiziaria le modalità di accesso sono senz'altro più semplificate mentre nei casi in cui è stata disposta la dislocazione presso terzi necessariamente le stesse devono essere più articolate.

Se, difatti, incombe sul custode l'obbligo di esibizione della cosa sequestrata e sigillata ad ogni richiesta dell'autorità giudiziaria cosa diversa è l'accesso alla stessa che necessita della rimozione dei sigilli, operazione che può essere svolta solo sotto il coordinamento dell'autorità giudiziaria procedente.

Riguardo a tale ultimo aspetto v'è contrasto in sede di legittimità tra chi ritiene tale norma di mero rango regolamentare, — con la conseguenza che il mancato intervento dell'autorità giudiziaria non trova sanzione processuale —, e chi, invece, ritiene che la violazione comporti una nullità relativa.

Ordine di esibizione

Nei casi in cui la cosa è sigillata e custodita presso un terzo l'autorità giudiziaria può contestualmente disporre che la stessa sia presentata da quest'ultimo e che successivamente si provveda al suo accesso, previa rimozione dei sigilli.

Attesi gli obblighi incombenti sul custode, — in relazione ai quali può anche essere imposto il versamento di una cauzione —, ben può l'autorità giudiziaria disporre che la cosa sequestrata venga esibita presso la sede di quest'ultima (ovvero in altra idonea) onde poter espletare le incombenze necessarie.

Le procedure per la rimozione

Profili generali

In considerazione del fatto che sulla cosa sequestrata è stato apposto il sigillo al momento dell'accesso alla stessa il pubblico ufficiale dovrà, in primo luogo, verificare che lo stesso sia intatto e darne atto nel verbale delle operazioni.

Modalità di accesso

La verifica sul sigillo attiene sia all'identità dello stesso, e cioè alla circostanza che lo stesso sia il medesimo di quello geneticamente apposto in sede di sequestro, che alla sua integrità, e cioè al fatto che non abbia subito infrazioni che inducano a ritenerne la violazione.

Una volta dato atto della corretta sigillatura, e fatta ad essa seguito la rimozione necessaria, può essere dato corso al compimento dell'atto posto a fondamento della procedura, atto che può concretizzarsi tanto nella mera ispezione quanto svilupparsi a mezzo di accertamenti specialistici.

Di tutte le operazioni deve essere sempre redatto apposito verbale nel quale riportare, dettagliatamente, tutti i passaggi che si sono succeduti.

Conseguenze

L'eventuale violazione dei sigilli comporta la rilevanza penale dei fatti e la necessaria segnalazione della notitia criminis all'ufficio del pubblico ministero ai fini dell'eventuale contestazione dell'ipotesi di cui all'art. 349 c.p.

La risigillatura

Profili generali

Una volta che ha avuto termine l'operazione per la quale è stata necessaria la rimozione dei sigilli la cosa sequestrata va preservata con le medesime modalità geneticamente disposte.

Modalità

Le operazioni materiali di risigillatura reiterano pedissequamente quelle di cui all'art. 260 comma 1.

Non necessariamente il sigillo, laddove intatto, va mutato mentre va sempre apposta nuovamente, — a memoria della rimozione avvenuta —, la data e la firma dell'ausiliario (e del giudice ove presente).

Come già sopra osservato, nella prassi, tali operazioni vengono svolte direttamente dalla polizia giudiziaria e ci si interroga sull'eventuale valenza di tale divieto, se produttivo, ove infranto, di mera irregolarità formale priva di conseguenza ovvero tale da determinare una nullità (relativa).

La rimozione temporanea

Prassi

Accade, di sovente, nella prassi giudiziaria che alla rimozione dei sigilli si proceda in modo temporaneo onde consentire alla parte interessata, — sia essa il soggetto indagato ovvero terzo estraneo al reato —, di accedere, su autorizzazione dell'autorità giudiziaria, alla cosa sequestrata per il compimento di alcuni atti materiali, per poi riapporli.

Nel corso delle indagini preliminari competente a provvedere è il pubblico ministero il quale delega il controllo sulle operazioni, — di rimozione dei sigilli, di compimento dell'atto e di successiva riapposizione —, alla polizia giudiziaria che ha operato in sede di esecuzione.

La finalità di accesso temporaneo (e di contestuale rimozione dei sigilli) trova, di solito, ragione nel compimento di attività dirette alla messa in sicurezza del bene in sequestro, — (si pensi ad un immobile non completo sottoposto a vincolo le cui opere provvisorie possono essere pericolose per la pubblica incolumità) ovvero di collocazione in luoghi diversi da quelli di commissione del reato (si pensi ad esempio a macchinari per la raccolta di scommesse illecite su eventi sportivi da depositare in luogo diverso dalla struttura in cui si trovano).

Casistica

Il mancato rispetto delle procedure di cui all'art. 261, — atteso il rango regolamentare della stessa che disciplina un'attività materiale con scarso impiego di energie intellettive —, non comporta alcuna nullità sia perché non specificamente prevista e sia perché non riconducibile alla norma generale dell'art. 178 ragion per cui è sufficiente la presenza dell'ausiliario a sovraintendere alle operazioni materiali, garantendo lo stesso quel controllo necessario alla genuinità della prova (Cass. II, n. 37669/2014).

Bibliografia

Conforti - Montesano Cancellara, Il sequestro nel procedimento penale, Milano, 2014; Santalucia, Questioni controverse nella giurisprudenza di legittimità, in Cass. pen. n. 2/2015.

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